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18

Cumnock, 4105 d.C

Sento le palpebre pesanti, non riesco ad aprire gli occhi. Un odore nauseante ed intenso invade la mie narici. Non ci metto molto a capire che si tratta di sangue. Mi costringo ad uscire dalla voragine nera che mi avvolge e solo dopo un po' riesco ad abituarmi alla luce. Mi guardo intorno freneticamente, spaventata come un animale in gabbia. Perché è questa la situazione in cui mi trovo. Sono in una cella, sola, in trappola.
-Ehi!- urlo. Nessuno mi risponde.
Mi alzo di scatto dal pavimento sporco e gelido, aggrappandomi alle sbarre di metallo.
-Tu!- esclamo richiamando l'attenzione di un uomo che stringe in mano un fucile. Assottigliando il mio sguardo mi accorgo che non è un'arma qualunque. Quello è il mio Barrett. Il mio amato Barrett.
Fisso immediatamente il mio polso spoglio, derubato dell'unica mia speranza di salvezza. Impreco ad alta voce scuotendo disperatamente le sbarre ed iniziando ad urlare dalla rabbia. Rabbia che si alimenta ancora di più quando, frugando nelle mie tasche, non trovo neanche la collanina che mi ha regalato mio fratello.
-Ridatemela!- sbotto, mentre l'uomo continua a fissarmi con i suoi piccoli occhietti gelidi.
-Ridatemela- ripeto iniziando a camminare come una pazza nella mia piccola prigione.
-Ridatemela, diamine!- grido infuriata tirando un pugno contro il muro. Sento le nocche bruciare e il polso farmi male, ma non mi importa. Nella mia testa c'è solo il viso di Aaron che mi sorride mentre mi dona il ciondolo simile al suo.

-Ne ho una simile anch'io- dice mostrandomi la sua.
-Così anche se siamo lontani i nostri cuori saranno sempre vicini-

La scena si ripete più e più volte nella mia mente, alimentando la mia rabbia, la mia sete di vendetta.
-Naomi?- mi chiede una voce incerta.
-Lana?!- esclamo sorpresa avvicinandomi di nuovo alle sbarre.
Si trova nella cella di fronte alla mia e piange come una bambina impaurita. Come ho fatto a non notarla prima?
Nonostante si tratti di lei sono felice di vedere una faccia conosciuta. Sono felice perché questo vuol dire che forse sono vivi anche tutti gli altri.
-Che ci facciamo qui?- domanda smarrita. -E dov'è il bracciale?-
Scuoto la testa non sapendo risponderle.
-Quell'uomo ha la mia arma. Se riuscissimo ad uscire da qui potremmo cercare le nostre squadre. Ho la sensazione che la richiesta d'aiuto sia stata solo una trappola, ma la domanda è perché? Noi siamo qui solo per salvarli dai vampiri... a meno che non siano già stati uccisi ed ora siamo prigionieri degli Aes se non degli Aurum...- ragiono.
Poi guardo nuovamente la figura armata poco distante da noi e mi mordo il labbro pensierosa.
-No, non è un vampiro... non capisco-
-Il fatto che non sia un vampiro è un vantaggio- si illumina immediatamente Lana, alzandosi in piedi.
-Lascia fare a me-
Annuisco e rimango ad osservarla. È bella anche sporca di polvere e sangue, niente da fare. Intanto cerco qualcosa di utile nella mia cella vuota, guardandomi intorno attentamente. Trovo solo, incastrato nella parete, un piccolo chiodo. Inizio a tirarlo fuori, con non poca difficoltà, tagliandomi le dita e i palmi delle mani. Ignoro il fastidioso dolore che si espande e nascondo il piccolo oggetto.
-Mi scusi, è possibile avere un po' d'acqua? sono assetata-
L'uomo la squadra da capo a piedi, soffermandosi sulle sue curve formose e sorridendo come un ebete. Che schifo.
-No- risponde freddo ma con uno strano sfavillio negli occhi, mentre si avvicina alla ragazza.
-Nemmeno ricevendo qualcosa in cambio?- cinguetta lei seducente mentre con una mano lo attira verso le sbarre.
Osservo la scena con un misto di disgusto ed ammirazione. Io non riuscirei mai in un'impresa del genere.
