19
Cumnock, 4105 d.C
Non so dove mi trovo, non so che giorno sia. Intorno a me c'è solo il nero. Un nero terrificante che mi abbraccia, non permettendomi di muovere il mio corpo. Ho freddo. Ho paura. Il buio mi spaventa. Sono morta? No, non sono morta. Se fossi morta non potrei vedere quella piccola, minuscola, finestrella di luce in mezzo all'oscurità.
Sono ancora viva. Posso ancora aprire gli occhi. Posso farcela. Perché allora non ci riesco? Le mie palpebre non si muovono neanche.
Devo forse raggiungere quel piccolo puntino lontano? Sì, devo farlo. Allungo una mano nella sua direzione, come per afferrare l'unica speranza che ho di uscire da questo luogo tenebroso. Non si muove niente, neppure io, ma quella lucina si avvicina comunque verso di me, veloce, velocissima fino ad inghiottirmi del tutto. È tutto bianco ora ed una sensazione di calore mi pervade. Mi sento improvvisamente più pesante, perché mai? È un viso quello che ho davanti? Aaron? Papà? No, non è nessuno dei due. Guren, sei tu? Non capisco, non riesco a metterlo a fuoco. Sta dicendo qualcosa, muove le labbra. Ma cosa? Non sento. Oh, adesso sì. Naomi? Chi è Naomi? Giusto, sono io. Ma cosa diamine è successo?
-Naomi? Sei sveglia?- riesco a comprendere finalmente.
Chiudo di nuovo gli occhi per godermi il profumo pungente che il ragazzo, che mi tiene stretta a sé, emana. È buonissimo. Una droga di cui non posso fare a meno. Mi accoccolo a lui, strusciando la guancia sul suo petto per inspirare ancora l'odore che lo distingue.
Sorrido, completamente in estasi, ed un nome mi esce dalla bocca, prima che io possa collegarla al cervello.
-André...- sussurro stringendo il tessuto sotto le mie dita.
André? André! Ecco! Il mio inconscio sapeva ancor prima di me stessa chi fosse la figura in questione. Spalanco gli occhi di scatto incrociando il suo sguardo preoccupato.
-Stai bene?- mi chiede afferrando il mio viso tra le sue grandi mani e avvicinandosi per potermi guardare meglio. Arrossisco al suo gesto e dopo un momento di esitazione annuisco. Un gran mal di testa però mi assale all'improvviso facendomi crollare nuovamente sul suo corpo muscoloso. André mi stringe forte mentre mi accarezza dolcemente la testa.
-Sei ancora debole- afferma.
Sento il suo cuore battere vicino al mio orecchio. Com'è possibile? Lui è un vampiro. André è il vampiro a cui ho spontaneamente donato il mio sangue. Ho sempre pensato che i vampiri fossero morti, senza emozioni e sentimenti. Ma André non è così, no lui no. Lui è più umano di tanti uomini, è più umano di tante bestie che si definiscono tali.
-Tu come stai?- domando staccandomi leggermente per guardarlo diritto negli occhi.
-Ora meglio- ammette sospirando.
-Devo ringraziarti, senza di te io...- Non finisce la frase che subito cambia discorso, assumendo un tono più duro della voce.
-...non farlo mai più, davvero-
-Non posso promettertelo-
È così, lo farei ancora mille volte. Di nuovo, esattamente nello stesso identico modo. Gli offrirei ancora il mio collo per placare la sua sete, offrirei ancora la mia vita per salvare la sua.
-Naomi, avrei potuto ucciderti. Se non mi fossi fermato in tempo tu ora non saresti altro che un corpo prosciugato. Tu non hai idea di cosa sia la fame, non hai idea di come prenda il sopravvento su di noi. Perché non sei fuggita quando hai visto cosa sono? Io sono un mostro, mi sono nutrito del tuo sangue! E perché non scappi neanche adesso?! Ti lascerei andare ed io sparirei nel nulla, facendo finta di non averti mai conosciuto.-
Parole dure le sue, parole che non riesco a sopportare.
-Tu non sei un mostro... tu sei André, André e basta... ed io non voglio che tu vada via- rispondo con le lacrime agli occhi abbassando lo sguardo verso il pavimento.
-Tu dovresti aver paura!- esclama, facendomi sussultare.
