Profezie
Molly sospirò, sollevata, godendo del tocco del tessuto della sua abituale veste di seta bianca sulla pelle, passandosi poi le dita tra i capelli castani lasciati, per una volta, sciolti sulle spalle: finalmente si era disfatta di quel ridicolo costume e di quel disgustoso intruglio che le avevano applicato su questi ultimi!
Nell'intimità della sua stanza si concesse anche qualche lacrima di gioia e sollievo: era riuscita a salvare l'uomo che amava. Ancora non riusciva a realizzare appieno che lui fosse davvero vivo; il dolore che aveva provato nel vederlo cadere da quel ponte mesi prima era stato devastante, pari solo alla gioia di quando aveva saputo la verità.
Lei amava Sherlock con tutta sé stessa: non aveva più dubbi su questo. Ma, nonostante tutto, persisteva in lei il timore che lui, adesso, non la ricambiasse.
Certo, non si era sottratto ai suoi baci e alle sue carezze, aveva asserito di amarla... Ma, seppur ne fosse convinta, una parte del suo cuore bramava ancora d'esser rassicurata. Lui rimaneva, comunque, un Jedi, prima d'essere un contrabbandiere. E se avesse voluto tornare sui suoi passi?
Un improvviso bussare alla porta la distrasse dalle sue preoccupazioni; andò ad aprire e si trovò di fronte proprio l'oggetto dei suoi pensieri.
-Sarei voluto venire prima, ma ho avuto un contrattempo-esordì Sherlock Holmes con un mezzo sorriso sulle labbra.
-... Va tutto bene, vero?-gli domandò subito, invitandolo ad entrare ma scrutandolo preoccupata: John l'aveva di certo convinto ad andare in infermeria e sembrava stare bene, ma lei sapeva che il congelamento nella grafite poteva causare gravi danni collaterali, non per forza riscontrabili immediatamente.
-Sono sano come un pesce-la rassicurò però lui, e lei si lasciò intimamente andare, di nuovo, ad un sospiro di sollievo.-Non è stata la mia visita il problema. Abbiamo dovuto, io e John, accompagnare la signora Hudson a prendere un calmante e restare per un po' con lei...
Molly sgranò gli occhi, incredula, realizzando.
-Ma come??? Lei non sapeva che...??
-... A quanto pare no.-Il corvino scosse la testa, ironico e all'apparenza scocciato.-È per questo che ho ritardato. Non la smetteva più di abbracciarmi... e di piangere.
Molly però non si lasciò ingannare e rise, carezzandogli il braccio.
-Adesso non atteggiarti a duro!-lo dileggiò con affetto.-Sono certa che ti ha commosso.
Sherlock sbuffò, ma non la contraddisse.
-Tanto ormai la mia reputazione di contrabbandiere cinico e senza sentimenti è già bella che andata...-borbottò, ma senza riuscire a trattenere un sorrisino. Poi però, d'un tratto, il suo tono si fece serio.-Ho sempre soffocato le mie emozioni. Le ho sempre represse. Ma, quando ero immobilizzato in quel modo, riuscivo solo a pensare a quanto avrei voluto sfogarle con tutto me stesso. E il non poterlo fare mi logorava ogni secondo di più. Ma non era solo quello. C'era anche il rimpianto. Tante cose che non avrei potuto più vivere... ma anche tante parole non dette...
Molly si rese improvvisamente conto che il suo cuore aveva cominciato a battere all'impazzata, mentre il giovane contrabbandiere si era avvicinato a lei sempre di più.
-E io non voglio più soffocarli. Non voglio più rimpiangere di non aver fatto qualcosa solo perché la temevo. Soffocare i miei poteri da Jedi, chiudermi alla Forza, rifiutare l'amore... Non ho più intenzione di farlo.
Le labbra della senatrice si schiusero, gli occhi lucidi.
-Credevo che a un Jedi non fosse concesso amare... O stringere delle relazioni sentimentali...-azzardò, con un risolino incerto.
