Come iniziò la grande rivolta (III-5)
«Proprio io» pronunciò con disprezzo, guardando Alister, che si era chinato verso il figlio, mentre tirava fuori un'altra sigaretta e un piccolo accendino.
«Bastardo...» la voce di Alister era flebile e presa da un pianto che bruciava.
«Ora capisci, vero?»
«Cosa dovrei capire?»
«Come ci si sente». E se la rise maliziosamente.
Alister non rispose. Si alzò. Si passò le mani in faccia come per reprimere le emozioni. In poco tempo tornò alla serietà. Sergey quasi si spaventò dalla sua reazione. Sembrava che la morte del figlio l'avesse scalfito solo lì per lì. Ma non c'era molto tempo per starci a pensare.
«Non ha senso, maledetto...» continuò Alister: «io non ho ucciso i tuoi fratelli».
«Ma lo sai che cosa disse mia madre?»
«No, e non mi interessa».
«Beh, te lo dico lo stesso: ha detto che noi sette non dovremmo mai e poi mai separarci. E chiunque ci ostacoli dovrà fare i conti con me. Non mi pento di aver distrutto la tua famiglia».
«Comunque esigo un risarcimento». Si asciugò le lacrime, che continuavano a rigargli il viso. Forse stava cercando di non apparire tanto debole di fronte a Sergey, perciò tutta la tristezza si tramutò in ira.
«Perché? Non avresti guadagnato nulla in più, anche con lui».
«Sì, ma a causa tua perderò un giorno di lavoro... pertanto ci vedremo questo pomeriggio e se non mi ripagherai, giuro che non risponderò delle mie azioni».
«Fa' come ti pare...» gli rinfacciò con indifferenza, senza prenderlo sul serio.
«Ti odio... e non penso di essere l'unico».
«È vero. Ma non mi interessa di essere odiato».
Alister si sistemò gli occhiali, che stavano scivolando. Fece un breve cenno di minaccia a Sergey, che si allontanava. Poco dopo, sulla scena del crimine, arrivò quasi tutta la città, Alister scappò in casa, senza raccontare nulla. Non voleva parlarne. La polizia, tuttavia, non si faceva viva.
Sergey se ne tornò via a tutta velocità, soddisfatto da quell'amara vendetta; ora mancava solo da regolare i conti con Oskar e riunire una volta per tutte i sette Hugos. Accese la radio, godendosi le accelerate per le strade semi deserte. Risarcire Alister? Ma neanche per scherzo! Se il professor Winkler avesse fatto qualcosa, avrebbe avuto comunque il padre di Rad alle spalle. Quel Michail, aveva settant'anni, ma era furbo. A proposito, chissà cosa combinava Rad in giro per le colline... e chissà cosa faceva Rosalia, la cara, amabile Rosalia! Sergey la voleva rivedere al più presto, dato che gli mancavano i suoi baci. Probabilmente era andata col padre... pensare a lei lo fece sentire ancora più esaltato. Chissà cosa sarebbe successo nei giorni a venire.
Quel pomeriggio, Alister, accompagnato dalla Baldwin, il sindaco, passò dalla dimora degli Hugos per quel dannatissimo risarcimento. Oskar aprì la porta.
«Alister! Priscilla! Qual buon vento vi porta qui?» Chiese, ignaro di tutto.
«Vento di bufera!» Rispose Alister, adirato: «il tuo figliastro è in casa?»
«Sì, ora lo chiamo...» si girò verso le scale: «Sergey! Scendi!»
Sergey stava giocando a biglie col piccolo Kiki e immediatamente lasciò perdere i giochi e si precipitò giù.
«Tu! Tu mi devi... Priscilla, quanto pensi che mi debba dare?»
«Cos'è successo, Alister?» Chiese Oskar.
«Ho ucciso suo figlio». Rispose Sergey, con un'inadeguata pacatezza.
Oskar gli mollò uno schiaffo. Sergey, di tutta risposta, gli pestò i piedi.
«Penso che cento possano bastare». Dichiarò Priscilla, facendo l'occhiolino ad Alister e a Oskar.
«Tutto qui? Vendi la vita tuo figlio per soli cento denari, Alister?»
«Intendo centomila denari. E non basterebbero neanche, cafone!»
«In ogni caso non pagherò. Sei tu a essere in debito con me!» E risalì in cameretta, con nonchalance.
Alister era sul punto di scoppiare di rabbia, ma Oskar e la Baldwin lo fermarono.
«Ragioneremo tutto con calma. Il quartiere sud-est deve essere portato alla crisi, a una profonda crisi, per mantenere il nostro potere. Pensate a cosa potrebbe succedere, se questi sconclusionati arrivassero a controllare la dogana di nuovo!» Bisbigliò Priscilla.
«Questo Sergey ha dato davvero del filo da torcere a me e a mia moglie... non so se sarò in grado di darvi una mano, Priscilla. Come pensi che mi senta?» Sospirò Alister.
Priscilla e Oskar lo cinsero in un affettuoso abbraccio.
«Ti fidi di noi?»
«Certo che sì. Non saprei a chi chiedere aiuto, se non a voi due».
Il trio uscì di casa.
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