Serata in compagnia
Ogni giorno Ginevra puliva per bene le ferite, che ancora le segnavano il viso, qualche sera si presentava anche Madame, per assicurarsi stesse bene e tenerle un po' di compagnia.
«Sono desolata per non essere la migliore delle padrone di casa, dovrei trascorrere molto più tempo con voi, ma le mie attività assorbono gran parte delle giornate. Ma so che Selene sta facendo del suo meglio per rappresentarmi» la voce vellutata di Madame era così gradevole da ascoltare, Ginevra avrebbe voluto non smettesse di parlare.
«Siete una donna impegnata, si vede, non preoccupatevi per me. Sono grande abbastanza da poter badare a me stessa e Selene ha saputo fare le vostre veci»
Madame sorrise teneramente, la giovane davanti a sé sembrava così innocente, però c'era qualcosa nei suoi occhi: paura, dolore e solitudine. Ginevra aveva dovuto maturare in fretta, imparare a sopravvivere al veleno delle serpi con cui viveva, con gli anni era stata in grado di occultare tutto con una maschera di sicurezza e insofferenza.
«E Lorenzo è molto buono con me» nel pronunciare quel nome qualcosa in lei si illuminò; quel nome, Lorenzo, la faceva sentire protetta, anche se non era ancora tanto brava a nascondere questo segreto.
«Lui è speciale» aggiunse Madame «È una persona che ha saputo superare i suoi ostacoli con un sorriso» continuò l'affascinante donna.
«Ha rischiato la sua vita per una estranea. Per me» un gesto che non avrebbe scordato, nemmeno volendo «Gliene sarò eternamente grata» la voce di Ginevra tremò un po', non poté nasconderlo, e Madame le prese le mani tra le proprie.
«La vita può essere molto dura e dolorosa, ma senza sofferenza non c'è felicità. Bisogna imparare a trasformare le nostre pene in gioia e tu ne sei capace, lo vedo» entrambe si guardarono e Ginevra sentì un'insolita mancanza, che pensava di aver seppellito anni fa: l'assenza di una madre. Sua madre.
Ginevra era cresciuta sola, non aveva avuto nemmeno una balia che si prendesse cura di lei, solo una educatrice dall'aspetto arcigno che non faceva altro che punirla con bacchettate sulle mani. Nessuno si era mai permesso di mostrarle quel tipo di affetto e questa era una ferita sempre aperta.
Bussarono alla porta e Madame andò ad aprire, trovandosi davanti Selene e Lorenzo, quest'ultimo restò al suo posto per non infastidire Ginevra, lei si sporse quel tanto che bastava per vedere chi era e incrociò lo sguardo di lui. Lei si sentiva molto in colpa per il modo in cui allontanava Lorenzo, l'aveva salvata eppure c'era qualcosa dentro di lei che la bloccava, il trauma di quella notte l'aveva spaventata tanto, la sola idea la disgustava, persino; vide il giovane dagli occhi zaffiro chinare il capo e congedarsi, poco dopo anche Selene si ritirò e restarono nuovamente da sole, Madame e Ginevra.
«Erano venuti a vedere come stavate, hanno visto che c'ero io e hanno preferito lasciarci chiacchierare»
Ginevra annuì e sospirò, sapeva cosa doveva fare ma non riusciva a iniziare, la sua corazza era diventata così forte da bloccare anche lei, doveva liberarsene altrimenti si sarebbe oppressa, si sarebbe autodistrutta.
«Madame, devo dirvi una cosa» strinse la stoffa dell'abito così forte da sentire male alle dita.
«Vi ascolto, Ginevra» disse la donna, con una delicatezza tale da alleggerire un po' le parole che la giovane si preparava a pronunciare.
Il discorso non fu molto lungo, però ogni cosa detta servì a rimuovere una parte dell'armatura che Ginevra indossava come una seconda pelle, per troppo tempo aveva taciuto lo strazio subìto e si sentiva soffocare, non sapeva quasi più chi era.
Quel silenzio non la stava guarendo, bensì consumando, Ginevra credeva che agendo in questo modo avrebbe impedito a chiunque di farle del male, sarebbe stata lei ad avere il controllo, invece aveva comunque permesso a quei vili di dilaniarla.
