Victoria Street
Edimburgo
- Prendo i caffè e arrivo! - esclamò Diana dalla soglia del negozio mentre tentava di infilarsi un giubbotto di pelle nera e con l'altra mano cercava di afferrare la maniglia in ottone leggermente scrostata.
Un attimo dopo si era lasciata alle spalle il tintinnio della campanella che zia Karen aveva fatto installare sulla porta del negozio per annunciare visitatori dopo che nei quartieri vicini si erano verificati una serie di furti. Si incamminò lungo Victoria Street spingendo le mani nelle tasche del giubbotto e sollevando le spalle per cercare di scaldarsi. Era estate, ma le temperature scozzesi non erano mai clementi neanche nel mese di luglio. Le dita della mano destra andarono automaticamente a chiudersi intorno alla superficie istoriata di un vecchio orologio da taschino che portava sempre con sé. Un vecchio portafortuna da cui faticava a separarsi.
La tavolozza di colori vivaci che era Victoria Street era ancora pressoché deserta. Le serrande dei negozi iniziavano ad essere alzate per metà e, dall'interno, incominciavano a sentirsi i rumori che preannunciavano l'inizio di una nuova giornata di lavoro. Era uno dei luoghi che Diana preferiva in assoluto a Edimburgo, soprattutto in giornate come quella, in cui il cielo terso e azzurro si contrapponeva ai colori sgargianti dei negozi.
Percorse la via in discesa e, dopo la curva, entrò nella caffetteria che faceva angolo con la piazza di Grassmarket.
- Buongiorno, Lyall - salutò allegramente il ragazzo moro che stava dietro il bancone. Lui alzò la testa e il suo viso si aprì in un sorriso.
- Un caffè doppio e un cappuccino con latte di soia da portare via? - chiese conferma lui.
- Come farei senza di te! - esclamò lei sorridendo a sua volta e sedendosi al bancone, appoggiando il mento sui palmi delle mani osservandolo mentre preparava la bevanda degli dei.
- È un po' che non ti vedo con la tua amica logorroica - constatò Lyall mentre montava il latte.
- Aileen é in vacanza con i suoi genitori, ma tornerà la prossima settimana - spiegò Diana sorridendo.
- Ogni tanto tu e tua zia potreste anche berlo qui il caffè! - protestò Lyall dato che Diana stava già afferrando le tazze fumanti dalle mani del ragazzo.
Diana lasciò i soldi che gli doveva sul bancone, schizzò in piedi e appoggiandosi di schiena alla porta per aprirla senza utilizzare le mani occupate dalle tazze da asporto gli sorrise dicendo: - La prossima volta, promesso! - ben conscia che fosse una frase che aveva utilizzato già più di una volta. Non le piaceva molto fermarsi nella caffetteria affollata e spesso piena di turisti, ma preferiva di gran lunga sorseggiare il buon caffè nella tranquillità delle mura domestiche.
- Quando torna Aileen dobbiamo uscire tutti e tre insieme! - le urlò dietro Lyall sciacquando una tazza e buttandosi un canovaccio di traverso su una spalla ossuta, mentre lei chiudeva la porta dietro di sè facendo finta di non sentirlo.
Diana ripercorse velocemente la strada al contrario fino ad incontrare l'antica insegna verde azzurra, dove a caratteri neri e un po' scrostati si trovava la scritta "Harvey's- Oggetti d'epoca".
Quando varcò la soglia del negozio, una donna dai corti capelli biondi a caschetto aspettava con ansia il suo cappuccino con i gomiti appoggiati al bancone e lo sguardo chino sulle pagine del Times.
- Zia, sai che potremo anche farci il caffè a casa - sbuffò appoggiando le tazze sul bancone di legno scuro e indicando il loro appartamento che si trovava al piano di sopra del negozio - sicuramente risparmieremmo!
- Non sarà mai buono come questo - sentenziò Karen Harvey come se fosse la cosa più ovvia del mondo sorseggiando già il suo cappuccino e fissando i suoi occhi scuri nascosti da occhiali rettangolari in quelli di Diana - e poi non posso far iniziare male la giornata a Lyall privandolo della tua presenza! - aggiunse sogghignando.
Diana roteò gli occhi al cielo e sbuffò tra i denti: - Sei pessima! - Prese il suo caffè e mentre soffiava sulla superficie scura della bevanda creando nelle increspature nel liquido, sbirció il quotidiano oltre la spalla della zia.
- Qualche bella notizia? - domandò allungando lo sguardo sui titoli.
- Insomma... - constatò la zia pensierosa voltando la pagina per tornare alla prima per poi picchiettare con il dito indice sul titolo - ci sono stati altri furti e violenze nella nostra zona.
- Ancora negozi di antiquariato e oggetti preziosi - mormorò tra sé Diana leggendo l'articolo e poi per sdrammatizzare, visto lo sguardo preoccupato di zia Karen, aggiunse - Hai fatto proprio bene a mettere la campanella sulla porta. Quella sì che ci salverá!
- Ho fatto proprio bene a iscriverci a un corso di autodifesa l'inverno scorso! Quello sì che ci salverà - le rispose a tono la zia lanciandole il tappo di carta del caffè da asporto.
Diana corse verso il retro del negozio ridendo.
-Sì sì, scappa pure, signorinella!- esclamò Karen in modo teatrale - visto che hai tanta voglia di correre, vai ad alzare la serranda. E' ora di aprire!
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