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26

Mount Saint Michel, 11 luglio 4105 d.C

Osservo distratta le onde scagliarsi violente sugli scogli e la schiuma disperdersi nel blu. È una mattinata calda, ma ventilata e si sta davvero bene all'aperto. Mi trovo sul terrazzo che si collega direttamente al piano dei Veteres, dove adesso sono costretta a stare per ragioni di sicurezza. Non tutti i vampiri accettano che uno dei loro capi abbia una sorta di schiava umana ai suoi piedi. Ho scoperto che trovano schifoso il fatto che André abbia ceduto volontariamente il suo "sangue puro" a me. Non mi importa sinceramente, l'importante è che nessuno mi disturbi. Voglio stare da sola il più possibile, non mi sento al sicuro qui, nonostante i sei Veteres e il re in persona mi abbiano assicurato che nessuno mi farà del male perché sono di "proprietà" di uno della loro famiglia. Tuttavia continuo a non fidarmi. Le uniche persone con cui mi permetto di scambiare qualche parola sono Gideon e sua sorella Mare. Da quello che ho capito sono al mio servizio e trovo che sia assurdo dato che loro sono degli Aurum ed io non sono niente. Non mi sorprendo però, visto che l'ordine arriva da André ed André alla fine è uno dei sei e ha più potere della Corte stessa.
La Corte non sono altro che gli Aurum, i vampiri trasformati e protetti dai Veteres. In realtà è formata da molti più componenti, quelli della festa di qualche giorno fa erano solo una parte. Ogni Veteres ha degli Aurum fidati ed ho scoperto che Grey Hamilton è un protetto di James, il vampiro dagli occhi celesti.
Scuoto la testa quando il viso di Aaron, il mio dolce fratellino, compare nella mia mente. Non posso pensare a lui adesso, crollerei e non devo assolutamente mostrarmi debole in questo luogo. I vampiri hanno l'udito e la vista più sviluppati di qualsiasi essere umano, quindi è come se qui anche i muri avessero gli occhi e le orecchie. Sono costantemente controllata, anche quando sono sola.
Sospirando torno nell'atrio dove mi siedo su uno dei divanetti di pelle. Non c'è nessuno a farmi compagnia e non posso che esserne felice. Studio con attenzione i quadri appesi alla parete, che ritraggono i sei Veteres: James, André, Gloria, Camille, Logan, Diego.
James credo che sia il più antipatico di tutti o forse non riesco a sopportarlo per come mi ha trattata il primo giorno in cui ci siamo incontrati. Gloria è una vampira di bassa statura dai capelli a caschetto color caramello, e come Camille, che a differenza sua sembra una modella russa, non mi ha mai rivolto la parola.
Infine ci sono Logan e Diego, due gemelli di origini spagnole, dalla chioma castana e gli occhi nocciola. Sono gli unici che si degnano almeno di salutarmi.
Osservo il ritratto di Andrè, chiedendomi se la persona che è lì dipinta sia la stessa che io ho conosciuto. Quell' espressione tesa ed arrabbiata con il mondo, quasi tetra e minacciosa, non ho mai avuto l'occasione di conoscerla. Che i quadri risalgano al periodo di cui Mare mi ha informata?
-Hai fame?- chiede Mare raggiungendomi.
A lei e al fratello è concesso di stare nell'atrio riservato ai Veteres solo per il semplice fatto che ci sono io.
Scuoto la testa, non aprendo bocca.
-André vorrebbe parlarti-
-Non voglio vederlo-
-Non puoi ignorarlo per sempre-
-Lui lo ha fatto più volte, adesso è il mio turno- ribatto irrigidendo la mascella.
Mare sospira rumorosamente per poi alzarsi dal divano.
-Se hai bisogno sono nella mia camera-
Non rispondo e solo quando la vedo sparire del tutto, decido di mettere in atto il mio piano: esplorare per poi fuggire. Certo, devo ancora organizzarlo per bene, ma per il momento è l'unica cosa che mi è venuta in mente.
Di soppiatto mi addentro nei corridoi e di tanto in tanto sbircio all'interno delle varie stanze. Alcune sono vuote, altre invece dispongono semplicemente di un letto e di un armadio. Girovago di piano in piano, di camera in camera, non trovando niente di interessante, finché non mi ritrovo in un grande atrio dalle pareti spoglie e tristi. Mi guardo intorno spaesata, senza capire perché qui, a differenza di tutto il resto del palazzo, non ci siano decorazioni e allestimenti. Provo ad aprire le uniche due porte di legno presenti, ma entrambe sono chiuse a chiave.