-Credo sia un po' tardi per porci questo problema, non trovi?-L'angolo destro della bocca del corvino si alzò appena, mentre le poggiava delicatamente le mani sui fianchi.-E comunque non sono del tutto uno Jedi. Anche se ho accettato le mie capacità, sono ancora un contrabbandiere spaziale. Non rinnegherò né l'uno né l'altro.
Scese un momento di silenzio, mentre Sherlock la stringeva a sé.
-... Ricordi quando mi hai baciato la prima volta? Su Hoth?
Lei annuì solamente.
-Ho ripensato a lungo a quel bacio. Molto a lungo. Anche prima che venissi catturato da Moran. Quando ero prigioniero della grafite era il ricordo su cui la mia mente si soffermava più spesso. Uno dei pochi che mi concedesse un certo sollievo dall'agonia che stavo vivendo. Per questo, quando mi hai baciato di nuovo, su Tatooine, ho creduto che fosse, ancora, solo un ricordo. O un sogno. Un bellissimo sogno...
La voce del corvino si era fatta rotta, gli occhi color acquamarina lucidi. Ma poi, d'improvviso, la voce tornò salda, così come il suo sguardo.
-Ma... sto divagando. Parlavamo di rimpianti. Sai qual era uno dei tanti?
Molly scosse leggermente la testa in segno di diniego, senza osare aprir bocca, sopraffatta dalla sua confessione, gli occhi fissi nei suoi.
-Non aver ricambiato quel bacio.
-... Ma l'hai fatto. Su Bespin.-Gli ricordò L'ex senatrice, e quasi si morse la lingua.
Sherlock però, con sua sorpresa, scoppiò a ridere.
-È vero-ammise.-Ma ho aspettato fin troppo. Avrei dovuto farlo subito, in quel preciso istante. Non l'ho fatto perché... Non volevo ammettere i miei sentimenti. Ma non lo farò mai più...
Avvicinò il volto a quello della donna.
-Ti stanno bene i capelli sciolti, Molly Hooper...-aggiunse incredibilmente, arricciandole una ciocca con un dito e sorridendole nel suo solito modo sbarazzino, ma con una sfumatura di dolcezza, il volto a pochi centimetri dal suo, tanto che i loro nasi quasi si sfioravano.
E prima che lei potesse dire o fare qualsiasi cosa, Sherlock le aveva già posato delicatamente le labbra sulle sue, in un bacio sicuro ma dolce: e lei lo ricambiò all'istante, ebbra di una felicità smisurata.
-Ti amo-le sussurrò il contrabbandiere con voce dolce e roca, stringendola tra le braccia, pervaso da una forte emozione. Era la prima volta che glielo diceva ad alta voce: prima di andare ad affrontare Darth Wind, al suo "ti amo" si era limitato a rispondere "anch'io". In quel momento, invece, quelle parole così a lungo taciute uscirono dalle sue labbra con sorprendente facilità, abbattendo tutti i muri di diffidenza, solitudine e orgoglio che aveva sino ad allora eretto intorno a sé.
La senatrice sentì il suo cuore gonfiarsi di gioia, mentre si stringeva a lui.
-Lo so-replicò però, semplicemente, sorprendendo anche sé stessa, con negli occhi un leggero luccichio malizioso.
Entrambi risero sommessamente, complici. E così rimasero, stretti l'uno all'altra, gli sguardi incatenati l'uno all'altro, scambiandosi poi di nuovo un bacio, stavolta più appassionato, per un momento dimentichi di qualcosa che non fosse loro due, e finalmente legati da quelle due semplici parole, "ti amo" ma che hanno la potenza pari a quella di un tornado, che sconvolge ogni cosa al suo passaggio.
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Sherlock, sdraiato supino sul letto, fissò a lungo il soffitto della stanza, gli occhi cristallini spalancati: nonostante il suo corpo anelasse il riposo, il sonno tardava ad arrivare.
In parte, ciò era dovuto alla residua agitazione causata dagli ultimi eventi; dall'altra il timore che, se vi avesse ceduto, sarebbe stato assalito dagli incubi.
Forse avrebbe sognato nuovamente la creatura oscura che aveva scoperto essere sua sorella... O il congelamento nella grafite per mano di Moran... O la caduta da quel ponte... E se si fosse di nuovo perso in quella terribile oscurità, ma non fosse riuscito a tornare indietro?
