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I

La luce soffusa del locale stava diventando un serio problema per Miyeon, aveva iniziato a maledire con tutto il cuore le lenti a contatto secche che le stavano mandando a fuoco gli occhi. Quando Dio aveva distribuito la miopia lei doveva essere stata in prima fila. Così come per la sfiga. E anche per l'alcolismo.

La ragazza ignorò sia lo sguardo di rimprovero che le rivolse la barista, sia la disgustosa zaffata di sigaro che le arrivò alle narici. Con noia si portò alle labbra il bicchiere di Cosmopolitan che aveva ordinato pochi minuti prima. Era il secondo, per esattezza.

"C'è un po' di sguardo nella tua occhiataccia, Sooyung" disse Miyeon dopo aver preso un sorso del drink.

"Sei seduta qui da un'ora con addosso un abitino da cocktail attillato mentre ti ubriachi da sola" le fece notare la barista mentre asciugava un calice da vino dall'altra parte del piano bar. "Non ti sto giudicando: mi sto preoccupando".

Miyeon sospirò rassegnata posando il proprio cocktail sul legno, evitò di proposito il sottobicchiere e Sooyung le lanciò dardi infuocati dagli occhi.

"Te lo ripeto perché evidentemente non mi hai sentito, ma non te ne faccio una colpa perché deve essere sicuramente a causa di questa orribile musica jazz" Miyeon si voltò due secondi per guardare male il pianista che doveva sentirsi Louis Armstrong in quel momento. "Si dia il caso che io stia aspettando Jimin".

"Se smettessi di strizzare gli occhi come un maniaco sessantenne, forse ti renderesti conto di una cosa: Jimin non è qui" Sooyung rispose al sarcasmo di Miyeon con il suo medesimo. Era forse l'unica cosa che le due avevano in comune, o almeno così credevano.

Certo che Jimin non era ancora arrivato. Perché Jimin, che aveva sempre dieci minuti di anticipo su tutto, doveva scegliere proprio quella serata per fare tardi.

Proprio quella sera doveva lasciare Miyeon ad aspettarlo in un imbarazzante bar dalle poltrone in velluto borgogna, circondata da uomini che bevevano tutti lo stesso spumante, indossavano tutti la stessa colonia (che per la cronaca costava più dei tacchi della ragazza) e che pensavano di poter comprare ogni cosa con le loro carte di credito.

Forse pensavano di poter comprare anche Miyeon, considerando gli sguardi che stava ricevendo.

Tirò fuori dalla propria pochette il cellulare, controllando sempre le stesse due cose: orario e messaggi. L'orologio virtuale segnava dieci minuti in più di prima e nessun nuovo messaggio a fare compagnia all'ultimo ricevuto da Jimin.

Gay bff <3

Sto arrivando

Quaranta minuti fa.

Miyeon mostrò il display del telefono all'amica dai capelli neri raccolti in una coda alta, era impegnata ad aprire una bottiglia di vino rosso per versarla in due calici.

"Secondo te è ancora vivo?" chiese strizzando gli occhi per la milionesima volta. Quelle lenti la stavano uccidendo, era una cattiva idea utilizzare il Cosmopolitan come collirio?

"L'hai ancora salvato come migliore amico gay? Jimin è più etero di me e Yoongi messi insieme" ed il punto di Sooyung doveva essere chiaro, dato che lei e Yoongi stavano insieme da quasi un anno ormai.

"È proprio a causa di questo tuo atteggiamento se Minnie non si sente libero di fare coming out".

"No, scema, Jimin non fa coming out perché non è gay e te lo ha ripetuto tremila volte".

Miyeon sbuffò annoiata: sapeva che il suo migliore amico era etero, completamente, ma non potevano lasciarla sognare un pochetto? 

Dal suo primo giorno all'università, quando aveva iniziato a studiare moda, si era sentita incompleta.

Era convinta che sarebbe stata per sempre una stilista a metà, a causa di tutte quelle volte che aveva dovuto utilizzare tessuti di seconda mano, o guardare da lontano i capolavori di alta sartoria che le sue compagne di corso sfoggiavano come se fossero alla settimana della moda di Parigi.

E il migliore amico gay. Cristo.

