Dimenticare (XX-2)
«D'accordo...» fece un grande respiro: «stanotte ha provato a fuggire. Me ne sono accorto, l'ho fermato e abbiamo iniziato a litigare. Ero già teso per quello che è successo ieri... poi ha detto alcune frasi, riguardo a me e alla mamma, che mi hanno fatto andare fuori di testa. È tornato in camera e dopo poco l'ho seguito...» si passò una mano sugli occhi per asciugarseli.
«E poi?»
«E poi... poi sono entrato qui, ho chiuso la porta, si è spaventato e mi ha subito scaraventato addosso un guanciale... eravamo faccia a faccia. l'ho preso per le guance e l'ho sbattuto contro il muro. Con le braccia cercava di bloccare le mie... ora guardava me, ora guardava la porta, sperando che entrasse qualcuno a fermarmi, gridava "aiuto, vi prego, aiuto!" ma nessuno arrivava... gli ho tappato la bocca e non ho esitato a dargli la prima coltellata. E dopo quella, un'altra, e poi ancora, e ancora, e ancora...»
Sergey si interruppe, non riuscendo ad andare avanti. Il suo pianto si fece più forte.
«Penso che chi avesse più bisogno di affetto, fossi tu, Ser».
«Ma non dire cretinate».
Sergey si alzò.
«Dai, adesso dammi una mano a portarlo giù e tu, Kiki, vai a prendere la lucetta». Non voleva dare troppo a vedere di essere pesantemente afflitto.
Kiki obbedì, in silenzio. Moreno gli diede la pala, per avere le mani libere.
Sergey afferrò Boban da sotto le spalle, mentre Moreno teneva le caviglie.
«Uno, due, tre!» Contò Sergey, per poi sollevare il fratello. «Andiamo giù nel condotto. Kiki,» gridò, per farsi sentire: «porta tutto in soggiorno e apri la botola!» Assunse di nuovo un tono più pacato: «Fa' attenzione alle scale, Moreno».
Kiki li aspettava, davanti alla botola.
«Eccoci. Adesso, piano piano, caliamolo giù. Kiki, accendi la luce».
Dopo aver calato Boban appena sotto la scala a pioli, sul terriccio del condotto, Sergey, Moreno e Kiki scesero a loro volta.
«Ho un'idea, Moreno. Vai a prendere una delle rose in giardino».
Moreno lo ascoltò, tornando poco dopo con un fiore, mentre Sergey aveva già scavato parte della fossa, con Kiki che reggeva la torcia.
«Perfetto. È tutto pronto». Tirò su col naso.
Sergey posò il badile, andando a prendere il corpo del fratello che aveva lasciato da parte, trascinandolo nello scavo.
A Kiki tornarono le lacrime agli occhi, ricordandosi di non poter più parlare con lui, né giocare con lui, né averlo accanto. La luce che reggeva iniziò a traballare.
Sergey prese la rosa che aveva colto Moreno, mettendola tra le mani della sua vittima.
«Che ne pensi, Moreno? Io... vorrei che sia un ultimo gesto di affetto nei suoi confronti».
«Come per rimediare?»
«Non esattamente... ma... per fargli capire che voglio scusarmi».
«Ho capito».
«E adesso, ricopriamolo».
Sergey riprese in mano il badile e sollevò parte della terra scavata in precedenza, abbastanza da coprire appena i piedi.
Kiki osservava la scena. Niente da fare, non riusciva a capire come Moreno potesse perdonare il fratello. Aveva paura di Sergey e allo stesso tempo avrebbe voluto pestarlo.
Adesso Sergey era arrivato al bacino. Boban si lasciava tranquillamente seppellire, senza dire una parola, senza muoversi, senza rendersene conto.
Kiki si guardò intorno. Il vecchio condotto delle riunioni segrete era buio. Ma lui reggeva una torcia. «Dove portavano, i vari cunicoli?» pensava: «da Sophia, da Raoule, da Gregoris... da Sheridan... ma certo, da Sheridan». Era insopportabile. Vedere il fratello più caro che aveva venir ricoperto, dato in pasto alla terra.
«Riposa in pace, Boban». Disse Sergey, coprendogli anche il viso.
I tre fratelli guardarono in basso, in silenzio.
«Penso che un goccetto mi tirerà su» sospirò il maggiore: «devo bere qualcosa. Devo dimenticare».
E risalì le scale, seguito dagli altri due.
In poco tempo si era già scolato una birra, standosene sul divanetto di casa, guardando il vuoto.
«Abbiamo anche qualcosa di più forte, Moreno?»
«Beh... sì, ma non esagerare...»
«Ti prego, lo so, lo so, ma sto troppo male».
Moreno lo assecondò, porgendogli poco dopo un bicchierino di grappa.
«Grazie. È davvero buona».
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