-Scusa...- riesco a dire prima di scoppiare a piangere.
Lo vedo passarsi una mano sulla faccia prima di abbracciarmi forte e poggiare il suo mento sulla mia testa.
-Non volevo farti piangere, solo... tu non puoi capire- sospira vicino al mio orecchio.
Scuoto la testa per poi alzarmi di scatto e puntargli un dito contro, mentre con l'altra mano mi asciugo le lacrime in fretta.
-Hai ragione, non posso capire. Se avessi avuto paura di te, forse sarebbe stato tutto più semplice. Io sarei andata per la mia strada e chissà, magari ti avrei anche denunciato ai nostri superiori, ma per tua sfortuna la realtà non è questa. Ci sono dei sentimenti in gioco... Sentimenti che..- mi interrompo rendendomi conto di star confessando ciò che provo.
-Ti propongo un patto: io manterrò il tuo segreto, ma in cambio tu risponderai ad ogni mia domanda sinceramente, anche se riguarda il tuo passato o il tuo essere vampiro.-
-Mi stai minacciando Madmoiselle?- chiede ridacchiando per spezzare l'atmosfera pesante.
-Più o meno.- rispondo sorridendo.
Entrambi sappiamo che il suo segreto lo costudirei sempre e comunque, nel mio cuore, al sicuro da tutto e tutti.
-Accetto solo ad una condizione-
-E quale, sentiamo- dico sbuffando.
-Se dovesse succedere una situazione simile in futuro, voglio che tu scappi. Intesi?-
-Intesi-
Lui mi guarda ancora per qualche minuto prima di afferrare la mia mano ed accettare l'accordo. Accordo che io in parte non rispetterò, perché sono certa che non avrei la forza di lasciarlo solo nemmeno se dovesse completamente impazzire ed aggredirmi.
Non so spiegare il legame che c'è tra noi, non capisco nemmeno perché mi senta così soggiogata quando si tratta di André. So solo che ormai fa parte di me, della mia vita e che non ho intenzione di lasciarlo andare via o di abbandonarlo a se stesso.
-Le ferite sono guarite- mi fa notare poi passando un dito sulla mia spalla, laddove si trovava il proiettile. Contatto che mi fa venire la pelle d'oca. Fisso con attenzione lo stesso punto sorpresa ed incredula. Non c'è nemmeno una cicatrice.
-Com'è possibile?-
-Il sangue dei vampiri ha un effetto curativo sugli uomini. È anche per questo che ti sei ripresa tanto velocemente-
-Pazzesco- balbetto non riuscendo a crederci. Chissà quante malattie si potrebbero eliminare o quante vite si potrebbero salvare se le due specie collaborassero. Traguardo purtroppo impossibile da raggiungere.
-Non diventerò un vampiro? Si sa così poco della trasformazione e dell'espansione del virus- chiedo preoccupata subito dopo.
André sorride comprensivo.
-No, Naomi... La trasformazione avviene solo quando è il vampiro che decide di non uccidere la sua vittima. Quando questa viene lasciata tra la vita e la morte, il virus inizia ad agire. Ti saresti trasformata se non avessi ingoiato il mio sangue, grazie al quale, per i suoi poteri curativi, sei guarita sia dalle tue ferite che dal virus stesso-
Si ferma e la tensione nell'aria è palpabile. Sarei diventata un vampiro se non mi fossi nutrita a mia volta di lui. Rabbrivisco al solo pensiero.
-A proposito del mio sangue, dovrei dirti una cosa...- continua serrando le labbra.
-Me la dirai dopo, ora andiamocene da qui. Dobbiamo cercare gli altri e capire perché ci hanno catturati- lo interrompo sentendo dei rumori poco rassicuranti.
-La tua spada?- domando poi, mentre evoco il mio Barrett.
-Non mi serve realmente- risponde con una scrollata di spalle, rivolgendomi un piccolo sorriso.
Ripercorro la strada da cui sono venuta, salendo con cautela le scale. Non mi fermo al piano in cui ero prigioniera con Lana, ma mi dirigo a quello superiore, seguita dal ragazzo. Prima di addentrarmi nel corridoio e girare l'angolo, mi fermo cercando di capire se c'è qualcuno nelle vicinanze.
