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The end of an era

Tutta la galassia, quella notte, era preda di un fremito incontenibile: un sentimento di gioia così intenso da sembrare addirittura palpabile.
Persino le stelle parevano più luminose del solito: come se una patina oscura- invisibile, ma comunque presente-si fosse finalmente dissolta, permettendo nuovamente alla loro luce di splendere appieno.
La notizia della morte dell'Imperatore James Moriarty si era diffusa a macchia d'olio, in ogni recesso della galassia, anche il più remoto, grazie alle piccole navette inviate dai ribelli, e alle trasmissioni che, su ogni schermo, mostravano l'esplosione della seconda Morte Nera.
Ogni pianeta era in preda alla più totale euforia: in ogni centro abitato, piccolo o grande, la gente scendeva in piazza e si riuniva, abbracciandosi, di qualunque etnia fosse, unita dal comune linguaggio della gioia e della finalmente trovata libertà. Fuochi d'artificio esplodevano nel cielo, mentre le statue del monarca galattico venivano buttate giù senza pietà e poi distrutte, come a cancellare il ricordo di quel despota anche dalla memoria dei posteri.

Anche sulla luna boscosa di Endor, luogo dell'ultima resistenza, nel villaggio degli Ewok, regnava la medesima euforia.
No, non era esatto.
A un occhio non ben allenato, sarebbe potuto sembrare che tutti, Ewok e ribelli, stessero festeggiando nello spiazzo principale, con enormi sorrisi sui loro volti, mangiando, brindando e ridendo, pieni di gioia.
Ma, focalizzando meglio lo sguardo, nella parte più remota di esso, quasi al limitare del bosco che li circondava, si poteva notare un piccolo gruppo di persone, seduti su tronchi d'albero o su dei massi, silenziosi, lo sguardo cupo e triste, o perso nel vuoto, ben lontani da tutta quella euforia.
E non solo fisicamente.
Alcuni di essi gettavano, di tanto in tanto, qualche fugace occhiata al bosco alle loro spalle, come in attesa: in attesa di qualcuno che, purtroppo, non sarebbe mai tornato.
Mai più.

Quel gruppetto di silenziose figure non era composto solo da umani: vi era anche un piccolo droide sferico che, di tanto in tanto, emetteva un lieve e basso fischio, rompendo quel silenzio per qualche istante, acuendo il senso di tristezza e di dolore di tutti i presenti.
- Lui una volta mi ha detto che non era un eroe.
Tutti, persino BS-221, sobbalzarono, mentre Mycroft Holmes prendeva la parola, la voce decisamente più piena di dolore di quanto mai l'avessero sentita, gli occhi ancora bassi, le mani strette sulle ginocchia.
- Diceva che "gli eroi non esistono".-Un sorriso amaro affiorò sulle labbra del capo della ribellione, mentre scuoteva la testa.-Direi che ora abbiamo tutte le prove che il mio fratellino si sbagliava. Lui era, un eroe. Peccato solo che non potrò più fargli notare che aveva torto...
Le ultime parole sfumarono in un mormorio, mentre Mycroft sospirava, facendo forza su se stesso per trattenere le lacrime, e per non gettare di nuovo lo sguardo verso il bosco. A quale scopo farlo?
La Morte Nera era esplosa. Tutte le navette erano rientrate. E nessuna era stava vista partire dopo l'esplosione.
... Che senso aveva sperare ancora?
- Non lo sopportavo.
Anderson alzò lo sguardo.
-Non lo sopportavo. E lo denigravo in continuazione. In effetti, a volte era proprio odioso. Non sembrava nemmeno umano...
Tutti lo fulminarono con gli occhi, e lui si affrettò a proseguire.
-Ma, nonostante questo, lui mi ha aiutato, quando ne ho avuto bisogno. Anche quando ha scoperto... cosa avevo fatto. Mi ha salvato la vita. E mia moglie è viva solo grazie a lui. Mi ero sempre sbagliato, sul suo conto. Avrei solo voluto capirlo prima.