Ogni singola studentessa del corso di Design e Discipline della Moda aveva un migliore amico gay con cui andare a fare shopping. Ogni grande stilista aveva il famoso amico gay. Miyeon aveva iniziato a pensare che fosse una sorta di requisito del mondo della moda e da lì era nata quella sua superficiale ossessione per la sessualità del suo migliore amico.

Jimin ci rideva sopra, sapeva che Miyeon desiderava solo essere uguale a quelle ricche figlie di papà del suo corso di moda. 

Quando Sooyung riprese ad ignorare Miyeon (giustamente, doveva ben fare il suo lavoro), la ragazza fece vagare lo sguardo per la sala.

C'era una certa aria snob ed altolocata che caratterizzava il locale in cui lavorava Sooyung e Yoongi ne sarebbe stato disgustato, pensó. Da quando la sua fidanzata aveva iniziato a lavorarci qualche mese prima lui si era sempre rifiutato di entrare al Madame.

Il motivo? Non ne voleva sapere di trovarsi nella stessa sala di quei "viscidi capitalisti con problemi di impotenza". Citazione testuale del produttore musicale.

C'era solo una persona che odiava il capitalismo più di Min Yoongi. Karl Marx in persona.

Miyeon sentì il pesante sguardo delle persone nella sala perforargli la schiena mentre rimetteva il telefono nella borsetta. Ma che cazzo avevano i clienti quella sera? Nel momento stesso in cui aveva oltrepassato la porta d'ingresso aveva percepito un'inconfondibile atmosfera predatoria, forse a causa del rumore di risate false e del tintinnio di calici pieni che brindavano.

Yoongi odiava quel posto e, naturalmente, Jimin lo adorava. Certo che lo adorava, Jimin sognava di entrare a far parte dell'élite sociale di Seoul, di conoscere chaebol e ubriacarsi di champagne ogni fine settimana.

Una finta risata femminile, più acuta delle altre, risvegliò la curiosità di Miyeon che si chiese con chi stesse parlando quella donna per elemosinare attenzione con così tanta disperazione. Quando si voltò e cercò la diretta interessata dei suoi pensieri, fu costretta a stringere le palpebre per scrutare al meglio la stanza. Che problema aveva il manager del locale con le bollette della luce?

Non c'era una sola donna che dimostrasse più di trenta anni e di alcune di loro Miyeon dubitò persino la maggiore età. Se ne stavano tutte attaccate alle braccia di uomini che, al contrario loro, di anni ne avevano eccome a giudicare dalle rughe sui loro visi, dai capelli sempre più radi e dalle pance rotonde su cui erano distese le cravatte.

Non una delle ragazze aveva un filo di mascara colato, nessuna di loro aveva una gonna che arrivasse al ginocchio e nemmeno uno degli uomini dimostrava sotto i cinquanta anni. Il fascino dei soldi pensò la ragazza.

Miyeon concentrò la propria attenzione su un tavolo in particolare dove erano sedute sei persone: quattro uomini e due ragazze. Alzavano i bicchieri come a voler brindare rischiando di rovesciare le bollicine con i loro movimenti sgraziati, ridevano tutti in modo falso.

Tutti tranne uno.

Miyeon sbattè le ciglia nel tentativo di mettere a fuoco la figura dell'unico uomo che sembrava non divertirsi a quel tavolo. Era l'unico che non rideva e non brindava.

Era anche l'unico dell'intero locale a non dimostrare cinquanta anni.

Nemmeno quaranta.

Nemmeno trenta.

Miyeon osservò il profilo del ragazzo muscoloso, aveva le maniche della camicia arrotolate sopra i gomiti permettendo agli avambracci dorati di venire mostrati in tutta la loro gloria. Delle vene partivano dal dorso della mano, chiusa sul tavolo, e scorrevano lungo tutta la pelle bronzea scomparendo sotto il Rolex argento e la camicia bianca.

Miyeon seguì con lo sguardo il percorso vedendo il vaso sanguigno rifare la sua comparsa sul collo dell'uomo, risplendeva sotto le luci del soffitto a causa di un sottile strato di sudore.

Un luccichio catturò l'attenzione della ragazza che notò l'orecchino ad anella che pendeva dal lobo dell'uomo: argento freddo in contrasto con il caldo ambrato della sua pelle. A giudicare da come l'uomo dai capelli castani stava sudando, e da come si inumidiva le labbra con la lingua, doveva essere accaldato o a disagio.

