Memories
"Ammasso di bulloni".
Da aggiungere al file "insulti".
Ma forse, riflettè BS-221 mentre inseriva la presa nell'ennesimo terminale, avrebbe dovuto creare più file, a quel riguardo, dato che quelli che Sherlock gli rivolgeva spesso e volentieri non erano insulti, ma piuttosto strane espressioni di affetto: come quando sulla London lo aveva appellato così, ma poi gli aveva dato dei colpetti decisamente affettuosi sul suo carapace metallico.
Come erano complicato, il linguaggio umano!
Tra macchine erano tutto più semplice: codici binari, e via! Niente incomprensioni, niente fraintendimenti. Gli umani, invece, si complicavano la vita in un modo! Quando dicevano qualcosa, in realtà volevano, quasi sempre, intenderne un'altra! Era come se usassero un loro codice, mille volte più complesso e stratificato di quello binario...
Qualcosa distrasse il droide da quella lunga analisi sui codici linguistici umani: gli sfuggì un fischio di trionfo.
L'aveva trovato!
La linea del radiofaro!
Subito, iniziò ad armeggiare sul firewall, agendo sul codice e disattivandolo.
-HEY, TU! Che stai facendo?
BS-221, colto di sorpresa, ruotò il visore: un scheletrico droide protocollare/da combattimento veniva verso di lui.
E qualcosa, nel suo processore, gli diceva che aveva intenzioni ostili nei suoi riguardi...
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Un tanfo nauseabondo raggiunse le narici di John non appena cadde, appena poco dopo Sherlock, sul fondo di quel pozzo di scarico rifiuti.
La seconda cosa che avvertì fu l'umidità, e una sensazione di bagnato: non c'era da sorprendersi, dato che erano immersi quasi fino alle ginocchia in una melma scura e puzzolente, e circondati da immondizia varia in avanzato stato di decomposizione.
-Davvero geniale...-commentò Sherlock, rivolto alla senatrice, la voce carica di ironia.-Ottima idea, nasconderci qui... E adesso, forse, ha qualche altra brillante idea anche per uscirne, dato che c'è solo questo portello d'accesso, e per di più bloccato?
-Preferiva forse restare lì ad aspettare le truppe imperiali?-ribattè Molly, senza scomporsi, anche se arricciò il naso pure lei, a causa dell'odore.
John si fece faticosamente largo tra i detriti, le gambe rese pesanti dall'acqua, cercando disperatamente con gli occhi una qualsiasi via di fuga.
-Non possiamo spararci contro??-azzardò, alludendo alla porta; il corvino scosse la testa, alzando gli occhi al cielo.
-John, tu guardi ma non osservi! È sigillato magneticamente! Se ci provassi, i colpi ci rimbalzerebbero addosso, ovviamente.
Il biondo si ritrovò ad arrossire, dandosi mentalmente dell'idiota: certo che lo era! Avrebbe dovuto ricordarselo...
I tre sprofondarono in un cupo silenzio, guardandosi ancora intorno e tastando le pareti.
-C'è un terminale, qui!-esclamò Molly, nella voce una nota di trionfo.-Forse c'è un codice per sbloccarlo!
Il pilota la raggiunse; c'era, in effetti, una piccola tastiera numerica in una rientranza del portello. Ma il contrabbandiere spense velocemente il loro entusiasmo.
-Sarebbe perfetto, se avessimo il tempo per provare tutte le centinaia o più di combinazioni-fece, sprezzante, le braccia incrociate sul petto.-Tempo che non abbiamo, dato che gli Imperiali capiranno presto che fine abbiamo fatto.
-Oh, ma insomma! Finora ha saputo solo fare il pessimista, ma non l'ho sentita ancora proporre qualcosa!-sbottò la senatrice, esasperata, facendo un passo avanti e fronteggiandolo, le mani sui fianchi: a John, nonostante tutto, venne da ridere.-Possiamo almeno provare a inserire qualche codice! Sempre meglio che stare qui a far niente, come invece sembra intenzionato a fare lei!
