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Epilogo

Fu grazie alle informazioni che diedi a Guren che la maggior parte delle cose cambiarono. Gli Owen presero il potere, obbligando gli Howard e chiunque li appoggiasse all'esilio. Non so cosa li convinse, non l'ho mai capito. Di quel giorno ricordo poco, ho preferito rimuovere, ma il ricordo delle dita di André intrecciate alle mie, mentre Guren spiegava alla sua famiglia ciò che gli avevamo raccontato, rimane vivido nella mia mente. Ai loro occhi doveva essere una scena assurda: io, la traditrice migliore amica del loro secondo figlio da tutta la vita, André, un potente vampiro, l'essere che avevano sempre odiato e cacciato ed infine Guren, loro figlio, che svelavamo i segreti del Senato tedesco, collante di tutti gli eserciti del mondo.
Fu grazie a noi che l'Inghilterra si staccò dal Blood Bullet, rendendosi conto dei numerosi segreti che nascondeva a tutti, delle bugie di cui si cibava e della cudeltà con cui uccideva chiunque, colpevoli ed innocenti.
Londra fu la prima città in cui vampiri e umani iniziarono a convivere pacificamente tra loro, seguendo una legge che garantiva giusti diritti e giuste punizioni ad entrambi, senza distinzione di specie. Inizialmente non fu facile ambientarsi e abituarsi, ma piano piano, con gli anni, le discriminazioni, gli insulti ed i sospetti scemarono sempre di più, fino a scomparire quasi del tutto.
E quando il resto del mondo si accorse che la convivenza funzionava, che era reale, l'Inghilterra era già al suo massimo splendore grazie alla collaborazione del suo popolo. Certo, casi in cui vampiri perdono il controllo ed uccidono esistono ancora, ma sono talmente rari che l'uomo quasi non se ne rende conto.
Siamo nel 4357 e la guerra, ricordata come Guerra Rossa, è ormai lontana, ma costantemente studiata, per non essere mai dimenticata. La pace persiste e sono certa che lo farà ancora per molti anni a venire.

