Le lezioni erano finite. Il severo Alister Winkler, il professore, congedò gli allievi, procedendo a firmare il registro. Christen smontò il flauto, che ripulì e ripose nella custodia. Selena, invece, aveva già messo a posto il violino.

«A quando, la data del concerto, Chris?»

«Non lo so, non me lo chiedere».

«Andiamo, non ascolti mai!»

«Anche tu, se non te lo ricordi!»

Erano pronti, pronti per andarsene. Si incamminarono verso l'uscita.

«Comunque, cos'ha detto il professore, riguardo a... dei lavori? Non ho capito bene, dato che stavo quasi dormendo, Selena...»

«Ha detto che gli servono dei domestici nella sua villetta, da ospitare a tempo pieno con vitto e alloggio».

«Ohibò! Non lavorerei per lui nemmeno se avessi uno stipendio invidiabile! Severo com'è, sai che strazio!»

«Eppure, in qualche modo, frequentiamo questa scuola».

«Già, dato che la musica ci piace e che dovevamo trovare una scusa per stare lontani da Ser. Ma chi se l'aspettava che a insegnare ci capitasse il Winkler?»

«Chissà cos'hanno detto gli altri alla riunione. È un peccato non poter partecipare».

«No, fidati, non lo è. Vorresti davvero sprecare tempo ad ascoltare le litigate tra Ser e Sheridan?»

«È vero...»

«Come al solito non avranno concluso nulla, per colpa loro. Vorrei proprio vedere dove andremo a finire...»

Uscirono, salendo poi su due vecchie biciclette. Era buio. Il ritmo invernale si faceva già sentire a novembre.

Christen sistemò, portandolo fuori dalla camicia, un ciondolo dorato, a forma di ancora; e riagganciò al lobo destro un piccolo orecchino, anch'esso dorato. Erano entrambi ricordi del padre, il quale era morto in mare molto tempo prima. Christen nutriva un particolare affetto per quei due oggettini: non li avrebbe mai dati a nessuno e li avrebbe sempre portati con sé.

I due ragazzi non vedevano l'ora di togliersi le uniformi e rivestirsi con i loro abiti preferiti. Christen si sarebbe rimesso l'adoratissima giacca a quadretti, almeno fino all'ora di andare a dormire. Selena, più previdentemente, decise di aspettare il fine settimana per tirare fuori dall'armadio la sua comoda felpa bianca. Ogni tanto le piaceva vestirsi con capi molto pratici, che comunque non svilivano la sua figura.

Appena arrivarono a casa, lasciarono le biciclette in giardino e bussarono alla porta. Moreno aprì. Oskar non era ancora tornato.

«Com'è andata, ragazzi?» Chiese Boban.

«Come al solito. Noiosamente». Rispose Christen: «piuttosto, voi come ve la passate?»

«Così e così. Adesso si è scoperto che Sheridan pensa di essere il padre di Kiki».

«Oh, interessante! E Ser, come l'ha presa?»

«Immàginatelo».

E risero.

«Che caratteraccio, certo! Non so come facciate voialtri a sopportarlo!»

«Infatti non lo sopportiamo... ma adesso silenzio, non farti sentire!»

«Giusto!»

Sergey arrivò da loro.

«Bentornati, allora, speriamo che Oskar torni il più tardi possibile! Ho programmato un bel piano contro di lui, ora vi racconto, andiamo a sederci!»

Si sedettero sul divano e Sergey riferì le parole di quella riunione.

«Quindi, adesso, speri che Rad ci dia una mano».

«Non lo spero, ne sono sicuro!»

«D'accordo. Mi sembra una bella trovata».

«Vedrete: tra pochi giorni sarà tutto risolto!»