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Intuizioni

Nel centro di comando, Sherlock rigirò a lungo il cubo di metallo nero tra le mani, osservandone ogni angolo e superficie, sotto gli sguardi silenziosi e preoccupati dei presenti. Era un po' più grande della sua mano, dotato di due piccole parabole ai lati, e di due lunghe antenne nella parte inferiore; anche se di entrambe rimaneva ben poco.
-Chi l'ha ridotto così?-domandò, infatti, alludendo alla parte divelta del cubo, i cui ingranaggi erano completamente esposti e bruciati.-Se non fosse stato colpito, forse avremmo potuto esaminarne la scheda madre-aggiunse, seccato, scoccando ad Anderson un'occhiata torva.
-‎Che ti fa pensare che sia stata colpa mia?-ribattè lui subito, astioso.
-‎Quando c'è una stupidaggine, Anderson, ci sei anche tu. È inevitabile.
L'altro, per tutta risposta, strinse i pugni.
-Sherlock, non è stato lui-si affrettò ad intervenire Lestrade, prima che la situazione degenerasse.-Questo strano... congegno... è esploso da solo. Doveva avere un meccanismo di autodistruzione.
Sherlock emise un grugnito sommesso: aveva appena notato, in effetti, poco al di sotto della parte inferiore, il meccanismo citato dal generale. Ma di certo, non era disposto a dare ragione ad Anderson. Premette dunque nuovamente, con ostentazione, le sue dita affusolate su ogni lato del parallelepipedo.
-Sembra uno di quei droidi usati dai ricercatori per acquisire informazioni sulle forme di vita aliene-sentenziò.
Molly sollevò lo sguardo.
-... Dotato di un meccanismo di autodistruzione?-obiettò, scettica.
-‎È possibile-intervenne Mycroft, per la prima volta.-Molti studiosi inviano droidi sonda di questo tipo: i dati vengono trasmessi, e la macchina, una volta assolta la sua funzione, si disintegra, e viene rimpiazzata da un'altra. Si evita così uno spreco di batteria per il ritorno alla base.

Lei, però scosse la testa.
-Eppure non mi torna. E se fosse stato mandato dall'Impero? Una sorta di droide sonda imperiale?
-Lo pensavo anch'io, senatrice. Ma c'è un problema. I droidi sonda sono chiaramente riconoscibili dall'emanazione di certe frequenze, che questo sembra non emettere-spiegò il capo ribelle.-E non possiamo far evacuare la Base se non abbiamo la certezza che...
-‎Questo perchè non è il solito droide sonda imperiale. È un prototipo.
Tutti i presenti si voltarono di scatto verso John, rimasto in silenzio fino a quel momento.
-Ne è sicuro?-gli domandò Mycroft, nella voce una traccia di dubbio.-Non mi risulta che l'impero abbia mai prodotto un prototipo di tale genere.
-‎Ne sono più che sicuro-ribadì il pilota ribelle con fermezza, fissando cupo l'oggetto incriminato, che Sherlock ancora teneva tra le mani.-Prima che lasciassi la milizia imperiale, stavano lavorando ad un progetto del genere proprio nel mio avamposto. All'inizio non l'ho riconosciuto, perché questo è decisamente più avanzato di quello che avevano intenzione di realizzare. Se questo è il secondo, dopo quello che ho avvistato io, significa che l'Impero sa già che siamo qui.
Il corvino lo posò piano sul tavolo, gli occhi socchiusi, perso in chissà quale riflessione. Seguì un cupo silenzio, mentre tutti fissavano l'oggetto come se fosse una bomba ad orologeria,  finché il capo della Ribellione si rivolse a Lestrade e ad Anderson.
-Cominciate a spargere la voce. Dobbiamo evacuare la Base. All'istante.