-Senta un po', senatrice-ribattè lui, marcando il titolo con sarcasmo, mentre la sua espressione diventava arcigna, gli occhi ridotti a due fessure.-Avevo tutto sotto controllo, finché lei non ci ha portati quaggiù!
-AH! Davvero?? La sua arroganza è davvero sconvolgente!-replicò Molly, sprezzante, fissandolo a sua volta. John, imbarazzato e divertito al tempo stesso, si domandò se non fosse il caso di andarli a separare, quando avvertì qualcosa di strano all'altezza della gamba.
Trasalì.
-Ehm... Scusate...
-Io non sono arrogante!-replicò Sherlock, ignorandolo.-Non è colpa mia se avete tutti un quoziente intellettivo pari a quello di un Narl!
-Un che??? E poi, come si permette??
-Scusate...-Ora il biondo ne era certo: qualcuno... o qualcosa... gli aveva appena sfiorato la gamba destra.
Ma venne, di nuovo, bellamente ignorato dai due.
-Oh, mi scusi, ho forse offeso sua altezza reale??-Il tono del corvino grondava sarcasmo.-Ora, se non le dispiace, stia zitta. Devo riflettere, e cercare un modo per uscire dalla stupenda situazione in cui lei ci ha infilato!
-Lei... lei...-sibilò Molly, puntandogli un dito contro, balbettando quasi per la rabbia.-Lei è la persona più arrogante e presuntuosa che io abbia mai incontrato in tutta la mia...!
John non sentì più altro perché, in quello stesso istante, qualcosa gli avviluppò il polpaccio e glielo strinse con violenza.
Ebbe a malapena il tempo di emettere un grido strozzato di paura mista a sorpresa-che, finalmente, attirò l'attenzione dei due litiganti-prima di essere trascinato sott'acqua.
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-JOHN!!
Sherlock abbandonò all'istante il confronto con la senatrice-che, doveva ammetterlo, aveva trovato stimolante: era la prima volta che qualcuno che non fosse suo fratello osasse ribattere alle sue ironiche frecciatine-ed estrasse il blaster, puntandolo verso l'acqua ora del tutto immobile, guardandosi intorno freneticamente: anche Molly girò lo sguardo nella sua stessa direzione, gli occhi colmi di paura.
-Dov'è finito??? John?!?! JOHN!!-urlò, spostando i detriti con le mani, cercando di scorgere inutilmente qualcosa in quella melma scura.
All'improvviso il pilota riemerse, ma solo in parte... e con un tentacolo bianco ben stretto intorno al collo: il suo volto era paonazzo dallo sforzo di respirare, mentre cercava inutilmente, con le dita, di allentare quella morsa, e nel contempo di restare fuori dall'acqua, ma senza riuscirci.
-JOHN!!-urlò Sherlock di nuovo, e istintivamente puntò di nuovo l'arma, mirando al tentacolo, ma l'abbassó quasi subito: non poteva rischiare di colpire John. Non riusciva neanche a vedere il mostro che lo stava stritolando, ma solo quella piccola appendice
-Dov'è?? Dimmi dov'è!!
-D-dappertutto! - rantoló il pilota, a fatica, cercando ancora di staccare il tentacolo dalla gola.
Molly corse verso di lui, nel tentativo di aiutarlo, anche se non sapeva neppure come; ma prima ancora che ci arrivasse, il biondo venne di nuovo trascinato sott'acqua.
Sherlock avvertì una fitta di puro panico attraversarlo, e questo fu capace di sconvolgerlo come mai prima d'allora: da quando aveva ricominciato a preoccuparsi per una vita che non fosse la sua??
Eppure, stava accadendo.
Temeva per la vita di quel pilota, nonostante fosse certo che gli stesse nascondendo qualcosa. Eppure, qualcosa gli diceva che poteva fidarsi di lui. Fidarsi... da quanto tempo non si fidava più, per davvero, di qualcuno, se non di se stesso?
