27 - Ti credo ma non vorrei
Andrea era scesa dalla cavalla e, una volta averla nascosta in modo che nessuno la vedesse, si era seduta a terra in un posto appartato tra gli alberi, come le aveva consigliato lui, pronta ad ascoltare la sua spiegazione. Solo che, a ogni parola che sentiva, era sempre più sbigottita, fino a che, prima ancora che Patrick fosse arrivato a malapena a metà del suo racconto, non riuscì più ad ascoltarlo e si alzò in piedi di scatto.
"Ma ti rendi conto di quello che vai blaterando?"
Patrick era talmente sicuro che gli avrebbe creduto che la sua reazione fu per lui come un fulmine a ciel sereno. Si alzò di scatto a sua volta e tentò di persuaderla.
"Credimi, Andrea, tuo padre ha inventato una macchina del tempo ricavandola da un frigorifero, ed è lì che il tuo corpo giace in attesa del tuo ritorno..."
"Ma come pretendi che ti creda? È una cosa assurda quello che hai detto, assolutamente ridicola!!
"È la verità, devi credermi!"
"E perché dovrei? Io non so cosa tu sia, ma chi me lo dice che non vuoi soltanto fregarmi? Sai che i miei sono benestanti e pensi di ricavarne qualcosa!"
Andrea era fuori di sé, e per Patrick non poterla toccare per convincerla era una prova troppo difficile da superare.
"Ti prego... ti scongiuro, non accantonare le mie parole come false a prescindere! Io non ti ho detto una bugia!"
"E perché dovrei crederti?"
"Perché io ti amo!" sbottò di colpo.
A queste parole Andrea si bloccò a fissarlo. Sbalordita, incredula, pietrificata. Davvero lo aveva detto? E davvero pensava che lei gli avrebbe creduto?
Si guardarono in un silenzio teso per diversi secondi, durante i quali nessuno dei due riuscì a proferire nemmeno un verso, trattenendo il respiro per paura di fare rumore. D'incanto, Andrea si mise a ridere.
Patrick si sentì precipitare, questa reazione proprio non l'aveva presa in considerazione.
"Ho capito... Tu credi che io, dato che ho solo quattordici anni, sia una bimbetta stupida che pensa solo all'amore e che se un ragazzo le dice ti amo va in un brodo di giuggiole."
"No, Andrea, è la verità... E io so che anche tu lo sei."
Patrick era disperato. Gli sembrava che la speranza cullata fino a poco prima gli stesse scivolando dalle mani come sabbia del mare che passa tra le dita.
"Ma basta, basta!" Sbraitò Andrea, innervosita. "Non voglio più sentirti, non mi va più che offendi la mia intelligenza! Vattene!" Urlò infine, prima di voltarsi e allontanarsi irritata.
Patrick la osservò finché non scomparve oltre gli alberi senza tentare di fermarla, finché non si decise a togliere le tende. Eppure, nonostante la delusione provata, la reazione di Andrea era esattamente quella che avrebbe dovuto aspettarsi da lei. Neanche nell'adolescenza si faceva mettere i piedi in testa da nessuno. Questo in qualche modo gli fece credere che prima o poi avrebbe compreso la realtà dei fatti... sperando che non succedesse troppo tardi.
☣
Con un diavolo per capello, Andrea rimontò in sella e si allontanò il più in fretta possibile. Ma chi credeva di essere quel cretino? E stupida lei che aveva anche perso tempo ad ascoltarlo...
Eppure, più ripensava alle assurdità che le aveva detto e meno le considerava delle assurdità. Era insensato, tremendamente stupido e ridicolo, eppure a sangue freddo la spiegazione che le aveva dato aveva soddisfatto la sua curiosità e calmato quella sensazione di inadeguatezza che avvertiva da alcuni giorni. Si chiese se fosse tornata indietro se lo avesse trovato sempre lì. Non riusciva a spiegarsi perché, nonostante tutte le assurdità che le aveva raccontato e la dichiarazione d'amore alla quale non poteva assolutamente credere, si era sentita a suo agio con lui. Il cuore faceva letteralmente a pugni con la testa.
Forse stava impazzendo. In fondo aveva sentito voci che riguardavano delle malattie mentali dalla famiglia di sua madre, anche se da quanto aveva capito erano dei suoi antenati lontani.
