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XIII

Miyeon si svegliò con la luce mattutina che entrava dalla finestra di camera di Namjoon, raggi di sole oltrepassavano le tende color sabbia fino a raggiungere le sue palpebre chiedendole di alzarsi. Un leggero pulviscolo danzava davanti alla finestra in modo lento e ipnotizzante, come a non volerla svegliare bruscamente.

Intorno alla vita di Miyeon un braccio la stringeva in una presa calda e stretta, quasi avesse paura scappasse, e il corpo di Namjoon premeva rilassato contro la sua schiena.

La ragazza contrasse il corpo per liberarsi dal torpore del sonno, ma una delle muscolose gambe di Namjoon avvolse le sue snelle e lisce in una presa degna di un boa costrittore. Frenò la risata che le risalì alle labbra, non era sicura fosse già sveglio e non voleva disturbarlo.

La sveglia sul comodino segnava le 7:59, Miyeon vide le cifre cambiare e diventare le 8:00 precise. Il noioso e intermittente allarme della sveglia iniziò a suonare subito dopo, facendo fare una smorfia infastidita alla ragazza non ancora sveglia del tutto.

Allungò una mano e spense l'aggeggio infernale, ma il braccio intorno alla sua vita la riportò immediatamente indietro con la schiena di nuovo schiacciata contro il petto nudo di Namjoon.

"Dove volevi andare?" le chiese prima di baciarle la spalla. La sua voce bassa, ancora roca per il sonno, le fece venire la pelle d'oca sulle gambe e sulle braccia.

"Volevo solo spegnere la sveglia".

"Quindi non avevi intenzione di andartene e fare finta di nulla?"

Non rispose, ma si morse il labbro approfittando del fatto che Namjoon non la poteva vedere. Lo sentì sospirare prima di sentire la mano intorno alla sua vita iniziare a disegnare dei piccoli cerchi sul suo fianco con il pollice.

"Yeonie," lei mormorò in assenso. "Ieri mi hai promesso di dirmi cosa ti sarebbe passato per la testa. Ti stai già rimangiando la parola?"

"A mia difesa ho fame e non ho fatto colazione".

Namjoon non rise, o almeno non lo sentì ridere. Quella conversazione stava prendendo una piega troppo seria, le coperte sopra al corpo di Miyeon iniziavano a pesare come marmo.

"Come vuoi comportarti d'ora in poi?" le chiese in un sussurro, sembrava scegliere le parole con una cura estrema. "E fare finta di nulla non è un'opzione, abbiamo visto che non funziona".

Un sorrisetto sarcastico nacque sulle labbra della castana. Fare finta di nulla magari aveva messo il loro rapporto a dura prova, ma alla fine erano finiti a letto insieme lo stesso. Non era poi un fallimento.

"Non lo so" rispose con il cuore che batteva frenetico contro costole.

Il profondo sospiro di Namjoon le solleticò l'orecchio e le mosse i capelli già spettinati, non riuscì a preoccuparsene perchè i sensi di colpa le tenevano in ostaggio i polmoni.

"Ti aiuterebbe..." cominciò lui "... sapere che cosa penso io?"

Ci pensò qualche secondo prima di annuire e Namjoon esitò prima di abbracciare di nuovo la sua vita. Sembrava che il maggiore avesse paura di spaventarla, di farla scappare via come un animale selvatico. Le premure di Namjoon erano sempre così: ricche di imbarazzo, ma dolci e affettuose allo stesso tempo.

"Ho paura che se adesso ti lascio andare, tu scapperai e mi chiederai di fingere non sia successo nulla un'altra volta. Ho paura di ripetere tutto di nuovo: arrabbiarmi perchè non è quello che voglio e allontanarti ancora" la mano libera di Namjoon presa a giocare con i capelli di Miyeon, arricciando una ciocca intorno a un dito. "Non mi posso permettere di vederti andare via. Non sai quanto fosse vuota la mia vita prima di te: passavo giornate in ufficio annegando nei documenti, dimenticandomi di tutto il resto. Adesso solo l'idea di chiederti di uscire mi fa sorridere".

"Anche quando mi ignoravi?"

Un bacio si perse fra i capelli della nuca castana della ragazza. Lei chiuse gli occhi.

"Soprattutto. Quando mi sono calmato ho iniziato a sentire la tua mancanza, perciò riguardavo le foto o rileggevo i messaggi come un povero scemo" disse con tono sarcastico. "Volevo vederti, ma non potevo perchè non volevo fare finta di nulla, Yeonie. Non lo voglio nemmeno ora".

