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Old friends, brothers and partners

Mentre John faceva strada a Sherlock attraverso i molteplici corridoi sotterranei della base, notò che molti piloti e tecnici che incrociavano sul loro cammino si voltavano a guardarli, incuriositi dal nuovo venuto: a quanto pareva, nessuno era a conoscenza del fatto che il capo della Ribellione avesse un fratello.
Sherlock però sembrava non badare a quegli sguardi: procedeva a passo svelto, le mani nelle tasche della giacca nera, l'espressione distante e pensierosa.
Ma una voce improvvisa e gioviale alle loro spalle li colse entrambi di sorpresa.
-... Che mi venga un colpo! Sherlock Holmes! Sei davvero tu?? O sei un fantasma??
Il pilota vide il contrabbandiere roteare gli occhi -anche se non gli sfuggì il sorriso sincero che sfiorò rapidamente le sue labbra-mentre si volavano entrambi verso il loro interlocutore, un uomo dai capelli brizzolati e gli occhi castano scuro.

John lo riconobbe dopo qualche istante: era il generale Greg Lestrade, che conosceva di vista, avendo partecipato con lui ad alcune missioni.
-Non esistono i fantasmi, Graham-borbottò Sherlock, mentre il generale si avvicinava.-Comunque non ti abituare troppo alla mia presenza. Sono stato costretto, mio malgrado, ad accettare il non tanto cortese invito di mio fratello.
-Sei sempre il solito...-replicò lui, ridendo, dandogli un'amichevole pacca sulla spalla.- E comunque, è Greg!-precisò, scuotendo la testa, con una punta di esasperazione nella voce.-Possibile che dopo anni che ci conosciamo, tu ancora non l'abbia imparato?
Sherlock alzò di nuovo gli occhi al cielo, anche se aveva sul volto un leggero sogghigno, mentre Lestrade salutava anche il biondo con un cenno del capo.

-Quindi... Voi vi conoscete da molto?-gli domandò John, curioso di ottenere altre informazioni da qualcuno che avesse più familiarità di lui con il misterioso Holmes.
-Da almeno cinque anni-confermò Lestrade, con un sorriso.-Sherlock ci ha dato più volte una mano. È un maestro nell'hackerare sistemi di difesa. E anche un eccellente pilota. Per non parlare di certe abilità che...
-Basta così, Giles. Le tue inutili chiacchiere ci stanno rimbambendo!-lo interruppe però l'altro bruscamente, con una strana sfumatura nervosa nel tono.-Mio fratello ci starà di certo aspettando.
-È Gr–!... Lascia perdere. Almeno salutami prima di scomparire, stavolta!-gli raccomandò il generale, facendogli un ultimo cenno col capo e un sorriso, prima di allontanarsi verso l'hangar dei caccia.
Quando ripreso la loro marcia verso l'ufficio di Mycroft Holmes, John notò che sul volto di Sherlock era tornata la medesima espressione distante di poco prima: ma, stavolta, gli parve velata da una profonda tristezza.

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-... Ciao, fratello. Come va la dieta?
Con grande stupore di John, furono queste le esatte parole con cui Sherlock si rivolse a Mycroft non appena varcarono la porta.
Il capo della ribellione alzò lo sguardo dai monitor, rivolgendogli uno sguardo carico di rimprovero.
-Bene, grazie. Tu, invece, lotti ancora con la dipendenza dagli spaccacervello?-ribatte infatti, tagliente, mentre il corvino crollava con nonchalance su una delle poltrone di fronte alla scrivania: John, invece, rimase in piedi, avvertendo nell'aria una palese tensione.
Sherlock mantenne un'espressione e una postura noncurante, ma il tono rabbioso della sua voce lo tradì.
-Non sono dipendente: ne faccio solo uso di tanto in tanto. È un gran rimedio contro la noia. Comunque, l'astinenza non dà l'immortalità-sibilò.
-Sai che non è vero. Devi smetterla di prendere quella roba, Sherlock. Te lo sto chiedendo per favore. Non costringermi a ordinartelo...-replicò il fratello e stavolta dal suo tono trapelò una sfumatura minacciosa, seppur velata da sincera preoccupazione.
-Mi piacerebbe che ci provassi...-ribattè tuttavia il contrabbandiere in tono strafottente, rimirandosi le unghie, le gambe accavallate.-Mi hai chiamato qui esclusivamente per farmi la predica? Perchè, se è così, tolgo subito il disturbo.

