Capitolo 12
-Cosa sta succedendo?-
Eravamo scesi tutti e tre al piano inferiore ed Axel ci aveva guidati attraverso i vari ambienti fino a raggiungere un ampio salotto, ci fece accomodare su un paio di poltrone di pregiato velluto rosso dopodiché cominciai a guardarmi attorno: le pareti erano affrescate da motivi naturali e culminavano in un'alto soffitto, dal quale pendeva maestoso un lampadario dorato con brillanti gocce di cristallo a riflettere la luce, davanti a noi poi spiccava un grande camino a legna che scaldava la stanza.
Axel si sedette sul divano, posto tra le due poltrone, e alzò gli occhi nei miei mentre l'altro ragazzo faceva altrettanto. Esitò molto nel rispondere, come se non sapesse nemmeno lui cosa dire -Alexei è... mio fratello... -
-Cosa?!- sbottai, alzandomi in piedi tanto in fretta da spostare quasi la poltrona -Che significa?!-
Non appena si erano visti si erano comportati entrambi in modo strano ma poi dopo, quando si erano riconosciuti e abbracciati, avevo capito: era evidente che si conoscessero e che avessero atteso a lungo il momento più propizio per ricongiungersi. Lo ammetto, non mi aspettavo di scoprire che fossero fratelli.
-Significa esattamente questo, Sam: Alexei è mio fratello.-
-Si, okay, ma forse stai dimenticando un piccolissimo dettaglio... lui vuole uccidermi!-
Suo fratello sorrise in una maniera davvero poco rassicurante. Il viso di Axel, invece, assunse un'espressione pensierosa. Sembrava che, di nuovo, stesse faticando a trovare una risposta da darmi anche se, probabilmente, stava solo scegliendo il modo più delicato per dirmi ciò che doveva -Non esistono altre forme in cui io possa dirtelo perciò ascoltami bene perché sarò diretto.- cercò ancora i miei occhi e quando li trovò riprese a parlare -Alexei vuole ucciderti per lo stesso motivo per cui io volevo starti lontano.-
-Che sarebbe?-
-Davvero non lo sai o stai solo facendo il finto tonto?- a rispondermi fu proprio Alexei, la sua voce era dura e il suo sguardo sospettoso.
Axel si morse le labbra e poi posò una mano sul mio braccio, come a volermi suggerire di lasciar parlare lui, rivolgendosi al fratello -Anch'io lo pensavo Al, ma, per quanto strano possa sembrare, lui non sa niente sul serio.-
Il ragazzo lo osservò in silenzio, pareva quasi che gli avesse parlato in una lingua per lui aliena. Era il ritratto del più totale smarrimento. -Ha fatto in modo che il figlio dimenticasse, tsk!- borbottò più tardi, adirato.
-Cosa? Volete spiegarmi per una buona volta, dannazione?!- lo seguii a ruota, perdendo quella poca pazienza che stavo cercando di mantenere.
-Sam, calmati!- mi rimproverò Axel, intimando contemporaneamente di tacere anche all'altro ragazzo -Siamo qui proprio per chiarire la faccenda una volta per tutte. Ti spiegherò ciò che posso, ogni cosa che conosco in merito, e proverò a rispondere alle tue domande... se solo qualcuno si decidesse a smettere di interrompermi!- scoccò un'occhiataccia ad Alexei e, soltanto dopo essersi assicurato che non avrebbe interferito nuovamente, tornò a guardarmi -Dunque, presumo che ormai ti sia chiaro quali siano le tue origini... -
-Si. Sono una sottospecie di angelo caduto, no?- bofonchiai. Mi sentivo ancora ridicolo a dar credito a certe assurdità ma, d'altronde, non potevo fare altrimenti considerando che avevo viaggiato attraverso un portale, camminato sulla terra di un altro mondo e dormito al sicuro in una casa che non mi sarei potuto permettere nemmeno tra altre due vite!
-Esatto. Un angelo caduto, un angelo nero... Sei figlio di quella stirpe di angeli che cadde con Lucifero, ma non solo. Il caso o il destino, chiamalo pure come preferisci, ha voluto che tu e la tua famiglia foste di nobile lignaggio. Sai cosa vuol dire questo?- mi chiese, tenendo i suoi occhi fissi nei miei. Per quanto lo avessi già visto serio mai lo era stato come in quel momento, eppure i suoi occhi di fuoco continuavano ad incantarmi assorbendo tutto il resto.
