La falla nel piano
Mycroft Holmes aveva imparato da tempo, a nascondere le proprie emozioni: come capo della Ribellione, non poteva permettersi di dare segni di cedimento, in nessuna circostanza; e mai come in quel momento quella capacità gli tornò in soccorso, mentre un raggio luminoso veniva sparato dalla Morte Nera-da lui creduta, fino a quel momento, inattiva-disintegrando uno dei loro incrociatori, mentre anche le navi imperiali aprivano il fuoco.
Fu proprio quella capacità di non perdere il controllo e la sua impassibilità, che gli permisero di tenere, quando si aprì il canale di comunicazione, un tono calmo e controllato, nonostante la paura crescente. Era proprio la Diogenes, il suo incrociatore personale, a comunicare, al cui comando aveva lasciato il maggiore Sholto.
- Signore! La Morte Nera è operativa! Abbiamo appena perso la Hypatia! Anche le altre navi ci stanno sparando contro! -gli comunicò questi, il tono di voce solo forzatamente controllato.
- Credo non ci sia bisogno di sottolineare l'ovvio, Maggiore!-replicò Mycroft, con un pizzico di ironia, le mani strette intorno alla cloche, mentre Anthea, al suo fianco, armeggiava frenetica sui comandi, mordendosi le labbra.
-Dobbiamo procedere alla ritirata??
-Negativo!-Il capo dei Ribelli strinse i comandi ancora di più, lo sguardo puntato sulla flotta nemica.-Non avremo un'altra occasione come questa.
-... Ma le nostre navi non possono rispondere a un simile fuoco!-si azzardò a protestare Sholto.
-Dobbiamo solo dare il tempo alla nostra squadra di disattivare lo scudo! Avvicinatevi il più possibile e sparate a zero contro i loro Star Destroyer! La Morte Nera non potrà evitare di colpire le sue stesse navi, se spara contro di noi!
Anthea, di fronte a quell'ordine- che proponeva una tattica di combattimento azzardata, seppur al tempo stesso ingegnosa - si voltò a guardarlo, l'espressione carica di stupore, che fu condiviso anche dal maggiore Sholto.
-Non resisteremo a lungo contro di loro!-protestò infatti.
-Di certo più che contro la Stazione!-ribattè Mycroft, con durezza.-È un ordine, Maggiore.
A quel punto, il capo ribelle spense il canale di comunicazione, prendendo poi intimamente un respiro profondo: sapeva anche lui che quella tattica era un azzardo bello e buono. Ma era l'ultima speranza che gli restava.
Ho idea che ti farai più che qualche graffio, vecchio rottame... pensò, con una smorfia leggermente divertita a increspargli appena le labbra, un attimo prima di guidare la London direttamente contro lo Star Destroyer più vicino.
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La porta blindata della sala comando del bunker esplose, e la squadra di Molly irruppe nel varco, armi in pugno.
Mentre radunavano i pochi assaltatori e tecnici presenti nella sala, Mary e altri due si affrettarono a tirar fuori le cariche esplosive. Molly, intanto, teneva d'occhio una delle vie d'uscita: ma la voce sbigottita di Lestrade la colse di sorpresa.
-Hanno cominciato l'attacco!-esclamò infatti l'uomo, incredulo, lo sguardo puntato su uno dei monitor. Molly subito lo raggiunse, e rimase sbigottita quanto lui, vedendo le immagini. -Perché non hanno aspettato il segnale?? Una delle nostre navi è stata appena distrutta!
-Forse li hanno rilevati prima del previsto... Piazzate quelle cariche, presto!-esortó i suoi compagni la senatrice.-Con lo schermo ancora attivo sono con le spalle al muro!
-Proprio come voi adesso-disse all'improvviso una voce dal fondo della sala.
Tutti i Ribelli si girarono di scatto, e si trovarono alle spalle più di una dozzina di assaltatori imperiali-usciti da un scomparto segreto del bunker- che tenevano loro e la squadra sotto la mira dei fulminatori.
Molly si guardò intorno, attonita: erano circondati, senza alcuna via di fuga. E le loro navi erano già sotto attacco.
Scambiò con Mary e poi con gli altri uno sguardo carico di amarezza, mentre alzavano lentamente le mani: quello sguardo diceva solo una cosa.
Abbiamo fallito.
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Molly e il resto della squadra vennero scortati fuori dal bunker dagli imperiali; quando furono all'esterno, la disperazione della donna crebbe: se anche aveva solo accarezzato la possibilità di poter neutralizzare la piccola truppa che li aveva colti di sorpresa, adesso quel proposito risultava impossibile da attuare. Intorno al bunker, infatti, vi erano almeno un centinaio di Assaltatori, se non di più, insieme ad altri Esploratori e persino alcuni camminatori, macchine belliche su due gambe con elevata potenza di fuoco.
L'animo dell'ex senatrice sprofondò ancor di più e, istintivamente, cercò Mary e Lestrade con lo sguardo, quantomeno per condividere con i suoi amici gli ultimi attimi che le restavano da vivere.
Ma, con sua sorpresa, quando incontrò gli occhi del generale, non vi lesse sconforto, paura o rabbia, come si aspettava, ma qualcos'altro... qualcosa che, però, non riuscì a capire.
-Fermi tutti.
