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5. BUONANOTTE, BAMBINA

«Il tuo hamburger con patatine e doppia dose di senape.» Poso il vassoio sul tavolo del moro e mi volto per andarmene. Non posso non aver notato il suo scatto improvviso nel chiudere il taccuino.

Cosa hai, Blake, un diario segreto?

«Non ci hai sputato dentro, vero?» Mi rivolge tutta la sua arroganza.

«Perché dovrei averlo fatto?» Squittisco, tornando sui miei passi.

«Per farmela pagare, forse...»

«Per?»

«Per essere così irraggiungibile che ti sto sulle palle!»

«No. Non l'ho fatto, però se mi ridai il piatto ci sputo qui davanti alla tua faccia!»

Le casse ai lati del bar emettono un paio di fischi acuti e subito dopo parte One degli U2.

Blake afferra le posate e affonda la forchetta sulla carne. I miei occhi cadono su quel gesto; ha delle dita affusolate che rendono le sue mani eleganti, se non fosse per le unghie corte e le pellicine che gli fanno sangue, proprio come le mie, che istintivamente porto dietro la schiena.

Ti mangi le unghie, Blake. Ti divori anche tu l'anima come faccio io? Per quale motivo lo fai, se la tua vita è maledettamente perfetta?

Risalgo sul suo volto e, per un attimo, accompagnati dalla voce di Bono i nostri occhi restano connessi; i miei esageratamente terreni e induriti, i suoi sembrano nuotare nell'oceano per tenersi a galla. Nella profondità degli abissi vedo quell'oscurità misteriosa che li attraversa.

Perché è perfetta la tua vita, non è vero, Blake?

«Vedo che state facendo amicizia!» Oliver arriva da dietro e si piazza a sedere accanto all'amico, rubandogli una manciata di patatine.

«E tu da dove spunti fuori?»

«Ero sul retro. Orlando aveva invertito i cavi dello stereo...» Il suo sguardo color dell'autunno si sofferma sui miei gesti impacciati. Non so se restare in questa futile conversazione o tornarmene dietro le quinte.

«Ehi, Bianca? Tutto okay?»

«Va tutto bene, tranquillo...»

«Sicura?»

«Sicura.»

Blake tossisce e richiama le nostre attenzioni su di sé. «Questo hamburger è ottimo!» dice con la bocca piena. «Sei davvero certa di non averci sputato dentro?»

Oliver aggrotta la fronte: «Che stai dicendo?»

Blake continua a masticare senza un briciolo di compostezza. «Oh, niente, sciocchezze tra cliente e cameriera...»

Alzo gli occhi al cielo, convincendo le mie guance a non tingersi ancora. La prossima volta gli ci sputo davvero, così la pianta di fare il simpatico!

In un secondo, il tavolo si riempie, arrivano anche Carl e Sierra. Quest'ultima mi butta le braccia al collo, sorpresa di vedermi nelle vesti di cameriera. «Sai cosa portarci, Bombe per tutti, mettile pure sul mio conto!»

Carl ha sempre le cuffiette appese al collo. Il suo sguardo dietro gli occhiali dalla montatura scura è rivolto al tavolo dei ragazzi del surf. La riccia adesso è seduta sulle ginocchia del tizio rasato e gli sta lisciando il petto.

Attendo che il barman prepari i cocktail. Terry posa il gomito sul bancone e vi appoggia sopra la fronte. «Scommetto che ti stai facendo una cultura sugli One Direction, White

La guardo, confusa, l'ultima cosa di cui ho voglia è intraprendere una conversazione con lei.

«Harry Styles che si lava i denti, che va al cesso, che mangia, beve, fuma. Sidonia aveva la fissa per quel cantante insignificante e i Carter scommetto che ti hanno piazzato proprio nella sua stanza!»

«Conosci molto bene la famiglia Carter» constato.

