Capitolo 3
Carol guardò con attenzione il ragazzo bendato dai capelli rossi ciliegia che era legato alla sedia - una sedia di legno che era allacciata a dei fili di una struttura e costituzione particolare, creata appositamente dagli scienziati stessi, alquanto resistente a qualsiasi tipo di elemento naturale e chimico - muovendo il capo da una parte all'altra della stanza ogni qualvolta che sentiva un rumore, mettendo in mostra a tratti la zona posteriore del collo che era viola.
Il giovane della stanza A3, da come appariva allo sguardo della scenziata, sembrava un coniglietto spaventato, non di certo l'essenza pericolosa che costui si mostrava quando gli era possibile essere faccia a faccia con qualcuno, dando occhiatacce velenose che parevano voler squartare qualunque povero malcapitato e risultando aggressivo dunque come uno squalo pronto ad assaltare una preda in mare.
"O un toro davanti ad una bandiera" pensò ella sogghignando, muovendosi silenziosa per raggiungere la propria sinistra "Che poi i tori siano appunto solo infastiditi dal movimento dell'oggetto e non dal colore rosso in sé, nessuno lo capisce mai, ma, d'altronde, é una di quelle idee fittizie che circolano come convinzioni definitive per tutto il mondo senza essere reali, un po' come il fatto che teoricamente i topi apprezzano il formaggio, mentre in realtà il solo odore dovrebbe dare loro fastidio".
La stanza in cui Carol e il giovane si trovavano al momento era una camera circolare, molto grossa, senza finestre e con una sola entrata ad oblò che sorgeva sulla parte non circolare attaccata al cerchio, facendo sembrare la stanza una sottospecie di pallina di Natale.
La porta, paragonabile alle uscite dei sottomarini, era su un muro posizionato alla fine di una cabina a rettangolo, non troppo piccola, poiché dopotutto doveva permettere a più di una persona di starci e di non magari scivolarne fuori al momento sbagliato.
La cabina attaccata alla circonferenza aveva perlopiù due leve all'interno, una affianco all'altra, come due gemelle, ovvero ciò a cui Carol si avvicinò, tirando giú la prima delle due fino alla fine con nonchalance, cosí da fare in modo che il pavimento su cui precedentemente era stata appoggiata la sedia del ragazzo A3 - un pavimento che era prodotto a rete, dello stesso materiale del filo che legava sedia e ragazzo - si ritirasse nel muro, quasi inghiottito dalle pareti, lasciando mobile e suddetta persona a volteggiare, sollevati da appunto le corde, con un rumore inquietante che suggeriva la possibilità che queste si sarebbero rotte, ma che non accadde, ovviamente.
In cambio, Carol semplicemente abbassò di una lieve frazione la seconda leva, facendo scivolare la corda verso il basso di qualche centimetro, non troppo per i suoi gusti... verso l'acqua che era sempre stata al di sotto del pavimento.
A vederlo ad occhio nudo, il liquido sembrava normalissimo, naturalissima H2O, ma Carol non avrebbe mai sprecato del tempo per un esperimento cosí stupido.
Aveva già visto in precedenza la resistenza polmonare dei giovani, la aveva già studiata attentamente - di tutti i giovani - , non aveva assolutamente bisogno di ripeterlo, sarebbe stata una perdita di tempo.
No, quella non era semplice acqua... Perfino il ragazzo legato lo sapeva.
Thomas Torrence era più che a conoscenza del fatto che a momenti, prima o dopo, si sarebbe ritrovato davanti ad una delle peggiori torture a cui poteva essere esposta la mente di una persona.
Ogni volta era lievemente diversa, ma ciascuna di esse era abbastanza forte e traumatica una volta subita da lasciarlo paralizzato per una quantità indeterminata di minuti - ed il dettaglio più tedioso ed irritante era che la scienziata si appuntava tale tempistica, con un che di soddisfazione -.
Si appuntava tutto, quella, nel suo libricino minuscolo che le stava perfino in tasca per quanto era piccolo.
Si appuntava ogni singolo dettaglio nella sua calligrafia quasi illeggibile, poiché disordinata e priva di sensi a tratti... E non letterale.
L'Americano aveva provato a sbirciare, una volta o due, quando la capacità di staccarsi dallo shock lo faceva riprendere, ma aveva sempre visto segni e non parole, come un codice a segni che ovviamente lui non sapeva decifrare.
Ma in quel preciso istante, bhe, non gli importava un bel niente delle scritte: più che altro non poteva non farsi domande su cosa sarebbe cambiato stavolta nella tortura, su quanto essa sarebbe stata più dolorosa rispetto alle precedenti.
Su cosa avrebbero usato.
L'immagine di essere divorato? L'immagine di persone che conosceva che venivano divorate pezzo dopo pezzo? Urla ad intermittenza? Scariche elettriche nel liquido che, in teoria, avrebbero dovuto ucciderlo sul colpo? Le altezze?
Thomas pregava davvero che l'ultima non arrivasse mai.
Pregava che gli scienziati non scoprissero questa sua fobia, perché era sicuro che non sarebbe riuscito a fare cooperare e riprendere il suo cervello facilmente dopo un simile scenario.
Deglutí a vuoto, sentendosi scendere ancora verso il basso di un altra delle sette frazioni in cui la discesa sarebbe stata divisa, sentendo il legno della sedia tremare un poco e dondolare, facendogli percepire un senso di nausea e disgusto.