-Del tipo?- chiede l'uomo con una voce più roca e grottesca.
-Tutto quello che desideri- gli sussurra Lana all'orecchio, mentre il suo dito scende tracciando dei cerchi immaginari sul suo petto fino...
Distolgo lo sguardo imbarazzata e con il viso in fiamme,trovando improvvisamente interesse per le mie scarpe.
Un verso gutturale esce dalla bocca dell'uomo, attirando nuovamente la mia attenzione su di loro. Quando mi accorgo del ginocchio di Lana tra le sue gambe, e il sorriso della ragazza rivolto solo ed esclusivamente a me capisco il suo piano.
Lo spinge violentemente verso di me, sbatte la schiena contro le sbarre, ed io lo afferro per il collo, stringendo con forza le mie mani intorno alla sua gola. L'uomo si dimena come un pesce fuori dall'acqua, mi punta poi all'improvviso il mio stesso Barrett contro, sparando e colpendomi alla spalla. Grugnisco sofferente, ma non mollo la presa e stringo, stringo ancora di più, mentre il mio sangue cola sulla mia pelle.
-Lurida puttana!- biascica quando gli conficco il chiodo in profondità, dritto verso la laringe. Il suo sangue schizza ovunque, bagnandomi le mani di un rosso intenso. Lo lascio solo quando non lo sento più respirare. È morto.
-Ottimo lavoro!- si congratula Lana.
Mi pulisco le mani disgustata sulla maglietta ed afferro la mia arma, tornata al suo stato originale. Infilo il braccialetto al polso, non sentendomi più nuda ed esposta al pericolo, ed evoco il mio fucile.
Lo accarezzo come se fosse un bambino, felice di riaverlo con me.
Poi lo impugno mirando alla serratura. Sparo un colpo, preciso come al solito, e questa scatta facendo aprire la porta. Subito dopo mi affretto a liberare anche Lana, che mi ringrazia con un sorriso. Notiamo subito che tutte le altre celle sono vuote e dentro di me mi sento morire. Dove sono gli altri? Stanno bene?
-Trovato!- strilla la ragazza baciando il suo bracciale, dopo aver frugato nelle tasche del cadavere.
Evoca anche lei i suoi due piccoli pugnali ed indica poi una porta alla fine del corridoio.
-Andiamo?-
Annuisco avanzando come un predatore pronto all'attacco. Afferro la maniglia e spalanco la porta, pronta a sparare, pronta ad uccidere.
-Non c'è nessuno- sussurra Lana con un'espressione confusa stampata in faccia.
-Ora che facciamo?- domanda poi appoggiandosi alla parete.
-Non lo so...- rispondo abbassando il fucile.
-Dovremmo cercare gli altri- aggiungo poi.
Ci troviamo ancora nelle fogne. L'odore nauseante dell'acqua mi raggiunge da ogni parte ed i topi, che zampettano sui nostri piedi, mi fanno sussultare ogni volta.
-Credo che dovremmo dividerci- spezza il silenzio balbettando.
Annuisco pensierosa prima di voltarle le spalle.
-Io vado di qui- affermo fissando il lungo corridoio buio davanti a me.
-Allora io prendo l'altra strada-
Prima di avviarmi deglutisco e l'afferro per un braccio.
-Lana... grazie... sei stata grande prima...- ammetto in imbarazzo.
-È ciò che mi viene meglio fare. Anche tu non sei stata niente male...Cerca di non morire- dice per poi allontanarsi e sparire dietro l'angolo.
Deglutisco ed inizio a correre anch'io.
Sento il cuore che palpita violentemente nel mio petto e il mio respiro accelerato non mi aiuta a proseguire mantenendo la lucidità. Ho paura, inutile negarlo. Ho terribilmente paura. Guren, André, Rin, Nick. I loro volti mi perseguitano. Lana, Nathan, Gabriel, Paul, Johanna. Nonostante non li conosca molto bene non voglio che nessuno di loro muoia.
Ad un certo punto vedo in lontananza una piccola lucina avvicinarsi sempre di più e sento delle voci riecheggiare.
-Diamine- impreco sotto voce cercando un fretta e furia un nascondiglio. Grazie al cielo noto una piccola nicchia nella parete e non ci penso due volte prima di imbucarmi al suo interno.