Un brivido di paura lo percorse, tanto che dovette prendere un respiro profondo, che però non riuscì a fermare i brividi e il freddo improvviso. Un freddo però che non aveva nulla a che vedere con la temperatura corporea.
Ma gli bastò voltarsi verso Molly, distesa al suo fianco, avvolta nel lenzuolo e già profondamente addormentata, per riacquistare del tutto la serenità.
Sentì un improvviso e piacevole calore scacciare il gelo e calmare il battito convulso del cuore.
Le sue labbra si sollevarono spontaneamente in un sorriso, mentre le sistemava una ciocca di capelli dietro l'orecchio e le sfiorava la fronte con le labbra. D'impulso, poi, le strinse piano la mano abbandonata sul lenzuolo, non smettendo, neanche per un istante, di percorrere con lo sguardo ogni singolo dettaglio del suo viso, dalla forma delle piccole labbra fino ad ogni centimetro della sua pelle. Quel suo memorizzare ogni piega, ogni curva e ogni più piccolo neo, pian piano, lo calmò del tutto. Lasciò che anche il rumore lieve del suo respiro, tranquillo e regolare, lo cullasse, al pari di una nenia.
Fu solo a quel punto che le sue palpebre, lentamente, si chiusero, facendolo sprofondare nel sonno, la mano però ancora stretta con delicatezza intorno a quella di Molly, le sue sottili dita intrecciate con le proprie; era come se lei fosse divenuta una sorta di filo di Arianna, a cui lui si sarebbe aggrappato, qualunque cosa fosse successa, per non ricadere nell'oscurità e tornare alla luce.
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Una piacevole brezza portò alle sue narici un profumo a lui familiare, sebbene non lo sentisse da lungo tempo: salsedine.
Avvertì anche una sorta di sensazione granulosa tra le dita: sabbia.
Aprì dunque gli occhi, interdetto.
Era in effetti disteso su una lunga spiaggia di fine sabbia bianca, e il fragore delle onde contro gli scogli arrivava alle sue orecchie.
Si alzò piano, guardandosi intorno, e un sorriso appena accennato si fece strada sul suo volto, non appena realizzò dove si trovava: non ricordava il nome del sistema, ma ricordava il luogo in cui si addestrava con...
-... Ben ritrovato, finalmente.
Si irrigidì, mentre una figura con indosso una logora veste marrone scuro si faceva avanti, un sorriso commosso sulle labbra, gli occhi lucidi: una volta che gli fu di fronte, Victor Trevor, il suo antico Maestro, spalancò le braccia.
-Posso sperare in un abbraccio dal mio non più così giovane padawan?-gli domandò, timoroso.
Sherlock esitò: nonostante tutto, provava ancora rabbia, e rancore, verso il suo Maestro: il suo tradimento era stato davvero profondo. Non poteva negare, però, di aver sentito il suo cuore colmarsi di gioia, non appena gli si era parato davanti. Tuttavia, fece appello ancora una volta alla sua maschera di indifferenza: non gli avrebbe concesso tanto facilmente il suo perdono.
-Questo è un sogno, o tutt'al più una visione-affermò dunque, in tono duro, cercando però di impedire alla sua voce di tremare per l'emozione.-Abbraccerei solo l'aria o al massimo un ricordo. Sarebbe illogico.
Le labbra del Jedi si curvarono in un sorriso sardonico, le braccia sempre spalancate in una sorta di muto invito.
-Hai tutti i motivi per essere in collera con me-gli disse infine, e una sincera tristezza trapelò dalla sua voce, mentre i suoi occhi verde smeraldo si puntavano in quelli cerulei del suo apprendista.-Ma vorrei avere quantomeno la possibilità di raccontarti ciò che ancora non sai, dandomi così modo di rimediare, almeno in parte. Oppure deciderai di condannarmi del tutto, non appena conoscerai tutte le mie colpe. Ma prima ti chiedo di concedermi almeno questo: vorrei stringere un momento tra le braccia il mio testardo ma coraggioso apprendista, per dimostrargli quanto sono fiero di lui. Puoi concedermelo?-concluse, sempre sulle labbra quel timido sorriso.
