Piani last minute
"Rotola disinvolto".
BS-221 era ben consapevole dell'esistenza dell'ironia: c'era un intero file nella sua memoria elettronica, su quell'argomento.
E, da quando aveva conosciuto Sherlock Holmes, quel file si era espanso a un punto tale che, prima o poi, avrebbe dovuto fare pulizia nella sua banca dati.
Pensava tutto questo il piccolo droide, mentre procedeva rapido ma al tempo stesso circospetto lungo i corridoi metallici della stazione, ben attento a individuare tutti i terminali dati possibili.
Ma, nonostante avesse archiviato quel suggerimento nel file "ironia", era ben consapevole che, nel profondo, Sherlock si preoccupasse per lui, seppur fosse solo una semplice macchina composta da metallo, ingranaggi e bulloni. Dopotutto, solo perché era una macchina, non voleva dire che non sapesse... pensare... certo, non a livello degli esseri umani. Ma comunque i suoi processori erano perfettamente in grado di elaborare e processare qualsiasi tipo di dati: semplicemente, lo faceva in modo diverso e più efficiente.
Forse era per questo che BS-221 aveva provato un'istintiva... connessione... con quel bipede umanoide: il suo modo di interagire con i suoi simili-atteggiamento analitico, memoria eidetica ad altissimo livello -gli ricordava un droide protocollare conosciuto moltissimo tempo fa, C3... qualcosa. I dati riguardo al nome erano stati persi tempo prima.
In ogni caso, stando a contatto ogni giorno con quel contrabbandiere da almeno una decina d'anni, ne aveva aggiunti di file, al suo backup.
Il file "Riconoscenza", tanto per fare un esempio.
Da quando lui l'aveva salvato da quei... <<ricerca termine in corso... Jawa>>... il piccolo BS-221 aveva memorizzato e fatto suo quel particolare file. Perciò l'aveva seguito, nonostante le sue proteste.
"Una settimana, poi te ne vai", gli aveva intimato il contrabbandiere in tono seccato, per poi aggiungere con una certa amara ironia: "Ma credo che te ne andrai già domattina: nessuno mi sopporta. Nemmeno i droidi"
Ma BS-221 non se ne era andato la mattina seguente. Nè quelle successive. E la "settimana" era rapidamente diventata un mese, poi due... sino ad arrivare a dieci anni.
Il contrabbandiere e il droide erano arrivati a intendersi perfettamente: anche perché Sherlock conosceva il linguaggio dei droidi.
Erano diventati... <<ricerca termine in corso...>> ... amici.
Tutto il corpo sferico del droide fu all'improvviso percorso da una scarica elettrica, che quasi gli bruciò i circuiti.
BS-221 tolse rapidamente la spina di contatto con un pigolio di dolore.
Doveva decisamente aggiungere il file "prudenza" alla sua memoria interna: quella era una presa di energia, non un terminale dati.
Con la giunture che ancora fumavano, il droide rotolò verso sinistra.
Il suo processore, intanto, analizzava i dati relativi a John Watson, quel bizzarro umano che si era da poco unito a loro: erano davvero pochi e molto generici. Il suo visore ottico aveva però subito colto come il volto del contrabbandiere fosse diverso, da quando quell'uomo era salito sulla loro nave.
Faceva quel movimento con la gola... risata, ecco!
E quell'altro, sollevando gli angoli delle labbra... sorriso!
Due azioni che gli aveva visto compiere ben poco, in quei dieci anni.
Il suo processore era ottimista: quei due sarebbero diventati amici, ne era certo.
Sherlock si meritava un amico che fosse della sua stessa specie, dopotutto.
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-Assolutamente no.
John fissò il contrabbandiere, esterrefatto.
-Ma... Sherlock, non capisci?? È un membro dell'Alleanza Ribelle. Uno dei nostri! E hanno intenzione di ucciderla!
-Non è un problema mio-replicò Sherlock, indifferente.-La missione di mio fratello è stata chiara: recuperare lo schema tecnico della stazione da battaglia. E basta-ribadì, categorico.
-Ma non sapeva che la senatrice fosse ancora viva!-obiettò John, esasperato.
-Non avrebbe comunque ordinato una missione di salvataggio suicida, che è invece quello che avresti intenzione di fare tu!
John tacque per un istante: non poteva credere all'egoismo di quell'uomo; come poteva restare così impassibile?? Certo, anche quando era andato da lui per la missione, aveva mostrato il medesimo atteggiamento menefreghista, ma... c'era la vita di quella donna, in ballo! Ed era a pochi passi da loro! Non potevano andarsene, sapendo di destinarla a morte certa, e consapevoli che avrebbero potuto salvarla.
-Sherlock, per favore!-lo supplicò, quasi.-Non possiamo andarcene. Dobbiamo salvarla!
-John... ci saranno almeno una decina di guardie, in quel blocco di detenzione, se non di più-sospirò Sherlock.-Cerca di essere ragionevole. Sai anche tu che sarebbe un suicidio. Non dimenticare, inoltre, che da questo schema tecnico dipendono milioni di vite. Dovremmo forse rischiarle per salvarne solo una?
