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Capitolo 6

Mi ringhiò contro, scoprendo quegli assurdi canini da vampiro, da demone a sentir lui, a cui credetti non mi sarei mai abituato -Io non ho paura di te!-
Risi -Certo, come no... Dovresti vedere come cambia la tua espressione quando mi altero o anche solo quando mi guardi, a volte. Ti rendo nervoso, hai paura- affermai con sicurezza. Non mi piacque comportarmi in quel modo, non era da me sfruttare le debolezze altrui per ottenere ciò che volevo, ma era l'unica via possibile. A causa di ciò che la "mia gente" aveva fatto alla sua quel ragazzino già mi odiava ancor prima di conoscermi e ciò aveva scatenato in me una forte amarezza, l'amarezza fece sì che mi sentissi un po' meno in colpa mentre colpivo quel tasto dolente -Perciò posso dire di essere sicuro che mi dirai tutto ciò che voglio sapere-
-Lo sapevo... Siete tutti uguali!- disse con voce disgustata per poi fare una smorfia con le labbra -Cosa vuoi sapere?-
Ghignai, vittorioso, nonostante i sensi di colpa che erano tornati a farsi sentire. Come ho detto prima, non era da me comportarmi in quel modo: io avrei cercato un'altra strada per risolvere la situazione. Non mi piaceva minacciare la gente o fare lo stronzo, non troppo almeno, perché sapevo bene come ci si sentiva ad essere dall'altra parte -Per prima cosa...il tuo nome-
-Se mi avessi prestato attenzione già lo sapresti, te l'ho detto ma eri troppo impegnato a svenire evidentemente- ghignò anche lui, perfidamente, mentre un baluginio di luce scintillò nei suoi occhi sanguigni.
Roteai gli occhi e sbuffai -Dimmelo e basta!-
-Axel.. -
-Bene, Axel...- sospirai -...un passo alla volta. Cosa ci facevi in casa mia l'altra notte e la notte ancora prima?-
-Dipendenza, anche questo mi pare di avertelo già detto- disse saccente ed incrociò le braccia al petto mentre i suoi occhi non mi perdevano di vista neanche un secondo. Come facesse a veder bene in quella semi oscurità in cui ci trovavamo per me restava un mistero, forse i demoni avevano una specie di vista a raggi infrarossi incorporata?
Quel pensiero mi fece sorridere e lui subito assottigliò lo sguardo, facendomi capire che l'aveva presa male per quel sorriso -Okay, dipendenza...ma com'è possibile? Non ti ho drogato per cui non me lo spiego...quella collana- la indicai con un gesto stizzito della mano -Perché non la togli? Dici che è perché ti ho messo quell'affare al collo che sei dipendente da me, allora perché non lo fai?! Diamine, è solo una collana no? Non è possibile che tu non riesca a toglierla!-
-Non è solo una collana. Di certo questa collana non sarebbe il regalo perfetto da donare alla tua fidanzata dopo una cena romantica- disse con aria strafottente per poi sorridere in modo falso - Se non la tolgo ci sarà un motivo, no?-

Mi dà sui nervi!