Non seppe più che fare, decise di riportare la cavalla alla stalla e riposarsi aspettando l'ora di andarsene, la voglia di cavalcare le era passata del tutto. Portando la cavalla al passo, percorse la strada che la separava dalla stalla, passando davanti alla finestra degli uffici del padre di Kevin dove quest'ultimo, in compagnia proprio di suo padre, era intento in una conversazione che la riguardava indirettamente. Sentì il suo nome chiaro e forte, subito seguito da quello della sorella. Suo padre stava parlando di loro con Bruce e la cosa la incuriosì. Silenziosamente scese da cavallo e si avvicinò alla finestra aperta, assicurando la cavalla ad un palo. China per non farsi vedere e appoggiata al muro sotto la finestra riusciva a sentire in modo chiaro i due uomini parlare, anche se non poteva vederli.
"Da quanto posso capire non ti ho rivelato niente che tu già non sapessi." Suo padre parlò con un tono ironico.
"No, me ne aveva già parlato." La risposta dell'amico fu decisamente scherzosa.
"E quando avevi intenzione di dirmelo?"
"Ma dai, sono ragazzini, da quanto tempo andrà avanti questa storia? Una, due settimane?"
"Ok, sono ancora giovani e sicuramente non è niente di serio, ma le mie figlie sono ragazze a modo, non mi va che possano pensare che se io conosco questa situazione faccio finta di non conoscerla perché non la reputo importante."
"Insomma, in altre parole, non vuoi far fare loro le normali esperienze della loro età." Bruce ridacchiò.
Ad Andrea parve che stesse sorridendo mentre pronunciava queste parole, mentre suo padre era molto più serio.
"Non dire scemenze! È logico che anche loro debbano fare le loro esperienze, ma Annabelle ha solo quattordici anni, mentre il tuo Kevin quasi diciannove."
A queste parole Bruce scoppio a ridere. "Posso assicurarti che anche il mio Kevin è un bravo ragazzo, non è un tipo che ama flirtare con ogni bella ragazza che incontra." Dopo alcuni secondi di silenzio Bruce ribattè: "C'è qualcosa che potrebbe farti sentire più a tuo agio?"
"Bruce, lo sai che io mi fido di te e delle tue parole, ci conosciamo da diversi anni e ormai credo di sapere quando mi racconti frottole, ma vedere di persona come si comporta il tuo Kevin con la mia Annabelle credo che sarebbe l'unica cosa che potrebbe rassicurarmi."
"Ho capito." Bruce sospirò. "Ho sentito parlare di una gita da una delle tue figlie i primi giorni che siete venuti. O sbaglio?"
"No... credo che sia stata la mia Andrea a esprimere per prima il desiderio di una gita del genere. Perché?"
"Beh... il prossimo fine settimana potremmo fare questa benedetta gita tutti insieme. Ho giusto due giumente abbastanza docili adatte per te e Regina. Ci divertiremo."
Al suono di queste parole Andrea si illuminò, una gioia elettrizzante la investì e di colpo ogni altra preoccupazione era sparita dalla sua mente. Senza attendere la risposta di suo padre si alzò e si allontanò per riprendere la cavalla, senza più badare se dall'interno dell'ufficio potessero vederla o no. Salì in groppa e velocemente si diresse dove sapeva di trovare sua sorella.
La trovò proprio dove pensava: nel recinto più interno, a esercitarsi a un semplice percorso a ostacoli. Un istruttore la seguiva da lontano, aiutandola sulla postura da mantenere e incoraggiandola prima di ogni salto. Aspettò con pazienza che finisse il giro.
Scese dalla cavalla e la legò al recinto, attese che Annablle le si avvicinasse e le sorrise:
"Indovina un po'!" Aveva uno stupido sorriso in faccia.
Annabelle la guardò in cagnesco e non rispose, accettando dall'istruttore un panno per asciugarsi il sudore dalla fronte. Ignorando il suo cipiglio, Andrea continuò, entusiasta.
"Vabbè, non vuoi indovinare ma te lo dico lo stesso. Papà e il suo amico Bruce hanno deciso di fare una gita a cavallo il prossimo fine settimana. Andremo tutti insieme, compreso il tuo Kevin."
