Le giornate trascorrono veloci, qui, all'orfanotrofio Saint Jacob.

Parlo ancora assiduamente con Sir Ollivander da Canterbury e con lui passo la maggior parte del mio tempo libero.

L'unico problema è che, lui, essendo un fantasma, è relegato nel luogo della sua morte per l'eternità, quindi non può uscire all'esterno.

Il mio potere è risultato molto utile ieri. Nella mia classe, c'è una "bambina" di 10 anni grande come un armadio. È davvero perfida e picchia sempre i bambini più piccoli di lei. È un vero e proprio bullo.

Ieri, quell'essere spregevole, aveva la convinzione che io gli avrei dovuto consegnare la mia merenda senza fare storie e che, se non l'avessi fatto, mi avrebbe picchiato, in modo che me lo sarei ricordato per tutta la vita.

Allora io, senza fare storie , gli consegnai il panino che ci davano dopo la colazione per l'intervallo durante le lezioni.

Sul sacchetto di carta che lo conteneva, con un pennarello rosso scrissi, in piccolo:

" Spero che ti piaccia, dato che sarà il tuo ultimo pasto! "

Penso che non se ne sia accorta, ma credo che sia normale per un cervello bacato come il suo.

Alla fine della lezione, mi recai per il corridoio dove solitamente svolazza Sir Ollivander.

<<Sir Ollivander, dove sei?>> chiesi.

Dopo un minuto, davanti a me, apparve l'anima dell'uomo.

<<Big Eyes, ciao! Come è andata la lezione oggi?>>

<<Tutto bene... Solo che, una capra antipatica, ha voluto a tutti i costi la mia merenda...>>

<<E tu gliel'hai data?>>

<<Sì, volevo fargli godere l'ultimo pasto della sua vita...>>

<<Quindi, tu...>>

<<Proprio così!>>

<<Va bene, comincia a fare i preparativi, allora!>>

<<Ok, a domani! Ciao!>>

<<Ciao!>>

E ci lasciammo così.

Gli avevo già raccontato di cosa sono capaci i miei poteri, quindi capì al volo.

Ritornai al dormitorio e mi misi sul letto, per raccogliere e immagazzinare nuove energie per quello che avrei dovuto fare quella sera. Saltai anche la cena.

Quando tutti si recarono nei propri dormitori e cominciarono a ronfare beati, mi diressi nella camerata in cui dormiva l'essere ripugnante. Mi avvicinai al suo giaciglio. 

Cominciai a guardare.

Lei, sotto il mio influsso, si alzò dal letto e si avvicinò ad un ampio finestrone che si apriva sul dormitorio. Lo spalancò con un gesto meccanico e una folata di vento gelido mi scivolò tra le caviglie nude.

Salì sul davanzale e si lasciò cadere in avanti. Eravamo al quarto piano ed il suo corpo impattò con il suolo pochi secondi dopo. Mi disconnessi dalla sua mente appena dopo che si fu buttata, in modo che fosse consapevole di quello che gli stava succedendo.

Prima di schiantarsi, lanciò un urlo.

Mi sporsi dal davanzale e scorsi il suo corpo esanime avvolto da una pozza di sangue, i suoi arti messi in posizioni innaturali.

Ha avuto ciò che si meritava!

Poco dopo, mentre ancora guardavo la scena, Misses Clarke entrò nella camerata e mi lanciò uno sguardo inquisitore.

Lei sa!