Miyeon si voltò verso Namjoon e lui la invitò ad avvicinarsi posando un braccio sotto alla testa della minore, l'altra mano sempre impegnata a stringerle la vita. Miyeon teneva le braccia incrociate davanti al petto, vicino alle ginocchia rannicchiate che creavano una piccola distanza e la allontanavano da corpo di Namjoon.

La luce illuminava il viso del ragazzo, i suoi occhi solitamente neri sembravano marroni così colpiti dal sole, i capelli disordinati si dividevano in ciocche che partivano in tutte le direzioni. La guardava in attesa, la guancia destra premuta contro il cuscino; sembrava così morbida, piena e tonda come quella di un bambino.

"Ho paura" disse Miyeon. Avrebbe dovuto dire di più, spiegare a Namjoon che nella sua testa c'era un casino, un tornado di ansie e insicurezze, di dubbi e paranoie, ma era troppo. La paura era l'unico pensiero che era stata in grado di estraniare e far arrivare alle sue labbra.

Ma Namjoon era paziente e non parlò, le diede tutto il tempo di cui aveva bisogno mentre le passava una mano su e giù per la schiena.

"Non voglio più fare finta di nulla. Non sei nulla, per me" continuò Miyeon e lui annuì, invitandola a continuare. "Ma mi fai sentire vulnerabile, Namjoon, e non mi piace. Io non voglio stare ancora male. Ho già sofferto troppo".

"Io non ti farei mai quello che ti ha fatto Jihan" ribattè Namjoon aggrottando leggermente le sopracciglia.

"Non lo posso sapere" rispose lei con un filo di voce. "Non lo puoi sapere nemmeno tu".

"Ma ieri hai detto che ti fidi di me, l'hai detto solo perchè c'era Hoseok? Non lo pensi davvero?"

"Sì che lo penso!" esclamò quasi trasalendo. "Mi fido di te. Solo, forse... non abbastanza".

Sospirò e distolse lo sguardo mentre un familiare peso cominciava a formarsi fra i suoi polmoni e crescere fino a soffocarla. Aveva voglia di piangere, ma sapeva che non ci sarebbe riuscita. Era bloccata, difettosa. Incapace di piangere, di innamorarsi e di affidarsi a Namjoon; tutto per colpa di un maledetto stronzo che le aveva lasciato una cicatrice indelebile e difficile da rimarginare.

Namjoon continuò ad accarezzare delicatamente la sua schiena e Miyeon ne rimase sorpresa: si aspettava di sentire il ragazzo allontanarsi da un momento all'altro, lasciandola sola nel letto che sarebbe presto diventato freddo con la sua assenza.

"Però... quello che c'è, tra di noi" tentò lui con insicurezza. Miyeon annuì, perchè anche se lo aveva espresso con poche e vaghe parole, sapeva benissimo a cosa si stesse riferendo Namjoon. "Quello che c'è fra me e te, non lo sento solo io. Vero?"

"No" rispose lei con decisione. Namjoon sorrise e il cuore della castana si sciolse un po' nel vedere quell'espressione ancora un po' addormentata.

"Se ti dicessi che me la voglio guadagnare, quella fiducia?"

"Come?"

"Vedendoci, uscendo io e te, e... non lo so, magari portandoti al miglior primo appuntamento di sempre".

Rise sollevata con le guance che divennero presto rosso ciliegia. Namjoon non stava scherzando, era completamente serio, e lei era stanca di rinunciare. Era stanca di doversi ricordare, tutte le volte che il maggiore la guardava sorridente, che quelle fossette non sarebbero mai potute diventare sue.

Allungò le gambe verso la parte più remota e fredda del letto, liberandosi da quello scudo che teneva sollevato proteggersi e tenere Namjoon a distanza. Istintivamente oppure no, Miyeon non lo capì, il ragazzo la avvicinò al proprio corpo senza mai rompere il loro contatto visivo.

"Io non posso prometterti nulla" gli disse la ragazza. "Però so che non voglio tornare indietro e rinunciare a te. Voglio provare ad andare avanti, ma non farmi male".

Namjoon accarezzò il viso di Miyeon sfiorandole la guancia con il pollice. Aveva le labbra incurvate in un sorriso sognante, la fossetta sinistra visibile e la destra nascosta contro il cuscino.

"Non lo farò" rispose lui. "Ti tratterò come il fiore più delicato".

"Se mi fai soffrire ti eviro con una katana".

"O un cactus. Mi piacciono i cactus".

Cercò di rimanere seria e lanciare un'occhiataccia a Namjoon, ma si sentiva così leggera in quel momento che non potè fare a meno di ridere. Aveva passato così tanto tempo da sola, forse ora poteva concedersi di mettere al primo posto non solo la sua felicità, ma anche quella di qualcun altro.