All'improvviso vide Molly afferrare una lunga asta metallica e affondarla ripetutamente nell'ultimo punto in cui John si era inabissato, con tutta la sua forza, facendolo trasalire.
-... Cosa diamine sta facendo??
-Lei cosa crede?? Cerco di spaventare qualunque cosa ci sia qui sotto!-replicò lei, ma senza ironia, stavolta: i suoi occhi erano colmi di preoccupazione e di paura.
-Non servirà a niente! Non sappiamo nemmeno se è lì!! Rischia solo di colpire John, così!
-E allora cosa facciamo?!?
Il contrabbandiere si portò una mano alla testa, passandosela in mezzo ai ricci bagnati, guardandosi ancora intorno, cercando di soffocare il panico crescente... cercando di pensare.
E, finalmente, capì cosa doveva fare.
Doveva solo sperare che ne fosse ancora in grado, dopo tutti quegli anni.
-Stia in silenzio un momento! Cerchi di non muoversi, di non parlare, anche di non respirare, se le riesce. Ho bisogno di concentrarmi!-intimò alla senatrice.-Per favore-aggiunse poi, incredibilmente, addolcendo il tono.
Molly dopo esser rimasta attonita da quella frase-specie riguardo al "non respirare"-fissò i suoi occhi in quelli cerulei del contrabbandiere, e non vide arroganza e superbia-come era accaduto pochi istanti prima, quando gli aveva ordinato di tacere- ma paura e sincera preoccupazione. Forse non palese, ma c'era. E capì anche che il suo non era un ordine, ma una disperata e sincera richiesta; perciò annuì, fissando poi l'acqua completamente immobile, in spasmodica attesa.
Sherlock inspirò profondamente, poi chiuse gli occhi, concentrando la sua mente in un'unica direzione. I lineamenti del suo viso, da tesi, si fecero man mano rilassati, mentre entrava su un piano che nulla aveva a che vedere con quello umano: quello della Forza.
Era da anni, ormai, che non faceva qualcosa del genere.
Gli parve quasi di risentire la voce del suo Maestro, e fu pervaso da una profonda nostalgia...
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-Concentrati, Sherlock!-gli ordina il maestro Jedi, in tono fermo ma gentile. -Sgombra la mente.
-Non posso farlo, Maestro! Io ricordo sempre tutto!-protesta uno Sherlock di appena dieci anni, un piccolo dispositivo remoto che gli vola davanti, un casco sulla testa che gli copre gli occhi, la spada laser stretta tra le mani.-Ho un palazzo nella mia testa! E in ogni stanza ci sono tutte le cose importanti che devo ricordare!
Il maestro ride affettuosamente, colpito dall'immagine delineata dal suo piccolo apprendista dell'interno della sua mente.
-D'accordo-acconsente, sfiorandogli la spalla in una carezza leggera.-Allora non svuotarla. Hai detto che ci sono tante stanze nel tuo... palazzo, giusto? Puoi crearne una nuova?
-Ma certo! Quante ne voglio!-ribatte il piccolo, in tono orgoglioso .
-Ottimo. Allora voglio che ne crei una nuova ora. Fatto?
Sherlock annuisce.
-Molto bene. Ora poniti al centro di quella stanza. È completamente vuota. Ci sei solo tu. Chiudi gli occhi. Ascolta il silenzio che ti circonda. Anche quel silenzio, ha un suo suono- prosegue il Maestro con la sua voce cadenzata e rilassante.
Sherlock chiude gli occhi anche nella realtà- il casco da solo gli basterebbe: ma riesce a ragionare meglio, con gli occhi chiusi-e si concentra completamente, la fronte appena corrugata, la spada laser stretta saldamente tra le piccole mani.
-Lascia fuori tutti i pensieri negativi da quella stanza. Conducono al Lato Oscuro.
Sente ancora il suo Maestro che lo ammonisce, anche se la sua voce, ora, gli arriva come da molto lontano.