Sherlock, rimasto forzatamente impassibile sino ad allora, non si trattenne oltre e si avvicinò al suo Maestro, lasciandosi cingere da quelle braccia a lui così note: non solo, ma anche lui ricambiò quella stretta, mentre alcune lacrime di gioia e commozione scendevano lentamente sul suo volto, ancora una volta.
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-... Tua sorella era la persona con la più alta concentrazione di Midichlorian che io avessi mai incontrato durante tutta la mia vita.
Victor sospirò, lo sguardo fisso un ramoscello secco che rigirava distrattamente tra le dita.
Sherlock, con lo sguardo fisso invece all'orizzonte, andò con la mente ai suoi primi insegnamenti: i Midiclorian, esseri invisibili e intangibili, che comunicavano i voleri della Forza solo a chi era in grado di ascoltarli.
-Anche tuo fratello, Mycroft, era piuttosto versato, nella Forza. Ma lei era... speciale: non saprei trovare un'altra parola per descriverla-proseguì il Maestro, nella sua voce bassa e pacata che lui ricordava così bene.-Quasi credetti che fosse lei, la prescelta della profezia. E fu per questo motivo, che mi ostinai così tanto ad addestrarla, nonostante i...
-Un momento.-Sherlock finalmente aprì bocca, interrompendolo per la prima volta.-Quale profezia? Ce ne è un'altra, a parte quella che mi etichetta come il futuro apprendista di Moriarty?-domandò, con evidente amarezza.
Il Jedi sorrise leggermente.
-Certo che ce ne è un'altra. Come non esiste il giorno senza la notte, così non può non esistere una profezia di Luce che si contrapponga ad una Oscura.
-Ma ciò non cambia le cose.-Il tono del contrabbandiere era carico di tristezza.-Significa che ciò che mi ha detto Darth... Eurus, è la pura verità: io sono destinato a passare al Lato Oscuro.
Si coprì il volto con le mani, scuotendo la testa.
-Forse, quel giorno su Barts, sarei davvero dovuto mori–
-Non osare finire la frase!-gli intimò Victor, con un tono talmente severo che il corvino tacque all'istante.-Pensavo che, dopo tutto quello che ti è successo, avessi imparato la lezione.
-... Quale, lezione?
Il Maestro Jedi si pose davanti a lui, costringendolo a fissare il suo sguardo nel suo.
-Sono le azioni che decidiamo di compiere, a dirci davvero chi siamo. Non i nostri poteri. Io l'ho capito troppo tardi. Non commettere il mio stesso errore.
-Io... non capisco-gemette Sherlock, esasperato.-La profezia è vera o no?
Il Jedi scosse la testa.
-Sono le tue decisioni, le tue scelte, a renderla vera o meno-sentenziò infine Victor: vedendo però la confusione sul volto del suo ex apprendista, sospirò, e sedette sulla sabbia, invitandolo a fare altrettanto.
-Dimmi, Sherlock. Quando sono morto, che cosa hai fatto?-gli chiese, una volta che furono entrambi seduti.
-Ho abbandonato la via dei Jedi-mormorò lui in risposta, lo sguardo fisso sul mare cristallino.-Mi sono allontanato da tutto e da tutti. Ho sempre vissuto da solo.
-E non hai mai pensato di vendicarmi? Di passare al Lato Oscuro?
Le mani del giovane contrabbandiere andarono a stringere con forza le ginocchia.
-Per un istante, l'ho desiderato-ammise infine, dopo un lungo silenzio, lo sguardo sempre fisso sul lontano orizzonte.-Ma poi, non l'ho fatto. Non ho potuto.
-Perchè?
-Perchè non potevo disonorare tutto ciò che mi avevi insegnato-rispose il corvino, avvertendo un nodo stringergli la gola.-"Allontana i pensieri negativi: la rabbia, il dolore, conducono...
-...al Lato Oscuro"-concluse il Maestro per lui, e finalmente un sorriso solcò entrambi i loro visi.-Ancora rammenti le mie parole.
