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La scintilla

Non appena John scese dal suo caccia, mancò poco che cadesse dalla scaletta, data la foga con cui piloti, tecnici, meccanici e altri del quartier generale lo circondarono, prendendolo letteralmente d'assalto, dandogli poderose pacche sulle spalle e applaudendolo, Mike compreso.
Lui accettò quell'esplosione di gratitudine con un sorriso gioioso e sincero: ma in realtà, intanto, scandagliava con
gli occhi l'hangar. E finalmente, incrociò lo sguardo dell'unica persona di cui, in quel momento, gli importasse davvero: un uomo appoggiato con noncuranza alla sua nave, in disparte, le braccia incrociate sul petto, occhi azzurri come il ghiaccio, ricci corvini scompigliati sulla fronte e l'espressione schiva. Ma quando incrociò lo sguardo di John, un sorrisetto gli increspò le labbra.
Vicino a lui, un piccolo droide bianco e arancione fischiava soddisfatto.

Approfittando del fatto che la folla aveva rivolto la sua attenzione anche gli altri piloti, John si diresse a grandi passi verso di lui e, prima che il corvino potesse fare o dire qualunque cosa, lo strinse in un vigoroso e sentito abbraccio.
Sherlock rimase interdetto da quel gesto, tanto che si trovò a rimanere immobile come una statua: tuttavia, non si sottrasse.
-Sapevo che saresti tornato. Lo sapevo!-esclamò poi John ridendo, e sciogliendosi finalmente dalla stretta, ma il sorriso ancora stampato sulle labbra, gli occhi pieni di gioia.-A quest'ora sarei morto, se non fossi arrivato tu!! Anzi, saremmo morti tutti!
Il contrabbandiere, seppur lusingato-ma ancora un po' confuso da quell'inaspettato abbraccio-si schermì.
-... Ti sottovaluti. Te la stavi cavando benissimo anche da solo.
-Non ci provare!-lo ammonì il biondo, agitandogli davanti un dito in atteggiamento falsamente minaccioso.-Non avrei mai fatto in tempo, senza di te. Prenditi anche il tu il merito, per una volta!
-Non posso che concordare-si intromise una voce autoritaria alle loro spalle.
Entrambi si voltarono di scatto, mentre Mycroft Holmes e i senatori-ivi compresa Molly Hooper-si avvicinavano ai due, e tutti loro avevano un'espressione entusiasta in volto.
-Fratellino, dovresti dar retta al signor Watson. Se questa impresa ha avuto successo, lo dobbiamo in larga parte a te. Ti autorizzo a prendertene il merito, per questa volta...-aggiunse il capo dell'Alleanza, rivolgendogli uno sguardo ironico, ma anche un sorriso inequivocabilmente orgoglioso.
Sherlock sbuffò, roteando gli occhi: ma prima che potesse rispondere per le rime al fratello, vennero raggiunti anche dal maggiore Sholto e da Lestrade, che diede al contrabbandiere una poderosa pacca sulle spalle, tanto da farlo barcollare.
-Sei un maledetto pazzo!-lo rimproverò bonariamente.-Anzi, lo siete entrambi!
Il contrabbandiere rispose con una leggera smorfia divertita, e John scoppiò a ridere, dandogli ragione.

Lestrade strizzò poi l'occhio a John-che stava ricevendo le congratulazioni anche da Sholto-a cui tornarono in mente le parole da lui pronunciate poche ore prima: "Sherlock Holmes è un grand'uomo. E credo che un giorno, se saremo fortunati, diventerà anche bravo."
Aveva avuto ragione, altroché.
E qualcosa gli diceva che non sarebbe stata nè la prima né l'unica volta in cui Sherlock Holmes li avrebbe sorpresi...
Tutti i senatori si dispersero, unendosi anche loro alla folla eterogenea e festante di tecnici, piloti e meccanici. Rimase solo la senatrice Hooper che, con gli occhi nocciola colmi di lacrime di gioia, abbandonò per un momento il suo rigido atteggiamento senatoriale e abbracciò di slancio sia il pilota ribelle sia il contrabbandiere che, esattamente come era accaduto con John poco prima, si pietrificò, ma non si sottrasse.
-Siete davvero due pazzi!-esclamò, facendo eco alla parole di Lestrade, tra il riso e le lacrime, mentre li stringeva entrambi.- Ma i migliori pazzi che abbia mai conosciuto!!
Il biondo sorrise, a quelle parole, e perfino le labbra di Sherlock si sollevarono in un piccolo sorriso.
Il contrabbandiere non sapeva cosa l'avesse spinto a tornare indietro: non sapeva se fosse stato l'incontro con la signora Hudson-che rappresentava una parte del suo passato-se le parole di Molly, o le confidenze di John.
Non sapeva quale di esse lo avessero condotto a quella scelta.
Ma di una cosa era certo: aveva avvertito una strana sensazione rinascere, in lui, quando sia John che la senatrice lo avevano abbracciato; qualcosa che non provava davvero da molto tempo, e mai comunque appieno.
Qualcosa di molto simile alla felicità...