John, che aveva ascoltato quello scambio di battute, ironiche e al tempo stesso taglienti, alquanto interdetto, notò la postura del comandante irrigidirsi, fino a riprendere il controllo dopo un quasi impercettibile sospiro.
-Signor Watson, la ringrazio per aver condotto mio fratello qui: non è facile da convincere, come avrà già notato...-Sherlock gli scoccò un'occhiataccia, che lui ignorò.-È congedato, per ora.
Il biondo annuì, anche se faticò non poco a trattenere la delusione: era tutto lì??... E la fantomatica missione? Era segreta al punto che non poteva conoscerla nemmeno dopo aver condotto Sherlock da suo fratello?

Cercando però di non far trapelare i suoi pensieri si mise sull'attenti e fece per uscire: ma, con sua immensa sorpresa, una voce lo trattenne, bloccandolo dopo un passo.
-No. Lui resta.
Il comandante guardò Sherlock sbalordito, e cosí anche John, che si voltò di scatto, gli occhi sgranatati fissi sul contrabbandiere.
-È una questione top secret, Sherlock. La missione deve essere nota solo a te, se avrai la compiacenza di accettarla...-aggiunse, con una sfumatura di ironia.-Perciò non...
-È per questo esatto motivo che lui resta-lo interruppe il corvino, lapidario, puntando gli occhi in quelli del fratello maggiore.-Se devo svolgere una missione, tanto vale che mi scelga subito un partner.
-... Un partner? Tu?? E da quando??-Mycroft non riuscì a nascondere il suo stupore.-Sei oltretutto alquanto arrogante, fratellino-aggiunse, tagliente.-Il signor Watson non sa nemmeno ancora quale sia, la missione. E neppure vi conoscete, voi due. Chi ti dà il diritto...??
-... Accetto. Qualunque essa sia-intervenne solo a quel punto l'interessato, tranquillamente, l'espressione però risoluta.
Non sapeva cosa l'avesse spinto a proporsi con tanta sicurezza; ma, allo stesso modo in cui aveva sentito che era giusto salvare la vita di Sherlock in quel vicolo di Mos Eisley, allo stesso modo sentiva di dover far parte di qualsiasi cosa Mycroft avesse in mente.

-Signor Watson, non mi fraintenda: sono consapevole delle sue capacità come pilota e anche in battaglia-fece Mycroft, ancor più sconcertato dalla sua accettazione inprovvisa.-Ma...
-Come vedi, ha già accettato. Ha detto "Qualunque essa sia"-intervenne Sherlock, spazientito.-E io non accetterò un altro partner. Quindi, dacci un taglio e spiegaci la missione, una buona volta.
John annuì, dichiarandosi silenziosamente d'accordo, ma stupendosi anche del fatto che il contrabbandiere avesse deciso di affidarsi a lui con tanta sicurezza, nonostante si conoscessero da poche ore: si scambiarono un rapido sguardo, e lui notò un mezzo sorriso soddisfatto sulla sua bocca.

Il capo della ribellione, esasperato, si vide costretto a cedere, di fronte alla risolutezza di entrambi.
Senza aggiungere una sola parola, pigiò un particolare tasto sul suo pc: immediatamente, lo schermo proiettò di fronte a loro l'immagine olografica in tre dimensioni di quello che a John parve un piccolo pianeta, o una luna.
Gli occhi di Sherlock si strinsero, mentre lui aggrottava la fronte.
-Signori, vi presento la nuova arma dell'Impero-disse il capo dell'Alleanza in tono cupo.-La Morte Nera: la più grande stazione da battaglia mai progettata...
 

 

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