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Capitolo 2) Isaac

I rumori della città erano così diversi da quelli della guerra, tanto da farmi sentire un estraneo, anche se questa era stata per diciott'anni la mia casa.

Sbarcato con il primo volo disponibile, non avevo avvertito nessuno del mio arrivo , volevo restare da solo per ambientarmi di nuovo.

Mi sembrava tutto così diverso, quando in realtà quello cambiato ero io, nove anni al fronte nei corpi speciali fanno questo effetto a quanto pare.

"Dove la porto signore?"

"Central Park "

Il taxi parte, e velocemente l'aereo porto diventa sempre più piccolo fino a sparire dalla mia visuale.

"Lei è un militare vero?"

"Congedato,al mio Paese non servivo più"

"Dovrebbe essere felice, potrà rivedere la sua famiglia, c'è chi non riesce a fare ritorno"

"Non credo che lei me lo debba ricordare"

Cala il silenzio e ho raggiunto il mio scopo, se questo civile crede che io non sappia quanti dei miei compagni ho seppellito allora si sbaglia di grosso, nella mia mente ho ancora vivo il ricordo dei loro volti pieni di terrore e di lacrime , loro volevano vivere.

Arrivo alla mia destinazione e dopo aver pagato entro nel parco per poi sedermi sotto ad un albero,sembra che anche qui ci siano stati dei cambiamenti, nuove fontane,panchine...forse sono io quello rimasto intrappolato nel passato.

Chiudo gli occhi e il silenzio che senti quasi mi terrorizza, al fronte non era un buon segno,voleva dire che stava per arrivare qualcosa di grosso.

Stringo le mani e il dolore che provo mi ancora al presente.

Raggiungo un bar per ordinare qualcosa di forte quando una ragazza seduta due sgabelli di distanza inizia a fissarmi dalla testa ai piedi, e posso intuire il perché,con la mia stazza e le cicatrici non passo inosservato.

"Lei non è di qui"

Si avvicina con sorriso languido , e chi sono io per impedirle di raggiungere il suo obiettivo ?
Mi soffermo sul suo corpo curato in ogni punto mentre per quanto riguarda il volto gli do una rapida occhiata, non credo che me ne ricorderò.

"Ci sono nato, ma ero impegnato altrove"

"Interessante,io sono Camille"

"Isaac,cosa vuoi di preciso Camille?"

Allarga di più il suo sorriso,mentre arriva il mio drink.

"Io amo divertirmi....vuoi farlo anche tu?"

Alzo l'angolo delle labbra, non si rifiuta mai una scopata senza impegno.

"Da me o da te?"

"Vieni con me"

Le afferro il polso e dopo aver pagato la porto sul retro del locale per poi sbatterla al muro, non le do il tempo di replicare che mi avvento sul suo collo mentre le afferro il seno.

Sussulta e poi geme contro il mio orecchio.

"Prendo la pillola"

Non mi interessa, la conosco da due minuti e di sicuro non posso fidarmi. Prendo un preservativo dal portafoglio e lo faccio scivolare sul mio cazzo, prima di abbassare i pantaloni insieme alle mutande per entrare dentro di lei senza essere sicuro che sia pronta.

Si lamenta per poco prima di urlare. Le tappo la bocca con una mano mentre con l'altra la sostengo per spingere sempre più dentro.

Qualche altra spinta e inizia a tremare. Vengo seguito da lei e con la stessa rapidità mi levo il preservativo pieno e lo getto in un bidone della spazzatura.

"Aspe-aspetta vuoi il mio numero di telefono?"

"No,mi sono divertito abbastanza con te"

Non replica e gliene sono grato,in fondo si è trattato di una scopata contro ad un muro, ora sarà meglio tornare a casa, mia madre non riceve mie notizie da un mese e potrebbe pensare al peggio.

***

Salgo gli scalini della mia infanzia e una volta arrivato davanti al portone esito nel suonare il campanello, e quando sto per farlo, la porta si apre e una donna di mezza età segnata dal tempo esce, per poi accorgersi della mia presenza. Lascia cadere la borsa per terra e mi fissa con le lacrime agli occhi non trovando le parole.

"Ciao mamma"

"Isaac...sei davvero tu?"

Mi tocca tremante, come per accertarsi della mia reale presenza, prima di abbracciarmi con la paura che possa sparire da un momento all'altro.