Fu difficile per me, quindi, riuscire a concentrare i miei sforzi sulla sua domanda. Improvvisamente, mi ritornarono alla mente le parole di Alexei -Il figlio di re Orion...- susssurrai senza nemmeno accorgermene, accasciandomi sulla poltrona dietro di me -Io... non è possibile...-
-Invece lo è, Sam. Tuo padre é il sovrano del regno degli angeli neri, il re di Ifrinn.-
-Vigliacco, parassita, psicopatico...- udii borbottare ma non mi importò.
-Un re...- ripetei, nel tentativo di metabolizzare la scioccante notizia -No, ascolta, ci deve essere sicuramente uno sbaglio! Io... Axel... i miei genitori sono morti nel bosco ormai da diversi anni!- e ne avevo sofferto molto, da allora un'enorme peso si era aggrappato al mio cuore senza più lasciarlo andare. Me lo portavo dietro costantemente e, ogni giorno, lottavo con tutte le mie forze affinché non avesse di nuovo la meglio e mi stritolasse tra le sue spire, trascinandomi a fondo.
-Quelli non erano i tuoi genitori, non c'è altra spiegazione. Tu e re Orion siete due gocce d'acqua!- ribatté Alexei, lanciandomi uno sguardo sprezzante.
-Voi due siete fuori di testa!- alzai la voce, cominciando ad innervosirmi; Axel ed Alexei erano andati a toccare un tasto per me ancora incredibilmente dolente. Consideravo la questione come uno scherzo di cattivo gusto da parte loro, mi terrorizzava benché l'idea che potessi essere veramente chi loro sostenevano che fossi non mi sfiorava minimamente il pensiero.
-Sam...- disse Axel, con voce pacata ma non per questo più benevola -Ti ricordi il nostro primo incontro? Quando ti rivelai che, tra tanti, solo tu eri riuscito a mettermi questa collana?- nel chiedermelo la toccò piano con le dita e notai che, per quanto avesse smesso di provare a toglierla, comunque ancora lo infastidiva l'esser costretto ad indossarla.
-Cosa c'entra ora questo?-
-Bé, se considerassimo l'ipotesi che tu possa davvero essere il figlio del re, si spiegherebbe perché ce l'hai fatta.-
Corrugai la fronte -Non capisco... Credevo avessi detto che sono riuscito a mettertela perché, essendo un angelo nero, la mia forza è superiore a quella degli altri... -
-Più o meno è così, all'epoca non ero certo di nulla e quindi non potevo dirti di più.-
-Ora puoi?-
-Si.-
-Allora che aspetti?! Parla!-
Lo sentii sospirare ma alla fine si decise lo stesso a tornare alle spiegazioni -Per far sì che tu comprenda dobbiamo, ancora una volta, ripartire dagli inizi.- in seguito ad un mio cenno d'assenso continuò -Poco tempo passò da quando le nostre due stirpi furono esiliate qui ed ebbero la loro alba le ostilità: Lucifero, a quei tempi, si impegnava nell'edificazione di quello che poi sarebbe divenuto il suo regno di terrore. Per noi, almeno. Infatti egli nutriva un certo riguardo per ogni suo seguace, che avesse avuto una posizione più o meno prestigiosa nelle schiere angeliche dalle quali, senza distinzioni, erano stati cacciati poco importava, mentre riteneva inferiori ad essi noi demoni e quindi ci disprezzava. La mia gente non ha mai tollerato questa presa di posizione da parte di Lucifero e che i suoi angeli si sentissero completamente in diritto, e nel giusto, di trattarci come se fossimo feccia e saccheggiare e distruggere i nostri villaggi. Ragion per cui puoi ben immaginare quel che successe: li difendemmo e Lucifero lo considerò alla pari di un affronto.-
-Si fecero la guerra?- azzardai. Quando andavo a scuola avevo sempre odiato studiare storia ma se c'era una cosa che quest'ultima mi aveva insegnato quella era che qualsiasi pretesto, persino la più piccola delle sciocchezze, andava bene per dar fuoco alle polveri; dunque, non fu complicato per me dedurre che quelle erano state le premesse perfette a causare un'aspra guerra tra angeli e demoni.
-Ciò che gli umani chiamano Apocalisse.- confermò.