-È scattato l'allarme mentre dormivi, qui non c'è nessuno. Sono tutti riuniti in una grande stanza poco più avanti- mi informa André, mentre si sposta una ciocca dei capelli dal viso.
-Come fai a saperlo?-
-Uno dei vantaggi di essere un vampiro è avere i sensi più sviluppati. Sento le voci, tutto qui.-
Gli lancio un'occhiata, che a lui non sfugge. Di conseguenza sposto l'attenzione sulle mie scarpe, trovandole improvvisamente tremendamente affascinanti.
-Allora andiamo- borbotto con le guance in fiamme.
Il corridoio che attraversiamo è decisamente più illuminato di tutti gli altri, forse perché più utilizzato dalla gente sconosciuta con cui abbiamo a che fare. Spuntiamo presto all'interno di un'enorme salone, che ricorda tanto un teatro. Ci troviamo in uno dei piani rialzati, quindi possiamo osservare attentamente le persone sotto di noi senza essere notati. La scena che si presenta ai miei occhi è raccapricciante. Legati come salsicce a dei pali ci sono i miei amici: Nick, Guren, Johanna, Lana, Nathan. Mancano all'appello solo Rin, Paul e Gabriel. Spero che almeno loro siano in salvo.
Quando con una frusta, che riconosco come l'arma della mia compagna di squadra, l'uomo che la maneggia colpisce la schiena di Nick, trattengo un grido disperato. Sento gli occhi pizzicare e le mani iniziare a tremare per la rabbia. Impugno immediatamente il mio fucile e lo punto nella sua direzione, pronta a mettere fine alla sua vita, pronta ad ucciderlo.
-Non farlo- mi ordina il francese abbassando la mia arma.
-Perché no? Dobbiamo aiutarli- sbotto continuando a non perdere di vista i movimenti del torturatore.
-Siamo in due, Naomi. Hai visto quanta gente c'è là sotto? Se ci facessimo catturare ora, faremmo la loro stessa fine ed anche se tu adesso uccidessi quell'uomo ci sarà un altro pronto a sostituirlo. Dobbiamo prima capire con chi abbiamo a che fare-
Annuisco amareggiata. Ha ragione. Non sarei di nessun aiuto in quel caso.
Deglutisco prima di utilizzare il mirino del Barrett per osservare meglio la situazione. L'uomo con la frusta, accanto ad un secondo uomo che ride diabolico, ora si concentra maggiormente su Johanna. Probabilmente hanno capito che sono i nostri caposquadra e pensano che abbiano maggiori informazioni. Informazioni di cosa però? Cosa vogliono da noi?
-Cosa dicono?- chiedo ad André che si agita sul posto di tanto in tanto.
-Vogliono sacrificarci. Sembra che abbiano stipulato un patto con i vampiri. Succede spesso quando c'è una comunità di esseri umani fuori dai vari eserciti- mi spiega rimanendo impassibile.
-Di solito c'è dietro qualche Aurum, che pretende almeno un umano a settimana in cambio della sopravvivenza del resto del gruppo. Pensaci Naomi, con tutti noi si garantiscono dieci settimane senza la morte dei loro amici e familiari.-
-Stai dicendo che hanno chiesto il nostro aiuto per usarci come esche?-
-Più o meno. Penso che la loro chiamata non fosse indirizzata solamente a noi. Più che altro speravano che qualcuno la ricevesse-
-Perché non combattono?-
-Con quali mezzi? Le armi di cui dispongono ora sono le uniche in grado di ucciderli e tra l'altro sono le nostre. Inoltre non sono addestrati e non dimenticare che un Aurum ha i propri scagnozzi alle calcagna.-
-Non avrebbero nessuna speranza...- ragiono serrando la mascella.
-Esattamente-
Un fracasso assurdo proveniente dal piano terra mi fa sobbalzare. Torno a guardare nell'obiettivo e sbianco all'istante, rendendomi conto della comparsa di tre figure a me conosciute.
-Rin!- esclamo prima di alzarmi dalla mia postazione in totale panico. Non voglio che catturino anche lei. Già vedere Guren, il mio migliore amico, in quelle condizioni non mi rende tranquilla. Se anche lei, Gabriel e Paul venissero legati e torturati, che possibilità avremmo io e André, da soli, di aiutare e liberare tutti loro? Il momento di agire è questo. Ora o mai più.
