Fujiko vive a Nomi (III)
Tania ha già occupato tutti i cassetti della stanza. Valentina pesta i talloni, reclama un armadio tutto per sé. Ma Tania non dà retta alla sua ira e resta stravaccata sul letto più grande, quello centrale, a una piazza e mezza. Studia il sito web di Lettere e impreca contro gli organizzatori dell'orario.
«La proverbiale intelligenza dei burocrati. Ci mettono latino propedeutico, obbligatorio, in sovrapposizione con storia del teatro greco, mercoledì la prima ora. E il giovedì invece non abbiamo niente per i primi due turni. Ci facessero per lo meno la grazia di tagliarsi le vene e immergerle nella candeggina, 'sti imbecilli!»
Da parte mia, ho scelto il letto vicino alla finestra e lasciato a Valentina quello accanto alla porta. Così, se la piccola Tania supererà il limite, potrà fuggire in un batter d'occhio.
Mentre Valentina sbrina il freezer, studio la parete bianca sopra la testiera del letto. Non una foto, non un disegno, non una scritta che metta il buon umore. Le avevo preparate, le foto da appendere alla parete, tutti scatti che mi immortalavano con... non ha più importanza adesso. Ho davanti un anno di università, un miliardo di occasioni per divertirmi e dimostrare al mondo intero che ce la posso fare. Nina Adami è un'ottima atleta. Troppo a lungo ho creduto di non sapere camminare senza le stampelle del binomio. Ma adesso sono pronta a vincere la maratona, con il solo aiuto delle mie gambe. Oggi ho mosso un grande passo, in una città nuova che non verrà contaminata dai ricordi, tra la gente per cui binomio è esclusivamente un termine matematico. Su quella parete attaccherò le foto del futuro. Io con Valentina, e forse scatterò una foto anche con quella pazza di Tania.
Ora che Valentina è fuggita in cucina per la disperazione, ha smesso di recitare il ruolo dell'indemoniata e si è trasformata in una silenziosa studentessa, in ansia per il primo giorno di università.
«Ti piacciono i manga?» le chiedo. Ma che sto facendo? Finalmente ha smesso di starnazzare e mi metto a cercare un confronto?
«Perché questa domanda?» ribatte lei.
Scema io che ho aperto il canale di comunicazione.
«Non so, forse perché stai appendendo un mega poster con Fujiko di Lupin nel tuo spazio di parete» le faccio notare. Tania è in piedi sul letto, i talloni pigiati nel materasso molle, un pezzetto di nastro adesivo tra le labbra e una mano che appiattisce il poster al muro.
«Parli in modo davvero scontato per una letterata» mi dice. Ma perché il nastro adesivo non lo usa per tapparsi la bocca? «Solo perché appendo un poster di Fujiko, non significa che ami i manga.»
Ora è lei ad aggiungere parole per non spegnere il fuoco del discorso. E sono io a gettarci sopra acqua e sabbia per domare le fiamme. Quel tappo fucsia mi sta prendendo per una persona scontata.
«Andiamo, scricciolo!» ride lei. Ha appiccicato l'ultimo strato di scotch ed è balzata giù dal letto. «Sei davvero permalosetta. Io e te siamo destinate a fare grandi cose!»
Mi raggiunge, camminando sulle punte. E adesso tiene le braccia intrecciate al petto, così da mettere in maggior risalto il seno.
«Vuoi sapere del poster?»
No, non voglio. Ne ho abbastanza delle sue sciocchezze. La conosco da meno di tre ore e potrei già scrivere un'intera enciclopedia colma di difetti. Prendo a sistemare i libri dei classici sulla libreria. Anna Karenina.
Mi dispiace che si sia buttata sotto un treno, Nanà. La conoscevi da molto?
Le dita mollano la presa. Tania intercetta il libro prima che cada sul parquet e, considerata la mole, crei una bella ammaccatura sulle assi.