Dovrei scassinare la serratura per poter entrare, il che è ormai un gioco da ragazzi per me.
-Che piacere rivederti, Naomi-
Sobbalzo colta alla sprovvista e mi giro di scatto.
Re Nicolaj mi sorride, tuttavia i suoi occhi non fanno lo stesso. La sua postura dritta e fiera mi fa sentire piccola piccola in confronto.
-Io.. Mi sono persa- balbetto non ricambiando il suo sguardo.
-Provo ad indovinare... In cerca del bagno?- sghignazza mostrando i suoi denti bianchi ed affilati.
Arrossisco e mi inficco le unghie nel palmo della mano. Tutto questo è umiliante. Come mai non l'ho sentito arrivare? Perché nemmeno un rumore lo ha tradito?
-Mi scusi, non succederà di nuovo- mento. Faccio per andarmene, ma il vampiro mi afferra per il polso stringendomelo.
-Sono certo che sarà così-
Un brivido mi percorre lungo tutta la spina dorsale. La sua è una minaccia celata.
-Ovviamente- rispondo per poi scappare a gambe levate.
Quelle porte nascondo qualcosa. Nascondono un segreto che devo assolutamente scoprire. Curiosità? Sì. Pazzia? Può essere. Ma sopratutto ciò che mi spinge ad agire è il sapere. Potrebbero celare qualcosa di molto importante, qualcosa che potrebbe salvarmi la vita. O uccidermi, dipende dai punti di vista.
Quando torno nel piano dei Veteres, trovo ad aspettarmi l'ultima persona che avevo intenzione di incontrare.
-Dov'eri? Mare mi ha avvertito che non c'eri più-
Ignoro André sedendomi su uno dei divanetti ed aprendo una rivista a caso, poggiata sul tavolino. Mare, maledetta traditrice. Che potevo aspettarmi? È una sua suddita, dopotutto.
-Rispondimi Naomi-
-Sto leggendo, sono impegnata-
-Immagino quanto tu possa leggere con la rivista al contrario-
La richiudo e sbuffo rumorosamente.
-Cosa vuoi?- sbotto lanciandogli un'occhiataccia.
-Cosa voglio?- ripete con sarcasmo lui. -Voglio parlare, ecco cosa voglio! Mi ignori da giorni e ci sono delle questioni da chiarire-
-Stiamo parlando- affermo spostando lo sguardo verso la vetrata.
-Oh piantala!- esclama arrabbiato e, prima che io possa reagire, mi carica sulla sua spalla come un sacco di patate.
-Mollami!- sbraito tempestandogli la schiena di pugni.
Lui non risponde, apre quella che so essere la porta della sua camera e mi lancia sul suo letto.
-Cosa credi di fare?!-
-Parlare?-
-Io non voglio parlare con te!- urlo di nuovo per poi afferrare un piccolo vaso di fiori e lanciarglielo addosso.
-Ti stai comportando come una pazza- mi fa notare.
-Come una pazza?! Perché non mi ordini di smetterla allora?!-
Un'ombra oscura all'improvviso il suo bel volto. André sospira e mi rivolge un sorriso tirato e palesemente falso.
-Quando ti sarai calmata io sarò disposto a parlare... Le porte delle stanze necessitano le loro chiavi, non provare neanche ad uscire, sarebbe inutile- detto ciò abbandona la stanza e mi lascia sola con me stessa.
Faccio tesoro dell'informazione che involontariamente mi ha fornito e poi mi siedo sul letto, prendendomi la testa tra le mani.
Ripercorro mentalmente, senza volerlo, la mia vita e crollo. Scoppio a piangere come una disperata, non riuscendo a fermarmi. Il petto mi duole, il mio corpo trema scosso da mille singhiozzi.
Vedo Ron, con i suoi grandi occhi marroni e i suoi capelli biondo cenere, che mi sorride dolcemente. Vedo la mamma, il suo viso stanco segnato dalle prime rughette. Vedo anche papà che come sempre scherza e ride. C'è anche Guren, ricordo quando da piccoli camminavamo scalzi per il parco e davamo da mangiare alle paperelle. Ricordo anche le nostre notti sulla torretta, a guardare le stelle. Ricordo le risate, il bacio rubato. Ricordo la sua gelosia, di cui solo ora mi rendo conto. Ricordo che nonostante tutto non mi ha mai abbandonato. Di conseguenza penso a Taro, alla sua continua fame di pollo, a quando tirava i capelli a Rin. Mi sembra passata un'eternità. Penso anche alla sua morte, alla mia disperazione, alla disperazione di Rin quel giorno nella nostra camera. Penso ai dolci condivisi, ai suoi fumetti, ai suoi avvertimenti. Le voglio bene in fondo. E c'è Nick, il mio caposquadra. Quando si renderà conto che l'esercito non è tutto forse capirà il vero valore della vita.