Molti degli imperiali, a quella voce, si girarono, colti di sorpresa: e se aveva colto di sorpresa loro, figuriamoci i ribelli!
Molly stessa spalancò la bocca, non potendo credere ai suoi occhi: a pochi passi dal bunker, Anderson era uscito dalla fitta boscaglia, imbracciando un fucile blaster, l'espressione più feroce e combattiva che mai gli avesse visto in volto. Era accompagnato da BS-221, che fischiava minaccioso, e da Wicket, armato di fionda.
-Gettate le armi, e liberateli! -ordinò di nuovo Anderson, imperioso, indicando con un cenno del capo i ribelli sbigottiti, l'espressione mortalmente seria.-E forse avrete clemenza.
Gli imperiali, rimasti immobili e in silenzio di fronte a quei tre improbabili compagni, scoppiarono a ridere, carichi di scherno: ma smisero nel momento in cui una piccola pietra tirata dall'Ewok colpì in fronte uno degli esploratori, facendolo cadere a terra.
L'iniziale ilarità svanì, e gli assaltatori si decisero finalmente a puntare le armi contro il pilota ribelle: che, però, non indietreggiò neppure di un passo.
-Siamo stati abbastanza chiari, ora?-ripetè Philip, ironico, ma con uno sguardo ancor più minaccioso.- Arrendetevi. O preparatevi allo scontro.
-Scontro??-lo apostrofò uno di essi, sprezzante, e facendo poi un passo avanti, puntandogli contro il fulminatore.-Con voi e con quale esercito??
Molly, sempre più incredula di fronte a quella scena-che era surreale, a dir poco-lanciò di nuovo un'occhiata a Lestrade: e, stavolta, vide chiaramente sulle sue labbra un leggero sorriso compiaciuto.
-Questo esercito-rispose Anderson, proprio in quel momento, con palese soddisfazione.
Subito dopo, BS-221 emise un fischio prolungato, il cui eco echeggiò in tutta la zona boscosa.
A quel segnale, almeno una trentina di Ewok piombarono giù dagli alberi circostanti, sopraffacendo con lance e clave gli imperiali, e liberando così Molly e gli altri ribelli.
La ragazza, seppur fosse in preda del più totale stupore, si impadronì rapidamente di una pistola blaster, e cominciò a sparare insieme a Lestrade.
Prima che gli altri assaltatori potessero riaversi dalla sorpresa e rispondere al fuoco, Wicket prese dalla sua cinta un corno e se lo portò alla bocca, soffiandovi dentro: centinaia di Ewok irruppero nella radura, armati dalla testa ai piedi.
Fu a quel punto che, nella un tempo pacifica e silenziosa luna boscosa di Endor, si scatenò il vero caos.
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Sulla Morte Nera, nel più totale silenzio, Sherlock teneva lo sguardo fisso fuori dalla grande vetrata, osservando impotente la Morte Nera decimare la flotta ribelle col suo raggio mortale una nave dopo l'altra.
Impose però a se stesso, come poco prima, di non far trapelare alcun pensiero o emozione: nulla sul suo volto o nel suo sguardo doveva lasciare intendere che esisteva ancora una speranza, per la Ribellione; seppur minima.
-Come puoi vedere, la tua flotta ha perso. E i tuoi patetici amici sulla luna di Endor saranno già in procinto di essere fucilati dai miei uomini.
La voce mortifera e maligna di James Moriarty ruppe quel profondo silenzio.
-Non ti è rimasto più nulla. Ti resta solo l'Oscurità. Diventa mio apprendista-aggiunse, con voce suadente-e diventerai più potente di qualunque Jedi sia mai esistito. Più ancora di quanto tu già non lo sia. Niente regole. Niente limiti. Solo il potere.
Nonostante tutto, quelle parole suonarono all'orecchio dell'ex Jedi terribilmente tentatrici: tuttavia, rimase impassibile.
-Le lusinghe non mi hanno mai irretito-disse, fissandolo nei suoi occhi scuri come ossidiana.-Specialmente se pronunciate da una lingua velenosa e biforcuta.
Sherlock quasi si aspettava che l'Imperatore, stavolta, cedesse alla rabbia, di fronte al suo rifiuto e palese disprezzo: invece, le labbra del monarca galattico si incresparono in un sorriso freddo e compiaciuto al tempo stesso.
-Sospettavo che non sarebbe stato facile piegarti. Ma, sai, dopo la disperazione, la rabbia è il mezzo più veloce, per passare al Lato Oscuro. O, a ben pensarci, in questo caso, anche il dolore e l'estrema sofferenza.
Mentre il corvino veniva cercava di nascondere la sua ansia e confusione data da quelle parole, Moriarty si portò la mano all'interno della scura veste che indossava.
-Se la consapevolezza di star per perdere tutti quelli che ami non è abbastanza, forse ti basterà sapere di aver già perso qualcuno-concluse il Sith, un ghigno malefico stampato sul volto pallido.
Così dicendo, lanciò ai piedi di Sherlock ciò che aveva preso dalla sua veste, e che cadde a terra con un tintinnio.
Il cuore del riccio si fermò, quando il freddo neon della sala illuminò una piastrina d'argento macchiata di sangue, con sopra incise tre iniziali.
" J.H.W "
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