Blackthorn- Juliette
Juliette, tutti mi chiamano così, anche se il mio nome è Julia, ma tutte le versioni del nome sono interessanti, soprattutto l'etimologia rispecchia molto il mio carattere.
Appena mi hanno nominato Ravenwood per la prima volta la mia testa ha tradotto Ravenclaw, chissà come mai. Il suffisso "-wood" promette bene e spero ci siano molte foreste qui intorno. Folte, fitte foreste piene di gufi, centauri e molte altre creature, anche magiche, perché no. D'altronde non ho idea di cosa aspettarmi da questa università.
L'unica cosa certa è che darò il massimo come sempre, perché conosco le mie capacità e il mio carattere, per non dire testardaggine: niente e nessuno potrà fermarmi in ciò che voglio fare, fosse la cosa più difficile al mondo, perché nulla è impossibile.
Ravenclaw, cioè volevo dire, Ravenwood appare un punto minuscolo sulla mappa, attorniato solamente da vaste radure e colline verdi, chissà che non ci sia anche un profumo di bosco e fiori (e un pizzico di magia), e per arrivarci non è semplice: è alquanto isolato come paese e tutt'attorno ci sono alberi, alberi e alberi (l'ho già detto?), soprattutto sempreverdi, che danno un'aria magica al posto.
Una volta arrivata al castello e salutato la mia famiglia non senza lacrime sembra tutto incantato e l'aria è abbastanza tranquilla: non mi sento per nulla agitata. Per arrivare all'entrata bisogna attraversare un grande giardino fiorito, colorato e profumato pieno di piante e fiori anche sconosciuti alle mie conoscenze della materia. Il profumo e l'aria sono incantevoli e, una volta arrivata all'entrata, sopra il portone d'ingresso c'è una scritta in una lingua che non conosco, come si dice? Ah sì, in aramaico e per quanto ne sappia potrebbe anche esserlo. Chissà se tra le materie c'è anche l'aramaico, sarebbe interessante, mi piacerebbe molto studiare le lingue antiche, hanno un che di misterioso, come tutto qui intorno del resto.
Il programma delle materie non è ben chiaro, poiché per conoscerlo bisogna prima essere ammessi, cosa che, ovviamente, succederà, qualcuno aveva dubbi?
Per il momento so solo che dormirò nel dormitorio dell'università dentro al castello.
Appena varcato il portone la luce si abbassa visto che arriva solamente dalle vetrate colorate poste in alto sui lati. L'ingresso è grande, ci sono porte su entrambi i lati e davanti a me una maestosa scalinata che porta ai piani superiori. Una signora dall'aria severa scende e cammina fino a fermarsi davanti a me.
"Lei dev'essere Julia Trinity Allen" disse con una voce e un modo molto aggraziati. Non diede neanche il tempo di rispondere che proseguì.
"Non c'è bisogno, lettura della mente. Le sarà insegnata se avremo l'onore di averLa qui con noi. Seconda porta a destra, prosegua per il corridoio fino al portico e sulla sinistra ci sarà il dormitorio, lì troverà e saprà tutto il necessario. Spero sarà dei nostri, buona fortuna"
E così dicendo se ne andò, anche se mi è sembrato di vedere un guizzo di sorriso sulle sue labbra fini. Mi incamminai così verso la porta indicata e aprendola un leggero venticello scompigliò i miei riccioli biondi. Il corridoio non sembra così lungo, ma abbastanza per essere tappezzato di quadri, dipinti e finestre che danno sul giardino interno: ogni singolo angolo è decorato e questo mi piace molto.
Arrivata davanti al portico dopo aver girato a sinistra una porta laterale sembrò luccicare e capii si doveva trattare del dormitorio. Appena aperta la porta vidi una folla di ragazzi davanti a dei pannelli: appesi c'erano dei fogli con liste di nomi che sembravano non finire mai e accanto il numero di una stanza e l'ala del dormitorio:
Allen, Julia Trinity: 14a - Est
Un altro foglio con una comunicazione che aveva l'aria di essere importante attirò la mia attenzione:
Si pregano tutti i ragazzi di prendere parte al banchetto di stasera alle ore 19, dove saranno date comunicazioni importanti.
Seguendo le indicazioni dei cartelli messi apposta non è difficile trovare quella che sarà la mia camera per i prossimi tempi.
Appena entrai nella stanza bella grande altre tre ragazze si stavano sistemando tranquillamente i loro affari.
"Ciao" salutai entrando.
Loro mi salutarono di rimando sorridendo e presentandosi, sembravano alquanto normali. Fanny alla mia sinistra con la chioma riccia e rossa che splendeva sotto i raggi del sole che entravano dalla finestra, in centro Gilda con gli occhioni blu cielo e alla mia destra Bahia, dalla pelle color nocciola. Sotto la finestra vidi un letto caldo con sopra il mio nome e iniziai a sistemarmi anch'io. Iniziammo a chiacchierare come se fossimo amiche da sempre e una volta finito ci incamminiamo verso il salone per il banchetto.
Varcata la soglia della sala la maestosità ebbe il sopravvento su tutti i nuovi arrivati e trovammo posto più o meno a metà tavolata. La stessa signora (o professoressa?) incrociata sulle scale di alzò e il silenzio cadde tutto a un tratto. Questa nuova avventura sta per iniziare e so di farne parte fino in fondo. Ne sono sicura. Più che sicura. Anzi, ne sono certa. Del resto, avete dubbi? Io no.
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