Miyeon sbattè di nuovo le palpebre, dimenticandosi di essere in un luogo pubblico e che fissare qualcuno in quel modo le sarebbe potuto costare una denuncia per stalking. Lo sguardo indagatore della ragazza incontrò quello del soggetto che stava osservando e si girò in fretta verso il bancone, sperando di non aver fatto una figura di merda troppo evidente.

Ormai la castana sentiva di avere della carta vetrata al posto delle palpebre e decise di porre fine alla propria serata, scegliendo di aspettare il ritorno di quella stronza di Sooyung per pagare il conto (non senza prima aver implorato uno sconto) e salutarla.

In un sorso finì quello che rimaneva del suo cocktail e quasi si strozzò quando le andò di traverso perché qualcuno aveva avuto la geniale idea di posarle una mano nulla spalla.

"Oddio, scusa! È colpa mia! Non pensavo di spaventarti!" esclamò una voce profonda, baritonale, così in contrasto con il panico che scaturì dal tono dell'uomo. Miyeon si riprese in fretta e quando smise di tossire si voltò verso il suo "aggressore" scoprendo che era lo stesso ragazzo che era stata beccata a fissare. Addio dignità, io qui ti saluto. "Come stai?" le chiese lui.

"Sto bene, grazie. Tu invece?" rispose lei per essere cortese.

"Tutto bene anche io, e tu?"

Tre secondi di silenzio.

"Sempre bene, come cinque secondi fa" rispose la castana confusa, ma leggermente divertita.

"Merda" lo sentì sussurrare a bassa voce. "Ti posso offrire da-"

Gli occhi del ragazzo, che Miyeon notò essere davvero alto, si posarono sul bicchiere vuoto con il cui contenuto la ragazza si era quasi strozzata. L'uomo sussurrò un agitato "merda" un'altra volta.

Con occhi agitati e zero delicatezza il castano si sedette sullo sgabello a sinistra di Miyeon. La ragazza s'impose di non fare un commento sarcastico all'uomo dicendogli che il posto non era occupato o di accomodarsi pure perché le faceva piacere avere compagnia: sembrava già abbastanza nervoso, non era necessario sparare sulla Croce Rossa.

"Se non ti dispiace, io andrei-"

"No!" esclamò lui con del panico negli occhi. "Lascia almeno che paghi quello che hai bevuto, per farmi perdonare".

Miyeon fissò allibita l'altro, se stava cercando di approcciarla doveva darsi una calmata.

"Non ce n'è bisogno, davvero".

"Ma te ne stai andando perché ti ho spaventata".

"Me ne sto andando perché sono stanca e voglio andare a dormire" chiarì la ragazza. Se ne voleva andare da lì di corsa e cercò con lo sguardo la figura di Sooyung, sperando non fosse nascosta nello sgabuzzino a fare sesso telefonico con Yoongi.

"Ah! E... vuoi... tu vuoi... che io venga... con te?"

Miyeon si voltò verso l'uomo con una lentezza snervante e sperando di aver sentito male.

"Come scusa?"

"Io ho visto, ecco..." se non fosse stato per il nervosismo del colosso, la ragazza avrebbe giurato fosse ubriaco perché stava inciampando nelle sue stesse frasi. "Ho visto, sì che mi guardavi e... l'occhiolino".

"Il cosa?" chiese lei sempre più sconcertata. Peccato avesse già finito il Cosmopolitan, avrebbe potuto rovesciarlo in faccia al tipo.

"Hai sbattuto gli occhi" rispose il castano guardando Miyeon, si stava torturando le pellicine delle dita e presto le avrebbe fatte sanguinare.

"Guarda: mi dispiace tanto di averti dato un'impressione sbagliata, ma sono molto stanca e queste lenti mi fanno sbattere molto gli occhi" spiegò Miyeon che fece per alzarsi.

Non sapeva quanto ancora sarebbe riuscita a mantenersi cortese con quello sfacciato quindi era meglio battere in ritirata. Avrebbe pagato Sooyung il giorno dopo.

"A-a-aspetta! Insisto, che cosa hai preso? Voglio offrirtelo io" il panico del ragazzo era palese, dimostrato persino dal tremore delle sue mani mentre prendeva il portafoglio della tasca dei pantaloni.