«Certo che vuoi sapere del poster» ride Tania. Un ghigno satanico le taglia a metà la guancia sinistra. Si butta sul mio letto con la copia di Anna Karenina ancora in mano. «Tu, scricciolo, dici donna. Io dico Fujiko. Tu dici profumo, io Chanel N° 5, tu dici moto, io Harley Davidson.»
Fissa il poster quasi Fujiko fosse un'immagine sacra. Invece è solo un cartone animato con due tette a cocomero, un rossetto troppo accesso e una pistola pronta ad aprire il fuoco.
«Non prendermi per pazza o per lesbica, scricciolo» ride Tania.
In quanto a pazza ormai è troppo tardi.
«Un tempo molto, molto, molto lontano, conoscevo un uomo che si masturbava con Shampoo di Ramma» rivelo. «Tutto è possibile.»
Il cuore prende velocità. Mi spaccio per una maratoneta, ma non ho allenato i muscoli a resistere. Gli organi rischiano di collassare ai primi cento metri. Tania mi studia, pronta a scartarmi e a tagliare la linea del traguardo con le sue gambette snelle e corte.
«Fujiko non si farebbe mandare a pezzi da nessun uomo» mi dice. Resto incollata alla smorfia furba della donna sul poster. Se incrociassi lo sguardo di Tania, i miei occhi mi tradirebbero, rivelerebbero la storia del binomio. E non voglio che lei sappia. Per una volta esigo di essere solo e semplicemente Nina.
«Lo sai qual è il segreto per scalare la piramide sociale ed essere un vero squalo?» mi chiede Tania. Ha appoggiato la copia di Anna Karenina sul letto. «Usa questo.» Entrambi i palmi sul mio seno. Arretro. Che sta facendo? «E questo.» I palmi sul sedere, io immobile, rigida, con un boccone di saliva incastrato in gola perché... questa furia fucsia mi sta davvero palpando?
Lei scoppia a ridere e sale in piedi su uno sgabello, ghigna, con le mani arpionate ai suoi stessi fianchi, simili alle anse di un'anfora greca.
«Ma alla fine a portarti alla ribalta, quando tutti meno se lo aspettano, sarà questo» recita. Picchietta il dito indice contro la mia tempia. Il cervello. «Fidati, amica mia, non c'è nulla che spaventi un uomo più dell'intelligenza di una donna. Tienila bene nascosta, sarà la tua arma segreta.»
Tania scende dallo sgabello. La canotta le scivola fino alla pancia e allora si sistema la scollatura, butta il petto in fuori per mettere in bella mostra le armi di seduzione.
«Bel culo, comunque» ride. «Le tette un po' meno, ma ci possiamo lavorare.»
Di nuovo sul letto, apre il cassetto del comodino e se ne esce con una scatola colma di smalti.
«Almeno hai qualcosa in comune con Valentina» sorrido. Lei fa la faccia da "Valentina, chi?" «La mia amica. Ha da sempre un'ossessione smisurata per gli smalti.»
Il pennello nero lascia una passata rosso fiamma sul pollice. Il paragone con Valentina la disgusta. Tania chiude svelta la scatola nel comodino. Niente smalto per la nostra furia fucsia.
«Mi darò ai vestiti per oggi» commenta. È davanti all'armadio in laminato. Tira il pomolo in madreperla e apre le ante verde mare. I vestiti non le mancano di certo! Tailleur, abiti da sera, pantaloni eleganti, minigonne in pelle. E scarpe... la bava cola da un lato della bocca di fronte a uno splendido paio di Louboutine.
Tania se ne accorge.
«Tutte tue, scricciolo» le lancia sul mio letto. «Sentiti libera di metterle al colloquio di oggi pomeriggio.»
Ed è così che la moralità di Nina Adami se ne andò a picco nelle viscere dell'Inferno! Ebbene sì, per quel paio di scarpe potrei rinnegare tutti i Santi in Paradiso. Numero 37, io e Tania abbiamo la stessa taglia. Però...