Scese nuovamente il silenzio.
-Ha salvato anche la mia, di vita, tempo fa.-Le labbra del generale Lestrade si sollevarono in un piccolo sorriso, una mano a passare nei capelli brizzolati.-E diceva pure di non avere un cuore. Invece lo aveva, eccome. Semplicemente, non lo mostrava a tutti. Ma era pronto a dare la vita, per i suoi amici. E l'ha dimostrato più di una volta.
- ‎Ho capito dal primo momento, che quella tra lui e John era un'amicizia unica.
Mary alzò per un attimo il capo verso il firmamento, gli occhi lucidi.
-Sapevo che l'avrebbe seguito. John non avrebbe mai permesso al suo migliore amico di rischiare la vita da solo.
BS-221 emise un leggero pigolio, come a voler darle ragione: il suo processore era giunto da lungo tempo alla conclusione che Sherlock Holmes e John Watson erano i due umanoidi migliori che avesse mai conosciuto e memorizzato nel suo database.
Erano destinati a incontrarsi, e a essere migliori amici.
Strano che quella parola, "destino", fosse stata inserita nella sua banca dati... forse gli occorreva un backup dei suoi file...
- Quando l'ho visto la prima volta, sapevo che quell'uomo era più di un servitore dell' Impero-intervenne il maggiore Sholto con la sua voce profonda.- John Watson era destinato a grandi cose. E ce l'ha ampiamente dimostrato in varie occasioni. Possiamo dire di aver perso non uno, bensì due grandi uomini, oggi.

Un nuovo profondo silenzio pieno di dolore seguì le parole di Sholto.
- Sono incinta.
Tutti i presenti sobbalzarono, voltandosi poi di scatto verso Molly Hooper, che rispose con un triste e timido sorriso.
- John mi ha salvato la vita, tanto tempo fa. Mi ha fatto fuggire da un campo di prigionia dell'Impero-spiegò, lo sguardo perso nella foresta, poi verso Sholto.-Non sarei qui, se non fosse per lui. Ho visto anch'io, che in lui c'era di più. Forza. Gentilezza, anche. Era quasi un fratello, per me. Sicuramente, gli avrei chiesto di esserne il padrino. Anche Sherlock l'avrebbe voluto.
Una lacrima scese sul suo volto, mentre Mary le passava un braccio intorno alle sue spalle, e un ennesimo silenzio gravido di dolore scendeva nuovamente su tutti loro, soffocando la gioia che invece avrebbero dovuto provare quel giorno.
Ogni guerra aveva i suoi martiri, e soldati che morivano sul campo di battaglia. Sherlock Holmes e John Watson erano i veri e propri eroi di quel giorno; avevano dato la loro vita per un fine più alto.
Ma tutte quelle considerazioni, seppur vere, in quel preciso momento non erano di alcun conforto. Per nessuno di loro.

---

- Oh mio Dio, un altro Holmes. La galassia è spacciata.
I presenti sussultarono, e Lestrade si voltò di scatto verso Philip.
- Anderson!! Ti pare il momento per fare battute così ignobili??-ringhiò.
Il pilota gli restituì uno sguardo attonito, gli occhi sgranati.
-Greg, te lo giuro, non ho detto assolutamente nulla!-esclamò, offeso.-Credi davvero che potrei mai fa...!?
-‎ Di certo l'umanità ne trarrà giovamento, dato che viviamo in un mondo di pesci rossi!
Tutti trattennero il respiro, e si voltarono verso Mycroft, che era in quel momento a bocca aperta, lo sguardo fisso sul bosco poco dietro di loro; ma, in verità, non ce ne sarebbe stato nemmeno bisogno: se già la prima voce avrebbero dovuto riconoscerla - e forse non era accaduto per la troppa incredulità-la seconda era assolutamente inconfondibile.
Si voltarono infatti di scatto nella medesima direzione: dal fitto fogliame emersero Sherlock Holmes e John Watson, entrambi con un enorme sorriso stampato sulle labbra.
-Vi siamo mancati?-domandò Sherlock, con quella sua solita espressione sarcastica, gli occhi però brillanti di gioia, ai presenti, ammutoliti di colpo.
Nessuno reagì alla loro entrata in scena per parecchi secondi, al punto che il corvino si ritrovò infine a sbottare, stavolta con la sua consueta ironia:
-Toglietevi quelle espressioni sconvolte dalla faccia! Non siamo fantasmi, sapete!
La prima a riscuotersi dopo quella frase fu proprio Molly che, dopo averli fissati entrambi ad occhi sgranati per qualche istante- Sherlock, soprattutto - si alzò di scatto e si diresse verso quest'ultimo a grandi passi, negli occhi una luce... furiosa.
-Ehm... Sherlock...-sussurrò il biondo, nervoso.- Temo che Molly sia un po'... arrabbiata...
-‎... Davvero, John???-ribattè lui, senza neppure guardarlo, e anche la sua, di voce, pareva nervosa, sotto il tono sarcastico.- La tua perspicacia è davvero impressionante! Tu e Anderson vi frequentate troppo!