Piango ancora di più, ogni traccia del mio passato è una pugnalata al mio cuore. Non credo di aver mai provato nulla di così doloroso. Fa male pensare. Più male di qualsiasi ferita carnale.
Non so quanto tempo sia passato, non so per quanto tempo sono rimasta distesa sul letto annegando nelle mie lacrime. So solo che ora André è nella stanza, con me.
Faccio finta di dormire, non sarei in grado di affrontare una conversazione in queste condizioni. Lo sento accarezzarmi i capelli e spostarmi qualche ciocca. Vorrei dirgli di non toccarmi, ma non ci riesco. O forse non voglio realmente. Le sua mano mi sfiora il braccio e scende fino al polso. Il suo respiro accelera e si allontana di scatto. Dopo un po' torna al mio fianco e preme delicatamente del ghiaccio sulla mia pelle. Trasalisco.
-Volevo dirtelo, ci ho provato il giorno stesso. Poi però ho pensato che forse era meglio che non lo sapessi, per il tuo bene. Posso garantirti Naomi che mai, mai avrei voluto farti ciò, mai. Anche per questo motivo non volevo che uscissi da quella stanza, presto ce ne saremmo andati, noi due, da qualche parte. Ma tu devi sempre rendere le cose difficili, fai sempre di testa tua... E mi piaci, mi piaci soprattutto per la tua testardaggine, però devi capire che questa è una situazione pericolosa, non... -
-Ti piaccio?- lo interrompo aprendo gli occhi. So che ha ragione, l'ho sempre saputo, ma avevo così tanta rabbia repressa dentro di me che non riuscivo a rendermene conto, ero come accecata.
-Non dormivi?- domanda con un sorriso consapevole.
-Sapevi già che ero sveglia-
-Sì, può essere-
Ci guardiamo negli occhi per così tanto tempo che il mio cuore salta un battito. Mi era mancato. Tanto. Inutile negarlo.
-Ti piaccio?- chiedo di nuovo ed il mio sguardo si posa sulle sue labbra carnose.
L'aria intorno a noi pare surriscaldarsi e farsi più pesante. Respiro a fatica. Lui mi fa questo effetto. André De Poitiers mi fa questo effetto.
-Pensavo lo avessi capito ormai- risponde. La voce roca, gli occhi socchiusi. Il mio cervello è già andato in tilt.
-Non lo hai mai detto esplicitamente- sussurro.
Il francese si morde le labbra ed io mi sento subito morire.
Vorrei dire qualcosa, interrompere questo strano silenzio, ma le parole non escono dalla mia bocca, mi muoiono in gola. Quando lo guardo negli occhi è come se ci fossimo solo noi due. Nessun problema, nessun pericolo. Solo noi, noi e nient'altro. È come se le sue pozze nere avessero il potere di rinchiuderci in una bolla. In una piccola bolla da cui non vorrei mai uscire.
-Sei bellissima- afferma mentre mi sposta una ciocca bianca dietro l'orecchio.
-Che?- squittisco io, colta alla sprovvista ed arrossendo come mai finora.
-Sei bellissima-ripete continuando a guardarmi.
La sua mano si posa sulla mia guancia. Chiudo gli occhi, assaporando quel contatto quasi magico e deglutisco, sentendo la gola secca e bisognosa di acqua.
Le sue labbra, fresche e morbide, si posano sulle mie, dando vita ad un bacio dolce e pieno d'amore.
-Non puoi fare così- borbotto poggiando la mia fronte contro la sua.
-Così come?-
-Cavartela sempre con paroline dolci, non è giusto-
André ridacchia per poi darmi un bacio sulla fronte.
-Non sono paroline dolci, è quello che penso-
Sbuffo rannicchiandomi contro di lui.
-Non è giusto comunque-
Le sue carezze mi provocano mille brividi.
-Naomi... Cosa hai fatto al polso?- domanda.
-Niente, tranquillo- cerco di sviare il discorso.
-Mi prometti che non ti metterai più nei guai? Ti prego. Voglio saperti al sicuro, per quanto possibile qui dentro-
-Certo- sussurro abbracciandolo.
Non sono brava a dire bugie. Non lo sono mai stata. Eppure qualcosa in me sta cambiando, un tempo non avrei mai mentito due volte in tempo record. Però so che è necessario. Il mio istinto dice di aprire quelle porte. Ed io le aprirò, costi quel che costi.

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