Percepisce però altro, e con estrema chiarezza: il fischio del vento, attutito dal casco... il calore del sole... un lontanissimo ronzio di un'ape... e, sopra a tutti questi rumori agresti, altri estranei: il ronzio della sua spada laser... e un bip elettronico. È il remoto che, anche se non può vederlo, Sherlock sa che sta volando proprio di fronte a lui.
"No"... capisce all'improvviso il giovane apprendista.
"Non di fronte..."
-Concentrati solo sul qui ed ora. Non esiste altro.-La voce del Maestro si fa strada nuovamente nel suo inconscio.-Solo così saprai quando sarà il momento giusto per... colpire!
Sherlock brandisce la spada con un secco e deciso movimento verso destra, e colpisce il remoto, che cade a terra in uno sfrigoliò di ingranaggi.
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Sherlock sparò tre colpi colpi in un punto preciso dell'acqua, poi un quarto, gli occhi ancora chiusi.
Dalle profondità si levò un agghiacciante ululato di dolore, seguito da un totale silenzio, rotto solo dal rumore, appena percettibile, dei loro respiri.
Ma poi, dopo pochi - seppur interminabili - secondi, John riemerse, bagnato fradicio, boccheggiando e tossendo con violenza, la gola arrossata dalla stretta del tentacolo, ma fortunatamente illeso.
Molly si affrettò a raggiungerlo: gli afferrò la mano per aiutarlo ad alzarsi, per poi sorridergli sollevate e stringerlo in un rapidissimo abbraccio; che lui ricambiò, seppur un po' imbarazzato, ma anche lui sorridendo sollevato.
Sherlock riaprì gli occhi e li raggiunse, sospirando, mentre sentiva pervaderlo un immenso sollievo.
-Stai bene???-domandò al pilota, stringendogli una spalla.
-Sì, sì sto bene, grazie-replicò lui, la voce ancora rauca, massaggiandosi la gola indolenzita.-Come diamine hai fatto a...??
Ma quando incrociò lo sguardo del corvino vi lesse chiaramente una richiesta. Anzi, una vera e propria implorazione.
"Non una parola. Per favore."
-Non importa-cambiò dunque subito discorso, ma gli strinse comunque la spalla a sua volta, sorridendogli grato.-Ma grazie, davvero. Credevo di essere spacciato.
Sherlock fece un piccolo sorriso, sollevato anche dal fatto che il biondo fosse riuscito a interpretare correttamente il suo sguardo.
-Non ringraziarmi. Non siamo ancora usciti da qui-ribattè infatti, e nella sua voce tornò il consueto sarcasmo: anche se notò, con la coda dell'occhio, che la senatrice lo fissava con uno strano sguardo indagatore negli occhi nocciola.
-Be', guardiamo il lato positivo-esclamò John, spalancando le braccia, ridacchiando.-Ora davvero le cose non possono peggiorare ulteriormen-...
Un lontano clangore metallico-come di un ingranaggio che si metteva in moto-soffocò le sue parole, e le due pareti opposte del pozzo iniziarono ad avvicinarsi l'una all'altra, lente ma inesorabili.
Sherlock e Molly rifilarono al pilota una spettacolare occhiataccia.
-... M-ma non è colpa mia!-balbettò lui, mentre tutti loro guardavano le due pareti avvicinarsi con panico crescente.
Sherlock fu il primo a riscuotersi.
-Dobbiamo puntellarle con qualcosa! Svelti!
Afferrò una lunga spranga di ferro simile a quella usata da Molly poco prima, premendola contro la parete mobile, mentre anche gli altri facevano lo stesso: ma nulla di ciò che usarono pareva neppure rallentare l'avanzata delle pareti.
Sherlock afferrò rapido il comlink dalla tasca.
-BS!! Mi ricevi??? Ferma tutti gli schiacciatori di rifiuti nel livello detenzione!! Hai capito??!? Mi ricevi??? Rispondi, accidenti!! Ma dove diavolo si è cacciato???-ringhiò.-Se usciamo vivi da qui, giuro che mi sentirà!
