Mi chiamo Emily Hudson, ho 16 anni, e sono una ragazza che la gente ritiene "difficile".
Per loro è facile parlare, dal momento che non sanno cosa si prova.
Il mio passato, che sto cercando solo di dimenticare, è tutt'altro che felice, e la mia unica amica, colei sola che riusciva a capirmi, ha deciso di partire per l'Arizona...

Uscii di casa quel giorno, mi misi velocemente la felpa nero pece e presi il mio Mp3. Sgattaiolai fuori dalla porta di ingresso e mi avviai verso il parco.
Infilai gli auricolari nelle orecchie e selezionai la mia playlist preferita, iniziando a canticchiare qualche strofa.

Arrivai al parco e mi sedetti su una delle altalene, soffermandomi a guardare la luce del sole che tramontava.
Arrivarono presto le sette, e decisi di ritornare a casa: presto sarebbe arrivata la signora Foster, che non mi avrebbe mai permesso di uscire.

La signora Foster era una collega di mia madre, ormai troppo anziana per lavorare, ma con ancora la forza e la lucidità di una giovane donna. Si era offerta di prendersi cura di me, nonostante la mia età, da quando mia madre aveva deciso di accettare una proposta di lavoro che implicava il trasferimento a Londra, lontano da casa nostra in America.

Appena tornata a casa, mi accorsi che la signora Foster, già era arrivata.

-Dove sei stata Emily - chiese con tono freddo e distaccato.
- S-sono solo andata....al parco... per svagarmi un po...
-Sai che cosa ti aspetta- le disse la signora.
-Ma... Anna, lo sai che....- non fece in tempo a finire la frase che la Foster la interruppe:
- Non osare chiamarmi in quel modo. Per te io sono la signora Foster. Fila in camera tua, ora. La cena non ti serve. - disse lei indicando la scala con l'indice

- S-si signora....- risposi con un filo di voce sottile.