Anche quella discesa gli dava fastidio, ma cercava di non darlo a vedere, digrignando i denti e sputando un acido -Fanculo a tutti voi, spero che crepiate uno dopo l'altro-, ricevendo solo un altra frazione di discesa che, come per punizione, fu di netti ed improvvisi tre settimi, tanto che gli strappó l'ossigeno dai polmoni per come la corda gli si strinse addosso, come una serpe rigida, pronta ad avvolgerlo ed avvinghiarsi a lui ancora più duramente, alla frettolosa e fastidiosa discesa.
Il rosso poteva perlopiù iniziare a sentire l'aurea del liquido ormai vicinissimo a lui, tanto che appunto mancavano due frazioni soltanto e poi sarebbe finito dentro.
Il nervosismo iniziò a divorargli i nervi tanto che si morse le labbra, sapendo che sicuramente avrebbero iniziato a sanguinare per via della sua dentatura innaturale e pericolosa - pericolosa soprattutto per gli altri. Aveva quasi staccato un dito a Jhon una volta, tanto che l'uomo era arrivato a frustarlo sulla schiena con un arma a punte di ferro, lasciandogli i segni per un tempo indeterminato prima che questi sparissero-
Thomas attese. Ed attese ancora, contando i secondi che passavano, sperando che quella stronza di Carol si sbrigasse a concludere la discesa, perché prima sarebbe cominciato e prima in ogni caso sarebbe concluso.
Non poteva scappare da un tale avvenimento, quindi perché ritardarlo? Perché aumentare le proprie pene in una simile maniera?
Attese, infatti, serrando i denti e prendendo più ossigeno gli era possibile, sapendo che gli sarebbe servito, ma davvero servito, perché era più che sicuro che lì sotto ci sarebbe potuto morire davvero se non ne avesse preso una bella grande quantità, trattenendola fino a sentire la testa girare.
E finalmente, dopo questa sua attesa, la sedia tornò a scendere gradualmente di una e poi della seconda frazione rimasta, facendogli percepire il liquido iniziare a bagnare le sue dita dei piedi, le sue caviglie, correre lungo le sue cosce, i suoi fianchi, il suo ventre...
In una decina di secondi, l'americano era totalmente sotto, i capelli che volteggiavano, muovendosi lentamente, la sostanza che lo circondava entrava ovunque potesse entrare, graffiandogli la pelle con la sua freddezza ed il suo calore in contemporanea, poiché da una parte gli arrivava il liquido gelido, quello che faceva battere i denti talmente tanto forte che nemmeno al polo Nord od in Siberia sarebbe stato così... Mentre dall'altra, era così calda che pareva volerlo spellare e cuocere.
Ma questo era solo il preludio, il peggio doveva solo iniziare, Thomas lo sapeva e non poteva non rendersene conto.
Caldo e freddo non erano nulla, erano solo un dettaglio fisico.
Erano qualcosa che non lo avrebbe torturato nei suoi incubi, poiché negli incubi non poteva percepire le temperature, ma quello che stava per arrivare lo avrebbe tormentato mentalmente nei sogni per settimane di fila, senza pause, questo prima che un nuovo tormento giungesse, sempre portato da quella strafottuta stanza di quella stramaledettissima stronzetta.
Quando il tormento arrivò, nel mentre che lottava per trattenere il fiato, fu come un calcio a basso ventre.
L'immagine balenò con violenza davanti ai suoi occhi, improvvisamente non più bendati per via delle correnti che la avevano slegata e che gli permisero di vedere l'acqua che lo circondava, ma soprattutto di notare la parte nera del suo corpo.
Questa, così, di colpo assunse una faccia.
Una faccia senza altro che due occhi ed un sorriso ghignante, le quali lo fissavano con attenzione, per poi disperdersi nel liquido, rendendolo nero e portandolo a ribollire come non mai.
E con il ribollire, Thomas iniziò a vedere occhi rossi.
Occhi rossi ovunque.
Un sussurrare continuo ed indistinto.
Delle risatine, risatine da fare salire i nervi per il fastidio, ma delle risate che da acute divennero sempre più gutturali, tanto che presero il ragazzo di sorpresa.
E Thomas sentí come se ogni parte del suo corpo volesse staccarsi da lui, dolorosamente e lentamente, tirato da mani invisibili in tutto quel nero.
Perfino la sua testa stessa stava venendo girata gradualmente, le ossa della spina dorsale che scricchiolavano per reggere all'impatto e che cedevano improvvisamente, lasciando che il suo capo si innalzasse, volendo galleggiare nell'acqua, lasciando una scia di sangue in mezzo a tutto quel rosso, prima che gli occhi tornassero alla carica e andassero a sbattergli addosso, come tanti schiaffi, solo che bruciavano e strappavano pezzi della sua pelle ogni volta.
Il resto divenne confuso.
Troppo confuso.
Non riusciva a connettere.
E prima ancora di realizzare, era fuori, seduto immobile, a fissare il terreno, tremando nella sua nudità imbarazzante.
***
Sí, questa storia avrà aggiornamenti lenti. Spero non per l'eternità, ma sembra che il mio cervello, prima di formulare un secondo capitolo di sadismo o di rimuginamento di un personaggio, abbia bisogno di lunghe pause
Magari è solo una cosa momentanea, idk, spero di sì, perché sinceramente, per i miei gusti, ci ho impiegato davvero troppo.
Nieh.
Ditemi pure che cosa ne pensate di questo capitolo!
-Vi é piaciuto?
-Thomas vi ispira? O é poco sviluppato/rimuginato?
-Thomas é OOC?!???
-La tortura é stata descritta bene?
-Avete capito la descrizione della stanza o vi è poco chiara?
Ditemelo pure, se qualcosa non và cercherò di migliorare.
Al prossimo TwT
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