Un sommesso e offeso "Hey!" si levò dal diretto interessato, ma venne del tutto ignorato mentre Molly, che era finalmente giunta di fronte a Sherlock lo schiaffeggiava in pieno volto; un solo schiaffo, ma dato con veemenza, gli occhi nocciola ancor più colmi di furia.
Lui, incredibilmente, non replicò: anzi, abbassò lo sguardo, contrito, senza però riuscire a trattenere una smorfia, la mano a sfiorare la guancia colpita.
-Ok, questo forse lo meritavo...-ammise, con un borbottio.
‎John ridacchió.
- Sì, lo credo anc-...
Ma prima che potesse finire la frase, anche lui ne ricevette uno dalla donna, che lo fece sobbalzare e ammutolire per la sorpresa. Come l'amico, si portò la mano alla guancia con una smorfia: c'era andata giù pesante!
Entrambi si guardarono di sottecchi, trattenendo una leggera risata, accumunati com'erano, ancora una volta, dalle circostanze.
-Siete due idioti!-ringhiò l'ex senatrice, il volto paonazzo per la rabbia, le labbra strette, mentre Lestrade e gli altri, dietro e lei, evitavano persino di respirare.-Assolutamente due idioti.
-‎Molly, forse nelle tue condizioni non dovresti...
Il pilota ribelle ammutolì e quasi indietreggiò, davanti alla sua occhiata assassina.
-Concordo-intervenne però Sherlock, incredibilmente, attirando l'attenzione su di sè.-Molly, capisco che tu sia in collera, ma l'agitazione di certo non fa bene a Victor. Quindi, forse dovresti...
-‎... Victor??-La donna lo fissò con uno strano sguardo, la rabbia per un momento rimpiazzata dalla confusione.
Lui si passò una mano nei capelli, parendo stavolta imbarazzato.
- Ho pensato che potremmo chiamarlo così, se sarà maschio...- Un timido dolce sorriso affiorò sulle sue labbra, mentre andava a sfiorare, con altrettanta timidezza, la pancia ancora piatta della ragazza con la punta delle dita. - O Victoria, se sarà femmina. Così sarà simile. Se sei d'accordo, ovviamente.
- ‎E io sarei onorato di essere il suo padrino, maschio o femmina che sia. Sempre che ancora tu lo voglia, sia chiaro... -aggiunse John, approfittando del momentaneo silenzio di Molly, che li fissava con gli occhi sempre più lucidi, le labbra tremanti.

Fu in quel momento che l'ex senatrice li strinse entrambi in un abbraccio, scossa da singhiozzi misti a risate.
Sherlock lanciò a John un'occhiata d'intesa, sillabando muto la parola "ormoni", e portando il pilota a soffocare una risata.
-Gli ormoni non c'entrano assolutamente nulla!-ringhiò Molly, ma senza mollare la presa dai due.
-‎Come hai...??
-‎Ti conosco! -sibilò lei per tutta risposta, stringendoli entrambi ancor di più: anche loro, a quel punto, ricambiarono la stretta, ridendo sommessamente.
Quel gesto parve finalmente risvegliare il resto dei presenti dalla loro momentanea immobilità: infatti, circondarono sia Sherlock che John con enormi sorrisi sulle labbra, e gli occhi pieni di lacrime di gioia, questa volta vera e completa.

