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Capitolo 51) Eve

Le giornate trascorrevano, noiose, ma almeno i medici avevano iniziato a somministrarmi meno antidolorifici e con l'aiuto delle stampelle mi concedevo anche a brevi passeggiate, quel tanto che bastava per farmi riattivare le gambe. Volevo evitare di pensare alla cicatrice. La sera precedente un'infermiera mi aveva aiutato a lavarmi e vedendo quel segno all'altezza del mio petto, mi aveva fatto salire un leggero conato di vomito. Me ne vergognavo.

"Cosa ci fai qua fuori? Fila a letto!"

"Ciao nonna , si non preoccuparti mi sento meglio e respiro ancora."

La vecchia gonfia le guance,come se avesse dieci anni prima di venirmi incontro, ma è meglio evitare dirle cosa mi passa per la testa.

"Non ti sforzare Eve, o questa è la volta buona che me ne vado al Creatore."

"Nemmeno lui ti vuole fidati."

Assottiglia lo sguardo, prima di farmi uno dei suoi sorrisini furbi. Poggio una stampella alla parete e l'abbraccio, cosa avrei fatto se non avessi avuto lei? Bisognerebbe proporla come miglior nonna della galassia.

"C'è un area verde in questo ospedale, ho voglia di respirare aria che non sa di disinfettante."

"Dovresti restare dentro la struttura, potrebbero vederti i giornalisti."

"Cinque minuti, mi sembra di essere in prigione e poi da oggi in poi dovrò anche smettere di fumare, questo significa che sarò più nervosa del solito."

"Potresti sfogare il nervoso con il tuo ragazzone."

"Nonna!"

"Che c'è , credi che non sappia come nascono i bambini?"

Tento di risponderle, ma lascio cadere il discorso, scuotendo la testa, prima di avviarci verso l'uscita che porta ad un piccolo giardinetto.
Appena fuori, quel che resta dei miei polmoni, mi ringraziano, un altro giorno in quella stanza e mela sarei presa con il primo infermiere.

"A proposito, Isaac dov'è?"

"L'ho mandato a casa, era distrutto e poi volevo che stesse un po' con la sua famiglia."

"Credo che ormai, anche tu ne faccia parte ."

Sorrido, ma doveva farsi una doccia, mangiare un pasto decente e se possibile dormire per più di cinque minuti.

"Cambiando argomento , la faida legale come procede? Credo che ci siano diversi parenti che avrebbero preferito vedermi morta."

"Ignora quei bastardi avidi di denaro, ormai è tutto tuo."

"Tu lo sai che non approvo la tua decisione vero? Sono troppi soldi, e non saprei come spenderli."

"Chi ha detto che devi spenderli? Puoi farne quel che vuoi, io continuerò a svolgere il ruolo di Presidente, ma con molto lavoro in meno, ho una certa età sai. "

"Per favore, queste stronzate valle a raccontare ad altri, non ti crede nemmeno il tuo nipotino"

"Nipotino?"

Le faccio l'occhiolino e si mette a saltare peggio di un grillo, menomale che era vecchia.
Ridiamo e per fortuna sento solo un leggero fastidio, rispetto al dolore di ieri. Camminiamo un altro po', per arrivare di nuovo alla porta dalla quale siamo uscite, prima che due uomini incrocino il nostro sguardo.
Li ignoriamo, continuando a camminare , prima che uno di questi si metta in mezzo alla nostra strada.

"Lei è Evette Turner giusto?"

Guardo dietro alle nostre spalle e vedo che l'altro tizio ha il telefono puntato verso di me.

"Vorremmo farle alcune domande sugli ultimi fatti che la vedono coinvolta."

"Voi giornalisti siete peggio della peste! Sparite e lasciate in pace mia nipote."

"Signora vogliamo solo farle alcune domande."

"Voi non dovreste nemmeno essere qui, se non ve ne andate subito chiamo la sicurezza!"

La nonna fa per spostarli, ma quello dietro di me afferra il mio braccio. Non ho il tempo di dirgli di lasciarmi andare, che la presa svanisce e si sento solo il rumore di un tonfo.
Mi giro e vedo Isaac guardare il tizio per terra con uno sguardo omicida. Come se non bastasse la cicatrice sul suo volto, gli da un'aria ancora più minacciosa.
Sposta lo sguardo sul telefono per terra e lo schiaccia sotto il piede.