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BS-221 aveva ricevuto il messaggio: ma, sfortunatamente, era impossibilitato. Sia ad agire, che a rispondere.
Il droide imperiale lo aveva infatti sollevato da terra, staccando la sua presa dal terminale dati: per fortuna, aveva fatto in tempo a disattivare il radiofaro.
-Che stai facendo, qui?-ripetè il droide da battaglia, ruotando il piccolo droide sferico.- E dov'è il tuo bullone di costrizione? Devi essere in malfunzionamento...
Cercò di aprire il suo quadro comandi, mentre i processori di BS iniziavano subito a lampeggiare.
PERICOLO!
PERICOLO!
NECESSARIA AZIONE DIVERSIVA!
BS fece scattare un determinato sportellino sul suo carapace, da cui fuoriuscì una sorta di pistola, che sparò un liquido nero sul visore del droide imperiale.
-Argh! I miei occhi! I miei occhi!!-urlò quest'ultimo, roteando scompostamente le braccia scheletriche verso il visore ottico- facendo così cadere BS a terra-e lamentandosi sempre più forte.
Se fosse stato umano, BS avrebbe alzato gli occhi al cielo: che droide melodrammatico!
Approfittò di quel momento per spegnerlo completamente, immettendo una delle sue antenne in uno dei suoi circuiti e calibrando una particolare frequenza.
Una volta che l'ebbe messo fuori uso, BS si affrettò a reinserire nuovamente la presa nel terminale, sperando che non fosse troppo tardi per i due umani...
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-La nostra unica speranza è aprire questo portello!!-urlò Molly, cercando di non farsi prendere dal panico.
Sherlock, una volta tanto, decise di non replicare, e si gettò sul piccolo tastierino numerico proprio sopra la porta.
-Credo sia uno dei terminali con codici a otto cifre... Maledizione! Almeno non usassero sempre i guanti!
- E questo cosa c'entra?? -ribattè Molly, suo malgrado incuriosita, mentre le pareti procedevano, sempre più vicine.
-Perchè avrei potuto capire dal sebo lasciato dalle dita i tasti usati maggiormente!-replicò lui, gli occhi sulla tastiera.
-Però!-Alla senatrice sfuggì una sincera esclamazione ammirata.-Lei è molto brillante, su questo non c'è dubbio!
Sherlock, per un rapido momento, si voltò a guardarla, sorpreso e forse un po' in imbarazzo: era la seconda volta in pochi giorni che incontrava qualcuno-dopo quel pilota ribelle-che ammirasse e lodasse le sue capacità, anziché mandarlo a quel paese.
Era una sensazione nuova, strana... ma... bella.
-Non è nulla di che. Lo saprebbe fare chiunque-ribattè: ma, inaspettatamente, le sue labbra si distesero in un piccolo sorriso, che venne ricambiato dalla donna.
-MA VI SEMBRA IL MOMENTO???-urlò John, che stava disperatamente premendo un'altra lunga spranga su una delle pareti.
Sherlock, dandosi mentalmente dello stupido per essersi fatto distrarre in quel modo-e da cosa, poi?-iniziò a premere vari pulsanti sulla tastiera, provando molteplici combinazioni: ma tutto fu vano.
Molly affiancò il ribelle, aiutandolo a reggere la spranga. John si asciugò il sudore dalla fronte, ansimando, e sentendo il panico aumentare minuto dopo minuto.
No, dái.
Non posso davvero morire così, schiacciato in un pozzo di rifiuti.
Non è possibile!
Be', di certo diventeremo tutti magrissimi...
Scosse la testa: i suoi pensieri stavano rasentando l'isteria.
Poi, di colpo, un ricordo lontano si fece strada nella sua memoria.
Un codice a otto cifre...
Poteva forse...?
Tanto, cosa avevano da perdere?
