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Capitolo 3

Mancava sempre meno tempo all'appuntamento, nonostante (t/n) non lo considerasse come tale, ma piuttosto una semplice serata tra amici. Questa convinzione la rendeva meno ansiosa. Amane, invece, tentava di nascondere vanamente il suo imbarazzo, che non passava inosservato agli occhi della ragazza.

Quando suonò la sveglia quel giorno, ormai la tanto attesa uscita era arrivata.
Era già la quinta volta, con immenso dispiacere di (t/n), che il suono della sveglia svolgeva il suo compito, interrompendo il sonno della (c/c).

"Ho dormito troppo!" constatò (t/n), conscia di doversi preparare più velocemente del solito, senza doversi preoccupare di trucco e vestiario; non aveva neanche avuto il tempo di finire di bere il caffè, che già si ritrovava con la borsa tra le mani, sulla soglia di casa. Salutò Yuki, ancora assonnato, per poi dirigersi il più in fretta possibile verso l'università, sperando di non tardare.

Una volta arrivata all'istituto, cercando di raggiungere la sua aula, non si rese conto prima di entrarvici, di trovarsi in quella sbagliata.
Notando gli occhi degli studenti puntati su di sé, ed in particolare quelli del professore, a causa della sua interruzione, lasciò immediatamente l'aula, scusandosi a bassa voce, per poi dirigersi verso quella corretta, dove Amane aspettava il suo arrivo.
Una volta raggiunto l'amico, si sedette al posto da lui trattenuto. Dato che la lezione non era ancora cominciata, poté salutarlo con calma. Amane non perse tempo e immediatamente rimproverò il suo aspetto esausto, scherzando. Che stesse troppo sveglia la notte, intenta a leggere e studiare per saziare una curiosità apparentemente infinita?
A causa della sua natura timida, però, erano rare le volte in cui interveniva durante i corsi, preferendo trovare una risposta ai propri dubbi da sé. Il corso di letteratura terminò in fretta.

Era durante il secondo corso della mattinata che (t/n) ebbe la possibilità di rivedere quel ragazzo misterioso, che sembrava essersi volatilizzato durante gli ultimi giorni. Era scomparso all'improvviso, alcuni vociferavano di un incidente che aveva coinvolto uno studente frequentante la loro università. Quelle voci e l'assenza del corvino erano bastati a preoccuparla, benché non fosse un suo conoscente, né tanto meno un amico. Alla vista del corvino scoprì che le voci fossero vere. La (c/c) però si lasciò sfuggire un sospiro di sollievo, nel vederlo prendere posto in uno dei seggi liberi accanto al suo. Nonostante la benda che portava sull'occhio l'avesse allarmata, il fatto che si trovasse lì fu abbastanza perché le sue labbra si incurvarono leggermente in un sorriso. Si sentiva felice per vederlo star bene nonostante fosse lui il ragazzo dell'incidente.
Amane non impiegò molto tempo prima di notare quel sorriso seminascosto e non indirizzato a lui, accompagnato da una lieve sfumatura rossa che le tingeva le gote. Era stata la presenza di quel ragazzo a causarle quella reazione.

"Conosci quel ragazzo?" domandò Amane, apparentemente tranquillo, cercando di non mostrare il suo dubbio.

"Non ho idea di chi sia." rispose la (c/c) sorpresa dalla domanda appena ricevuta.

Dopo quanto pronunciato dalla giovane, non si scambiarono più parole per tutto il corso della lezione.
(T/n) non comprese il perché del distacco dell'amico, e proprio questa incomprensione la rese triste. Per quanto si sforzasse, non riusciva a trovare una motivazione che giustificasse quell'atteggiamento, complice anche il suo essere solamente interessata dal corvino.

Fu al termine della lezione che trovò un nome a quel sentimento che aveva provato dal suo primo incontro con quel ragazzo di cui non conosceva nulla.
Era bastato un contatto. Il calore di due mani che si sfiorano, benché le mani del ragazzo fossero insolitamente fredde. Solo più tardi si chiese se fosse malato. Se i suoi occhi fossero così spenti a causa di quell'incidente di cui tanti parlavano ma di cui nessuno in realtà avrebbe saputo fornire dei dettagli.

Ritrasse la mano. Non era certa che il ragazzo si fosse accorto dell'effetto causatele. Sembrava lontano, immerso in un mondo che lei non sarebbe stata in grado di raggiungere. Non credeva di aver mai visto degli occhi così vacui, disillusi. Occhi così diversi da quelli del ragazzo che aveva intravisto quella sera, più spensierato ed intento a scherzare con un amico.

Era stato necessario solo un istante, affinché il suo corpo venisse pervaso da un brivido.
La realtà che la circondava appariva distorta, ovattata. L'unico suono che udiva era il battito incessante del suo cuore. Rimbombava nelle orecchie, in ogni singola fibra del suo corpo.

Era spaventata. Non capiva perché avesse reagito il quel modo. Si trattava di un'emozione sconosciuta e, a suo parere, infondata. Però sapeva bene quale fosse il nome di quel fenomeno.

Alcuni lo avrebbero chiamato "amore". Lei no. Trovava "infatuazione" molto più adatto. "Attrazione", forse.

Il ragazzo si scusò, per poi sparire, confondendosi tra la massa di studenti che lasciavano l'aula. Sarebbe rimasta volentieri immobile, tentando di elaborare più profondamente quando accaduto, ma non poté concedersi questa libertà in quanto Amane l'aveva già preceduta, diretto al bar dell'università con l'obiettivo di ordinare dei caffè.

Non avrebbe saputo raccontare ciò di cui parlò con Amane quella mattina, se non qualche parola ascoltata per caso. La sua mente continuava a vagare in direzione di quel personaggio così particolare. Non si rese neanche conto di quando Amane si congedò, con la scusa di prepararsi per la serata.
Riuscì a pensare a un solo luogo che potesse accoglierla, in attesa della serata. Forse avrebbe dovuto trascorrere quel tempo seguendo l'esempio di Amane, magari telefonando a qualche amica per qualche consiglio. La sua amica più fedele però sarebbe stata proprio quell'edificio familiare.
Qualche ora in biblioteca sarebbe stato abbastanza affinché potesse riordinare quelle emozioni e quei pensieri che non avrebbe potuto giustificare in nessun altro luogo.

Ciò che non sapeva era che anche quel ragazzo dai capelli corvini e gli occhi grigi come il cielo di quel pomeriggio nuvoloso aveva lo stesso piano.

Osservò quel cielo, che ormai riusciva solo a paragonare a quello sguardo colore del fumo.

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