Reclusione (XX-5)
Il sogno di Sergey era adesso più confuso del solito. Il vuoto bianco non si trasformò più nell'interno della chiesa. Ylenia era senza volto e aveva un vestito nero. Non parlava. Le voci che si sentivano erano quelle di Christen, Boban, Kiki e degli agenti. Vedeva scene passate, scene presenti... ebbe un irrefrenabile desiderio di tornare indietro nel tempo e fermarsi là, fermarsi a una solita discussione con la gente del quartiere sud-est... fermarsi a dover dubitare delle parole di Isaia, ma no, nemmeno, fermarsi ai giorni delle interminabili campagne elettorali. Ma il tempo non poteva fermarsi. Ylenia, la cara Ylenia aveva preteso troppo, forse. O forse, quel che aveva detto era stato frainteso.
Distrutta, la famiglia era andata distrutta, sfracellata. Se non avessero mai chiesto a Selena di andarsene, non sarebbe successo niente. Avrebbero continuato a vivere insieme, felici... come Ylenia voleva.
Non aveva più senso chiamarsi «i fratelli Hugos». E quel cognome faceva male.
Non aveva più senso vivere insieme.
Fu l'ultima volta in cui Sergey sognò la madre.
...
Osservava il pavimento della cella 381, cosparso di capelli che si era tagliato dalla disperazione. Erano già passati due mesi.
Due mesi di solitudine.
Aveva paura. Sergey aveva il terrore della solitudine.
Passava le giornate alternando un bicchiere d'acqua e una sigaretta. Quando finiva il bicchiere, si accendeva una cicca.
Quando finiva la cicca, si riempiva il bicchiere.
E quando l'acqua della bottiglia terminava, se ne faceva portare dell'altra.
Era costretto a vedere ogni settimana uno psichiatra, che gli prescriveva in continuazione i farmaci più disparati.
C'era chi interrogava tale psichiatra e scriveva storie sul suo paziente.
Ogni tanto arrivavano lettere da Moreno. Raccontavano cosa accadeva in casa, come cambiava il mondo fuori dalla prigione...
Ogni tanto arrivavano lettere da Rosalia. Rosalia continuava ad amarlo, nonostante tutto, credendo in un qualche segreto nascosto dietro all'improvvisa pazzia dell'amato. In giro la consideravano fuori di testa, ma a lei non importava. Era la migliore persona che Sergey avesse potuto scegliere come compagna.
Quando aveva voglia, Sergey rispondeva alle lettere, con una calligrafia a tratti precisa e a tratti incomprensibile.
E una volta finito di scrivere, continuava a bere acqua e a fumare, osservando i capelli tagliati sul pavimento.
Gli avevano fatto numerose domande. Aveva risposto con la più mera sincerità, ma non gli credevano. Nessuno credeva che si fosse pentito. Nessuno credeva che fosse andato fuori di sé, rimanendo fermi all'idea che Sergey Hugos fosse solo un pazzo da legare, come raccontarono successivamente i giornali. Si scoprì che Sheridan, dopo che Kiki fu stato trascinato via da lui, chiamò la polizia; e perciò venne quasi glorificato, per aver fermato quel «mostro senza sentimenti» di Sergey. Tutta la città, e forse anche tutto il mondo, lo denigrava e provava ribrezzo a parlare di lui, e Sergey lo sapeva benissimo.
«Hanno sempre voluto mettermi i bastoni tra le ruote». Pensava: «e ci sono riusciti, stavolta. Finché eravamo una squadra, andava tutto per il meglio, ma adesso... adesso...»
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