Nel dirlo, agitò con un gesto eloquente la chiavetta USB.
Il pilota incrociò le braccia sul petto, l'espressione cupa: ciò che il contrabbandiere stava dicendo era sensato, doveva ammetterlo. Tuttavia, non riusciva ad accettarlo: possibile che non ci fosse un modo??
Poi, all'improvviso, un sorriso furbo fece capolino sul suo volto.
-Ma sono certo che tu possa elaborare un sistema per eluderle, le guardie, dico bene?
Sherlock sollevò ironico un sopracciglio.
-Il mio potere non è più così forte da influenzare più menti contemporaneamente, se è a questo che ti riferisci.
-Vuoi forse dirmi che tu, Sherlock Holmes, il grande contrabbandiere, non hai altre idee?-aggiunse John, fingendosi sorpreso.-Credevo che uno come te vivesse ogni giorno cose del genere.
-...Non ho mai marciato in una zona di detenzione, grazie tante. Ci tengo alla vita-replicò il corvino, sarcastico.
John scosse la testa.
-Sono un po' deluso... credevo che amassi questo genere di cose. L'adrenalina, il pericolo... mostrare la tua intelligenza con dei geniali piani strategici... a quanto pare, mi sbagliavo...
Sherlock faticò non poco a trattenere un sorrisetto.
E bravo John Watson.
Usiamo la psicologia al contrario, eh?
All'improvviso, l'occhio gli cadde su un paio di manette appese alla cintura della divisa di John: una folle idea, nonostante tutte le sue remore, iniziò a prendere forma nel suo cervello.
Trattenne un sospiro.
-Sei proprio certo di volerti buttare in questa missione suicida?-domandò infine al pilota, stavolta senza ironia.
Lui, subito, alzò lo sguardo.
-Sicurissimo-affermò, risoluto.
-... Ricordati che l'hai voluto tu-sottolineò il contrabbandiere, mentre gli esponeva il suo neonato piano con un ghigno sul volto.
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-Detesto questo piano-sibilò John, controllando per l'ennesima volta la chiusura delle manette intorno ai suoi polsi.-Lo detesto!
-Non fare il lagnoso. Ti ricordo che sei stato tu, a insistere per buttarci in questa cosiddetta "missione di salvataggio"-replicò Sherlock sbuffando mentre, tenendo per un braccio John-che aveva, ovviamente, tolto l'uniforme imperiale-lo conduceva verso il blocco di detenzione.
-Sì, è vero. Ma i piani che elabori sono assurdi!-protestò il ribelle, sussurrando, mentre passavano di fronte ad una pattuglia.
-Però funzionano. Siamo arrivati sin qui, no?-ribattè il contrabbandiere, premendo la pistola nella sua schiena a beneficio della truppa.-Speriamo che funzioni anche la seconda parte.
-Altrimenti?
-Altrimenti... saremo morti. Fine del discorso-rispose Holmes, secco.
-...Davvero confortante.
Arrivati alla fila di turboascensori, salirono nel primo disponibile: John rabbrividì, quando un sottoufficiale cercò di salire con loro. Ma bastò un lieve gesto di Sherlock con le dita, e l'uomo salì su quello alla loro destra.
John trasalì, e lanciò una rapida occhiata al contrabbandiere.
-Credevo che non usassi più i tuoi poteri.
-Ho altra scelta, forse?-ribattè lui, piccato.- E comunque, non illuderti. Non ho abbastanza potere per tenere a bada una decina di soldati imperiali, come ti ho già spiegato. Anche il mio potere telecinetico, ormai, si è molto indebolito.
John rimase colpito: aveva più volte sentito parlare delle capacità degli Jedi, ma non aveva mai avuto modo di assistervi o sentirne parlare da uno di loro.
-... Caspita. Doveva essere fantastico possedere una tale capacità. Non ti manca non riuscire più a farne uso?
Sherlock produsse un lieve sospiro.
-A volte... forse-borbottò.-Più che altro, era comodo.
Il pilota aggrottò la fronte.
-Comodo?
-Certo. Non dovevo alzarmi dal divano per prendermi da bere. Mio fratello si arrabbiava ogni volta, però...
Il biondo dovette sforzarsi di non esplodere in una fragorosa risata: che però si spense rapidamente, quando si rese conto che erano quasi arrivati al livello detenzione.
-Ricordi cosa devi fare?-gli sussurrò il contrabbandiere, mentre uscivano dal turboascensore.
-Certo che sì! Non sono un idiota!-scattò lui, innervosito, avviandosi con lui verso la porta elettronica a passo teso.
Quel piano, per lui, era doppiamente pericoloso. Si sarebbe presentato di fronte a soldati imperiali a faccia scoperta; durante qualsiasi missione, infatti, si era sempre premurato di tenere il volto coperto. Doveva solo augurarsi che non avessero il tempo di riconoscerlo... anzi, meglio, che non lo riconoscessero affatto.
... Dopotutto, erano passati anni. Quante probabilità c'erano?
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