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In a galaxy far far away...

Pianeta Naboo
Presente

Il dolce mormorio dell'acqua giunse sino alle orecchie del giovane uomo sulla terrazza appoggiato alla balaustra di pietra, le braccia conserte al petto, lo sguardo fisso su un isoletta poco distante: l'aria della sera era calda, ma mitigata da un leggero e piacevole venticello, che spargeva intorno un dolce profumo di gelsomini.
Inspirò, lo sguardo perso in lontananza, lasciandosi cullare da quel suono e da quella quiete così piacevoli e rilassanti, isolando per un momento i rumori provenienti dal salone: tintinnio di bicchieri, chiacchiere, risate, musica...
Non che lui non apprezzasse tutto ciò: ma, all'improvviso, aveva avvertito il bisogno di stare un momento da solo, di riflettere. E quello era il luogo che preferiva, anche in altre occasioni, per farlo: una catena montuosa ininterrotta circondava il lago, e le stelle e la luna si rispecchiavano nell'acqua cristallina, facendolo brillare quasi fosse fatto di diamanti.
Chiuse gli occhi, emettendo un leggero sospiro, lasciando la sua mente libera di vagare.
Fin da quando aveva scoperto, per caso, durante una missione, la Regione dei Laghi sul pianeta di Naboo, aveva deciso che era lì, che avrebbe voluto vivere. Quel pianeta verdeggiante era quanto di più lontano ci fosse da quello in cui era vissuto per anni: ricordò il caldo insopportabile causato dai due Soli, la sabbia rovente, le marce forzate, l'addestramento... gli spari... il sangue... le urla...
Aveva vagato troppo.

Riaprì gli occhi di scatto, portandosi una mano al petto e sentendo quanto i battiti del suo cuore fossero molto più accelerati del consueto, tanto che fu costretto a prendere più volte vari respiri profondi, per calmarli: anche a distanza di anni, quei ricordi avevano ancora il potere di turbarlo come allora.
Per fortuna ciò che accadde in quel preciso momento fu in grado di rasserenarlo completamente.
-Papà! Ti ho cercato dappertutto!-esclamò infatti una voce cristallina, seguita da due piccole e sottili braccia che gli cinsero la vita con foga.

Si voltò e sorrise dolcemente alla bambina di otto anni che lo stava abbracciando, vestita con un semplice ma elegante abito di seta bianco e una coroncina di fiori rosa sui capelli biondo grano.
-Ecco qui la mia principessina!-disse, abbracciandola e facendole il solletico: la bambina ridacchiò, mentre lui le scoccava un sorrisetto d'intesa.-E se tu sei qui, significa che il tuo fidato cavaliere non deve essere molto lontano...

In effetti, pochi istanti dopo, dalla sala attigua arrivò quasi galoppando una piccola peste riccioluta e dal piglio vivace, della stessa età della bambina, e che gli rivolse un enorme sorriso.
-Papà, perché non torni nel salone?-gli domandò la piccola, tirandolo per una manica della veste.-Almeno con te non ci annoiamo!
-Già!-annuì il bimbo in tono lamentoso, concordando con lei.-Ci stiamo annoiando a morte!
-Arrivo tra poco-promise lui ridendo, e scompigliando i capelli di entrambi con un gesto affettuoso.-Avevo solo bisogno di prendere un po' d'aria...
Così dicendo, rivolse di nuovo lo sguardo alle montagne che circondavano la piccola villa: lo alzò poi al cielo, dove le stelle rifulgevano in tutto il loro splendore.
Il pensiero che a giorni avrebbe di nuovo pilotato tra esse gli strappò l'ennesimo sorriso: non vi avrebbe rinunciato per nulla al mondo.

La voce della bambina lo distrasse di nuovo dai suoi pensieri.
-Papà...-fece infatti, sfoderando l'espressione più dolce e implorante del suo repertorio, ondeggiando con le mani dietro la schiena, gli occhioni blu spalancati.-Visto che anche noi non vogliamo tornare subito... non potresti... raccontarci... quella storia?
Gli occhi del ricciolino si illuminarono.
-Ohh sì, per favore!! Per favore!-si unì anche lui implorante alla richiesta, le mani giunte in un gesto di preghiera.
L'uomo li guardò esasperato, portandosi una mano alla fronte.
-... Di nuovo?? Ma la conoscete a memoria! L'avrete sentita chissà quante volte!-protestò, divertito.
-Sì, ma... tu la racconti così bene!-lo lusingò con furbizia la piccola, .
-E noi ci stiamo annoiando così taaantooo... stiamo proprio MORENDO di noia, guarda!! Io sto già male!!-aggiunse l'altro, crollando enfaticamente addosso a lui, simulando uno svenimento.
L'uomo scosse la testa, ridacchiando: che commedianti...

Gettò poi un'occhiata al salone, stabilendo che la sua assenza, in fondo, non sarebbe stata notata poi troppo.
-... E va bene-acconsentì infine, con un sorriso.
I due bambini esultarono, battendo le mani, e accomodandosi subito al meglio su due dei grandi cuscini della terrazza, le schiene appoggiate alla balaustra di pietra, mentre lui si sedeva di fronte a loro su una poltrona di vimini, dando le spalle al salone, in modo da avere sempre e comunque una visuale di quel panorama lacustre e di uno spicchio di cielo notturno.
-Allora... come certamente saprete, tutto accadde tanto tempo fa, molto prima che voi nasceste, in una galassia lontana lontana...-cominciò: i piccoli sorrisero, colmi di attesa, nonostante conoscessero benissimo la storia.- E la guerra tra la Ribellione e l'Impero procedeva ormai senza esclusione di colpi...

E così, John Watson iniziò a raccontare a Rosie e a Victor la sua straordinaria avventura, e di come la sua vita e il destino della galassia intera erano cambiati per sempre...

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