«Colloquio? Quale colloquio? Credevo che la prima riunione in facoltà fosse domani mattina.»
«Incredibile!» Tania scuote la testa in una risata. «Sei davvero ingenua, scricciolo. Il colloquio per selezionare il nostro futuro coinquilino!»
Navigo nell'oceano dell'ignoranza. Tania vuole un coinquilino, ma che direbbe suo zio se lo sapesse? La memoria schiaccia il tasto play e la voce del signor Ravelli si insinua nei ricordi.
«Tuo zio non vuole che ci troviamo un coinquilino.» L'ha detto a me, al telefono. Vuoi che si sia scordato di dirlo alla nipote? «Preferisce che la stanza singola resti libera. È stato categorico. O rispetto la condizione, o mi sbatte fuori.»
E visto che ho pagato l'affitto per i primi tre mesi, sarebbe un suicidio economico.
«Ascolta, Tania. Io non ci voglio finire nei guai. Non vedo perché dovremmo fargli perdere la pazienza. E poi a che ci serve un coinquilino, possiamo divertici...»
«Passi che c'è sempre mio zio a lasciarmi la paghetta per rinnovare il guardaroba» mi interrompe. Fa la vocetta da secchiona. E in questo istante sembra proprio una Hermione Granger con i capelli tinti di fucsia. «La bella vita ha dei costi, scricciolo. Quindi o il tuo GGS va a battere...»
«Il mio GG che?»
«Il tuo Grande Gigante Stupido» ride Tania. Valentina. «Oppure...»
Oppure dovremmo spennare un povero studente universitario ancora privo di alloggio.
«Io in genere evito di mentire e di sfruttare le persone» le dico. Ho promesso al signor Ravelli di lasciare la singola libera e non mi rimangerò la parola data. La mia determinazione è una montagna granitica a prova di erosione. Tania potrà strillare di notte, russare, mettermi il dentifricio nel naso, rubarmi la biancheria, riprendersi le Louboutine, ma io non cederò.
Lei non si dà per vinta. Accavalla le gambe. La minigonna è talmente corta che per colpa del gesto le si vedrebbero gli slip, se li indossasse.
«Non per influenzare la tua decisione, Nina. Mi sembra però giusto e doveroso informarti che tengo il mio caro zietto legato a un dito. Mi basta un sospiro...» E io verrà sbattuta fuori. «Vado a fare un salto in doccia. Hai mezz'ora di tempo, scricciolo. Poi dovrai decidere da che parte stare.»
*
Appena Tania ripara in bagno, tossisco il via libera, il segnale che permetterà a Valentina di entrare in camera. Non posso credere che quella piccola furia fucsia mi stia ricattando. Siamo colleghe di facoltà, compagne di stanza, membri del clan numero di scarpe 37. E nonostante la lista di cose in comune, vuole comandarmi a bacchetta.
«E quelle da dove sbucano?» mi chiede Valentina, quando adocchia le Louboutine.
È arrivata di soppiatto, secchiello con ghiaccio mezzo sciolto e busta dove ha gettato la carne rancida, ereditata dai vecchi affittuari del signor Ravelli.
«Roba di Tania» esclamo. Sotto lo sguardo esterrefatto di Valentina, le rimetto al loro posto, nell'armadio con i pomoli in madreperla e le ante verde mare. Niente corruzione per Nina Adami.
«Va beh» sbotta Valentina. «Qualsiasi cosa abbia in mente Psycho non mi interessa. Non gliela darò vinta. Vieni in cucina, veloce. Prima che Psycho Psyduck finisca di fare la doccia.»
Mi trascina con sé contro il mio volere. Non bastava la furia fucsia. Anche Valentina doveva entrare in modalità psicopatica e iniziare a ordire sublimi piani nel nome della ripicca. Senza opporre resistenza, evito i finti gradini di mezzo centimetro e mi siedo in cucina
Odore di cipolle o fuga di gas?
«Che è questa puzza, Vale? E perché stai giocando al piccolo chimico?»