-Ah si? Io ricordavo una storia diversa...-
Scrollò le spalle -Questo perché gli esseri umani si preoccupano solo di quello che avviene sotto il loro naso e non vedono oltre. La guerra è stata combattuta anche nel loro mondo, certo, ma principalmente nel nostro. I racconti poi lassù con il tempo si distorcono, anche se il concetto di guerra tra angeli e demoni è rimasto. Fu una guerra terribile, con numerose perdite da entrambe le parti.-
-Capisco...- sussurrai, prendendomi un pò di tempo per riordinare le idee, per poi aggiungere -Cosa accadde dopo?-
-Bé, gli angeli vinsero la guerra- mi rivelò con una semplicità disarmante -E noi fummo ridotti in schiavitù, quelli ritenuti più appetibili venduti come oggetti sui quali sfogare i loro istinti, che fossero di piacere o violenti, e i nostri sovrani uccisi o fatti prigionieri. Nessuno lo ha mai saputo dire con sicurezza.-
Ora voi dovete sapere che, nel nel venire a conoscenza di quei fatti, il mio animo si andò ad affollare di pensieri contrastanti ed emozioni tumultuose: seppur fossero a me estranee, sentivo quelle vicende appartenermi in qualche modo come se, in fondo, avessi sempre posseduto fin dall'inizio, nel profondo di me stesso, tutte le risposte che Axel mi stava finalmente elargendo. Ed era davvero così, solamente che ancora non lo sapevo.
-Mh... mi dispiace tanto...- riuscii a dire, passando lo sguardo tra i due demoni -Adesso posso finalmente capire il motivo di tanta paura e odio.-
-Si tratta unicamente di un pezzo della storia, angelo. Il peggio deve tuttavia esserti narrato.-
Fissai Alexei senza batter ciglio, intuendo dalla sua postura rigida e dall'espressione contrita del suo volto che la seconda parte di racconto riguardava qualcosa che doveva aver vissuto lui in prima persona. Non risposi né mi sbilanciai a chiedere, semplicemente lasciai che Axel continuasse, esitante, a parlare.
-Trascorsero molti secoli da quell'avvenimento e Lucifero decise di abbandonare il comando. Nominò personalmente il nuovo re tra le fila dei suoi più fedeli angeli e poi, semplicemente, sparì. Nessuno ebbe mai più notizie di lui o spiegazioni riguardo quell'inaspettata decisione. Gli angeli ne furono tutti sconvolti ma il nuovo re, re Orion, si dimostrò capace e un degno successore. Chiaramente, nonostante si trattasse di suo figlio, tra lui e Lucifero non si potevano assolutamente far paragoni; egli aveva, però, ereditato parte delle stupefacenti capacità del Principe delle Tenebre, le quali gli consentirono di creare attorno a se stesso e alla sua famiglia una sorta di alone protettivo. Re Orion, infatti, era rispettato dagli angeli e temuto dai demoni quasi quanto lo era il suo predecessore.-
Lo ascoltai narrare quegli aventi con rapimento, mi sembrava di essere appena entrato a far parte della trama intricata di un libro. Già una volta, prima di allora, ne avevo avuta la sensazione ma quella volta fu diverso. Quella volta ebbi la sensazione di essere io il protagonista e, bé, a conti fatto avrei scoperto di esserlo sul serio.
-Aspetta, re Orion è il figlio di Lucifero?- domandai, perplesso.
-Già, proprio così.- disse sospirando.
Mi ci volle un attimo per realizzare a pieno: Lucifero aveva avuto un figlio, re Orion, perciò stando a quanto quei due sostenevano io avrei dovuto essere suo nipote.
Il nipote di Lucifero!
Quel pensiero mi fece sghignazzare istericamente, al che potei avvertire i loro sguardi preoccupati farsi velocemente strada verso di me.
-Re Orion aveva già una famiglia quando prese il posto di Lucifero?- chiesi, dopo che il mio attacco isterico ebbe fine.
-Se intendi dire una moglie e dei figli, no. Conobbe sua moglie dopo qualche anno, si chiamava Myra e correva voce fosse la più splendida delle fanciulle nell'intero regno, oltre che figlia di nobili. Il re sentì parlare di lei e volle a tutti i costi sposarla. Mia... madre... - sospirò -Mi raccontò che ebbero un figlio e che la regina da quell'istante visse in un mondo di idilliaca felicità, una felicità che apparteneva solo a lei. Suo marito aveva ben altri affari per la testa.- continuò, facendo una piccola smorfia e abbassando gli occhi sul pavimento.
-Cioè?- mormorai. Viktor mi diceva spesso che, in certe occasioni, ero veramente privo di tatto ma non potevo farci niente: ero impaziente, irrimediabilmente curioso e testardo.
Alexei andò a sedersi sul divano accanto al fratello e lo prese tra le braccia. Sapevo bene che era solo per consolarlo, che si trattava di un gesto che qualsiasi fratello degno di esser chiamato tale avrebbe compiuto in una simile circostanza, ma ne fui ugualmente molto infastidito. La bestia assopita in me si era svegliata ed urlava a gran voce il suo disappunto; mi sarei alzato di scatto e poi sarei corso a dividerli come una furia se Alexei non avesse alzato lo sguardo, dapprima impaurito e poi velenoso, ringhiandomi contro. Quel suono fece sì che tornassi pienamente cosciente.
