Human error
Tre mesi dopo
In un lontano punto della galassia, la Black Hole gravitava nello spazio, appena sopra un'incompiuta Stazione da battaglia, e poco distante da Endor, una piccola luna boscosa e verdeggiante.
L'imperatore James Moriarty avanzava piano avanti e indietro di fronte ad una delle vetrate nel centro di comando della suddetta stazione, i passi lenti e misurati, il volto messo in ombra dal cappuccio della veste scura.
Al suo fianco, Darth Wind lo seguiva, in silenzio, in attesa: ma fu proprio lui il primo a prendere la parola.
-Mio signore...-esordí, e dal suo tono, per la prima volta, trapelò un pizzico di nervosismo, che il Sith sperò vivamente non venisse colto dal suo Maestro.-Ho fatto ciò che mi ha ordinato. Tuttavia...
-...Tuttavia? Parla, non essere timido!-lo esortò il Maestro con voce mielosa, ma intrisa di uno strano maligno sarcasmo.
Wind si fece coraggio e proseguì, le mani dietro la schiena strette l'una nell'altra.
-Tuttavia, mi chiedo se tutto andrà come Lei pensa.-Sospirò, prendendo coraggio per porre la domanda che più temeva, perchè direttamente collegata al suo fallimento sul pianeta di Barts.-Inoltre... come può essere certo che... lui... verrà?
Seguì un lungo silenzio, durante il quale il Sith avvertì il suo nervosismo crescere: ma accadde qualcosa che non si aspettava.
Il suo Maestro... rise.
Una risata intrisa di oscuro divertimento, e di una sorta di maligna arroganza.
Scosse la testa, sempre preda di quella strana risata.
-Mio caro, caro apprendista... sei così ingenuo. Nonostante tutti i tuoi poteri, hai ancora molto, da imparare, sull'animo umano. O sui sentimenti-flautò infine Moriarty, sempre con quel tono all'apparenza dolce, ma letale, come un cioccolatino ripieno di cianuro.-È per questo che hai fallito.
Su quell'ultima affermazione, il tono del monarca galattico mutò drasticamente, e Wind avvertì una scossa di potere attraversargli la mente: strinse i denti, per non mostrare il suo dolore, e osò nuovamente protestare.
-...I sentimenti sono solo debolezza, Maestro. Voi stesso me l'avete insegnato.
Moriarty annuì, compiaciuto.
-Ed è vero. Ma credevo che tu avessi anche imparato che possono essere usati contro il nemico, all'occorrenza-gli ricordò, lo sguardo rivolto fuori dalla vetrata.-Pensavo l'avessi capito, quando abbiamo rapito quel pilota. Ogni persona ha un punto debole. Qualcuno che vuole proteggere. E io ora avverto un drastico cambiamento, nel nostro obiettivo. Il suo potere è cresciuto, questo sì... ma ha commesso un grave, gravissimo errore.
Il Sith, ancora preda di quella fitta, volse appena lo sguardo verso il suo Maestro.
-Quale, signore?-domandò, seppur con un certo sforzo.
Le labbra del monarca oscuro si curvarono in un sorriso diabolico.
-Ha aperto il suo cuore.-Affermò, con chiara ed evidente soddisfazione maligna.-E questa sarà la sua rovina. Al momento giusto, sarà proprio lui, a venire da noi. E passerà al Lato Oscuro. Tu sai cosa significa, vero?
Darth Wind trattenne a stento un lieve sospiro, e annuì: certo che lo sapeva, l'aveva sempre saputo.
Rimasero entrambi, il Maestro e l'apprendista, ad osservare le piccole navi che facevano la spola tra la luna boscosa e l'incompiuta nuova Morte Nera.
Un altro sorriso increspò le labbra di James Moriarty, mentre i suoi occhi scuri brillavano, carichi di aspettativa.
La scacchiera era pronta.
Non restava che muovere la prima pedina.
"Insieme, faremo cose straordinarie, Sherlock Holmes. Mio nuovo apprendista."