«Conosco Oliver da quando aveva i dentini da latte!» Si fissa sul ragazzo, che sta rubando ancora patatine dal piatto di Blake, mentre quest'ultimo gli picchietta sulle mani per scacciarlo. Sono buffi, sembrano due ragazzini, mi fanno quasi sorridere. «Aveva dei giochi bellissimi da bambino e non ne era geloso, io potevo usare tutto quello che volevo» continua Terry. «I suoi giochi erano anche i miei giochi. Oliver è buono e altruista. Mette avanti gli altri a sé stesso. Sempre. Rispettalo, White, perché, se osi commettere anche soltanto un errore io ti strappo tutti i capelli che hai in testa. Giuro che non sto scherzando!» Schiocca la lingua, mettendo in mostra la pallina di metallo che vi brilla all'interno e se ne torna al suo lavoro sulla terrazza.

Il barman mi porge un vassoio carico di Bombe. Le consegno velocemente, ignorando lo sguardo di Blake che mi brucia addosso. Corro in qua e in là per tutta la sera.
A fine turno, Orlando mi fa i complimenti. Terry se ne va lasciando il grembiule e la ghirlanda di fiori sul bancone, senza neanche salutare. Quando si spengono le luci sono le due della notte e il locale è vuoto, se non per Oliver che è rimasto ad aspettarmi seduto su uno dei gradini, con lo sguardo rivolto verso l'oceano. L'infrangersi delle onde costante sembra un'orchestra in musica.

«Ci vediamo domani sera» dice Orlando, rivolgendomi un grande sorriso. Sul suo volto i segni del sole e del tempo creano ombre profonde.

Oliver mi guarda con gli occhi sgranati. «Vuoi dire che tornerai a lavorare qui?»

«Non ho saputo dirgli di no, hai visto come era felice?»

«Dovresti riposare, tu sei qui per questo...»

«Il riposo non lenisce il dolore, sai? Tu pensi che starmene chiusa in una villa in America sia così diverso da stare chiusa nella mia stanza in Italia? I miei hanno voluto fortemente che facessi questo viaggio, ma la lontananza da casa non guarirà il mio cuore a pezzi...»

«Mi dispiace per quello che è successo alla tua amica, mia madre ci ha detto dell'incidente...»

«Grazie.» Gli rivolgo un sorriso stanco. «Lascia che faccia questo lavoro, per favore...»

«E va bene!»

Quando raggiungiamo le bici mi accorgo che sul ciglio della strada c'è anche Blake. Ho un tuffo al cuore e fingo di non essere agitata, ma mi sudano le mani che stringono il manubrio. Perché non se ne è andato? Che ci fa ancora qui?

Oliver pedala avanti con Blake. Poi quest'ultimo rallenta e mi si affianca. «Ho il tuo numero di cellulare, bambina» dice, facendomi quasi perdere l'equilibrio. «Me lo ha dato Oliver.»

Di nuovo mi ritrovo a corto di fiato e parole.

«Non ti montare la testa, bambina» sogghigna, «è soltanto per la tua sicurezza!»

Non riesco a staccare gli occhi dai suoi bicipiti contratti. La maglietta a mezza manica che indossa ne esalta decisamente la forma. E i disegni sulle sue braccia sono macchie che si camuffano con il buio della notte.

Sbuffo e torno a guardare la strada davanti a me, imponendomi di rimanere calma e lucida e, soprattutto, non lasciarmi distrarre dalle movenze del ragazzo che mi sta pedalando accosto. Scatto sui talloni e lo lascio indietro, raggiungendo Oliver.

Ha il mio numero. Ha il mio numero...

Blake svolta una traversa prima della nostra e sventola una mano per salutarci.

«Ho dato il tuo numero a Blake» dice Oliver, ingenuo. «Scusa se non ti ho chiesto il permesso, ma dal momento che hai deciso di lavorare a Orlando Beach fino a tardi, sono più sicuro!»

Non ho il coraggio di replicare.
Non facciamo in tempo ad arrivare nel viale della villa, che sento vibrare la tasca. Poso la bici a terra e tiro fuori il cellulare dai jeans, la notifica di un messaggio da un numero sconosciuto mi fa sprofondare cuore e anima.

"Buonanotte, bambina."

Spengo il telefono.
Voglio soltanto andare a dormire.
Se mai riuscirò a farlo.

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