La mano del mio amico mi ferma per il braccio, stringendolo in una presa ferrea, ma delicata. Solo ora mi rendo conto della sua forza assurda e del fatto che ha sempre fatto attenzione a non farmi male. Sono certa che un suo abbraccio sarebbe in grado di spezzare tutte le ossa del corpo.
-Lasciami- gli ordino puntando i miei occhi nelle sue iridi nere.
Si alza in piedi anche lui, sovrastandomi con la sua altezza e poi mi prende in braccio, non lasciandomi neanche il tempo di protestare.
-Stringiti forte- mi dice prima di saltare.
Un urlo mi muore in gola e d'istinto mi aggrappo al suo collo, affondando il viso nel suo petto. Sento l'aria muovere i miei capelli bianchi e solleticarmi la pelle esposta, non coperta dai vestiti estivi. La caduta non dura molto, giusto qualche secondo, e sembra non essere stata notata da nessuno. Atterriamo come se fossimo una piuma leggerissima e lo spostamento di André da un posto all'altro avviene così velocemente che non riesco nemmeno a metabolizzare l'accaduto. I visi delle persone presenti nella sala mi sfrecciano vicino velocissimi, non riesco nemmeno a metterli a fuoco, ma nessuno di loro si accorge della nostra presenza.
Appena il ragazzo mi posa a terra, dietro un pilastro abbastanza grande da nascondere entrambi, devo sbattere qualche volta le palpebre per riprendermi del tutto dall'esperienza assurda a cui ho appena preso parte.
-Tutto bene?- mi chiede notando il mio sguardo fisso su di lui.
-Sì sì- balbetto arrossendo non riuscendo a smettere di guardarlo. Ora, che conosco anche questo suo aspetto tenebroso e tremendamente pericoloso, lo trovo ancora più affascinante. Non credo di essere normale, qualunque altra persona avrebbe paura di lui sapendo la sua vera natura, eppure io non riesco a provare tale emozione, non riesco proprio a vederlo come una minaccia. Mi perdo ad osservarlo per qualche secondo. I lineamenti della sua mascella squadrata sono rigidi, il viso è sporco di terra ed i capelli neri come carbone sono sporchi ed unti. Nonostante ciò però André traspare bellezza da tutti i pori. I suoi abiti, ormai sgualciti, lasciano intravedere strati della sua pelle pallida, e soprattutto evidenziano i suoi muscoli tesi. Torno ad osservarlo negli occhi, che non mi lasciano neanche per un secondo. Sa bene che l'oggetto del mio interesse è lui. Posando lo sguardo sulle sue labbra noto che sono incrostate di sangue, del mio sangue, ed improvvisamente mi assale il desiderio di baciarlo, di farlo mio, di risentire quella sensazione magica che ho provato quando mi ha morso. Lo voglio. Lo voglio tutto per me.
Mi distraggo dai mai pensieri solo quando sento la voce di Rin rimbombare nella stanza. Solo allora mi rendo conto di dove la mia mente si è spinta. Sento la mia faccia andare a fuoco e per ignorare il sorriso divertito del francese, decido di evocare di nuovo il mio Barrett. Lui sa che potere esercita su di me. Lo sa bene.
-Dovresti lasciare andare i miei amici se non vuoi morire- ordina la mia amica all'uomo con la frusta puntandogli un coltello da cucina in gola. Intanto Paul e Gabriel tengono in ostaggio il secondo uomo, che gli faceva compagnia, il quale presenta una cicatrice su un occhio. Tra i presenti nella sala, che noto solo ora essere completamente disarmati, scoppia il panico. Madri stringono a sé i figli e gli anziani si fanno forza tra loro, nonostante le lacrime che rigano il loro volto. Sono civili, sono solo civili.
-Io non credo- risponde con un sorriso quello con la cicatrice liberandosi senza difficoltà dalla presa dei due soldati.
Sfila un coltellino svizzero dalla sua scarpa sinistra e con uno scatto taglia con un movimento netto e preciso il collo di Gabriel, per poi puntarlo anche sul collo di Paul, che si pietrifica sul posto non opponendo resistenza. Il sangue di Gabriel schizza sul pavimento di pietra, arrivando addirittura sul viso della mia amica, la quale spalanca gli occhi, colta di sorpresa, e stringe la presa sull'uomo con la sua arma. Con uno strattone si riprende la frusta, non lasciando comunque il coltello.