Era troppo sfrontato ed io molto stressato da tutta quella situazione, sarei potuto esplodere da un momento all'altro. Avvertii qualcosa dentro di me, all'improvviso. Fu una sensazione orribile. Avevo nella testa una vocina che continuava ad assillarmi: mi diceva che avrei dovuto rimetterlo al suo posto anche se, in verità, quale fosse il suo posto proprio non lo sapevo.
Non sembrò intenzionato a dirmi nulla di più rispetto a quanto già aveva detto perciò l'unica cosa che potei fare fu osservarlo.
Notai di nuovo quanto fosse terrorizzato da me, per un motivo che ancora non conoscevo chiaramente. Il suo corpo era rigido mentre si abbandonava contro lo schienale del divano. I suoi occhi saettavano sulla mia figura spaventati ma allo stesso tempo curiosi, bramosi di un qualcosa che a malapena riuscivo a comprendere. Mi osservava quasi come se ne valesse della sua vita, pareva un drogato bisognoso della sua dose giornaliera...e la dose ero io...
-Fammi capire bene, quindi non puoi togliere quella cosa che hai al collo?- chiesi cercando di nuovo di stabilire un contatto con lui, che si limitò a scuotere il capo. Dopo qualche secondo di silenzio si alzò, pronto ad imboccare l'uscita, ma rapido gli afferrai il polso. Fu istinto, non volontà. Mi ero sentito in dovere di fermarlo, senza sapere il perché.
Il suo corpo tremò a quel tocco e il mio cuore si riempì di soddisfazione, lasciandomi confuso per l'ennesima volta. Sfiorai il polso di Axel con il pollice, alzando poi lo sguardo verso i suoi occhi di sangue. Mi guardava, tremando, proprio come le prede guardano i cacciatori quando capiscono di non avere più scampo.
-Axel, io...- iniziai a dire, non sapendo bene però come chiedergli ciò che volevo -Hai paura di me, ormai lo so e tu sai che ne sono a conoscenza, ma vorrei sapere il motivo. Cosa ti ho fatto? Se sei davvero un demone, poi, non dovresti aver paura- sussurrai, accennando un sorrisetto.
-Sono un demone, si, e non ho paura di te! Io non ho paura di nessuno! - ringhiò, evitando accuratamente di rispondere alla precedente domanda.
Mentiva di nuovo, lo sapevo...o meglio, c'era qualcosa in me che lo percepiva. Lui in realtà aveva paura di me e non voleva giocare a carte scoperte.
Mi alzai anch'io, avvicinandomi a lui così tanto da riuscire a sentire nitidamente il suo profumo ammaliante.
-Se non hai paura di me, allora perché stai tremando? Sei terrorizzato oppure punti ad altro? - ghignai, tanto per provocarlo, ricavando soltanto un'occhiataccia da parte sua.
-Sei un pervertito. Mollami!- ringhiò, strattonando il polso, ma poco dopo il suo corpo si avvicinò al mio così tanto da permettermi di stringerlo contro di me. Lo sentii irrigidirsi tra le mie braccia mentre il mio sguardo tornò a farsi serio.
-Voglio proporti un accordo, Axel: puoi decidere di aiutarmi a scoprire più cose possibili su questa faccenda assurda ed io in cambio ti darò una casa, un posto confortevole e sicuro dove poter tornare sempre...oppure puoi decidere di restare qui, in questo posto squallido, ed essere solamente un bel visino da sfruttare per fare soldi. So bene che non ti fidi di me però posso prometterti che non ti farò niente - Cercai di essere il più convincente possibile e di usare un tono di voce morbido, non minaccioso.
Come facevo a sapere che Axel viveva lì? Semplice, non lo sapevo affatto ma ebbi il presentimento di averci preso perché parve pensarci su, come se sul serio potesse essere combattuto tra l'idea di restare in quel posto di merda e quella di seguire me al sicuro in una casa degna di esser chiamata tale, poi spostò lo sguardo altrove e annuì appena -Va bene, ti aiuterò, ma se mi tocchi senza permesso o fai qualsiasi altra cosa giuro che te lo taglio! - sibilò piano quella che doveva essere una minaccia ma che riuscì solo a farmi ridere.
Scossi il capo e lo lasciai libero -Perfetto. Non ti toccherò, lo giuro - Non lo avrei toccato senza il suo consenso, non lo avrei mai fatto con nessuno a prescindere, e avrei ignorato ciò che, inspiegabilmente, mi spingeva a voler fare l'esatto contrario. Avrei lasciato che si fidasse di me e avrei ottenuto le informazioni di cui avevo bisogno. Dovevo assolutamente scoprire che c'entravo io con lui e tutta quella assurda storia!
Mi osservò a lungo con intensità, come se stesse cercando di captare menzogne in ciò che avevo appena detto, poi si arrese con un sonoro sospiro - Verrò stasera con la mia roba, ma ti avverto: stanze separate e continuerò a lavorare qui -
Scrollai le spalle - Certo. Adesso vado ma ti prego smettila di avere paura. Non ho mai fatto del male a nessuno - dissi per poi precederlo nell'uscire da quello che, finalmente, constatai essere un privet molto piccolo.
Passai di fronte al barista, che mi lanciò uno sguardo per niente amichevole al quale risposi con un sorriso, e poi lasciai quel locale con uno strano groppo in gola che non seppi spiegarmi. In qualche modo ero emozionato, fremevo alla sola idea di avere quel ragazzo in casa mia...

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