"Alice chi ...figliolo"

"Papà"

Si avvicina anche lui e la mamma mi lascia abbracciare anche lui, prima di entrare, e se il mondo è cambiato, questa casa è rimasta sempre la stessa.

"Non posso crederci che sei tornato, Dio devo avvertire Kate sarà anche lei entusiasta, ah vuoi mangiare qualcosa? La tua stanza è sempre la stessa se vuoi riposarti o hai trovato già dove stare?"

"Grace,lascia respirare nostro figlio"

"Scusami James , ma io non riesco ancora a crederci"

Sorrido e dopo aver parlato di come sono andate le cose, tralasciando il vero motivo per cui sono stato congedato vado nella mia camera, e come ha detto la mamma è la stessa di quando ero un adolescente dalla testa calda e la voglia di prendere le armi.

Per stanotte rimarrò qui, ma prima di partire dalla base militare sono riuscito a comprare un appartamento.

Dopo una rapida doccia esco a torso nudo, per poi notare una piccola figura in braccio a mio padre.

"Oddio ma allora è vero"

Mi volto appena in tempo per afferrare mia sorella Kate che mi salta in braccio, è cresciuta,ormai è una donna e non più la mia piccola peste.

"Mi sei mancato così tanto fratellone"

"Ora sono qui"

"Vieniti voglio presentare una persona, lei è Lizzy. Lizzy saluta lo zio tenebroso "

Zio? Guardo la bambina che mi sta studiando come se fossi sotto esame e dopo aver esitato scende dalle braccia di mio padre per venirmi in contro e afferrarmi la mano.

"Non è tenebloso, ma è ando"

"Quando..."

"Lunga storia, ma lei è la mia forza da quando è nata, e non osare mettere i vestiti da soldato per trovare il padre e minacciarlo di morte. Lei non era prevista e lui non l'ha accettato, tanto meglio per noi vero Lizzy ?"

La bambina annuisce mentre cerca di arrampicarsi su di me e timoroso la prendo in braccio ricevendo un suo sorriso in cambio. Forse non ascolterò quello che mi ha detto mia sorella, quello stronzo prima o poi lo prenderò e farò in modo che si penta di essere nato.

Veniamo interrotti dal suono del campanello e decido che sia meglio se indosso una maglietta, e al mio ritorno in cucina trovo mio padre parlare con un uomo che sembra essere appena uscito dal carcere.

"Luke lui è mio figlio Isaac, figliolo questo soggetto qui è mio vecchio compagno di scorribande"

"Piacere"

"Esercito vero ?"

Con un cenno del capo indica la medaglietta appesa al collo e annuisco.

"Forze speciali"

"Io ero nei Marines, ma sto parlando di quando c'erano ancora i dinosauri "

Ride alla sua stessa battuta e tutto mi sarei aspettato tranne che fosse un ex militare.

"Senti ragazzo, forse sono inopportuno ma adesso che farai?"

E quasi mi rimbombano le parole del mio tenente quando sono partito e la risposta è sempre la stessa.

"Non lo so, per ora sono qui"

"Se hai bisogno io sto cercando personale nel mio bar si trova ad Hell's Kitchen se non trovi niente vieni da me"

Afferro un bigliettino con una rosa sopra e annuisco, tentar non nuoce, sempre meglio di finire in qualche concessionaria per vendere macchine usate, anche se non avrei bisogno di lavorare per i soldi accumulati sotto servizio, ma se non mi tengo impegnato credo che impazzirò nel giro di una settimana.
La vita da civile non fa proprio per me.

***

"Allora il tuo lavoro non sarà complicato, farai il turno notturno, sei addestrato e al butta fuori Kail un aiuto come te sarà molto utile. Come drink hai una discreta conoscenza, ma se hai dubbi puoi domandare a Eve"

"Eve?"

"La ragazza che coprirà il turno con te, di lei mi fido ciecamente è solo un po' introversa, ma non farla mai arrabbiare intesi?"

Annuisco e quando usciamo dal suo ufficio la prima cosa che noto e una folta chioma rosso fuoco seguita dal corpo di una ragazza impegnata a pulire il bancone, poi quando si gira verso di me i suoi occhi si incatenano ai miei, verdi come due smeraldi, ma attraversati da una tempesta. No, sono sicuro che quegli occhi non potrò mai dimenticarli.


Per questo libro ho deciso di alternare se possibile i vari punti di vista dei personaggi principali, vi piace come idea?
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Manu

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