Ma non doveva pensarci troppo. C'era tempo. Potevano fare le cose con calma.

Namjoon si unì alle sue risate, per poi alzarsi a sedere e ruotare le spalle intorpidite. Miyeon fissò la pelle ambrata del maggiore e come i raggi del sole andavano a complimentare il suo incarnato. Non si rese nemmeno conto dei movimenti di Namjoon fino a quando non se lo ritrovò sopra, imprigionata di nuovo dal suo corpo caldo fra lui e il materasso.

"Mi spogli con gli occhi prima ancora della colazione?" la provocò inarcando un sopracciglio in smorfia di sfida.

"Tecnicamente non ti posso spogliare se sei già mezzo nudo" precisò lei alzando un dito con fare pignolo. "Per quanto riguarda la colazione si può sempre rimediare".

Miyeon si godette la vista delle fossette di Namjoon, entrambe visibili fino a quando il maggiore non si abbassò per darle un bacio su una guancia. Sentì il cuore fare una capriola nel petto.

"Mi dispiace deluderti, ma non sono tipo da sesso prima di un appuntamento".

"Troppo tardi, caro" rispose piccata roteando gli occhi. "Di che primo appuntamento stai parlando?"

"Abbiamo un'intera settimana da passare insieme alle Maldive" le ricordò con un sorriso malizioso. "Sarà una settimana di appuntamenti che uniremo in un solo, grande, memorabile primo appuntamento. Il migliore di sempre".

E mentre Namjoon continuava a blaterare e sognare riguardo la loro vacanza insieme a Singapore, Miyeon lo osservava dal basso con uno sguardo che brillava di qualcosa; qualcosa che le stelle, che ormai li conoscevano bene, non avrebbero avuto dubbi ad interpretare.

Tuttavia, di stelle notturne in cielo quella mattina, non ce n'erano e Miyeon non era ancora pronta ad ammettere a se stessa cosa ci fosse dietro a quella sensazione di leggerezza che sentiva aleggiare nel suo petto.

"Sai, dovresti baciarmi in questo momento".

"Ma non ci siamo ancora lavati i denti".

"Namjoon".

"Ok, va bene, ma io ti ho avvertito".

"Oh mio Dio! Sei qui!" esclamò con sarcasmo la squillante voce di Jimin. "Chi lo avrebbe mai detto?"

Miyeon non si voltò nemmeno in direzione del suo migliore amico e continuò a concentrarsi sui ricami del vestito che stava cucendo. Non aveva fatto altro da quando era uscita dall'appartamento di Namjoon ed era arrivata all'università.

"Nel caso ti stessi chiedendo come ho fatto a scoprire il tuo nascondiglio -nonostante tu abbia ignorato tutti e sessantadue i messaggi che ti ho inviato-" fece una breve pausa per aggiungere solennità alla rivelazione finale "è tutto merito del mio infallibile radar da migliore amico. Sì, lo so: sono il migliore, non c'è bisogno tu me lo dica".

"Te lo ha detto Taehyung, vero?"

"E chi altro avrebbe potuto saperlo?!"

Miyeon sorrise con un lato delle labbra. Il rumore di uno sgabello trascinato sul pavimento del laboratorio le fece capire che Jimin non era venuto semplicemente per accompagnarla a casa. Aveva intenzione di rimanere.

"Allora," cominciò lui sedendosi "te lo devo chiedere io o me lo vuoi dire tu?"

"Non ho idea di cosa tu stia parlando".

"Ok, te lo chiedo io" disse spostando la lampada da scrivania e indirizzandola verso il viso di Miyeon "Dove sei stata questa notte? Ah no, aspetta. Riformulo: da chi sei stata questa notte?"

Lei lo ignorò di nuovo e finì di cucire il ricamo a stella, dando poi un'occhiata pensierosa al vestito indossato dal manichino. Si voltò verso il bancone per recuperare le forbicine con cui tagliare il filo, ma Jimin fu più veloce e gliele rubò da sotto il naso.

"Jimin!"

"Rispondimi e non gli verrà fatto nulla di male" disse lui muovendo le forbici metalliche fra pollice e indice. Miyeon sospirò rassegnata, non aveva mai preteso di sfuggire al naso pettegolo del biondo (la tinta argento era ormai diventata un vago ricordo), ma sperava di subire l'interrogatorio una volta arrivata a casa.

"Ero da Namjoon" si limitò a rispondere recuperando le forbici. Jimin annuì, ma nella stanza tornò subito a essere silenzioso.