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-...E quale sarebbe il motivo di questa "riunione straordinaria"??
John avanzò rapidamente lungo il corridoio, cercando di stare dietro alle ampie falcate dell'amico.
-Mio fratello non mi ha fornito tutti i dettagli. Ma credo di averne una vaga idea. Anzi, più che vaga-rispose Sherlock, gli occhi brillanti di entusiasmo ed aspettativa, l'immancabile foulard blu stretto intorno al collo, il colletto della giacca appena sollevato.-A mio avviso, finalmente potremo annientare quella piaga di Imperatore!
-Sherlock... non vorrai mica fare mosse avventate, vero?
Anche Molly, finalmente, lo affiancò, in volto un'espressione ansiosa. Lui le rivolse un leggero mezzo sorriso furbo.
-Dipende da cosa intendi per avventato.
Lei gli scoccò un'occhiataccia, ma senza riuscire a trattenere un sorriso, una mano delicatamente stretta intorno al suo braccio.
A quel gesto, anche il contrabbandiere sorrise, ma con dolcezza, e si ritrovò a riflettere su come le cose fossero cambiate, nella sua vita, specie ultimamente. Stava infatti dirigendosi alla sala operativa della Base ribelle non più da solo, con l'unica compagnia dei suoi pensieri, ma con la donna che amava, e con i suoi... amici.
Un'eventualità che mai avrebbe creduto possibile, e che aveva ancora il potere di stupirlo, nonostante fossero già passati più di due mesi dalla "missione di salvataggio" su Tatooine.
-Di certo riguarda le voci secondo cui la nuova Morte Nera non sia ancora operativa-intervenne il generale Lestrade, richiamando la sua attenzione.- Dovremo prepararci a un nuovo attacco, prima che lo diventi.
-Di nuovo!? Ma a che scopo?? Non appena la distruggiamo, l'Imperatore ne mette in cantiere un'altra!-protestò Anderson, affiancando Lestrade; i due, ormai, erano diventati parte integrante della squadra del contrabbandiere, affrontando insieme a lui le missioni durante quei due mesi.- Dopo l'ultimo attacco siamo stati decimati. È un circolo vizioso!
-... Non avrei mai pensato di poterlo dire, Philip, ma hai ragione-concordò Sherlock, facendo rimanere John, ma anche Molly e Lestrade, a bocca aperta.-È un circolo vizioso. Anzi, è come un serpente che si morde la coda. E c'è un solo modo, per rompere questo cerchio.
-... E sarebbe?
Il contrabbandiere sollevò ironico un sopracciglio in direzione del generale.
-Non è ovvio, Gavin?-Quest'ultimo sbuffò, mentre l'espressione del corvino si induriva, la voce carica di determinazione.-L'unico modo è tagliare la testa al serpente. Una volta per tutte. E ho il forte sospetto che la nostra occasione sia finalmente giunta.
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-L'Imperatore ha finalmente commesso un grave errore. È venuta dunque l'ora dell'attacco decisivo.
Le parole con cui esordì la senatrice Smallwood parvero confermare all'istante le supposizioni espresse da Sherlock, mentre la folla ribelle riunita ascoltava: nella sala, i pochi sussurri iniziali avevano lasciato il posto a un silenzio carico di tensione e di aspettativa.
-Le nostre spie ci hanno da poco fornito l'esatta ubicazione della nuova stazione da battaglia dell'Imperatore-proseguì la donna, causando stavolta alcuni mormorii concitati.-Proprio come sospettavamo, gli armamenti di questa stazione non sono ancora operativi. Inoltre, abbiamo scoperto che è pure poco protetta, in quanto la flotta imperiale è sparsa per tutta la galassia, nel vano tentativo di darci battaglia.
-Ma c'è qualcosa di più importante ancora, che le nostre spie hanno scoperto.- La senatrice fece volutamente una pausa, per enfatizzare al meglio ciò che stava per rivelare.-L'Imperatore in persona sta supervisionando le fasi finali della costruzione. James Moriarty si trova, proprio ora, in questo momento, su quella Morte Nera.
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