Rilassai i muscoli in tensione e, sospirando, scompigliai i miei capelli bruni -Scusatemi... - dissi a mezza bocca.
Axel fece capolino dalle braccia del demone, guardò me e poi lui. Si scambiarono parole silenziose, poi Alexei si rivolse a me -Non sai cosa abbia scatenato questo tipo di reazione in te, vero?-
-Come potrebbe, Al? Non sapeva nemmeno di essere un angelo nero...- mormorò Axel, guardandomi dal rifugio sicuro che le braccia di suo fratello gli offrivano.
-Non lo so so cosa voglia dire di preciso ma Axel, qualche giorno fa, mi ha spiegato che dipende dall'istinto.-
-E' corretto, perlopiù.-
Inarcai un sopracciglio -Che vuoi dire? C'è dell'altro?-
-Te lo spigherò subito, c'entra un'altra volta con tuo padre...-
-Senti, non mi interessa se è un re o se voi pensate che sia mio padre, quell'uomo non è mio padre e non lo sarà mai!- dissi con voce aspra e dura.
Capii che Alexei mi stava studiando, cercava di stabilire se pensassi davvero quello che avevo detto; glielo leggevo negli occhi di giada che scintillavano curiosi -Questo si che è insolito...- fu la sua conclusione.
-Cosa ci sarebbe di insolito?- risposi con sarcasmo -Se quell'uomo è davvero mio padre come dite, se ci avesse tenuto almeno un briciolo ad esserlo, sarebbe potuto venuto a cercarmi piuttosto che lasciarmi solo in un altro mondo completamente ignaro della sua esistenza!-
Il sarcasmo iniziale abbandonò la mia voce, non avevo alcuna voglia di fare dell'ironia sull'argomento. Perché avrei dovuto? Si trattava di un qualcosa che mi riguardava direttamente e che, se reale, avrebbe definitivamente sconvolto per intero la mia vita.
Rise -A re Orion non importa di nessuno, Sam. Non gli interessava sinceramente nemmeno di sua moglie, figurarsi del figlio avuto con lei, quindi non commettere l'errore di credere di essere speciale per lui solo perché sei suo figlio.-
-Non credo di essere speciale per nessuno, ad essere onesto.- risposi con naturale schiettezza. Non vi erano altro che amarezza e rimpianto per la perdita dei miei genitori, le uniche due persone che avessero tenuto a me incondizionatamente, intrise in quella frase, ben nascoste là dove non sarebbero venute percepite facilmente.
-Ti sbagli...- si intromise Axel, le sue iridi rosse ardevano di un sentimento forte che mi lasciò spiazzato oltre l'immaginabile -Da quando mi hai allacciato la collana al collo, lo sei diventato per me. Siamo legati, Sam, ed è tutta colpa di questo affare!- prese la collana tra due dita e la strattonò con rabbia, facendola ricadere al suo posto l'istante immediatamente successivo.
Contrariamente a ciò che inizialmente avevo creduto, le intenzioni del demone non erano mai state quelle di provare a farmi stare meglio; non tollerava di sentirsi così profondamente legato a me ed averne la consapevolezza, in qualche modo, mi feriva. Nonostante tutto, non avevo mai desiderato farlo star male, perciò ogni sua parola era come una fiamma che contribuiva ad alimentare il fuoco dei miei sensi di colpa.
-L'ha progettata e realizzata re Orion.- disse l'altro demone -Così si diletta. E' un pazzo!-
-Non riesco a capire... - commentai -A quale scopo può mai servire una collana del genere?-
Il ragazzo corvino digrignò i denti, soffrivo a vederlo tanto angosciato a causa di quel gingillo stregato; avrei voluto avvicinarmi e liberarlo così come lo avevo reso prigioniero ma la paura che avrebbe potuto decidere di abbandonarmi nel bosco spettrale che circondava la villa e la radura e il presentimento che, una volta svincolato da ogni legame, potesse desiderare anche lui, come suo fratello, il mio sangue o decidere di non mantenere fede alla promessa di aiutarmi a capirci qualcosa in tutta quella storia confusa e paradossalmente familiare, mi fecero desistere dal procedere nella realizzazione di quell'intento.
-Serve a rendere noi demoni totalmente sottomessi a voi angeli neri, serve a soggiogarci! Questa collana in particolare...- portò ancora le dita su di essa -Serviva a rendere me totalmente succube, dipendente, da re Orion. Ero il suo giocattolino preferito... -
-Giocattolino? In... in che senso?- gli chiesi, intanto che uno strano nodo mi si andava a formare in gola. La verità era che, in realtà, una mezza idea già l'avevo, speravo solo che lui la smentisse.