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-John, vieni un momento. Devo parlarti.
Il pilota ribelle, seppur confuso dal suo tono nervoso, si affrettò a seguire Sherlock fuori dal centro di comando.
-Devo chiederti di fare una cosa per me-proseguì il contrabbandiere, l'espressione mortalmente seria, le mani sulle sue spalle, facendolo preoccupare ancor di più.-Devi portare con te la senatrice Hooper, non appena sarà iniziata l'evacuazione, fino al nuovo punto d'incontro.
Il biondo lo fissò a sua volta, incredulo ma anche confuso dall'insolita richiesta, nonché dalla veemenza dell'amico.
-Ma... lei di certo rimarrà qui a coordinare con tuo fratello le operazioni... e avrà la sua nave pronta per...
-‎È proprio questo il punto!-ribattè l'altro, interrompendolo.-Sospetto che sia una trappola.
Il pilota sgranò gli occhi.
-Credi che abbiano intenzione di rapirla di nuovo??
-‎È possibile. È passato almeno un giorno da quando hai avvistato il primo droide sonda. Perchè le truppe imperiali non ci sono già addosso?
-‎Forse quello che ho visto io non lo era...-azzardò il pilota, speranzoso.
-‎... Può darsi-ammise Sherlock.-Ma ne dubito. Sento che c'è qualcosa che non quadra. È una specie di... sesto senso.
-‎Avverti qualcosa nella Forza?-gli domandò il pilota, con un pizzico di nervosismo, ma insieme affascinato.
Il corvino sorrise appena.
-No. È più un'intuizione. E non vanno mai ignorate-lo ammonì.-Sono dati processati velocemente ancora prima della mente stessa.
-Capisco. Un po' come il "senso di ragno" di Spiderman.
L'altro aggrottò la fronte, confuso.
-‎... Il... che cosa, scusa?
-Ma sì, la pelle d'oca che viene a Peter Parker quando avverte un pericolo che...-Si interruppe, quando notò l'espressione sempre più vacua di Sherlock, e spalancò la bocca, incredulo e indignato.-... Non hai mai letto i fumetti di Spiderman?? Ma che razza d'infanzia hai avuto???
Prima che il corvino potesse ribattere- e mentre si appuntava mentalmente di informarsi riguardo a quel misterioso"senso di ragno"-Mycroft lo richiamò: dovevano organizzare l'evacuazione, non c'era tempo da perdere. Il volto del contrabbandiere si incupì.
-John, non c'è nessun altro a cui affiderei questo incarico. Lo farai?-gli domandò, di nuovo, con grande serietà.-Non c'è nessun altro, a cui potrei chiederlo.
Il pilota, dopo una brevissima esitazione, annuì, toccato dalla fiducia dell'amico nei suoi confronti. E, in un certo qual modo, anche orgoglioso delle sue capacità deduttive: la premura di portare al sicuro la senatrice da parte del suo migliore amico gli parve alquanto... sospetta.
Trattenne un sorriso. Di certo, Sherlock su certe cose era proprio ottuso, per essere un genio.
O forse, solo testardo...

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[Inizio Conversazione]

Sconosciuto.
Istruzioni eseguite.
Ora mantieni la tua promessa.

Mister X.
Solo quando il pacco sarà a destinazione.

[Conversazione Cancellata]


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Le due figure si fronteggiavano in una piccola stanza: la prima stava in piedi, mentre la seconda sedeva su una poltrona, avvolta in un mantello nero col cappuccio, che ne celava i tratti del volto.
-Non erano questi gli accordi presi!-esordì la prima, rabbiosa.
-È stato pagato profumatamente, o mi sbaglio? Non ha di che lamentarsi-replicò però la seconda, serafica.-Anzi, metá di quella cifra dovrebbe essere più che sufficiente a soddisfare il suo capo.
-Non è una questione di soldi! Il mio capo voleva usare quel maledetto contrabbandiere come esempio! E lei mi aveva promesso che me lo avrebbe consegnato, dopo aver ottenuto quello che voleva!
-Oh no, assolutamente no. Non l'ho mai detto.-L'uomo fece un piccolo movimento, quasi impercettibile, con due dita della mano destra.-Le ho solo offerto le mie risorse per trovarlo, insieme a un lauto compenso, ben consapevole delle sue abilità nella caccia all'uomo.
Il secondo individuo si toccò la testa, in prossimità dell'orecchio, poi della tempia, come se fosse confuso.
-Però... Credevo avesse detto... Perché avrei dovuto accettare??
-Per il lauto compenso, come le ho già detto. Il suo casco ha forse dei problemi nell'impianto uditivo?-flautò, con una punta di sarcasmo.
-No... Ma... Ero già d'accordo... Il mio capo voleva...!
-‎Il suo capo deve ringraziare di essere ancora vivo.-La seconda voce assunse, stavolta, un tono mortifero, di chiara minaccia. La sua pazienza si era esaurita.-Devo forse ricordarle con chi ha a che fare? Basterebbe un mio solo gesto, e voi feccia dell'universo smettereste di esistere.
Il secondo interlocutore si zittì, suo malgrado, attraversato da un brivido gelido alla nuca.
-È congedato.
La figura seduta fece un brusco cenno di congedo-stavolta ben visibile- con la sua mano guantata, verso la porta, a cui l'altro si trovò, suo malgrado, a dover obbedire. Ma, uscendo dalla stanza, strinse i pugni, invaso dalla rabbia. Non era ancora finita. Avrebbe trovato il modo per ottenere quello che voleva.

