Cap. 14 - Heartbeat
Esco dal bagno indossando solo la sua felpa, che ho recuperato dal pavimento della cucina. E' talmente oversize che mi arriva a metà coscia. Cammino verso la camera da letto e trovo Jungkook sfattissimo in boxer, sdraiato a pancia in su a quattro di bastoni, con le braccia e le gambe divaricate, che fissa il soffitto; pur essendo in quella posizione occupa solo la metà dello spazio dell'enorme materasso. A saperlo di avere a disposizione un letto king size del genere avrei cercato di dirottarci prima verso quella stanza, peccato. Bisognerà recuperare, magari più tardi però. Devo ancora riprendermi. Mi siedo sullo spigolo e accavallo le gambe nude, mentre guardo fuori dalla finestra. Anche in questa stanza la parete è sostituita da una vetrata che parte dal pavimento e arriva al soffitto e la vista è spettacolare. Ho sempre sofferto l'altezza, ma non posso fare a meno di seguire il profilo dei palazzi illuminati che illuminano lo skyline notturno di Seoul e perdermi nelle mie fantasie.
Jungkook si solleva, incrocia le gambe e mi fissa incuriosito. "Certo che con il vestito stavi da Dio eh, ma con la mia felpa sei ancora meglio. Se non avessi una fame assurda penso potrei saltarti addosso di nuovo. Ordiniamo qualcosa prima?" "Si, ti prego, mangerei un bue intero in questo momento". Con la ribaltata da manuale che mi ha dato penso di aver smaltito il pranzo, la cena di ieri in aereo e la colazione che ho fatto il giorno prima in Italia. Faccio scegliere a lui, tanto so che come al solito ordinerà tutto il menù. Appoggia il telefono sul cuscino e si avvicina gattonando verso il mio collo. Inclino la testa dal lato opposto e mi faccio torturare, è inutile cercare di resistergli. "Che buon profumo che hai... penso potrei riconoscerlo in mezzo a una folla in delirio durante un nostro concerto". Si siede, divarica le gambe e si infila dietro di me, facendomi appoggiare la schiena al suo petto e infilando le mani nella tasca della felpa. Penso potrei rimanere così, a farmi coccolare, delle ore. Gli accarezzo delicatamente il ginocchio disegnando dei piccoli cerchi e mi preparo mentalmente al discorso che devo fargli. Meglio approfittare adesso che ho la mente abbastanza lucida. "Jungkook, devo... devo dirti una cosa". Si stacca dal mio collo e mi fissa attentamente per sondare la mia espressione. "Oddio, così mi fai preoccupare però. E' una cosa bella o brutta? Non dirmi che hai lasciato il figlio di Jimin in Italia..." Non posso fare altro che scoppiare a ridere. Non immagina nemmeno quanto questa frase a maggio dell'anno scorso potesse essere realistica. Mi giro verso di lui e gli do un leggero bacio sulla guancia. "Ahah, tranquillo, questo scenario avrebbe reso la conversazione molto più frizzante ma no, niente pargoli. Anzi stai sereno che non ne avrò nemmeno da te perché ho iniziato a prendere la pillola nel frattempo". Sospira, palesemente sollevato. "E' una notizia che riguarda me." "Merita una bottiglia di vino?" "Penso di sì, ma non penso tu ne abbia al momento, questa casa mi sembra leggermente disabitata" Mi trafigge con uno sguardo penetrante e mi sussurra "Ehi, ehi, con chi credi di avere a che fare?". Sparisce in cucina e ridendo mi alzo per raggiungerlo; dal nulla ha tirato fuori una bottiglia di rosso e due calici enormi. Mentre recupera un cavatappi controllo il frigo e la dispensa; come immaginavo non contengono nient'altro di commestibile. "Ah, ho capito! Qui tieni esclusivamente la tua scorta segreta di alcolici, che usi solo per ingannare le fanciulle indifese che ti capitano a tiro". Scoppia a ridere e solleva il tappo di sughero in un colpo solo. Inclina la bottiglia verso uno dei due bicchieri, me lo passa e mi guarda sorridendo. "Diciamo che ne avevo presa una e la tenevo pronta per un'occasione speciale." Immagino che questa possa essere decisamente considerata un'occasione speciale. Almeno credo. Tintinno il bicchiere con il suo e penso a come avviare la conversazione, ma vengo interrotta dal citofono che ci annuncia che è arrivata la cena. Dio, grazie, ho lo stomaco che si sta auto-fagocitando e ho bisogno di essere lucida. Bere una bottiglia di rosso a digiuno non è proprio il massimo, ecco.