-Lascialo o lo uccido- sibila tra i denti mentre lo fulmina con le sue iridi ghiacciate.
-Posso fare lo stesso- le ricorda l'altro sghignazzando.
Il respiro di Rin accelera, è in difficoltà. Lo capisco da come il suo sguardo saetta da una parte all'altra in cerca di una soluzione. E sono io la soluzione. Decido di intervenire, abbandonando il mio nascondiglio ed ignorando André. Sgattaiolo tra le persone, troppo spaventate per accorgersi di me, e senza fare rumore mi posiziono dietro all'uomo puntandogli il mio fucile alla tempia.
-Ed io potrei spararti all'istante- affermo.
-Anch'io- risponde per lui una donna appoggiandomi la canna di una pistola sulla testa.
Mi irrigidisco all'istante. Non sono stata abbastanza furba. Davvero pensavo che anche loro non avessero un asso nella manica? Che stupida.
-Perché non collaboriamo?- propongo allora per dare tempo ad André di agire in qualche modo.
-Credi che i tuoi compagni non ci abbiano provato?- ride l'uomo.
-Sei tu Isaac Miller?- domando.
Le mie mani iniziano a sudare dall'agitazione. Non mi trovavo sotto tiro dai tempi del mio allenamento militare.
-Che perspicacia-
-So del vostro patto con i vampiri-annuncio.
Lo vedo stringere i pugni in un primo momento, poi però scoppia a ridere, lasciandomi di stucco.
-E quindi? Come potrebbe tornarti utile?-
-Tu vuoi salvare la tua gente, io voglio salvare la mia. Noi siamo addestrati, sappiamo combattere e potremmo difendervi. Perché non arrivare ad un compromesso?-
-Farci difendere da voi? Vi abbiamo catturati senza difficoltà. Non vedo come potreste-
-Non ci aspettavamo di certo questa accoglienza- rispondo acidamente.
-Noi siamo in grado di uccidere Aes e Aurum, voi invece? Siete arrivati addirittura a dover stringere un accordo con il nemico. Tu sai bene che primo o poi, una persona a settimana, tutti loro moriranno! Tu compreso!- esclamo poi indicando i civili.
-Stai zitta!- urla la donna spingendo la pistola sulla mia nuca.
-Lasciala parlare- gli ordina Isaac in un sussurro.
Colpito ed affondato.
-Liberateci e noi dimenticheremo l'accaduto e vi aiuteremo. Possiamo ingannare il vampiro in questione ed ucciderlo. Non sa della nostra presenza, possiamo coglierlo di sorpresa.-
L'uomo con la cicatrice rimane in silenzio per un tempo che mi sembra infinito, sta pensando.
-Potrebbe ammazzarci tutti-
-Non succederà- ribatto prontamente.
Lui annuisce per poi rivolgersi alla donna.
-Liberateli e medicateli. Ci servono in forze-
E finalmente mi rilasso. Ci sono riuscita, sono riuscita a convincerlo.
Incrocio gli occhi di André in lontananza, mi scrutano fieri, sorpresi. Gli sorrido, sapendo che se la situazione fosse degenerata lui mi avrebbe difeso, sarebbe corso in mio aiuto. Vuole proteggermi nello stesso modo in cui io voglio farlo con lui. La sua espressione me lo conferma, era preoccupato, era preoccupato per me.
-Naomi- sento chiamare il mio nome.
Mi precipito verso Guren e lo libero immediatamente. Il ragazzo si accascia su di me, debole, ferito e mi ritrovo ad abbracciarlo per sorreggerlo.
-Sono qui- gli sussurro all'orecchio.
-Non ti lascio-
-Ero in ansia per te- biascica.
-Anch'io-
Non lo lascerò mai più da solo, non permetteró mai più a qualcuno di fargli del male. E mentre gli prometto tutto ciò, sono consapevole che André sta ascoltando tutto e qualcosa dentro di me scatta. Perché mi sento così sbagliata in questo momento? Perché non mi sembra più giusto stringere Guren tra le mie braccia?
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