-Come se la starà cavando Charlie con le prigioniere?-
-Starà bene. Le abbiamo completamente disarmate- borbotta l'altro uomo. Presto scopriranno che questo Charlie è morto e che io e Lana siamo sparite. Non va bene, abbiamo bisogno di più tempo per cercare i nostri amici.
Li vedo passare accanto a me e grazie alla lanterna che tengono in mano, riesco a studiare i loro volti. Sono umani anche loro. Allora perché ci hanno fatto questo? Non dovremmo combattere contro il nostro nemico comune?
Improvvisamente vengo distratta da un ratto che squittisce annusando la mia gamba. I suoi occhietti rossi e terrificanti mi rivelano che è affamato e quando, con i suoi dentini inizia a sgranocchiare la mia pelle, devo mordermi una mano per non mettermi ad urlare. Aspetto che la luce scompaia del tutto prima di, con le lacrime agli occhi, tirargli un calcio per farlo staccare.
Mi rimetto a camminare nella direzione in cui sono arrivati i due uomini e mi ritrovo presto ad un bivio. Guardo frustata la scala che scende nelle profondità delle fogne e quella che invece porta ad un piano superiore. Seguo il mio istinto, ignorando la scelta più razionale, e scendo ogni gradino trascinandomi la gamba sanguinante.
Mi ritrovo in un nuovo corridoio con altre celle e trovando Rin e Paul mi illumino all'istante.
-Ragazzi!- esclamo andandogli incontro.
-Naomi?- chiede la mia amica non credendo ai suoi occhi. Li libero per poi abbracciarli. Stringo forte Rin che ricambia il mio gesto.
-Guren e André? Gli altri?- domando preoccupata.
-André è lì- indica una cella poco più distante.
-Ma non è molto in forma- aggiunge evitando di guardarmi.
-In che senso?-
-Credo che lo capirai presto. È completamente impazzito-
Torno a guardare la cella in cui si trova, ma non riesco a vederlo, poi mi rivolgo di nuovo alla mia compagna di squadra.
-Rin cercate gli altri. Mi occupo io di lui- le ordino.
-Non esiste, non ti lasciamo qui-
-Non sono sola. Ora vai!-
Lei annuisce, afferrando il braccio di Paul, ed inizia a correre lontano.
Mi precipito immediatamente alla cella dove si trova André e sparando alla serratura la porta si apre.
-André!- lo chiamo appena lo vedo.
È seduto per terra, nell'angolo come un bambino in punizione. Mi da le spalle e sembra non avere nessuna intenzione di girarsi.
-André- ridico facendo un passo verso di lui.
-Non ti avvicinare!- sbotta facendomi sussultare.
-Ma cosa dici...- balbetto ignorandolo e poggiando una mano sulla sua spalla.
-Andiamocene, forza- cerco di spronarlo.
-Vattene!- urla di nuovo portandosi le mani alla testa.
-André...- sussurro.
-Cosa non capisci?! Vattene! Non ce la faccio... Naomi allontanati!- ringhia minaccioso evitando di incrociare il mio sguardo.
Mi chino accanto a lui prendendogli il viso tra le mani, ma lui si rifiuta di guardarmi, si rifiuta di mostrarmi le sue bellissime iridi nere.
-VAI VIA!- urla di nuovo spingendomi.
-Vado via solo se tu vieni con me-
Vederlo in questa condizione mi fa stare male. Cosa gli è successo?
All'improvviso spalanca gli occhi, occhi che non riconosco, occhi color del sangue.
Non mi muovo. Non riesco a farlo. Non riesco a distogliere lo sguardo, troppo incantata e spaventata da ciò a cui sto assistendo.
-Stai sanguinando?- domanda fissandomi la spalla, là dove c'è ancora conficcato il proiettile del mio stesso fucile. Ha il fiatone.
-Merda!- esclama. Con uno scatto velocissimo si allontana da me, schiacciandosi sulla parete dall'altra parte della cella.
-Naomi vai via!- si passa una mano sulla faccia. Ha paura, è spaventato da se stesso. Lo capisco dal suo atteggiamento, da come stringe i pugni e da come le sue labbra carnose tremano. È al limite.
