Capitolo 1
Quel locale aveva stuzzicato decisamente troppo la mia curiosità; sembrava come esserci una forza invisibile ad attrarmi verso di esso, mi sussurrava all'orecchio di entrare e scoprirne tutti i segreti.
Camminai fino a fermarmi davanti all'ingresso e guardai la facciata in stile gotico,priva di qualsiasi altro colore all'infuori del nero.
Se non fosse stato per quell'insegna non l'avrei nemmeno notato un posto simile...
Teoricamente sapevo di non poter fermarmi a dare un'occhiata,Viktor mi stava aspettando, ma la curiosità aveva sempre avuto la meglio sulla ragione nella mia vita e quindi, dopo aver spalancato il portone nero lucido, entrai in quel particolare posto.
Visto dall'interno il locale non era poi molto diverso da come appariva da fuori: sostanzialmente cambiava solo che qua e là era possibile intravedere piccole spruzzate rosso cremisi. Sto parlando dei divanetti in pelle,del bancone degli alcolici e c'era anche una pista da ballo con le luci psichedeliche rosse!
La verità? Sembrava un ritrovo per vampiri...
Aveva quell'aria tetra e lugubre di quei posti poco raccomandabili che qualunque persona sana di mente avrebbe evitato peggio di un appestato,o meglio qualunque persona sana di mente a parte me. Io ho sempre adorato quel genere di cose!
E ora si, fate pure, datemi del pazzo. Non mi importa.
Decisi di farmi largo tra le persone e dirigermi con molta nonchalance verso il bancone degli alcolici, fu difficile farlo perché praticamente la gente quando si spostava ti spintonava deliberatamente.
Hanno kilometri di spazio libero per passare e giustamente devono venire addosso a me, logico certo.
Riuscii ad arrivare al bancone e ordinai al barista un mojito ma quando quello mi guardò come se mi fossero spuntate all'improvviso altre due teste sbuffai e decisi di lasciar stare, mettendomi poi ad osservare il posto e la gente decisamente strana che lo frequentava.
A suo modo era curioso, interessante; uno di quei posti dove puoi sballarti e non frega niente a nessuno perché non è la cosa più strana che si può vedere.
La gente, ovunque posassi lo sguardo, era vestita di nero, non perché semplicemente gli piacesse o perché si tratta di un colore che fa sembrare snelli o fashion. No, quella gente vestiva di nero in modo molto singolare: gli abiti sembrava provenissero direttamente da una fiaba per bambini o dall'ottocento, se si vuol essere più realisti, e in quel contesto, grazie alle luci rosse soffuse, potevano benissimo essere sul serio scambiati per dei vampiri; quasi mi aspettavo che gli crescessero all'improvviso i canini e gli occhi diventassero color del sangue fresco!
In un angolo della sala si trovava un palco, ci feci caso solo in un secondo momento, e un gruppetto consistente di persone vi era radunato attorno. I loro sguardi sembravano essere rapiti da qualcosa o, chi poteva saperlo, magari da qualcuno perciò mentre pensavo che fino ad un attimo prima se ne stavano tutti bellamente per i fatti loro mi venne da ridere.
Che cosa mai staranno facendo su quel palco? Di certo, se ha fatto risvegliare tutta quella gente dallo stato di trance ipnotica in cui sembrano trovarsi tutti quanti, deve trattarsi di qualcosa di grosso!
Con quei pensieri nella testa e la curiosità che velocemente si era andata ad impadronire di me, decisi di farmi nuovamente largo tra la gente per andare a dare una sbirciatina. Ciò che vidi mi lasciò completamente perplesso: in piedi, sul palco, c'era un ragazzo.
Adesso voi vi starete chiedendo cosa ci fosse di così tanto bizzarro da farmi rimanere perplesso, ebbene bizzarra non era la presenza del ragazzo in sé bensì lo era il suo aspetto: le iridi cremisi degli occhi parevano fondersi con il nero delle pupille, i capelli, neri come ali di corvo, contrastavano in maniera spaventosa con la pelle nivea, quasi pallida e diafana.
