Capitolo 2
Mi svegliai troppo presto, verso le 4 del mattino, vedendo che il sole non era ancora sorto.
Mi alzai dal letto e camminai barcollando verso la finestra. Sorrisi. Non sapevo esattamente per quale motivo, ma sorrisi. Mi sentivo...felice.
Rimasi ore a guardare fuori dalla finestra, incantandomi nei particolari del mattino.
Verso le 6, sentii la sveglia suonare, nonostante mi fossi già alzata da ore.
Andai verso la porta della mia camera e la spinsi delicatamente, per poi scendere le scale con altrettanta calma e delicatezza. Anna già mi aspettava impaziente.
-Emily, la tua colazione è pronta.-
Mi avvicinai al tavolo senza degnarla di uno sguardo e incominciai a mangiare: il solito latte, con i soliti cereali.
-Hai dimenticato come si saluta, ragazzina? Hai percaso perso la lingua?- chiese con il suo solito ghigno in volto, ma io non risposi.
-Fai come vuoi, allora. Vatti a preparare: tra poco passa il bus.
Salii le scale ed entrai in camera, chiudendo la porta alle mie spalle. Mi misi addosso un paio di jeans e una maglia color cielo, le prime cose che avevo trovato.
-Muoviti Emily!- disse la signora Foster urlando
-sto arrivando...- dissi velocemente in risposta. Presi lo zaino e mi diressi verso l'uscita.
Salii sul bus e mi sedetti in fondo ad esso, come di consuetudine. Il signor Jones, l'autista, era un uomo gentile e altruista, forse l'unica persona buona di tutta la scuola.
Arrivammo presto davanti all'istituto. Mi diressi verso la mia classe e aspettai il suono della campanella. Mi sedetti nel banco infondo, nell'ultima fila; poco dopo entrò il professore di fisica.
- Ragazzi miei, oggi ho il piacere di presentarvi un nuovo compagno. Il suo nome è Mark Davies. Avanti, Mark, presentati alla classe! - disse il professore rivolgendosi al ragazzo.
- Mi chiamo Mark, ho 16 anni e.. vengo da Austin, in Texas. Mi sono trasferito qui per motivi... lavorativi.-
Disse lui.
-Molto bene Mark. Ora, vai a sederti: c'è un banco vuoto infondo alla classe, vicino ad Emily.-
Il destino a volte gioca brutti scherzi. Questo, a quanto pare è uno di quelli. Mark. Ragazzo moro, alto, magro, occhi color nocciola. Si sedette vicino a me.
-Piacere, sono Mark- disse tendendomi la mano.
-Piacere, Emily- dissi io in risposta.
Per il resto dell'ora, mi isolai dal mondo intero, perdendo anche il filo della lezione. La campanella suonò ed io ritirai le mie cose per poi uscire dall'aula. Proprio mentre stavo per varcare la porta, Mark si avvicinò a me come per volermi parlare...
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