Al suono di questo nome Annabelle la guardò di scatto. "Chi te l'ha detto?"
"Ahm... li ho sentiti mentre ne parlavano."
"Hai origliato una conversazione?"
"No!" rispose Andrea, colpevole. Annabelle la guardò male. "Sì..." si corresse abbassando lo sguardo.
Annabelle scosse la testa, esasperata. "Scommetto che hai smesso di ascoltarli prima che la conversazione terminasse e te ne sei andata, vero? Tanto non ti conosco."
"E cosa vorresti dire?"
"Che forse poi hanno deciso di non farne di niente e tu ti metti e mi metti strane idee in testa. Tranquilla che raccontare stupidaggini non ti farà perdonare da me."
"Non me lo sono inventato, è vero! E sono certa che ci andremo!"
Annabelle ripose la spugna al suo posto, con un gesto liquidò la sorella, stanca di sentire i suoi vaneggiamenti, e riprese il suo allenamento.
Quella sera, tornando a casa, Adam non disse niente riguardo a questa gita che aveva sentito Andrea, e ciò confermò in Annabelle i sospetti che Andrea si fosse inventata tutto. Continuò a ignorarla, ma nessuna delle due si degnò di fare domande al loro padre.
Contrariata per il comportamento della sorella, Andrea decise che non le avrebbe parlato più nemmeno lei. Che si arrangiasse! Non lo aveva fatto a posta a rivelare a suo padre la sua piccola liason con Kevin, era stato un incidente. In fondo lei l'aveva fatta arrabbiare, quindi era colpa sua.
Senza degnarsi di una parola, le due sorelle si misero a letto e non si diedero nemmeno la buonanotte, ognuna convinta di essere nel giusto.
Andrea si voltò dando le spalle alla sorella e fortunatamente riuscì a non farsi sfuggire un ansito di sorpresa quando vide Patrick nella sua stanza che la guardava con un'espressione afflitta.
"Buona notte, Andrea." Sussurrò, e subito scomparve.
E adesso cosa significava questa visita improvvisa? Aveva dimenticato quello che le aveva detto per via dell'alterco con la sorella, e adesso si ritrovò nuovamente a riconsiderare tutte le sue parole col cuore in tumulto. Maledetto!
Cercò di non pensarci e spense la luce dell'abat-jour, chiuse gli occhi. Non ci mise molto ad addormentarsi, ma non fu affatto una notte riposante per lei. Continuò a sognare immagini di una versione di sé stessa più grande atta a vistare pazienti come un medico in tutto e per tutto, e ancora, altre immagini le si affollavano nella mente, di lei e Patrick, abbracciati in atteggiamenti molto intimi, mentre si scambiavano dichiarazioni d'amore o effusioni a lei del tutto sconosciute... o quasi.
Di colpo si svegliò con il cuore che le martellava nel petto e il fiato corto. Cosa le stava succedendo?
☣☣☣
In silenzio arrivò anche il fine settimana, e la mattina di sabato, appena le due si alzarono dal loro letto senza ovviamente parlarsi in alcun modo, il giovane Adam piombò nella loro stanza con uno strano sorriso sul suo viso.
"Ragazze, siete pronte per partire?"
Lo chiese come se le due sapessero a cosa si stesse riferendo.
Le sue figlie lo guardarono sorprese. "Pronte per cosa?" Chiesero in coro.
"Per una gita a cavallo! Vi va l'idea?"
Per la prima volta da alcuni giorni Annabelle e Andrea si guardarono, confuse. "Stai dicendo sul serio?" Annabelle era esterrefatta.
"Beh, io e vostra madre volevamo farvi una sorpresa, a quanto pare ci siamo riusciti! Forza, vestitevi e preparatevi per passare una notte in tenda e fare un bel giro a cavallo. Abbiamo già preparato tutto l'occorrente a vostra insaputa... eravate così impegnate a tenervi il broncio che non vi siete accorte di niente."
Ridacchiò e uscì dalla stanza chiudendosi la porta alle spalle.
Andrea e Annabelle si guardarono stupefatte e si sorrisero, eccitate, i loro dissapori furono nuovamente dimenticati.
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