Valentina si arruffa i capelli per imitare meglio uno scienziato pazzo. Sta trafficando con i barattoli del sale, dello zucchero e dell'olio. Nell'ampolla di vetro aggiunge grandi pizzichi di peperoncino.
«La farò schiattare, quella zoccola!» sghignazza e subito inverte sale e zucchero.
Ha già affettato tre cipolle dorate, ora in bella mostra su un tagliere azzurro.
«Non voglio sapere a cosa ti servano.»
«Le strofinerò sul cuscino di Psyduck. La farò piangere tutta la notte, pentire amaramente per come ci ha trattate!»
Appunto, non lo volevo sapere.
Ora che Valentina progetta la distruzione del mondo e Tania fa la doccia, posso finalmente prendere un respiro. Corro a sedermi sul divano. Sono successe troppe cose nel giro di poche ore e ho bisogno di silenzio per interiorizzarle e dare loro un significato. Tania ha spento i bastoncini di incenso e aperto le finestre per diradare la nube. Così finalmente è possibile capire come è formato il salotto: tavolo da pranzo, due divani, televisione, mobiletto infarcito di ogni stramberia.
Il busto di un manichino rubato agli Intimissimi, un segnale stradale di lavori in corso. Il bongo tra i due divani l'avevo già visto. Batto due colpi e ascolto il suono della percussione. Un bongo, mi pare comparisse nella lunga lista di oggetti che Marco voleva comprare per il nostro appartamento. Maledizione, ci sono ricascata. Mordo le labbra per bloccare il pensiero, ma corre come un cavallo imbizzarrito e le mie gambe sono pesanti, non mi danno la spinta necessaria per riacciuffarlo. Marco sarebbe qui ora, a dipingere il binomio sulla parete e a fischiettare Wish you were here, a stilare liste di programmi per il nostro futuro.
«Some fuuuuuuuun! Ohhhhh Girls they want to have fuuuuuun!»
Ma che diavolo è?
«I carabinieri! Qualcuno ha chiamato i carabinieri! La psicopatica mi ha scoperta!» Valentina. Ma di che parla? Che sta succedendo?
Dalla porta aperta della cucina la vedo rimettere sale e zucchero negli armadietti, correre in salotto, inciampare nel gradino, cadere sul divano, al mio fianco.
«Some fuuuuun!»
Ancora?
«È una sirena della polizia» dice Valentina. Si sistema tra i cuscini e il telo blu. Prende una rivista a caso, Focus, e finge di essere immersa nella lettura. «Quella psicopatica ha capito cosa stavo facendo e ha chiamato la polizia! Tu sarai il mio alibi, Nina! Me lo devi!»
Ma quale polizia? La polizia non perde il suo tempo ad arrestare pazze bionde che invertono sale e zucchero nei barattoli della coinquilina. E questo continuo That's all they really waaaaant! non è una sirena.
«È solo Tania che canta sotto la doccia, Vale.»
Sembra l'ululato di un lupo stonato. E il bello è che nessuno si lamenta dei suoi guaiti. Non i vicini, non i passanti in strada, non i commessi nel negozio di vestiti al pianoterra. Ed è improvvisamente chiaro. Tania Zocca ha il potere di muovere mari e monti in Via delle Suore Orsoline. Sfruttando chissà quale asso nella manica, è riuscita a tenere in pugno l'interno vicinato.
Al sommo Yuri Conte, scrivo sul cellulare. Suggerimenti per gestire coinquilina pazza e dispotica?
Conosco il tipo, risponde Yuri. Assecondare sempre. Alla prima debolezza, tagliare la testa.
Valentina grida che non si può andare avanti così, rivuole Giacomo e Carlo. Tania starnazza Girls just want to have fun. E la mia testa, che tanto desiderava un minuto di silenzio, rischia di scoppiare e di ammazzare con un botto l'intera Nomi.
In mezzo a questa gabbia di matti il futuro coinquilinorischierà di diventare la mia àncora di salvezza.
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