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-Il sistema di Dagobah?-John trattenne a stento una smorfia, mentre leggeva sul visore il luogo del rendez-vous prescelto dalla ribellione.-Non ce n'era uno migliore?
Molly scosse la testa, mentre si accomodava nella piccola navetta.
-Purtroppo no. Era l'unico pianeta abbastanza lontano dalle rotte imperiali e completamente disabitato.-Si voltò verso il pilota, incuriosita.-Ci sei già stato?
-Parecchio tempo fa. L'impero ci aveva mandato in perlustrazione, quando cercavamo avamposti ribelli. Ma, vista l'inabilitabilità, è stata una ricognizione breve. In questo senso è stata una scelta azzeccata, per l'evacuazione.-Abbozzò un sorriso.-È un pianeta quasi del tutto ricoperto di giungla, paludi, e nebbia. Soprattutto nebbia.
La senatrice arricciò il naso.
-Beh, almeno farà caldo-osservò, mentre decollavano.-Sarà già un bel miglioramento.
Il pilota ridacchiò, inserendo le coordinate per il sistema.

Il resto del viaggio proseguì in silenzio, anche se non teso. Erano entrambi immersi nei propri pensieri.
-... Come mai ti sei offerto di accompagnarmi?-chiese però Molly ad un certo punto, suo malgrado sorpresa.
Il pilota ribelle, inizialmente, esitò, incerto se rivelare o meno alla ragazza i sentimenti dell'amico verso di lei: anche se, probabilmente, se ne era già avveduta.
-Non è stata una mia idea si decise poi a rispondere, nel modo più diplomatico possibile, lanciandole poi un'occhiata di sottecchi, per verificare la sua reazione.
Un sorriso leggero e rapido sfiorò le labbra di Molly, e il biondo trattenne a stento uno sbuffo esasperato: era così difficile per quei due dimostrarsi i propri... ??
Prima che potesse concludere quel pensiero, un "bip" improvviso sulla consolle lo colse di sorpresa.
-Ma che diav...??
-Qualcosa non va?-domandò la senatrice, sporgendosi sul quadro comandi.
-‎La velocità luce. Non funziona.
Molly si accigliò, scostandosi dal volto una ciocca di capelli. Armeggiò anche lei su qualche comando, ma senza ottenere alcun risultato.
-‎Quanto manca per arrivare al sistema di Dagobah?
Il biondo consultò di nuovo i terminali.
-Circa un'ora. Ma un'ora in piena visibilità non era prevista-sottolineò, nervoso, premendo ancora vari tasti sulla consolle, nel tentativo di riavviare la velocità luce.-Certo, tecnicamente siamo su rotte non tracciabili e nascoste, ma...
D'improvviso, una spia rossa prese a suonare, facendolo impallidire.
-Non è possibile... Come diavolo hanno fatto??
Molly, inizialmente, non capì: poi fissò lo sguardo fuori dal piccolo oblò della navetta, e reagì allo stesso modo del pilota.
-John, inverti la rotta, presto!!-lo esortò, cercando di tenere a bada il tremito crescente nella sua voce.

Non riusciremo mai a distanziarli.
Non senza la velocità luce.
Nonostante quei terribili pensieri, lui si affrettò ad ubbidire; ma i motori si spensero all'improvviso, facendo piombare la piccola nave nell'oscurità.
Trattenendo a stento un'imprecazione, premette freneticamente altri tasti, ma senza alcun successo: in qualche modo per lui inspiegabile, la nave non rispondeva più ai suoi comandi, e si stava lentamente muovendo verso un punto preciso nello spazio, come fosse guidata da una forza sconosciuta. Anzi, attirata...
Ho già vissuto tutto questo... pensò, con un fremito di puro terrore, mentre Molly-anche lei preda di quello stesso sentimento, ma tuttavia rassegnata-gli stringeva, d'impulso, la mano, con tutta la sua forza.
Lui ricambiò la stretta. Avrebbe voluto rassicurare la senatrice, dirle che sarebbe andato tutto bene.
Ma non poteva.
Preferì dunque il silenzio alla menzogna, mentre la nave procedeva, senza alcun controllo da parte sua, verso l'imponente nave Imperiale poco distante.

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