"Hai anche delle pinze? Quelle per le perline" le chiese il ragazzo. Miyeon lo guardò interrogativa. "Per strapparti i dettagli di bocca, Yeonie! Non fare la difficile".

"Che c'è da dire? Ho passato la notte da lui".

"E questo lo avevamo già stabilito. Che cos'è successo?"

Lo sguardo malizioso e colpevole che Miyeon gli rivolse parlò da sè, infatti Jimin alzò i pugni in aria gridando alla vittoria. Per fortuna che erano soli nella stanza.

"Avevo ragione!" esclamò alzandosi dalla sedia e saltando sul posto. "Lo sapevo! Lo sapevo, te l'avevo detto, io lo sapevo!"

Lei lo ignorò di nuovo limitandosi solo a sorridere un pochino, fu più forte di lei, e tagliò il filo bianco con cui aveva cucito la stella.

"Quindi avete chiarito? Adesso parlate?" le chiese il ragazzo rimettendosi a sedere. "Non che serva per forza parlare quando si scopa, ma Namjoon non mi sembra il tipo da certe perversioni".

Miyeon tossì presa in contropiede e tirò una sberla alla spalla di Jimin quando l'altro iniziò a ridere.

"Abbiamo parlato, sì. Ha detto che è stato arrabbiato, dato che non voleva fare finta di nulla e io invece l'ho obbligato, in un certo senso" si alzò e cominciò a mettere a posto tutti i ritagli di stoffa disordinati sul bancone del laboratorio. "Abbiamo parlato anche stamattina. Mi ha chiesto di non fare finta di nulla un'altra volta e io ho accettato".

Jimin si portò una mano davanti alla bocca, gli occhi sgranati e sorpresi.

"Quindi state insieme?" si guardò intorno prima di aggiungere a voce bassa. "Cioè per davvero?"

"No!" esclamò lei guardando Jimin come se le avesse appena detto che aveva una testa in più. "Abbiamo solo deciso di fare le cose con calma. Vedere come va, insomma".

"Ho capito" disse alzandosi e raggiungendola dall'altra parte del tavolo. "E tu come vuoi che vadano le cose?"

Miyeon prese fra le mani una rocca di lana mohair, aveva lo stesso colore di un prato appena tagliato in primavera ed era morbida quanto un frutto maturo. Uno dei tanti acquisti fatti con la carta di credito di Namjoon.

"Non so cosa voglio, ma so cosa non voglio, e non voglio che finisca male come con Jihan".

"Yeonie..."

"Sì, lo so che non posso esserne sicura" lo anticipò lei avvolgendo il filo di lana intorno all'indice. "Ma ho paura di rischiare, Min. Tu c'eri quando è successo e hai visto come stavo. Non voglio stare male ancora".

Jimin annuì comprensivo e attraversò il tavolo per raggiungere la sua migliore amica, le prese la rocca verde dalle mani e la posò sul tavolo. L'abbracciò e Miyeon lo strinse a sua volta posando la fronte contro la spalla coperta dalla camicia azzurra.

"Non si tratta di rischiare, Yeonie.Io ti voglio bene e rimarrò qualunque cosa tu decida di fare" lei chiuse gli occhi confortata da quelle parole. "Ma smettila di mentire a te stessa".

Jimin sentì i muscoli della ragazza irrigidirsi tutto d'un tratto e quasi pensò volesse prenderlo a pugni. Quando la sentì respirare più profondamente del normale, capì che quella reazione era l'unica risposta che avrebbe ricevuto da Miyeon.

"Pensi di poter decidere se stare male oppure no, ma non è vero, cretina" scherzò colpendola con un dito contro la tempia. "Se hai tanta paura di stare male a causa di Namjoon, hai idea di quanto soffriresti decidendo di non darvi una possibilità? Perchè in tal caso dovreste rompere il contratto, lo sai, vero?"

Miyeon si staccò dall'abbraccio e ritornò a sistemare gli strumenti di sartoria.

"Lo so e non rinuncerò a Namjoon, ma non voglio stare ancora male".

"Mi dispiace, Yeonie, ma sono due cose che prendi insieme al prezzo di uno" la prese in giro l'altro appoggiandosi al tavolo con un fianco. "Forse non te ne rendi conto, ma sei cambiata davvero tanto da quando hai lasciato Jihan".

Miyeon roteò gli occhi infastidita.

"Tu, Yoongi e Sooyoung me lo ripetete costantemente. Per non parlare dei miei".

"Non solo in senso negativo. Certo, sei diventata più apatica, sarcastica, fredda e cinica, questo senza ombra di dubbio" Miyeon lo incendiò con lo sguardo. "Ma sei diventata anche più cauta con i tuoi sentimenti, sei più matura e hai ottenuto così tanto".