L'unico che ancora non si era avvicinato era proprio Mycroft: era rimasto infatti a fissare da lontano Sherlock che si stringeva ai suoi amici, non sapendo esattamente cosa fare; come se fosse preda di un'emozione troppo forte da esprimere o per essere descritta.
Dopo quello che era successo su Tatooine, aveva agito d'istinto, abbracciandolo, perchè aveva capito che, in quel momento, suo fratello aveva bisogno di esser rassicurato, per la prima volta; ma stavolta, non ne era certo. Avrebbe dovuto anche in quel caso? O, piuttosto, era lui ad aver bisogno di essere rassicurato, dopo la paura che aveva provato di averlo perso definitivamente? Era assurdo anche solo pensarlo. Lui aveva sempre odiato quel genere di cose! Perché ora invece gli pareva di averne addirittura bisogno??
Troppe emozioni, troppi sentimenti tutti insieme: non riusciva a gestirli.
Eppure c'era sempre riuscito così bene...
Proprio in quel momento, Sherlock gli si avvicinò, dopo essersi liberato della piccola folla che lo aveva attorniato, tendendogli la mano con un mezzo sorriso.
- So che non sei sempre tipo da dimostrazioni d'affetto plateali, tipo abbracci o cose del genere. Come me, d'altronde. Quindi, che ne dici di una semplice e innocua stretta di mano? Minimo contatto fisico, rapido e indolore.
Mycroft si tirò in piedi e fissò per alcuni lunghi istanti la mano che il fratello gli porgeva, poi incrociò il suo sguardo: serio, senza alcuna traccia di ironia. Infine, gliela strinse, seppur ancora esitante.
Il sorriso di quest'ultimo, però, si allargò, gli occhi brillarono di una strana luce piena di gioia e, prima che Mycroft potesse capire cosa stesse accadendo, Sherlock lo aveva già attirato a sè, stringendolo lui stesso in un abbraccio.
-... Ripensandoci... ho cambiato idea- gli sussurrò poi all'orecchio, con una sfumatura calda nella voce.
A quel punto, il capo della Ribellione-fino a quel momento rimasto quasi pietrificato tra le sue braccia- abbandonò completamente il suo atteggiamento da "uomo di ghiaccio", stringendo Sherlock a sé con tutta la sua forza, mentre i presenti assistevano commossi.
-Non mi diventerai mica sentimentale, eh?- lo motteggiò il minore, affettuosamente.
-... Oh, ma sta' zitto!- soffiò Mycroft, dandogli un leggero scappellotto sulla nuca, e stringendolo ancor di più, mentre permetteva ad alcune lacrime-forse le prime della sua vita-di rigargli il viso.

Quando finalmente si staccarono, e l'iniziale euforia si fu un po' acquietata, Lestrade si azzardò a porre la domanda che, in verità, si erano posti tutti.
-Perchè ci avete messo così tanto, a tornare? Perché solo ora? Quando abbiamo visto esplodere la Morte Nera abbiamo pensato che foste entrambi ancora lì...
Il volto di Sherlock, per la prima volta da quando era ricomparso, si adombrò.
- In realtà siamo riusciti a lasciare la Morte Nera poco prima che espodesse, a bordo di un caccia imperiale-rispose John al suo posto.- Ma poi siamo atterrati un po' lontano da qui, anziché tornare subito Avevamo qualcosa d'importante di cui occuparci.
Il generale aggrottò la fronte, se possibile più confuso di prima: ma il pilota non fornì ulteriori dettagli, limitandosi a scambiare con Sherlock un veloce sguardo d'intesa.

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Qualche ora prima

I due amici osservarono in silenzio la maschera nera di Darth Wind bruciare sulla piccola pira che avevano eretto usando alcuni rami.
Le fiamme avvilupparono la maschera, fondendone pian piano il metallo, e facendole assumere un aspetto ancor più inquietante; le faville rosse generate dal falò si levarono verso il cielo, illuminando per qualche istante l'oscurità scesa ormai del tutto.
- Quindi... è solo grazie a lui... a lei... se sono ancora vivo... Se non te l'avesse detto, tu mi avresti già creduto morto, non saresti venuto a cercarmi e io sarei...
Sherlock annuì in silenzio, senza distogliere lo sguardo, nel cuore un profondo dolore.
-... Lei ti ha salvato. Io invece non ci sono riuscito... In nessun modo... -mormorò, la voce bassa e piena di tristezza.
-‎Ti sbagli! -ribattè il pilota, e la sicurezza nel suo tono spinse Sherlock a voltarsi e a incontrare i suoi occhi blu carichi di determinazione.-Sei stato tu, contro tutte le probabilità, a credere che ci fosse ancora speranza, per lei. E avevi ragione. Tu l'hai salvata. Nel modo più profondo che possa esistere.
Sherlock distolse nuovamente lo sguardo, gli occhi lucidi fissi sulle fiamme danzanti che, consumando quella nera maschera rappresentavano, in un certo qual modo, la morte di Darth Wind e la redenzione definitiva di Eurus Holmes.
-C'è una cosa che ancora non capisco-disse all'improvviso John, dubbioso.- Capisco che Moriarty non mi abbia ucciso subito, perchè voleva sfruttare il mio potere, scoprirne la sua fonte. Ma perché farti anche credere che io fossi morto?