-Non voglio farti del male...-
Lo fisso non dicendo niente. Ora capisco il suo comportamento schivo e misterioso, ora capisco che cosa stava nascondendo. La parte più razionale di me mi suggerisce di scappare, di fuggire e di correre lontano. Sarebbe la cosa più giusta da fare. André è un vampiro, l'essere che ho sempre ucciso, l'essere da cui ho cercato di sopravvivere in tutta la mia vita. È lo stesso essere che ha ucciso Taro, che ha ucciso uomini e donne da ormai anni e anni. Eppure, l'altra parte di me non vuole. Ed è questa che prende il sopravvento. Le emozioni, i sentimenti si impadroniscono della mia mente, rifiutandosi di muovere un singolo muscolo. Io so che non mi farà del male. Io so che riuscirà a calmarsi.
-Non me ne vado André- ripeto sorridendo. Un sorriso sincero che viene dritto dal mio cuore.
-Non me ne vado-
-Ma sei impazzita?! Ho fame, Naomi! Non mi nutro da giorni!!- mi grida contro con gli occhi iniettati di rabbia.
-Io... io non resisteró...-
Il suo respiro accelera improvvisamente, il suo corpo inizia a tremare ed i canini si allungano diventando delle vere e proprie zanne. Un verso strozzato gli muore in gola ed istintivamente faccio un passo indietro eppure, nonostante la porta della prigione sia ancora aperta, non scappo. Non lo lascio. André si avventa su di me, fermandosi ad un soffio dal mio viso. Mi ringhia contro, dai suoi occhi inoculati di sangue capisco che non è più in sé.
-Tranquillo- sussurro accarezzandogli una guancia e non interrompendo neanche per un istante il contatto visivo. Io so che lui, lì da qualche parte, c'è ancora.
-Sono qui- aggiungo abbracciandolo.
Lui non ricambia, rimane impassibile, senza emozioni.
-Bevi André- gli ordino deglutendo tremante, spingendogli dolcemente il suo viso verso il mio collo.
Lo stringo forte a me mentre lui addenta la mia carne, squarcia la mia pelle e beve assetato. Un gemito mi esce dalle labbra e mille brividi mi scuotono quando le sue zanne penetrano nella mia pelle. Una sensazione di dolore mista a piacere mi pervade, facendomi rabbrividire. Resto avvinghiata al suo corpo anche quando le mie gambe cedono, sempre più deboli, ed insieme cadiamo in ginocchio per terra.
Non mi reggo più in piedi, André mi sta prosciugando del tutto.
-André...- sussurro continuando ad accarezzargli i soffici capelli.
Mi sento debole e sono certa che tra poco la mia vita mi abbandonerà, ma, come se lo avesse percepito, il ragazzo si stacca guardandomi confuso ed incredulo.
-Naomi?! Che...-
Mi tocca il collo sanguinante con una mano e poi se la porta alle labbra. Sgrana gli occhi e socchiude la bocca, terrorizzato da ciò che è successo, rendendosi improvvisamente conto di aver perso il controllo, rendendosi conto di essersi nutrito di me.
-No! Naomi, no! Non lasciarmi!- grida ad un certo punto iniziando a scuotermi.
-Sono felice- gli sorrido mentre lui mi stringe tra le sue braccia muscolose. Allungo una mano verso di lui e lo accarezzo di nuovo dolcemente. Non ha nessuna colpa. Lui mi aveva avvisata. L'ho spinto io a tutto questo.
-Naomi ti fidi di me?- domanda. Posso leggere vera preoccupazione nel suo sguardo, sguardo che mi fa battere forte il cuore nel petto. Voleva proteggermi... per questo prendeva le distanze, per questo si è allontanato. Voleva proteggere me dall'oscurità che lo circonda.
Annuisco non avendo la forza di rispondere.
André si morde con i denti, ancora affilati, il polso per poi poggiarlo sulle mie labbra.
-Prendine un po'... guarirai-
Faccio come mi dice e assaggio il suo liquido rosso. È caldo... e decisamente disgustoso.
Ricordo solo una strana sensazione nelle vene prima di chiudere le palpebre e venire risucchiata all'interno di un buco nero infinito. Nero come i suoi occhi. Nero come il suo segreto.
-Io... ti proteggerò...- biascico prima di perdere del tutto la coscienza.

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