Jimin indicò i capi disseminati nella stanza: vestiti giù confezionati appesi alle croci, rotoli di stoffe colorate su ogni tavolo del laboratorio, manichini piedi di spilli e ritagli davanti a bozzetti appesi alle bacheche. Miyeon capì immediatamente cosa intendeva.

"Hai imparato a bastarti e a non contare sull'aiuto di nessuno, Yeonie. Se anche con Namjoon non dovesse funzionare non è la fine del mondo. La supererai alla grande come hai già fatto".

Annuì senza ormai nessun dubbio. Jimin la conosceva da una vita, se c'era una persona in grado di capirla e farla ragionare lucidamente era proprio lui.

"Ha detto che il nostro primo appuntamento sarà la vacanza allw MAldive" gli disse sorridendo.

"Ho cambiato idea, rifiuta le avances di Namjoon e chiedigli se vuole frequentare me" rispose Jimin evitando con agilità il calcio che gli sferrò la ragazza. "Quand'è che parti per la tua settimana di sesso sfrenato in una suite lussuosa, lasciandomi da solo a sopportare Lily e Marshall?"

"Fra una settimana" disse Miyeon ignorando volontariamente la prima parte della domanda. Jimin aggrottò le sopracciglia e si guardò intorno soffermando lo sguardo sui manichini in particolare.

"La sfilata di fine anno non è fra molto" le ricordò con tono incerto. "Riuscirai a finire in tempo?"

"Ho già confezionato gli abiti per la sfilata" rispose Miyeon con soddisfazione e fierezza. "Devo solo organizzare i look delle modelle. E sceglierle".

"Che compito difficile, se vuoi una mano lo sai che mi puoi chiamare" Jimin guardò i capi disposti sul bancone nell'angolo del laboratorio: maglioncini verdi e azzurri, qualche top arcobaleno dai colori pastello e dei jeans mom fit con delle piccole lune ricamate sulle cosce. "E questi sono tuoi?"

"Sono i capi per la mia linea di moda" rispose lei con naturalezza.

"Ah ok" Jimin si voltò verso Miyeon fingendo di non aver sentito bene. "Cosa, scusa?"

"Ho deciso che aprirò la mia linea di moda dopo la laurea" rispose Miyeon con decisione mentre prendeva una scatola vuota in plastica. "Sto provando alcune idee per mettermi avanti. Adesso aiutami, li voglio portare a casa: preferisco il mio ferro da stiro a quello dell'università".

Jimin si limitò ad annuire, ancora scioccato dalla sorpresa, e spostò i campioni all'interno del contenitore mentre Miyeon indossava il chiodo di pelle e chiudeva a chiave le tremila stoffe nel suo armadietto.

"Quello non lo prendi?" le chiese Jimin indicando l'abito a stella a cui la ragazza aveva lavorato fino a poco prima.

Miyeon guardò l'abito che aveva creato dal nulla quel pomeriggio, praticamente senza nessuno schizzo base da cui farsi guidare. Era bello, stupendo, ma mancava ancora qualcosa.

"No, quello è ancora un lavoro in corso".

Jimin alzò le spalle e uscì dalla stanza lamentandosi di dover portare la scatola sulla metro fino a casa. Miyeon spense la luce, chiuse la porta e seguì il biondo fuori dalla Seoul National University.






Angolo autrice
Hi babies! Sono tornata, la settimana di esami è passata e sono felice di poter dire che sono andati tutti molto bene.. sono contenta! Scusate per l'aggiornamento a tarda notte, ma ho visto oggi pomeriggio che stavo scrivendo un bel po' quindi mi sono intestardita e ho deciso di pubblicarlo entro fine giornata! 
In realtà la prima parte del capitolo si è scritta da sola in davvero poco, sono innamorata di Yeonie e Joonie quindi super happy di vederli insieme tutti contenti e feliciui patati.. 
La seconda parte è stata un po' più difficile sia per l'ambiente che per il rapporto fra Jimin e Miyeon.. il motivo è che io me la sogno un'amicizia come la loro, il bene che si vogliono quei due fratellini è commuovente sigh.. 
Ne approfitto per ringraziarvi tantissimo delle tre mila letture, vi sono proprio grata con tutto il cuore e sono felice che Bittersweet piaccia!
Vi lascio e scappo perchè voglio premere quel "pubblica" lì in alto!
Grazie per aver letto Bittersweet, se il capitolo ti è piaciuto lascia una stellina! A presto,

-V e o


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