Quegli occhi erano inquietanti...
Immaginai che quel colore tanto particolare fosse dovuto a delle lenti a contatto, doveva essere indubbiamente così eppure qualcosa dentro mi diceva che non lo era affatto e che ciò a cui stavo per assistere sarebbe stato qualcosa di assurdo.
Il ragazzo stringeva nella mano una specie di collana, composta da una piccola fascia dorata adornata con alcuni ghirigori. Sul suo volto comparve un sorriso di sfida mentre guardava uno dei tanti ragazzi presenti lì dentro salire sul palco.
-Vuoi provare a mettermi la collana? Dubito ci riuscirai!- disse il ragazzo dagli occhi sanguigni. Inarcai un sopracciglio.
Che razza di sfida è questa?! Perché sfidare qualcuno a mettergli una collana? Ma che problemi ha?! Sicuramente il tipo lo prenderà per pazzo...
Vidi però, con sorpresa, l'altro ragazzo afferrare la collana e scagliarsi successivamente contro il più basso che, essendo più piccolo e avendo un corpo più esile e scattante, lo evitò senza alcun problema facendogli uno sgambetto per poi scoppiare a ridere.
A che razza di assurdità sto assistendo?
Il ragazzo a terra non fece in tempo nemmeno a provare a rialzarsi che l'altro gli prese la collana di mano, recuperando in fretta la distanza di sicurezza. Poi l'individuo,ormai sconfitto, scese dal palco con aria molto amareggiata.
Fa quella faccia per una collana? Ma scherziamo?! Cosa si fuma questa gente per essere così esaltata?
Sembrava quasi di essere in uno strip club, solo che il ragazzo non si stava spogliando quindi non compresi il perché di tutta quella competizione.
Forse se riescono a mettergli la collana se lo portano a letto vincendo uno spettacolino privato?
Non so perché, mi venne in mente il film di re Artù. Precisamente quella scena dove persone totalmente comuni provarono a tirare fuori la spada dalla roccia, senza successo. Forse perché, in un certo senso, la scena che avevo appena visto si poteva paragonare a quella scena in particolare.
Ero talmente concentrato in quelle elucubrazioni che non mi accorsi di un paio d'occhi che si erano andati, silenziosi, a posare su di me. Avvertii come un lieve formicolio che, dalla nuca, si andò ad espandere lungo la colonna vertebrale. Non vi diedi tanto peso ma, quando mi voltai nuovamente in direzione del palco, capii che forse sarebbe stato saggio farlo: il ragazzo dai capelli neri mi osservava con un sorriso obliquo stampato sul volto mentre, tenendo una mano sollevata a mezz'aria, faceva oscillare la collana tra le dita sottili.
-Vuoi provare tu? Vediamo se ci riesci- quel sorrisetto lasciò il posto ben presto ad un piccolo ghigno che gli deformò le labbra, labbra rosee e carnose messe ancor più in evidenza dalla pelle nivea.
Inarcai nuovamente un sopracciglio, ripetendomi che tutto ciò non aveva un senso. Mi dissi che si trattava solo di un brutto sogno ma il suo sguardo...era tremendamente provocatorio e tanto bastò per convincermi del contrario. Era reale, non un sogno, e stava capitando proprio a me.
Guardai il ragazzo negli occhi senza alcun timore e scrollai le spalle. Le sue provocazioni dopotutto non mi toccavano più di tanto e nemmeno mi interessava la vincita tutto sommato. Avevo solo voglia di divertirmi un po'...
-Ti avverto, però: non sarà cosi facile- disse ancora il ragazzo, mettendosi in piedi sul palco mentre io salivo. Ci ritrovammo uno di fronte all'altro. La collana d'oro scintillò nella sua mano, appena tinta di rosso dalle luci che si trovavano sopra e intorno a noi.
Gli sorrisi. Fu un sorriso tranquillo, a tratti strafottente -Vedremo-
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