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Scozia, 15 Agosto 4357 d.C

Il vento freddo proveniente dall'oceano mi spettina i capelli, mentre osservo il mare ripensando ai miei duecento anni da vampiro. Ho chiesto ad André di trasformarmi, di darmi una nuova vita. Da umana non mi era rimasto più nulla, ma avevo ancora lui e non avevo intenzione di perderlo.
Ha esitato inizialmente, sapeva che non ero lucida, che ero sopraffatta dal dolore, aspettò altri tre anni per accontentarmi, ma poi lo fece, capendo che la mia non era più una richiesta egoista, ma un desiderio dettato dall'amore. Non volevo invecchiare senza di lui, non volevo morire senza di lui, io volevo solo passare la mia vita al suo fianco per sempre.
Affondo i piedi nella sabbia ed i granelli mi si incastrano tra le dita.
Amo il mare, lo ho amato ancor prima di vederlo con i miei stessi occhi e da allora non ho più voluto allontanarmi dall'infinita distesa d'acqua. Ogni volta che l'aria salata accarezza la mia pelle, sento Aaron vicino a me. Lo sento nelle onde che si infrangono sugli scogli, lo sento nei richiami degli uccelli che volano sopra la mia testa.
Volevamo vederlo insieme un giorno ed ora eccomi a guardarlo anche per lui. Ron non mi ha mai abbandonato, è qui, con me, che mi chiama dalle profondità dell'oceano, che mi bacia attraverso il vento, che mi appoggia in ogni scelta, sbagliata o giusta che sia.
E lo stesso è per i miei genitori e per Guren, che ormai mi ha lasciato un sacco di tempo fa. Rimangono tutti impressi nel mio cuore, dove i loro volti sono ancora vividi, dove i loro gesti, le loro espressioni, la loro voce, non si spegneranno mai.
Non sono più tornata a Londra, la mia vita è molto cambiata da quel giorno.
Io e André abbiamo iniziato a viaggiare, visitando in più di duecento anni quasi tutto il mondo, dall'Europa all'Asia, dall'Asia all'Oceania, dall'Oceania all'America ed infine l'Africa. Abbiamo realizzato il suo sogno, abbiamo viaggiato finché non abbiamo trovato il posto adatto a noi.
Mi sono innamorata della Scozia, caratterizzata da un cielo, quasi sempre coperto dalle nuvole, che mi permette di stare all'aperto quanto voglio, già il primo giorno in cui l'ho vista. Non c'è luogo in cui io non abbia messo piede, luoghi stupendi, bellissimi, eppure eccomi, a due passi dalla mia vecchia casa. André lo ha capito subito, guardandomi semplicemente negli occhi.
Quando gli ho chiesto di rimanere lui mi ha risposto che il suo posto lo aveva già trovato da tempo, che il suo posto era accanto a me.
Piansi alle sue parole, piansi di felicità. Fu la prima volta che gli confessai realmente i miei sentimenti, che compresi cosa significasse "ti amo", il perché la mia mamma e il mio papà se lo sussurravano all'orecchio, come se fosse una cosa soltanto loro.
Sorrido a quel ricordo, mentre mi stringo nell'enorme felpa del mio uomo. Non mi sono ancora abituata all'idea che sia mio, che sia realmente innamorato di me, che mi ami ancora, dopo tutti questi anni.
Quando ancora ero umana all'inizio credevo che i vampiri non provassero sentimenti. Quanto mi sbagliavo. Se quello che provo per André non è amore non so proprio come definirlo. Solo io posso sapere quanto il mio cuore batte forte quando è vicino, quanto la mia pelle rabbrividisca al suo tocco, quanto mi preoccupo quando rientra tardi a casa, quanto affetto leggo nelle sue bellissime iridi nere.
Mi avvicino alla riva e l'acqua bagna all'istante i miei piedi nudi e mi ritrovo a specchiarmi nel mio riflesso. I miei capelli bianchi, un tempo molto lunghi, ora mi arrivano alle spalle ed i miei occhi, una volta nocciola con delle pagliuzze dorate, adesso sono color del fuoco. Non mi dispiacciono, in fondo è anche per questo che mi sono innamorata di André. Il mio viso è sempre quello di una ragazza di vent'anni da ormai due secoli.
Sobbalzo quando due braccia familiari mi abbracciano da dietro. La mia schiena aderisce al petto di André, che intanto affonda il viso tra i miei capelli depositandomi tanti baci lungo il collo. La sua barba mi solletica la pelle, facendomi ridere.
-A cosa pensavi?- mi chiede dolcemente.
-Niente di importante- rispondo girandomi verso di lui.
Gli accarezzo una guancia, sprofondando nelle sue pozze nere. Non mi abitueró mai all'effetto che hanno su di me.
-Sei bellissima-
Arrossisco per poi nascondere il mio imbarazzo dandogli un casto bacio.
Bacio che lui approfondisce, spingendo i miei fianchi contro il suo bacino. Poggio le mani sul suo petto muscoloso, mentre sorrido contro le sue labbra.
-Ti amo- mormoro.
-Anch'io Naomi, tantissimo-
Mi abbraccia più forte, accarezzandomi i capelli.
-Vado a controllare... Lissa scendi da quell'albero! Aaron piantala di lanciare i sassi contro tua sorella!-
Rido vedendo una delle scene ormai quotidiane ripresentarsi davanti ai miei occhi.