"Ma è impazzito?! Come si è permesso!"

Il giornalista fa per strattonare il suo braccio, ma Isaac lo colpisce con un pugno in faccia, facendo cadere anche lui per terra.
Si abbassa alla sua altezza,prendendolo per il colletto della maglietta, avvicinandolo al suo viso .

"Se vi vedo ancora gironzolare intorno alla mia ragazza, giuro che I telegiornali parleranno della scomparsa di due giornalisti. Ci siamo intesi ?"

Annuiscono e corrono via in preda alla paura, mentre il grande orso si volta verso di me,guardandomi male. Sono sicura che ora mi toccherà subire una bella ramanzina.

"Cosa ti è saltato in mente? Devi restare dentro."

"Mi sembra di impazzire stando dentro, la prossima volta farò più attenzione ."

"La prossima volta dovrai accontentarti della finestra nella tua stanza ."

"Per favore, non mi serve una paternale."

"Rossa,vuoi farmi incazzare?"

"Eemmm ragazzi ? La vostra crisi ormonale potete sfogarla in privato? State dando spettacolo."

Arrossisco e sbuffo prima di avviarmi verso la porta, sentendo dei passi venirmi dietro. Provo ad indovinare? Isaac.
Arrivo nella mia camera, con un leggero fiatone, trovando un'infermiera ad attendermi.

"Signorina Turner , sono venuta a pulire la sua ferita."

"Mi scusi se l'ho fatta attendere."

"Posso farlo io."

Guardo Isaac, e ripensando alla cicatrice scuoto la testa, non voglio che la veda.

"No,aspetta fuori."

"Scordatelo,infermiera, ci lasci soli per piacere, so come si pulisce una ferita."

La poveretta indecisa, lascia l'occorrente sul letto ed esce, chiudendo la porta dietro di se.
Perché Isaac deve essere più bravo di me a persuadere le persone?
Gli do le spalle e mi avvio nel bagno , sapendo che combatto una battaglia persa in partenza.
Si mette di fronte a me,aiutandomi a levare il pezzo del pigiama di sopra.
Chiudo gli occhi, non voglio vedere la sua espressione, ho paura che sia disgustato, o impietosito.
Il suo tocco è leggero, quasi impercettibile , aggettivi che data la mole stonano con Isaac.

"Perché non mi guardi?"

"La cicatrice..."

"Cosa?"

Apro gli occhi per guardarlo e mi ritrovo due gemme di ghiaccio fissarmi come ha sempre fatto.
La sua mano si posa su un seno,facendomi sfuggire un sospiro, quanto tempo è passato dall'ultima volta ?
Combacia le sue labbra con le mie, per poi restare ad un palmo dal naso.

"Mi dispiace per prima, non dovevo prendermela con te."

"Sono abituata ai tuoi sbalzi d'umore."

"Allora cos'è che ti turba adesso?"

"Non voglio che mi guardi..."

"Eve."

Scorre la sua mano e con un dito traccia il contorno della cicatrice, muovendo la testa sfiorando, ma senza unire, le nostre labbra.

"Per me resti bellissima, perché sei tu, e ti sei presa questa pallottola per proteggere me. Ti ho odiata per questo."

"Isaac..."

"Ti amo e non pensare mai che questo possa cambiare. Da oggi sarò io a proteggerti"

"Da quant'è che sei così dannatamente romantico?"

Asciuga una lacrima traditrice e riprende a baciarmi, prima di sorridermi.

"Eve."

"Che c'è ? Perché mi guardi così?"

"Sposami."

Lo guardo a bocca aperta e aspetto che qualcuno mi dia un pizzicotto per svegliarmi, ma sembra dannatamente reale.
Porto le mani davanti al mio viso e piango.

"Rossa."

"Si. Si che ti voglio sposare."

Sorride e mi abbraccia, facendo attenzione a non farmi male. Se questo è un sogno, voglio che duri per sempre, e se fosse reale allora voglio costruire una famiglia con Isaac e vivere la mia felicità.

Lo so, ho la glicemia alta in questo periodo ma non voglio una folle inferocita sotto casa, c'è la quarantena eh😂😂😂
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Manu

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