Madame ascoltò ogni parola tremante, ogni respiro spezzato e ogni lacrima versata, il tormento della giovane era grande, la stava stringendo al punto da privarla di vivere; c'era ancora molta strada da fare, ma capire che lasciarsi andare era una liberazione, col tempo, avrebbe portato Ginevra a realizzare che bisognava buttare via l'oscurità per fare spazio alla serenità.
«Riposatevi. Domani, dopo colazione, parleremo dei vostri genitori» detto ciò, Madame si congedò e lasciò Ginevra abbandonarsi al sonno.
La giovane era comodamente seduta su una sedia a dondolo, posta davanti alle portefinestre, in grembo teneva un libro dalla copertina elegante, le poesie al suo interno avevano le parole più dolci che lei avesse mai letto.
"Un uomo è davvero capace di provare un amore così grande per una donna?" pensò Ginevra riflettendo sulle parole appena lette; dovevano essere le tre di notte e lei aveva dormito profondamente per almeno sette ore, forse otto, aveva dimenticato da quanto tempo non dormiva così tante ore di fila.
Bussarono alla porta e Ginevra chiuse il libro di scatto.
«Sono Selene» la voce arrivò ovattata.
Ginevra prese un respiro profondo, sfregò i palmi contro l'abito setoso che indossava e aprì la porta, Selene guardò per alcuni secondi la giovane davanti a sé, poi entrò.
«Come state?» domandò freddamente, sembrava lo avesse chiesto per riflesso e che in verità non le importasse nulla.
«Meglio. Grazie» il tono di Ginevra non lasciò trapelare nulla se non cordialità.
«Pensavo aveste bisogno di compagnia, volevo proporvi di passeggiare» Selene aveva notato il lume alla finestra, pensò allora che fosse una nottata insonne anche per la nuova ospite «Magari vi faccio vedere il Giardino d'Inverno» la giovane donna si fece più vicina, Ginevra si immobilizzò e trattenne il respiro, avrebbe voluto dirle che era riposata e desiderava stare da sola, ma non lo fece, invece restò in silenzio.
«So che non dormite molto. So che i vostri pensieri sono i vostri torturatori» intanto Selene iniziò a camminare attorno a Ginevra, come un cacciatore con la preda «So che i vostri incubi sono belve che vi dilaniano nel profondo. Invece di restare qui, sola, vi propongo un'alternativa, per iniziare a curare la vostra mente».
Ginevra riuscì a mala pena a deglutire, la disinvoltura con cui Selene le si rivolse la lasciò smarrita. Poi però le parve di comprendere qualcosa: tra simili ci si capiva.
«Conoscete molto bene il tormento di cui parlate» mormorò Ginevra
«Non siete l'unica fanciulla che ha dovuto patire certe sofferenze» replicò Selene alle sue spalle.
Ginevra non capì bene cosa Selene volesse intendere con quell'espressione, ma insistere le parve villano.
«Non volevo essere sgarbata» aggiunse l'affascinante giovane donna, come se avesse letto nel pensiero di Ginevra «Volevo solamente dire che ognuno ha i suoi demoni e gestirli non è facile, ma l'esperienza insegna» Selene mosse ancora qualche passo, in modo da trovarsi faccia a faccia con la sua interlocutrice, entrambe si guardarono negli occhi, per una frazione di secondo parve che il tempo si fosse congelato, poi Ginevra prese il mantello blu notte di cotone e uscirono dall'alloggio; quando Madame se n'era andata si era coricata con gli abiti del giorno, in quel momento tornò utile trovarsi pronta, la gonna era un po' sgualcita ma andava a passeggio, non a un ballo.
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NdA
Ciao a te che leggi 🥰
Buon settembre e buon rientro dalle vacanze ☺️
Dopo una lunga pausa, ecco questo nuovo capitolo, ammetto che sto un pochino improvvisando 😅 questo perché ci sono molti capitoli che ora come ora non c'entrano molto, nemmeno a modificarli vanno bene 👉🏻👈🏻 per cui cerco di rendere la storia anche un minimo credibile rispetto a prima.
Detto ciò, ti saluto e spero di rivederti nel prossimo capitolo 😌
As 💫
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