Per la prima volta da quando avevano eretto quella sorta di pira funebre, le labbra del contrabbandiere si strinsero, riducendosi ad una linea sottile.
-Perchè sapeva che la tua morte mi avrebbe devastato. Che sarebbe stata l'unica cosa che mi avrebbe portato al Lato Oscuro. E aveva ragione. Per un momento è stato davvero così. Ho desiderato abbandonarmi all'oscurità, all'odio, alla rabbia. Per un lungo momento, l'ho desiderato con tutto me stesso. Non avevo più nulla che mi incoraggiasse a vivere, a sperare... a lottare.
John trasalì: le pallide mani dell'amico erano strette a pugno, gli occhi azzurri non pieni di lacrime, ma di buio.
Poi, un sospiro sfuggì dalle labbra del riccio e quel momento passò, mentre un dolce sorriso affiorava.
-Ma tu mi hai salvato di nuovo. E questo invece Moriarty non l'aveva previsto. Non l'ha sfiorato minimamente l'idea che potesse esistere un potere più grande del suo. Ancora più potente della Forza stessa.

John lo guardò ancora più confuso.
-‎... Allora... come ti ho salvato, io?
Il sorriso sul volto dell'amico si fece ancora più ampio, ma anche accondiscendente, come se al suo amico stesse sfuggendo qualcosa di ovvio.
- Te l'ho detto. Tu mi aiuti sempre. Sei il mio conduttore di luce. In un modo o nell'altro.
Il biondo non chiese ulteriori spiegazioni- sicuramente glielo avrebbe spiegato lui stesso, presto o tardi- ma si scoprì comunque inondato da una forte commozione.
-Sono felice che tu sia qui con me a condividere questo momento-aggiunse il corvino improvvisamente, mentre il falò si consumava poco a poco, guizzando con meno forza le sue ultime fiamme morenti, e la tristezza trapelava di nuovo dalla sua voce.- È la fine di un'era, no?
John annuì con aria grave, passandogli però un braccio intorno alle spalle e stringendolo più vicino a sé.
-Indubbiamente. Ma ne inizierà un'altra, adesso. E saremo noi a scriverla. Tutti insieme.
- Insieme- ripetè Sherlock, con un altro sorriso lieve, senza opporsi a quella stretta, ancora una volta confortato dalla presenza del suo migliore amico al suo fianco, rivolgendo mentalmente un ultimo saluto e un ultimo ringraziamento a quella sorella perduta e ritrovata.

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-... Molly... sei certa di voler mangiare davvero quella roba?- Sherlock fece una smorfia di disgusto rivolta alla rudimentale scodella di pietra che lei teneva tra le mani.-Va bene che avrai il senso del gusto alterato, ma...!
Anche John fece una smorfia, guardando la sua: gli Ewok avevano organizzato un banchetto per festeggiare la vittoria, con tutto ciò che di commestibile avevano trovato sulla luna boscosa. Ma, forse, il loro concetto di "commestibile" era un po' più ampio di quello a cui era abituato lui.
Molly, invece, prese un'altra forchettata dello strano intruglio di erbe, radici e carne di origine ignota, e se la portò alla bocca, masticandola con gusto.
-Non è così male!- assicurò a entrambi con un sorriso.- E poi, non dobbiamo offendere i nostri ospiti.
-‎ Ha ragione! È molto più buono di quello che sembra...- annuì Mary, assaggiando anche lei la sua porzione.- Sù, provate! Non fate i fifoni! -li sfidò entrambi, con una certa malizia.
Non potendo resistere di fronte ad una sfida-qualunque essa fosse-Sherlock prese risoluto un piccolo boccone dell'intruglio dalla sua ciotola: l'espressione disgustata che assunse subito dopo scatenò grandi risate da tutto il gruppo che, per inciso, non aveva toccato il banchetto; solo le loro fidanzate vi si erano gettate a capofitto con una strana e inspiegabile voracità.
-Ora tocca a te, John!-esclamò Mary; ma lui scosse la testa e fece nuovamente una smorfia, posando la sua ciotola su un tronco.
-Assolutamente no. Io passo.
-‎Fifone! -lo motteggiò lei, divertita, ridendo e servendosi ancora.

