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Nessun incontro

La nascita di un nuovo giorno si affacciava nella camera da letto della giovane, che si stiracchiò con grazia felina, si sentì il fruscio delle lenzuola sotto quel corpo bramato da molti e che in tanti avevano fatto proprio nei pensieri più segreti, più inconfessabili.
La porta si aprì ed entrò una domestica.
«Signorina Ginevra, il vostro bagno sarà pronto a breve».
La giovane mugolò e dopo alcuni secondi sospirò, si rigirò ancora un po' nel letto e alla fine si mise a sedere.
«Vedrete, oggi sarete più bella del solito» continuò dicendo la domestica, tra la camera da letto e la stanza da bagno.
La fanciulla non replicò, poggiò i piedi a terra e iniziò una nuova giornata, rassegnandosi già al vuoto di sempre.
Dopo il bagno si fece vestire e scese per la colazione.
Nella sala da pranzo c'era già quell'uomo seduto come sempre a capotavola, che non solo voleva controllarla ma in giro andava dicendo di essere suo zio, lei lo salutò e prese posto.
Appariva un giorno qualunque, anche se qualsiasi altra ragazza nei suoi panni sarebbe stata elettrizzata all'idea di conoscere il futuro consorte, ma all'interessata invece non importava; molte giovani della sua età erano maritate, persino madri, quindi perché mai lei avrebbe dovuto far eccezione?
"Perché dovrei esaltarmi per qualcosa che capita a tutte? Non è una novità, non vedo il motivo di tanta euforia".
L'ora dell'incontro si avvicinava e lei si chiuse in biblioteca, da lì avrebbe saputo quando il suo promesso sarebbe arrivato, lo aveva visto solo una volta in vita sua e per di più quando erano bambini; certo poteva scappare, però quell'uomo, che diceva essere suo zio, la ritrovava. Sempre.
Si sentì il rumore di zoccoli e dalla carrozza uscì un giovane uomo distinto e di bell'aspetto, capelli pettinati all'indietro, abito impeccabile, sorriso smagliante e modi troppo educati.
La giovane si scostò dal finestrone, i tendaggi la nascondevano, e andò in camera sua.
Il padrone di casa lanciò un'occhiata ad una domestica, che chinò il capo e si congedò silenziosamente.
Doveva essere tutto perfetto quel giorno, il Compratore si assicurava che la Merce da acquistare fosse buona.
Quando bussarono alla porta della fanciulla, lei fece scorrere sotto ad essa una busta bianca indirizzata ai gentiluomini in salotto.
La giovane era consapevole del fatto che ci sarebbero state delle conseguenze per quel suo comportamento, ma non le importava più.
"Quando agonizzi aspetti solo il colpo di grazia per poterti sentire, finalmente, libero".
Tirò i tendaggi, quelli pesanti e scuri, cosicché una notte artificiale calasse su quella stanza, si stese sul letto e fissò il vuoto, tempo fa avrebbe versato lacrime fino a sentire gli occhi bruciare, ora non c'erano più nemmeno quelle.
La fanciulla non era uscita dalla sua stanza per nessuna ragione, l'ospite, nonostante l'assenza di colei che avrebbe dovuto incontrare, restò fino a tardo pomeriggio e quando finalmente si congedò, nell'intero Palazzo tornò a regnare il silenzio: il momento della resa dei conti giunse.
La serratura schioccò, la porta si aprì e l'uomo entrò, con passo fermo e deciso andò verso il letto, trovando la giovane immobile come una bambola, la prese per le spalle e cominciò a scuoterla, lei non reagiva, gli occhi fissi nel nulla assoluto, era come morta; l'uomo ordinò a una delle domestiche di chiamare il medico, domandandosi silenziosamente cosa l'aveva portata a quello stato catatonico. Godeva di buona salute da sempre.
Il dottore la visitò, era sana, anche se le pupille l'avevano in qualche modo tradita.
«Ha assunto una sostanza, di quelle leggere» sentenziò
«Mia nipote non ha mai fatto uso di quelle cose in vita sua, voi lo sapete meglio di me»
«Naturalmente, ma ogni tanto capita che i giovani della sua età vogliano trasgredire, o chiudere con la realtà per un po', facendo uso di queste "pastiglie". L'importante è non far sì che diventi una dipendenza e so che non sarà questo il caso» il medico chiuse la valigetta «Fate in modo che non resti troppo da sola, tenetela impegnata, solitamente i giovani tendono ad assumere queste sostanze anche per noia» ci fu un breve momento di silenzio «Abbiate cura di lei».
Lo zio della giovane annuì confuso.
«Entro domani tornerà la fanciulla di sempre».
I due signori uscirono dalla stanza per lasciarla riposare.
"Nipote, certo. Preferirei morire sbranata da un branco di leoni, piuttosto che avere il mio sangue contaminato dal suo!"
Lei era nel dormiveglia e aveva sentito tutto.

"Il tempo non si ferma, continua a scorrere anche quando soffri, d'altra parte se così non fosse come potrebbe essere la medicina alle pene?
A me invece serve da anestetico, da anni vado in giro con queste frecce conficcate in corpo e da ogni ferita sgorgava un sogno, che abbeverava quelle belve. Ma ora non più, quei sudici hanno banchettato a sufficienza e rubato senza alcuno scrupolo tutto ciò che hanno potuto di me".
Erano trascorsi una decina di giorni da quando, con un piccolo aiuto, Ginevra aveva assaggiato un briciolo di vita, perché abbandonarsi a quel vortice di sensazioni e pensieri senza alcuna forma si era sentita un minimo viva, chiudendo almeno per un po' con quella realtà abominevole, che le aveva succhiato ogni voglia di vivere.
La sua stanza fu setacciata da cima a fondo, per vedere se si trovava anche la più piccola traccia di qualche sostanza (Oblio e Illusione, come venivano anche chiamate quelle droghe), però la ricerca non portò a nulla.
La scusa del raffreddore, che l'uomo inventò per giustificare l'assenza di Ginevra dai salotti della città, resse e non poteva essere altrimenti, dato che agli occhi degli altri la sua reputazione era perfetta, anche se le malelingue non mancarono, ma alla fine i vari pettegolezzi che si crearono intorno all'assenza della giovane restarono, appunto, solo quello: dicerie.
«Oggi verrà il conte, vedi di farti trovare pronta o sarà peggio per te» la minacciò lo zio.
La giovane non obiettò, contrasse la mascella e si sforzò di sorridere.
Passarono all'incirca un paio d'ore quando arrivò un messaggio dove si comunicava che, purtroppo il conte aveva avuto un imprevisto e, oltre a scusarsi, chiedeva gentilmente di spostare la data dell'incontro.
Lo zio mandò una domestica per comunicare il cambio di programma a colei che chiamava nipote.
Ginevra tirò un sospiro di sollievo e nella sua mente iniziò ad insinuarsi un pensiero attraente quanto pericoloso: non sarebbe stata la prima volta a tentare una fuga, ma sentiva che quello era il momento giusto. Così Ginebra pensò a un piano per andarsene via, proprio quella notte.



NdA:
Ciao e grazie per essere arrivata/o fin qui ☺️🙏🏻 So che in questo capitolo non succede granché, la mia idea è quella di descrivere un po' la vita della protagonista, prima di far accadere qualcosa.
Spero che il capitolo ti sia piaciuto e, se lo vorrai, ci leggiamo nel prossimo.
As 💫

P.S. chiedo scusa per eventuali errori, purtroppo mi sfuggono sempre 🥺

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