Come avevo previsto ha ordinato una quantità di cibo sufficiente per sfamare l'intero palazzo e lo lascio mangiare con calma. Ho bisogno della sua completa attenzione e so che quando è affamato ed è circondato dal cibo non ci sono sostanzialmente cazzi. Tanto non ho fretta. Aspetto pazientemente che abbia finito e mi alzo per andarmi a sedere in braccio a lui, il bicchiere di vino stretto nella mano per impedirle di tremare.
Decido che la cosa migliore è spiegargli la situazione per come è senza girarci troppo attorno. Mi gratto dietro un orecchio e inizio. "Allora. Ti ricordi i clienti coreani per i quali ero venuta a Seoul l'anno scorso? Hanno firmato un contratto di esclusività con la mia azienda e desiderano una figura tecnica a loro dedicata che faccia da tramite con l'Italia. Appena l'ho saputo ovviamente ho pensato di candidarmi ma ad essere sincera mi sono subito tirata indietro perché non parlo coreano e immaginavo che dovendo passare la maggior parte dell'anno a Seoul fosse un requisito indispensabile. Invece un mesetto fa sono stata chiamata nell'ufficio del CEO con la mia responsabile e mi hanno comunicato che il cliente aveva chiesto espressamente di me. Mi hanno domandato se avessi il desiderio e l'intenzione di valutare la proposta, tenendo conto di un sostanziale trasferimento in Corea per più della metà dell'anno. Ho risposto che per me sarebbe stata un'ottima occasione di crescita professionale e personale e che avrei preso seriamente in considerazione l'opzione di trasferirmi. Nel giro di due settimane mi hanno organizzato un colloquio con l'azienda coreana ma è praticamente una formalità; hanno già tutti i moduli da farmi firmare, devo essere io ad accettare".
Man mano che il mio discorso sta andando avanti noto che il suo sguardo si fa più vacuo. Non è esattamente la reazione che mi sarei aspettata. "Quando devi firmare?" "Domani pomeriggio, in teoria". Meglio mettere una dubitativa a questo punto. "E poi rimani in Corea?" "Poi torno in Italia un mesetto per sistemare la burocrazia, il visto, l'appartamento, cazzi e mazzi. Diventerei operativa a Seoul verso inizio aprile". "E passeresti buona parte dell'anno qui?" "Si, diciamo che farei avanti e indietro con Milano per mantenere i contatti con l'azienda italiana ma si parla di una volta ogni tre/quattro mesi. E comunque deciderei io quando è necessario tornare in Italia." Per esempio quando hai i concerti in Europa, vorrei aggiungere, ma non ho capito come abbia preso la notizia e mi blocco. Ha l'espressione chi ha preso una bella botta e sta ancora metabolizzando. Dopo qualche minuto mi risponde, pesando attentamente le parole. "Beh, incastrare i miei mille impegni sarebbe difficile ma calcolando che non ti ho vista per quasi un anno... E durante il tour in Europa tu potresti approfittarne per tornare a casa e raggiungermi nel week end, di solito i concerti sono il sabato e la domenica..." Lo interrompo subito. "Avrò delle ferie sai? Il mio contratto rimane quello italiano, quindi diciamo che potrei casualmente decidere di prendermi una vacanza nelle due settimane in cui i BTS si esibiscono tra Londra e Parigi..." "... e se un concerto è in Giappone vivendo qui potresti essere lì in un'ora d'aereo anche tu... Ma allora... allora praticamente non ci vedremmo solo nei mesi in cui sono in America giusto?" "Si... più o meno... Se mi organizzo bene posso fare in modo di essere in Italia anche in quel periodo".