La situazione era così caotica che Miyeon non riuscì a muoversi nemmeno quando si ritrovò 150 000 won in mano. Che cosa pensava quel tipo? Che avesse bevuto una bottiglia di champagne da sola? Non che lei non ne fosse in grado, ma non era la serata adatta.

"Ma che cazzo..."

"Non sono abbastanza? Te ne posso dare di più" e l'imbranato aprì ancora di più il portafoglio dimostrando a Miyeon che in effetti i soldi non gli mancavano. "Pagherò quanto vuoi! Il prezzo non è un problema, ho più denaro di quello che mi serve!"

Ed ecco che una lampadina si accese nella mente di Miyeon. Una lampadina lampeggiante di allarme rosso con tanto di sirena che cantava nino nino.

"Tu pensi che io sia una prostituta" la frase non uscì dalle labbra della ragazza come un'esclamazione o un'accusa. Fu una semplice constatazione.

Il castano spalancò le palpebre con fare colpevole e Miyeon si voltò verso il bancone del bar, alla ricerca di quel coltello con cui aveva visto Sooyung tagliare a metà un lime.

La studentessa conosceva quel tipo di espressione sul volto dell'uomo in giacca e cravatta: era la stessa che aveva lei il giorno prima, si era congratulata con la commessa del negozio di scarpe per la sua gravidanza. La donna sì, aveva un bambino. Ma l'aveva anche già partorito. Sei anni prima.

"Merda" sussurrò di nuovo lui portandosi il palmo davanti alla bocca a forma di O.

Dove cavolo era quel coltello taglia lime? Quando Miyeon fece per andarsene lui le chiese scusa, insistendo dicendo che era mortificato.

"Guarda, non sono offesa:" mentì lei "ma dovresti proprio migliorare le tue tecniche d'approccio con le ragazze, signor Rolex. Non hai bisogno di comprarti il sesso, ma se proprio vuoi farlo almeno sii sicuro al cento percento di parlare con una che te lo vende".

Ok, forse Miyeon era un po' offesa e l'ultima parte del discorso le uscì più aggressiva di quanto fosse intenzionata.

"Ma io ne ero sicuro!" rispose l'altro immediatamente, beccandosi uno sguardo dalla castana che altro non diceva che: "ma fai sul serio?!".

"Voglio dire... I miei colleghi al tavolo hanno detto che mi stavi guardando e io sono andato nel panico! E poi hanno iniziato a dire che sono un ragazzino impedito che non riuscirebbe a portarsi a letto nemmeno una prostituta -per usare un termine un po' più delicato-" Demoralizzato portò entrambi i gomiti sopra al bancone e vi posò la testa in mezzo. "Gli ho detto che si sbagliavano e mi hanno sfidato a venire qua da te dicendo che eri una... beh quello".

Miyeon si risedette di fianco al ragazzo mossa da un sentimento di pietà nei suoi confronti. Voltò leggermente il capo per guardare il tavolo incriminato da sopra la propria spalla: tre uomini e due ragazzine ridevano sguaiatamente guardando loro due che parlavano.

Le fu chiaro che nessuno dei colleghi del ragazzo pensasse che era una prostituta: volevano solo mettere in imbarazzo il più giovane di loro. Un moto di rabbia salì lungo la schiena di Miyeon che si avvicinò al castano. Io odio i bulli.

"Perché i tuoi colleghi dovrebbero proporti una sfida simile?" chiese la più bassa.

Lui sbuffò una risata amareggiata.

"Perché nel nostro ambiente abbiamo tutti più o meno gli stessi soldi e li spendiamo per le stesse macchine e per le stesse case" rispose non badando alle dita di Miyeon che avevano iniziato a giocare con il colletto della sua camicia. "Quindi per fare a gara a chi ce l'ha più lungo si usano le donne, vinci se ti porti a letto la più gnocca che se ne sta appesa buona al tuo braccio ricoperta di regali".

"Sugar babies" constatò la ragazza mentre con l'indice tracciava il contorno dell'orologio del giovane. Lui annuì e solo in quel momento sembrò rendersi conto delle attenzioni che gli stava rivolgendo lei.