I suoi occhi mi rivolsero uno sguardo penetrante e, quando parlò, la sua voce era piena di rancore, tanto da sopraffarmi -Non lo immagini, principe?- quasi sputò sull'ultima parola -E' davvero troppo per te riuscire ad immaginare cosa mi ha fatto? Bene, te lo dirò io! Quella feccia di re ha fatto degli esperimenti con il mio corpo, talmente tanti che non so più cosa sono adesso!-
Improvvisamente gli si ruppe la voce e non riuscì più a proseguire. Alexei posò una mano sulla sua schiena ed incominciò ad accarezzarla con delicatezza, in un nuovo tentativo di fargli avere un pò di conforto.
Sapevo che non era il momento per certe cose e sapevo anche che dovevo restare calmo, che non ero per niente nella posizione di potermi permettere anche soltanto di pensare che avrei dovuto esserci io a consolarlo ed abbracciarlo... eppure, lo pensavo. Volevo esserci io al suo posto!
-Che genere di esperimenti?- non volevo costringerlo a parlarne ulteriormente né ero molto sicuro di voler sentire la risposta, ma lo chiesi lo stesso.
Alexei guardò Axel per un paio di secondi, poi sospirò e disse -Re Orion è un folle, maniaco e perverso!- spostò lo sguardo su di me -Al termine della Grande Guerra, Lucifero impose ai nostri sovrani di quel tempo di fornire alla sua gente un tributo annuale di 100 demoni, i quali dovevano essere selezionati tra i migliori; i più forti, quelli dall'aspetto più sublime, ogni anno li mandiamo alla Città delle Ombre, la capitale del regno, senza sapere quale sarà la loro sorte. Diversi anni fa, io e Axel ci siamo intrufolati di nascosto nel gruppo di persone che erano state scelte e siamo riusciti ad entrare nel palazzo reale. Gli altri vennero mandati via in breve tempo, io e mio fratello, invece, fummo trattenuti a palazzo. Solamente in seguito venimmo a conoscenza del fatto che re Orion avesse riconosciuto in noi le nostre nobili origini e che ci avesse appositamente lasciato lì per sbeffeggiare la nostra famiglia, dimostrando ancora una volta quanto la razza demoniaca fosse inferiore alla vostra. Fece di noi delle concubine per se stesso e avrebbe donato uno di noi due a sua moglie, se lei non avesse rifiutato categoricamente. Suppongo che, all'epoca, ti avesse da poco dato la vita. -
-Aspetta... Voi avete avete origini nobili?-
-Si.- sospirò, scocciato, quindi non mi azzardai ad insistere su quel punto.
-Io... credo proprio che, anche se lo ripetessi altre mille volte, dire "mi dispiace" non potrà mai essere abbastanza...-
-Aspetta a dispiacerti, angelo nero.- ribatté lui, freddamente. Perciò non potei far altro che chiudere la bocca e lasciarlo continuare -Al re... il corpo di mio fratello piaceva particolarmente. Su questo punto, senza dubbio, hai ripreso da lui.- osservò, facendomi inorridire -Da questo fatto sono partiti gli esperimenti di cui Axel ti parlava poco fa. Non so bene come questa idea contorta gli sia venuta in mente, ma credo volesse arrivare a trasformare mio fratello in una donna o comunque in qualcosa che ne avesse... certe caratteristiche... -
Più andava avanti a parlare e più inorridivo, inutile dirlo, e non appena terminò non sapevo davvero cosa dire né se sarebbe stato effettivamente il caso che io provassi a dire qualcosa. Riuscii solo a guardare Axel, che fuggì immediatamente il mio sguardo.
Per la prima volta da quando ci eravamo conosciuti tentai di mettermi nei suoi panni e trovai ciò che ne risultò insopportabile.
Perché non mi ha ancora ucciso?
-Semplicemente, perché non può farlo.- rispose Alexei. Fu così che mi accorsi di averlo detto ad alta voce e quella sensazione di insopportabile disagio crebbe d'intensità.
-Perché no?- sussurrai.
-Torniamo di nuovo a questa... - sfiorò con le dita la collana che avvolgeva la pelle chiara di Axel -Inizialmente, era stata progettata per soffocare il suo istinto ribelle per re Orion ma, grazie alla regina Myra, la collana non ha mai funzionato per lui ed ora ne comprendo la ragione: ciò che la collana avrebbe dovuto fare per lui, lo sta facendo per te.-
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