Poco distante da loro, non vista, una sagoma evanescente, quasi più simile a un fantasma, avvolta da un logoro mantello marrone scuro, il volto messo in ombra da un cappuccio, fissava quei due uomini e la ragazza.
Ma il suo sguardo era puntato soprattutto sull'uomo dai capelli ricci: da tanto, troppo tempo, non lo vedeva sorridere in quel modo.
Forse, pensò, scomparendo pian piano, lo sguardo ancora fisso su di lui, mentre anche le sue labbra si curvavano in un dolce sorriso, la speranza esiste ancora...

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-... Da quanto lo sai?
Mycroft Holmes armeggiò con alcune carte, dando l'impressione di essere molto occupato.
-Non credo di capire a cosa tu ti stia...
-Mycroft, non fingere di essere più stupido di quanto tu sia in realtà!-lo interruppe Sherlock con sarcasmo.
Il fratello maggiore gli rivolse uno sguardo assassino.
-Ti ricordo, fratellino, che tra noi due, io sono quello sveglio-sibilò.
-L'importante, è che tu ci creda-lo rimbeccò il contrabbandiere di rimando, sollevando ironico un sopracciglio.-Ripeto la mia domanda: da quanto sapevi che John era in grado di usare la Forza?
-Dalla prima volta che lo incontrai...-replicò Mycroft infine, sbuffando appena, evitando di insistere con quella schermaglia infantile col fratello minore riguardo a"chi è il più intelligente", anche se gli bruciava non poco dargliela vinta.-Non ha un vero e proprio potere, o abilità: è più una sorta di leggera capacità psichica.
Sherlock unì le mani sotto al mento, assottigliando lo sguardo, pensieroso.
-Mi ha raccontato di esser stato sempre in qualche modo immune al condizionamento operato dall'Impero.
Il capo ribelle annuì.
-Te lo ripeto: è una capacità molto leggera, che probabilmente non si rende neppure conto di possedere, se non a livello inconscio. Ma, allo stesso tempo, incredibilmente rara: forse non sarebbe mai diventato un jedi, ma di certo la sua mente è più forte di quella di molti altri.
Si sedette sulla sua poltrona, lo sguardo distante.
-Gradirei che non lo informassi, al riguardo: è una capacità che non è possibile allenare in alcun modo-lo ammonì.-Venirne a conoscenza non gli porterà alcun beneficio. Se ne renderà conto da solo, prima o poi, quando e se sarà il momento. Basti pensare a quello che è riuscito a fare con quella stazione: sparare i siluri senza usare un computer... e centrare il bersaglio. Incredibile.
Voltò poi lo sguardo verso il minore.
-Ciò nulla toglie al tuo... eroico intervento.
Sherlock lo fulminò all'istante con un'occhiataccia.
-Non ho fatto assolutamente nulla di... eroico-borbottò, seccato, incrociando le braccia sul petto, l'espressione corrucciata.-Gli eroi non esistono.
-...Come vuoi, fratellino. L'importante... è che tu ci creda-lo rimbeccò il fratello maggiore con un ghigno, facendogli il verso.