Non le ho mai dimenticate.
Il contrabbandiere annuì, non fidandosi di aprir bocca: era troppo pieno di commozione.
-E ricordi sul sistema di Barts, quando hai saputo della profezia? Sei stato tentato dall'oscurità, in quel momento?-proseguì Victor.
- No-affermò lui con decisione, in risposta.-Non volevo credere alle parole di mia... alle sue parole. Ma avevo paura che fossero vere.
- E cosa hai fatto, a quel punto?
- Ho deciso che volevo essere io, l'artefice del mio destino-sussurrò Sherlock a quel punto, come se finalmente qualcosa diventasse più chiaro ai suoi occhi.- E mi sono buttato. Non ero certo che sarei sopravvissuto. Ma, in ogni caso, avevo già deciso che mi sarei tenuto lontano... da tutti. Dalle persone che amavo. Non volevo che rimanessero nuovamente coinvolti, messi in pericolo, se la profezia era destinata a compiersi.
Si voltò verso Victor, e vide che stava sorridendo.
-Credo che tu abbia appena avuto la risposta che stavi cercando-disse, con dolcezza.-Le profezie sono vere o meno nella misura in cui noi decidiamo che lo siano. I sentimenti che hai scoperto di provare verso i tuoi amici ti hanno condotto sulla giusta via. Anche Eurus avrebbe potuto fare la tua stessa scelta, quando è stato il momento.
Il Jedi sospirò tristemente.
-Ma, purtroppo, essere fin troppo consapevole delle sue capacità l'ha resa arrogante, e ciò che doveva essere bene, mutò in male.
Si voltò verso Sherlock, in volto un'espressione cupa.
-Uccise un apprendista durante il suo addestramento, per una banale lite.-Il bastoncino gli si spezzò tra le dita con un schiocco secco.-Il consiglio dei Jedi fu molto severo, nei suoi confronti. Alcuni votarono addirittura per condannarla a morte: qualcosa che andava contro i principi base dei Jedi. Io però li convinsi ad imprigionarla semplicemente. Ma lei riuscì a fuggire, e si recò dall'unico individuo che avrebbe saputo apprezzare e sfruttare al massimo il suo potenziale.
-... James Moriarty-mormorò Sherlock.
Victor annuì,cupo.
-Conosci il resto. Lui la addestrò al Lato Oscuro, e i Jedi vennero decimati uno dopo l'altro, ancora più velocemente di prima, grazie alla sua abilità e al suo potere. Me compreso. E, prima che tu me lo chieda, no: tuo fratello non sapeva che vostra sorella fosse diventata l'apprendista dell'Imperatore. E ti chiedo scusa per non averti detto la verità sulla sua esistenza. Sia io che Mycroft, in ogni caso, l'abbiamo fatto per proteggerti. E così anche i tuoi genitori.
Il corvino emise un lieve sbuffo, a quell'affermazione: ma non replicò.
-Tuttavia, non mi pento della scelta che feci quel giorno, quando proposi al Consiglio la reclusione di Eurus e non la morte-proseguì il Jedi.
-... Anche se ti è costata la vita??-sbottò Sherlock, quasi incredulo.-Lei era, è... malvagia. Non meritava la tua compassione! Forse meritava davvero, di morire.
-Molti di quelli che vivono meritano la morte. E molti di quelli che muoiono meritano la vita.-Il Jedi fissò con severità il suo ex apprendista.-Credi davvero di essere in grado di valutare?
Sherlock chinò il capo, trattenendo un sospiro.
-Non aver troppa fretta di elargire morte e giudizi. Neppure gli uomini più saggi della galassia, neppure il Jedi più potente... neppure l'Imperatore in persona, con tutto il suo potere... può arrogarsi di affermare di conoscere tutti gli esiti-lo ammonì.
All'improvviso, inspiegabilmente, gli mostrò il bastoncino che aveva tenuto in mano sino a quel momento.
-Che cosa vedi?-gli domandò.
L'altro sollevò un sopracciglio.
-... Un bastoncino di legno?-rispose, quasi sarcastico.
Victor sorrise, divertito.