"Che... che fai?" chiese risvegliando il panico di dieci minuti prima.

"Mettimi una mano attorno al fianco" disse Miyeon sorridendo ampiamente come se l'uomo le avesse fatto un complimento. Lui deglutì sonoramente e la guardò con occhi allucinati, ma prima che potesse chiedere nulla lei insistette: "se non vuoi che me ne vada lasciandoti qui da solo come uno stoccafisso, allora metti la mano sul mio fianco".

E lui lo fece, ma mise la mano sul fianco sinistro della ragazza, quello più vicino a lui.

Miyeon rise per non alzare gli occhi al cielo e precisò al gigante che intendeva l'altro fianco. Con un movimento più impacciato di quello di un robot lui fece come gli era stato detto.

"Perché-"

"Smetti di iperventilare e io ti spiego il piano per salvarti quel bel faccino che ti ritrovi" lo interruppe lei. Avrebbe voluto dire "quel bel culo che ti ritrovi", ma effettivamente non aveva avuto la possibilità di vedere il posteriore del ragazzo.

"Tu pensi che io... abbia una bella faccia?" chiese quasi sussurrando per l'agitazione.

Lei portò una mano sulla sua guancia e gli accarezzò le labbra con il pollice, fissandole con sguardo languido. Erano belle labbra: scure, carnose e... un neo quello sotto al labbro inferiore, adorabile.

"Sì, sei molto carino," rispose lei guardandolo negli occhi "ma non sei il mio tipo". Le sopracciglia dell'uomo si unirono in un cipiglio ed attorcigliò le labbra in un broncio offeso. "Mi piacciono ancora meno i bulli, quindi stasera ti aiuterò a dimostrare a quei coglioni che tu ce l'hai più lungo di tutti loro messi insieme".

"Anatomicamente sarebbe un incubo" ragionó lui ad alta voce e facendo roteare verso l'alto le pupille di Miyeon. "E come?" l'uomo vestito elegante pendeva dalle labbra dalla ragazza, labbra che la castana aveva iniziato a mordersi leggermente fingendo di provarci.

"Faremo così: io flirterò ancora un po' con te passando le dita sull'arco della tua mascella" imitò il gesto proprio mentre lo spiegava al più alto. "Dopo di che, quando piegherò la testa di lato, tu mi prenderai il mento con le dita avvicinando i nostri visi e baciandomi" Miyeon fece scivolare le dita della propria mano su quelle dell'uomo.

"Ti avverto: sarà un bacio che ti farà impazzire perché non frenerò la lingua e ti morderò il labbro sotto, ti è persino concesso toccarmi il culo se sei molto preso dal momento" il ragazzo respirò a fondo e Miyeon poté vedere il suo pomo d'Adamo muoversi quando deglutì. Era davvero un bel ragazzo, se doveva fargli un favore tanto valeva che ne godesse a pieno anche lei.

"A bacio finito mi prenderai per mano e usciremo insieme dalla porta d'ingresso, ma prima ti volterai verso il tavolo dove sono seduti quei cretini dei tuoi colleghi e gli farai un occhiolino, per fargli capire che stai andando a passare una notte di sesso folle con me, ok? Vuoi ripeterlo un'altra volta?"

Lui annuì con la testa per poi scuoterla subito dopo in segno negativo.

"Ah e comunque," sussurrò la castana mentre iniziava a piegare il capo "io sono Seo Miyeon".

I due si guardarono negli occhi e la ragazza si scoprì in trepidante attesa di quello che sarebbe successo da lì a poco. Il castano le prese il mento fra le dita e, poco prima di posare le sue labbra su quelle della ragazza, disse una cosa.

"Io sono Kim Namjoon".


Angolo Autrice
Se avete riso con il prologo di Bittersweet allora il mio intento è riuscito! Questa storia nasce da un mio desiderio di leggere una Sugar Daddy!AU con Namjoon protagonista, non ne ho trovate come ne volevo io quindi ho iniziato a crearla io. Sarà una storia leggera e divertente (non lo prometto perché raramente mantengo promesse del genere) con tanto angst, pining, fluff e un pizzico di smut.
Grazie per aver letto, se vi è piaciuto il prologo di Bittersweet lasciate una stellina e fatemi sapere cosa ne pensate.
Baci,

~V e o

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