Anche John rise; Sherlock, invece, fissava assorto le due donne, con uno sguardo intento, come se ci fosse qualcosa che non riusciva a comprendere, o a inquadrare.
-Almeno il liquore pangalattico è buono!-intervenne Lestrade, bevendo un sorso, e distogliendolo dai suoi pensieri.
-‎Ovvio che lo sia!- ribattè Mycroft, con una certa alteralgia.-Proviene dalle mie scorte personali.
-‎Allora avresti dovuto portare anche qualche torta della signora Hudson.-Sherlock si battè una mano sulla fronte.- Ah già, dimenticavo: quelle non arrivano nemmeno alla conservazione. Te le mangi prima!
Tutti scoppiarono a ridere; persino Mycroft cedette, dopo avergli scoccato un'occhiataccia: in quel momento la gioia era tale che ridere e sorridere per ogni cosa veniva assolutamente spontaneo. Persino BS-221 emetteva fischi allegri.
- Ancora non riesco a credere che ce l'abbiamo davvero fatta-disse Molly piano, più seria, posando il capo sulla spalla di Sherlock, che le strinse la mano con dolcezza.
- ‎Io ancora fatico a credere che tu abbia affidato ad Anderson quasi tutta l'organizzazione del piano B!-sottolineò Lestrade, indicando Anderson con un cenno del capo, che era in quel momento circondato da un gruppo di Ewok, compreso Wicket: sembravano averlo preso notevolmente in simpatia.
- ‎Contavo anche su questo, quando ho deciso di affidargli l'incarico. - Il contrabbandiere fece un lieve ghigno.- Lui e gli Ewok hanno più o meno lo stesso livello di quoziente intellettivo, per cui...
- ‎Sherlock!!- lo rimproverò John, anche se strinse le labbra per impedirsi di ridere.
- ‎Era solo una battuta. -Il ghigno sul suo volto mutò in un sorriso affettuoso.-Devo ammettere che mi ha piacevolmente sorpreso.
Lestrade annuì.
-Confermo. Dopotutto, è anche grazie a lui che ce l'abbiamo fatta.
-‎È stato un lavoro di squadra-precisò Molly, con calore.

Scese nuovamente il silenzio, mentre tutti riflettevano su tutto ciò che era accaduto, Sherlock in particolare.
Aveva ragione Molly: era stato un lavoro di squadra
La vera forza non era nella solitudine, come sempre aveva pensato, ma nell'unione; nell'amore e nell'affetto reciproco che li legava tutti, anche se in modi diversi.
Soffocò una risata, scuotendo la testa: era paradossale che gli ci fosse voluto uno scontro col Sith più oscuro di tutti i tempi, per capirlo...
- Ci sarà del lavoro da fare, immagino-osservò il Maggiore Sholto, accigliandosi.- Ci saranno ancora sistemi che non saranno così inclini a ristabilire la pace.
- ‎Be', di certo non dobbiamo pensarci oggi!
Si voltarono: Anderson era tornato, tra le mani un rozzo vassoio con sopra dei piccoli e rudimentali calici- anch'essi forniti dagli Ewok- già colmi di liquore pangalattico.
-Ora è il momento di festeggiare!-aggiunse, girando e offrendolo a ognuno di loro.
- Sono d'accordo-approvò incredibilmente il corvino, prendendone uno.- Anzi, vorrei proporre un brindisi io stesso.
- ... E a cosa?-domandò Mycroft, sollevando un sopracciglio.
Prima di rispondere, Sherlock gettò a John un'occhiata, strizzandogli poi l'occhio, complice.
- Alla fine di un'era- disse infine, alzando il calice, un leggero sorriso a increspargli le labbra.- E all'inizio di una nuova. Insieme.
Il biondo annuì impercettibilmente, sul volto il medesimo sorriso: e tutti, i volti carica di gioia, levarono i calici in alto, ripetendo quella piccola parola così significativa.
- E poi sarei io quello sentimentale...-borbottò Mycroft, ironico, ma alzando anche lui il suo, con gli occhi che brillavano come non mai.
Tutti sorbirono la bevanda, a parte, ovviamente, Molly; persino Sherlock, solitamente non incline a quel liquore, si bagnò appena le labbra.
Notò però che Mary, dopo averne bevuto appena un sorso, allontanava il bicchiere dalla bocca, una strana smorfia disgustata in volto. E, finalmente, tutti i tasselli nella mente del contrabbandiere andarono a posto, confermando i sospetti nati già qualche istante prima.
Un sorriso affiorò di nuovo, mentre richiamava la sua attenzione e quella di John.
- C'è qualcosa che credo dovreste sapere...

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