-Risposta esatta. Ma speravo in qualcosa di più approfondito.
Sherlock, seppur confuso e dubbioso, lo osservò di nuovo.
-È secco. Morto-rispose infine.
Stavolta, un sorrisino furbo solcò il volto del Jedi, che gli mostrò la parte spezzata, che aveva tenuto coperta con un dito sino a quel momento: era verde di linfa.
Il contrabbandiere guardò, sempre più dubbioso, il suo ex Maestro.
-Non capisco-ammise.-Che significa?
-Significa che, se questo ramo non fosse stato staccato dal suo albero, avrebbe continuato a crescere, rigoglioso. Ora invece è secco, morto, come hai giustamente affermato. Eppure, la sua linfa vitale c'è ancora.
-Ma è destinata a morire anch'essa-obiettò lui.-Non può essere ripiantato. Non ha più alcuna possibilità, o speranza.
-Forse. Ma, tuttavia, la sua linfa persiste.
Il Jedi conficcò il rametto nella sabbia.
-Forse davvero non c'è più speranza, eppure essa è ancora lì. Lo stesso vale per tua sorella. Nonostante sia passata al Lato Oscuro, nonostante tutto ciò che ha fatto, il cuore mi dice che c'è ancora del buono, in lei. Forse molto in profondità, ma c'è. E forse, prima della fine, se ne ricorderà.
-E se ti sbagliassi? Se lei fosse solo malvagia? Ci sarà pure un modo per porre fine a tutto ciò. Per sconfiggere l'imperatore, quantomeno!-esclamò Sherlock, esasperato dalle criptiche parole del suo Maestro.
-La profezia di Luce di cui ti parlavo prima asserisce che l'Imperatore verrà sconfitto da qualcuno "dotato di un potere che potere non è" -rispose il Maestro Jedi.
Sherlock lo fissò, di nuovo, per un lungo istante.
-Credo che la prigionia che ho subìto abbia seriamente danneggiato il mio intelletto e le mie capacità cognitive ... perché non capisco assolutamente nulla!-sbottò.-Cosa diavolo sarebbe, questo "non" potere???
Victor scosse la testa.
-Non so darti una risposta, a questo quesito. Posso solo dirti che purtroppo, prima o poi, Darth Wind cercherà nuovamente il confronto con te. Cercherà di nuovo di portarti al Lato Oscuro.
-Allora cosa devo fare?? Non ho il "potere" di cui parla questa maledetta profezia!
-Come puoi dirlo, se non sai di che potere si tratta?-domandò Victor, pacatamente, lasciandolo basito.-È un potere che potere non è. Chissà... forse proprio tu, lo possiedi; anche se ancora non te ne rendi conto.
Il Maestro Jedi sospirò nuovamente, mentre uno strano bagliore rosato tingeva il cielo e la superficie dell'acqua.
-Purtroppo, ora devo andare. Il mio potere si sta affievolendo.
-Aspetta!-Sherlock gli strinse un braccio, trattenendolo.-Io ancora non so cosa devo fare!
Victor gli rivolse un dolce sorriso.
-Nessuno lo sa mai. Esistono poche certezze, a questo mondo. Sapere tutto non garantisce di non fallire. Ma una cosa è certa-disse, mentre nei suoi occhi brillava una scintilla.-Eurus pensava, anche durante l'addestramento, che i sentimenti non fossero altro che debolezza. Al contrario, sono forza. Ma invece di chiudersi del tutto ad essi, come te, lei scelse di affidarsi, più che all'indifferenza, alla rabbia, e all'odio. Rifletti su questo, Sherlock. Ricorda ciò che hai appreso, soprattutto di recente, e saprai come agire, quando arriverà il momento.
Dopo queste criptiche parole, e dopo avergli rivolto un ultimo sorriso, il suo Maestro iniziò lentamente a svanire nell'aria, insieme alla visione da lui creata, lasciando il suo ex apprendista con la mente piena di dubbi e incertezze; il suo sguardo, istintivamente, corse al ramoscello, e sobbalzò, stupito: un timido verde germoglio faceva capolino dalla sabbia.
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