-SHERLOCK!! Digita 01-01-01-00!!-gridò.
Lui si voltò a guardarlo sbalordito per un attimo, poi premette rapido le cifre da lui pronunciate.
Il portello si aprì subito: ma le pareti si erano avvicinate di molto. Il passaggio si era notevolmente ristretto, e tra pochi istanti lo sarebbe stato del tutto.
-Tutti fuori!!
Sherlock afferrò il polso di Molly, che a sua volta afferrò la mano tesa di John: il contrabbandiere si dette poi un forte slancio, lanciandosi fuori dal portello, e trascinandoli con lui attraverso la fessura sempre più stretta.
Si ritrovarono a crollare tutti e tre sul pavimento polveroso di un corridoio di servizio, fradici, ansimanti, e con il cuore che ancora batteva all'impazzata.
Ironicamente, i muri si fermarono proprio in quel momento.
John si alzò cautamente da terra, gemendo.
-Che tempismo il tuo droide, eh?
-... Quasi quasi lo smonto per davvero e mi rivendo i pezzi, di quello stupido barattolo!-sbuffò Sherlock, alzandosi: si rivolse poi alla senatrice con un pizzico di gentilezza nel tono, porgendole la mano per aiutarla ad alzarsi.-Lei sta bene?
-Sì, grazie-ribattè lei, altera, anche se accettò la mano che il contrabbandiere le porgeva.-Ora vediamo di lasciare questo posto.
-Dobbiamo raggiungere l'hangar principale-fece John, passandosi una mano sul volto e sui capelli bagnati.
-Sempre che BS abbia disattivato il radiofaro. Dobbiamo anche recuperarlo, prima... Quell'inutile pezzo di latta...-bofonchiò il corvino, accendendo il comlink per l'ennesima volta.-Seguitemi.
Estrasse il blaster, facendo strada: ma poi, all'improvviso, si bloccò, voltandosi verso John
-Come sapevi che quel codice avrebbe funzionato?-gli domandò, con una certa durezza.
-Non lo sapevo. Ho tirato a indovinare-rispose lui, cercando di restare impassibile: ma una leggerissima inflessione nervosa nella sua voce lo tradì.
Ma prima che Sherlock potesse porgli ulteriori domande, fu proprio Molly a venirgli in soccorso.
-... Rimandiamo le domande a un altro momento, che ne dite? Magari quando non rischiamo di essere uccisi da soldati imperiali o da strani mostri delle fogne...
I tre si guardarono per un lungo momento: poi scoppiarono a ridere sommessamente ma a lungo, quasi con le lacrime agli occhi.
-Credo che lei abbia ragione-ammise infine il contrabbandiere, asciugandosi le lacrime e tornando serio: si portò il comunicatore al bocca e, contemporaneamente, procedette cauto lungo il corridoio deserto e male illuminato, dando la schiena a entrambi. Lo sentirono borbottare nel comlink qualcosa che parevano insulti, seguiti da bip di riposta. A quanto pareva, aveva rintracciato BS-221...
Approfittando di quel momento, John strinse rapidamente la mano di Molly.
"Grazie", gli comunicò con il labiale.
"Di nulla", replicò lei, accennando un piccolo sorriso.
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Darth Wind osservò silenzioso il mercantile allontanarsi e poi fare il salto a velocità luce.
Credete di essere in salvo, eh?
Sapeva che i suoi soldati avevano cercato dappertutto i due uomini e la senatrice: ma la loro mancanza di cervello era tale che non erano venuti a capo di nulla.
Ma era meglio così: i tre fuggitivi non dovevano trovare eccessiva resistenza. Dovevano poter raggiungere la loro nave; anche dopo, gli aveva sguinzagliato dietro qualche caccia TIE: non troppi, solo qualcuno.
Finalmente, aveva la sua occasione.
L'occasione di stroncare definitivamente la Ribellione con un solo, rapido colpo.
Le labbra del Sith si curvarono in un brevissimo sorriso malefico...
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