Il corvino emise l'ennesimo sbuffo, per poi alzarsi dalla poltrona, mentre nella stanza scendeva il silenzio: il capo ribelle tenne lo sguardo fisso sulle sue carte, finché...
-... I Wookie.
Mycroft lo guardò stranito.
-Come scusa??
-I Wookie-ripetè il minore, scocciato: odiava ripetersi.-Ho letto i tuoi fascicoli: stavi cercando alleati nell'Orlo Esterno. I Wookie, su Kashyyyk, potrebbero essere utili alla ribellione.
Dopo lo sconcerto iniziale, l'altro scosse il capo, dubbioso.
-Ci avevo pensato. Ma non sono particolarmente inclini al dialogo, pur essendo invisi all'Impero, come noi. Hanno subito gravi perdite durante l'ascesa al potere di Moriarty, e...
-Conosco il loro capo. Mi deve un favore-lo interruppe bruscamente Sherlock.-Posso convincerlo io.
Il capo ribelle lo fissò allibito per qualche secondo.
-... Sarebbe molto... utile, questo è certo-mormorò alla fine.
Il corvino annuì rigidamente, poi gli voltò la schiena, e fece per uscire  dall'ufficio.
-Posso dunque ipotizzare che... resterai qui ancora per un po'?-gli domandò però Mycroft, cercando di mantenere un tono noncurante.
Seguì, di nuovo, il silenzio.
ovvio che per la faccenda dei Wookie tu abbia bisogno di me-sbottò poi Sherlock, senza voltarsi, in un tono solo forzatamente seccato.-Non avresti alcuna speranza con il loro capo, altrimenti. Ma non prometto altro.
Fu solo a quel punto che uscì finalmente dalla porta, mentre un sorriso spuntava sul volto di Mycroft Holmes, per la prima volta dopo anni.

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Naboo
Presente

-... E vi hanno premiato, per quello che avete fatto?
John sorrise.
-Sì, Victor. Fu Mycroft Holmes in persona a consegnare a me e a Sherlock una medaglia.
-Quella che abbiamo appesa in salotto, vero??-saltò su Rosie, gli occhi blu luccicanti di orgoglio, e il biondo sorrise ancor di più, annuendo.
-Sì, Rosie, quella. Molti sarebbero stati onorati di ricevere una tale onoreficenza. Io lo ero. Ma Sherlock, invece, non fece che lamentarsi per tutto il tempo: ho dovuto praticamente costringerlo a partecipare alla cerimonia!
Agitò le braccia, sottolineando la sua esasperazione, e facendoli ridere.
Lo sguardo di John si perse per qualche istante sulle lontane cime degli alberi, mentre il chiacchiericcio della festa alle sue spalle continuava.
Ricordava bene, quella cerimonia.
Sherlock che sbuffava, ma che era in realtà intimamente lusingato dall'ammirazione che gli veniva tributata dalla folla di ribelli riunita per l'occasione. La strana frase che gli aveva rivolto il capo della ribellione, mentre gli metteva al collo quella medaglia dorata: "Sapevo che avrebbe fatto grandi cose, signor Watson..."
L'occhiata e il dolce sorriso che la senatrice Hooper aveva rivolto a Sherlock mentre gli metteva lei stessa la medaglia al collo... John, già all'epoca, aveva sentito nascere qualcosa, tra loro.
La sua gioia, quando aveva scoperto che Sherlock sarebbe rimasto con l'Alleanza Ribelle: anche se, ci aveva tenuto a precisare il contrabbandiere, era solo temporaneo.
Ogni membro dell'Alleanza, quel giorno, era in preda alla più totale euforia. Avevano passato anni a combattere l'Impero, ottenendo sì risultati, ma sempre piccoli. Quella era stata la loro prima vera grande vittoria. Un duro colpo inferto all'Imperatore, e da cui non si sarebbe ripreso tanto presto. La prima vera scintilla, pronta a far divampare, per davvero, la fiamma della rivolta, alimentata, come sempre, dalla speranza. Certo, avevano vinto solo una battaglia, quel giorno, non la guerra: ma erano più che determinati a vincere anch'essa.
Tutti quei ricordi e quei dettagli erano ancora chiari e vividi nella sua memoria, ed erano pieni di felicità.
Ma come tutti ben sanno, non esiste il sole senza la pioggia: altri, infatti erano talmente carichi di tristezza e di dolore che la mente di John, d'istinto, si ritraeva anche solo a sfiorarli. Ma, in quel momento, avrebbe dovuto dare voce anche ad essi. Facevano parte della sua storia. Anzi... della loro storia.
Perché le avventure di un pilota ribelle e di quello che sarebbe diventato il suo migliore amico, il contrabbandiere Sherlock Holmes, non erano che all'inizio.
Il gioco, per loro, era appena cominciato...

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