Preparativi! (V-2)
Di tutta risposta per il solletico fatto al piccolino, Christen si alzò da dov'era seduto – o meglio, incastrato – e agguantò Sergey per le braccia. I due cominciarono a darsele, come in una classica lotta tra fratelli. Non si stancavano mai di fare i bambini, e gli altri li incitavano pure, con dei «forza, Chris!» o dei «forza, Ser!» senza prendere niente sul serio. Christen sapeva che, lunghi com'erano, i capelli di Sergey erano il suo punto debole; così iniziò a tirarglieli. Sergey non si dava per vinto e, nonostante tutto, continuava a picchiare e scalciare. A quel punto, Christen, spazientito, lo prese per il collo e lo schiaffò a terra.
«Allora, ha vinto Chris, stavolta?» Chiese Moreno.
«Non ancora, non ancora. Ser potrebbe rialzarsi!» Se la rise Selena.
A quella frase, il piede sinistro di Christen andò a premere il petto del fratello, mentre con le mani gli stringeva sempre più la gola.
«Chris, ora basta, però! Così lo ammazzi!»
Sergey provò a rialzarsi, ma ormai era bloccato e Christen non smetteva un attimo di stringere la presa. Gli mancava il fiato, ma non aveva paura.
«Oh, piccolino, allora non è così forte quanto sembra!» Lo derise Chris.
«Basta, ho detto!» Si spazientì Boban, andando a separare i due.
Sergey si rialzò piano piano, riprendendo a respirare.
«Che cazzo ti è preso, Chris!? Sei completamente impazzito!?»
«Andiamo, Boban, non ti mettere in mezzo! Stavamo solo giocando un po'!»
Boban non gli diede ascolto e chiese a Sergey se stesse bene.
«Sì, sto bene, non preoccuparti per me».
Christen acchiappò le teste di Sergey e Boban, facendole scontrare l'una contro l'altra.
«Senti che rumore,» diceva: «chissà chi dei due l'ha più vuota!»
In quell'istante suonò il campanello.
«Vado io ad aprire, voi continuate pure a pestarvi» disse Marika, alzandosi dal divano e affacciandosi all'uscio.
Di fronte a lei si presentò un ometto magro magro, vestito con abiti leggeri nonostante fosse novembre, con due grandi occhi marroni, spenti, circondati da occhiaie, con la faccia in ombra a causa di un cappello adatto a una festicciola – ma che su di lui pareva ridicolo – con uno strano fare da seduttore di campagna e un'aria da disgraziato. Ma non era affatto uno sconosciuto.
«Sheridan! Cosa ci fai, qui?»
«Cosa ci fate voi qui, piuttosto! Perché non siete alla festa? Vi stanno tutti aspettando!»
Sergey, sentendo quelle parole, alzò gli occhi al cielo.
«Marika, cosa aspetti a sbattergli la porta in faccia?»
«Ma, Sergey... di che festa sta parlando? Perché non ci hai detto niente?»
«Meglio stare chiusi in casa che fare una festa con la gente del sud-est. Fidati».
«Ti ricordo,» si intromise Sheridan: «che non ci siamo solo noi del sud-est. Ma anche quelli del quartiere est e del quartiere nord-est. Non vorrai perdere l'occasione di vedere Rosalia, o sbaglio?»
Sergey si illuminò.
«Rosalia!? Allora, prepariamoci, avanti! E se non fosse vero, Sheridan, te la vedrai con me!»
«Perfetto, allora. Ci siete tutti?»
«Ovvio. O vengono tutti, o non viene nessuno».
«Allora siamo al piccolo parco. Portate qualcosa da mangiare».
Sheridan se ne andò tutto contento per essere riuscito a convincere quell'irriducibile di Sergey, camminando a passi larghi con delle gambette sgangherate.
In un battibaleno furono tutti pronti per partire. Selena fu la più veloce. Era vestita con dei pantaloni neri, alti e larghi, sopra i quali aveva abbinato una camicetta azzurra, uguale al colore dei suoi occhi. Aveva un piccolo girocollo argentato e, cosa rara, si era sciolta i capelli. Christen la seguì con una giacca a quadretti e dei calzoni bianchi. Marika si mise uno dei pochi vestiti che aveva, del suo colore preferito: giallo. Al contrario di Selena, visto che lei i capelli li portava sempre sciolti, quella volta li raccolse in una lunga coda di cavallo. Boban non cambiò poi così tanto, dal suo vestire quotidiano, dato che metteva sempre un che di eleganza in ogni occasione. Decise solo di lasciar perdere il pulloverino e di infilarsi la solita camicia blu. Moreno non si cambiò affatto: per pigrizia non era caduto nel tranello di mettersi il pigiama, poco prima, e per pigrizia, non volle indossare altra roba, limitandosi a prendere il giubbotto, dato che era freddino. Anche per Kiki ci fu poco da cambiare, dato che non voleva non mettersi la sua adorata salopette, sotto la quale aveva una maglietta nera.
Infine, Sergey scelse un maglioncino color porpora, dei calzoni blu scuro, si pettinò, cercando il verso più carino che quei capelli color caffè potessero avere, si profumò, si guardò allo specchio per recitare due parole da dire alla fidanzata, si sistemò un cappotto verde oliva e una sciarpa dello stesso colore, per prevenire un possibile malanno a causa del vento, come se dentro di lui, ancora, la madre gli parlasse, dicendogli cosa fare. E inconsciamente, le dava retta.
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