E' uno degli scenari più idilliaci che avrei potuto desiderare e spero se ne stia rendendo conto anche lui. Il suo sguardo torna concentrato, come se stesse valutando ogni singola parola che gli ho detto per trovare la fregatura. Che dal mio lato non c'è. Il problema è il suo di lavoro, non il mio. "Sai che non potrò considerarti ufficialmente la mia ragazza, vero?" "Si, lo so" "E sai che dopo alcune giornate sarò morto e avrò a stento le forze per scriverti un messaggio, vero?" "So anche questo" "E che non potremo uscire liberamente perché saremmo assaliti dalle fan e tu rischieresti il linciaggio, vero?" "Vuol dire che uscirò da sola e verrò a trovarti qui a casa tua. Abbiamo vissuto insieme per due mesi e non mi sembra tu mi abbia portato fuori a cena tutte le sere." "Non potremo vederci così spesso come sembra..." "Ho aspettato un anno per vederti. Anche una volta al mese mi starebbe bene, sempre meglio di avere mezzo continente a separarci." Si sta facendo mille paranoie e ci tengo che il mio punto di vista gli sia ben chiaro: "Jungkook, questa opportunità lavorativa è veramente importante per me, a prescindere dal fatto che tu viva qui. Probabilmente se non ti avessi conosciuto ci avrei messo più tempo a decidere ma avrei accettato di trasferirmi ugualmente. Il fatto di avvicinarmi a te è solo una spinta motivazionale maggiore. Non devi considerarmi la tua ragazza ne' presentarmi ufficialmente a nessuno, mi basta sapere che c'è una remota possibilità che arrivi il giorno in cui deciderai di ritirarti e passare il resto della tua vita con me. Io ci sarò per applaudirti in ogni tua singola esibizione, anche se vorrai fare l'idol per i prossimi trent'anni. So perfettamente chi ho davanti, sei una persona che ama il suo lavoro e ama le sue fan e io non sono assolutamente nessuno per distruggere i tuoi sogni. Ma preferisco dividerti con milioni di persone e sapere che se avrai bisogno di me io ci sarò, piuttosto che stare dall'altra parte del mondo e decidere di non vederti più". Mi sta guardando dritto negli occhi e devo tirare fuori tutta la forza che ho per non scoppiare a piangere. Il mio futuro, il nostro futuro dipenderà dalla sua risposta. Non potrei sopportare di vedere la sua faccia in ogni manifesto, cartellone pubblicitario, mezzo pubblico, programma televisivo, negozio, giornale del supermercato, canzone alla radio in giro per Seoul. Se dovesse rifiutarmi preferirei chiuderla qua, tornarmene buonina in Italia ed eliminarmi da qualsiasi social esistente sulla terra per non trovarmi i BTS spammati ovunque. Mi faccio forza e concludo. "Ma non ho intenzione di accettare la proposta se non te la senti di portare avanti una non-relazione con me, capisco perfettamente quanto sarebbe rischioso per te e per i ragazzi se venisse fuori una cosa del genere". Mi alzo e cammino verso la finestra, stringendo compulsivamente il bicchiere per sfogare la tensione. Dopo qualche minuto mi segue e mi abbraccia, lasciandomi un leggero bacio sul collo. Il suo tono di voce è molto serio, non l'ho mai sentito così. "Non ho intenzione di dividerti con milioni di persone, Erica". Una lacrima inizia a scendermi lungo la guancia. Ecco, ci siamo. E' finita.
Mi prende per mano e mi fa girare verso di lui in modo da guardarmi in faccia. "Ho venduto la mia anima nel momento esatto in cui sei entrata in sala prove un anno fa. Non voglio passare un secondo di più della mia esistenza con la paura di perderti per sempre. Quindi ti prego... anche se la vita ti sembrerà una merda, anche se io sarò un coglione e non sarò in grado di darti le attenzioni che ti meriti, anche se ti farò mille scenate di gelosia quando gli altri ti abbracceranno e ti coccoleranno, anche se non potrò mai dedicarti una canzone in pubblico pur avendotene scritte un album intero, anche se ti costringerò a venire a tutti i nostri concerti in Asia e in Europa solo per cercare il tuo sguardo tra migliaia di persone, anche se un tour mondiale mi porterà dall'altra parte del pianeta e non potremo vederci per mesi... resta con me". Mi allungo verso di lui e gli avvolgo le braccia intorno al collo per baciarlo con tutta la forza di cui sono capace.
"Non desidero altro".
Grazie per essere arrivati fino alla fine!!!
Spero che la mia storia vi sia piaciuta... Mi raccomando se volete farla crescere votate i capitoli e regalatemi tante stelline!! Vi perdonerò se non l'avete ancora fatto, come si fa a distrarsi da Jungkook?? ***
Tornerò presto con una nuova fan fiction, sono già al lavoro e sarà... decisamente piccante!! A presto!
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