Lissa ed Aaron sono i nostri bambini. Due gemelli che abbiamo trovato su una strada abbandonata nei pressi di Roma, in Italia, quando avevano appena due anni. Li abbiamo presi con noi, amati e cresciuti. Ora hanno sei anni e sono più uniti che mai. I nomi li abbiamo scelti noi. Lissa per ricordare la madre di André e per Aaron non credo che ci sia bisogno di spiegazioni. Ho compreso che la paura più grande di ogni vampiro è quella di dimenticare, dimenticare la propria vita passata, dimenticare qualcuno o qualcosa di importante a causa dei tanti anni vissuti. È anche la mia paura, ma solo in parte. Ho paura di non ricordare i volti delle persone che ho amato, tutto ciò che le riguardava, ma sono certa che mai, mai potrò dimenticarmi del mio fratellino, dei miei genitori e del mio migliore amico. Mai.
I gemelli sono umani, ma non è un problema né per loro né per noi. Ho imparato a controllare la mia sete e mi nutro costantemente con le fiale di sangue che la città vicina alla nostra casa offre ai vampiri. È uno dei vantaggi della pace. Inizialmente ho avuto difficoltà a farlo, soprattutto quando la guerra era ancora in corso nel resto del mondo. Vivevo con i sensi di colpa, ricordavo i volti delle persone che uccidevo, contavo le mie vittime. André è stato la mia luce nel buio, senza di lui, senza il suo aiuto e il suo appoggio, non credo che sarei mai riuscita a riemergere dall'oscurità.
Per sicurezza comunque ho donato ai due la mia collana e quella di Ron per evitare situazioni pericolose con qualsiasi vampiro. Da quando sono stata trasformata le ho conservate in una scatolina, visto che non ho potuto più indossare la mia a causa del materiale con cui è costruita.
Sono felice di averle regalate proprio a loro, non se la tolgono mai e trattano la catenina come se fosse qualcosa di speciale. Ne sono felice perché anche per me era ed è così tutt'ora. Rimarranno sempre gli oggetti che uniscono il mio cuore e quello del mio fratellino e spero che anche per i gemelli varrà lo stesso.
Prendo in braccio Aaron togliendo i sassolini dalle sue piccole mani e facendolo volteggiare in aria per due o tre volte. La sua risata birichina riecheggia nella spiaggia facendo spaventare qualche gabbiano appollaiato sugli scogli.
-Non si fa!- lo sgrido dolcemente sfiorando il suo nasino all'insù con il mio.
-Ma ha iniziato lei!-protesta lui ridendo ancora.
Lo poso per terra, scuotendo la testa, e lo osservo sgambettare verso la sorella, che ora raccoglie le conchiglie sulla riva insieme ad André.
Li guardo sentendo il cuore riscaldarsi d'amore e li raggiungo correndo sulla sabbia. Schizzo con l'acqua il mio bel francese, che per vendetta mi salta addosso facendomi cadere. Le onde mi bagnano all'istante scatenando la sua risata e quella dei bambini.
Schizzo anche loro in risposta facendoli ridere ancora di più e sorrido quando André se li carica in spalla, a modi sacco di patate, portandoli in casa e cambiandoli per evitare che si ammalino.
Sono felice della piega che ha preso la mia vita. Aaron non sarà mai il mio piccolo genio, Lissa non sarà mai la mamma di André, ma entrambi adesso sono la nostra nuova famiglia. Lissa è quella più vivace e birbante tra i due, ogni giorno ne combina una nuova, mentre Ron è più tranquillo, ma quando la sorella lo stuzzica si trasforma in una piccola belva. Hanno entrambi i capelli color mogano e due grandi occhi color del cioccolato. Una miriade di lentiggini punteggia il loro dolce visino.
Dire che li amo è riduttivo. Farei di tutto per i miei piccoli, li proteggerei a costo della mia stessa vita, ucciderei se sapessi che qualcuno ha osato far loro del male.
-I bambini dormono- mi informa André chiudendo la porta della loro stanza.
-Ne sei sicuro?- domando sapendo che Lissa spesso fa finta di essersi addormentata per dare fastidio al fratello.
-Sicurissimo- mi rassicura baciandomi dolcemente.
-Adesso posso dedicarmi a qualcun altro- sussurra poi al mio orecchio, mordicchiandomi il lobo.
-Mmm... a chi?- chiedo innocentemente ridacchiando.
André mi solleva come se fossi una piuma facendomi cacciare un piccolo urletto di sorpresa. Stringo le cosce intorno ai suoi fianchi per non cadere e sfioro le sue labbra con le mie, non smettendo di fissarlo.
-A lei, Madmoiselle-
Lo bacio di slancio, cercando avidamente la sua lingua, e stringendo ciocche dei suoi capelli neri tra le mie dita con forza. Geme al mio tocco e sento l'aria sfrecciare veloce, segno che ci stiamo muovendo verso la nostra stanza. Con una velocità assurda, tipica dei vampiri, mi adagia sul letto, chiude la porta a chiave ed in meno di un secondo è già su di me, a baciarmi con passione e desiderio.
I nostri vestiti volano da qualche parte nella camera e presto i nostri corpi, i nostri respiri ed i nostri cuori si fondono in uno solo, catapultandoci in un sogno senza eguali.
Sono felice, sono felice come mai prima d'ora e so per certo che anche tutti gli altri lo sarebbero per me.

Fine

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