Chào các bạn! Vì nhiều lý do từ nay Truyen2U chính thức đổi tên là Truyen247.Pro. Mong các bạn tiếp tục ủng hộ truy cập tên miền mới này nhé! Mãi yêu... ♥

Brividi e tenebra

Due anni dopo

Da qualche parte nello spazio
Passato

La Black Hole procedeva rapida nella galassia, sebbene la velocità non venisse percepita da nessuno dei presenti a bordo, grazie agli efficienti sistemi gravitazionali.
Black Hole.
"Buco Nero".
Così Darth Wind aveva deciso di chiamare la sua nave: un buco nero che inghiottiva ogni forma di vita.
Buco nero: ciò che il Sith aveva dove avrebbe dovuto esserci il cuore.
Anche se, in quel preciso momento, consapevole di ciò che lo aspettava, Darth Wind sentiva il suo cuore che cuore non era battere più rapidamente del consueto: tuttavia, cercò di non badarvi.
Impettito, le mani dietro le schiena, avviluppato nella sua veste scura, immobile come una statua, attendeva nel suo appartamento privato, di fronte al dispositivo di comunicazione, da cui a breve si sarebbe palesato il suo maestro: James Moriarty, il signore dei Sith, l'Imperatore. L'unico che fosse in grado di stimolare in lui un timore reverenziale.
Dopo la distruzione della Morte Nera, le cose non erano state facili, per l'Impero: l'Alleanza Ribelle gli aveva inferto un duro colpo.
Ma non era solo quello,che preoccupava il Sith: aveva avvertito una grande interferenza, nella Forza; soprattutto da quando quel... contrabbandiere... era entrato in scena. Non avrebbe mai creduto che le loro strade si sarebbero incrociate così presto: se non si contava il loro primo "incontro" di tanti anni prima...

Un ronzio interruppe il flusso dei suoi pensieri, mentre la sagoma olografica tridimensionale dell'imperatore si materializzava nella stanza: era anch'egli avvolto in un mantello scuro, e un cappuccio ampio celava i tratti del suo volto.
Darth Wind si affrettò a inginocchiarsi, lo sguardo fisso sul pavimento della stanza: sebbene portasse la maschera, non osava alzare lo sguardo.
-Alzati-gli ordinò il suo Maestro in tono imperioso, e con voce profonda: una voce intrisa di un potere antico, a cui mai nessuno era riuscito a opporsi o a resistere; nemmeno Wind, seppure fosse anch'egli dotato di grandi capacità nel manipolare la Forza.
Il Sith dunque ubbidì, ma rimase in silenzio.
-Ho avvertito una grossa interferenza, nella Forza.
-Sì. Anch'io l'ho avvertita-concordò Wind, nella voce una nota lievemente compiaciuta, consapevole del suo potere.
Ma il tono brusco del suo Maestro spense all'istante la sua soddisfazione.
-Non essere troppo compiaciuto-gli disse infatti.-Te lo sei lasciato sfuggire. Di nuovo-precisò, con una voce così gelida che il sith si ritrovò a tremare, mentre un brivido freddo gli attraversava la schiena.
-Mio signore, i tempi non erano maturi, come di certo ricorderà... Il suo potere era ancora agli albori-si azzardò a protestare.-Per quanto riguarda la...
-Non. Mentirmi-sibilò l'Imperatore all'improvviso: nonostante la voce fosse distorta dal dispositivo di comunicazione, Wind sentì all'istante un forte dolore alla testa, come se gliela stesse comprimendo con un maglio.-Avresti dovuto portarlo da me all'istante. Sarebbe già il mio discepolo, a quest'ora!
-Mio signore... i tempi non erano maturi-ripetè il sith, digrignando i denti per il dolore, mentre la morsa nella sua testa si faceva sempre più intensa-Ma... adesso lo sono. Ha cercato di soffocare il suo potere, ma non può farlo. Non può più nasconderlo. Ed esso diventa sempre più potente, nonostante gli anni trascorsi nell'inattività. Possiamo fare in modo che si unisca a noi. Che passi al Lato Oscuro. E il suo potere sarà mille volte più potente di quanto non lo sarebbe stato, se fosse venuto da noi prima!

La morsa si allentò di scatto, e un sospiro lievissimo sfuggì dalle sue labbra.
-E come intendi attirarlo a me?-l'Imperatore sottolineò volutamente il pronome personale; non gli era affatto sfuggito quel "noi", e voleva subito mettere le cose in chiaro: Wind era il suo apprendista.
Lui, era il Maestro.
-Ho un piano. Ci vorrà tempo. Ma stavolta non fallirò, mio signore-promise questi, e la sua voce, stavolta, perse del tutto l'incertezza, divenendo dura come l'acciaio.-O passerà al Lato Oscuro, o morirà.
Dopo un tempo che parve infinito, Moriarty parlò di nuovo.
-Ti accordo la mia fiducia. Vedi di non deludermi di nuovo.
Il sith chinò il capo, mentre l'immagine del suo Maestro spariva in un tremolio azzurrino: goccioline di sudore freddo scendevano sulle tempie di Darth Wind; ma nessuno poteva vederle.

---

Il malefico monarca galattico sedeva su una poltrona metallica, e il suo sguardo spaziava sulle stelle al di fuori della sua reggia, senza però vederle davvero: la sua mente vagava altrove, esplorando livelli di coscienza irraggiungibili per chiunque, se non per lui e per il suo potere.
Un sorriso maligno e soddisfatto sfiorò le sue labbra: incutere timore e paura nelle menti altrui-persino in quella del suo apprendista-era tremendamente appagante.
Lui conosceva le intenzioni di Wind, ancor prima che le palesasse, e anche il suo esito: la sua connessione con la Forza era tale da consentirgli di vedere ben oltre; tuttavia, gli aveva accordato la sua fiducia.
Perché era così che dovevano andare le cose.
Tutto sarebbe andato come doveva andare: per il momento, poteva solo attendere, e godersi l'imminente spettacolo.
Un altro sorriso malvagio solcò il suo volto: ma, stavolta, era carico di aspettativa.

---

Pochi mesi dopo...

Base Ribelle
Pianeta Hoth

John non avrebbe mai creduto che un giorno avrebbe rimpianto il caldo soffocante di Tatooine, o quello secco e umido di Yavin: ma, mentre cavalcava in groppa al suo tauntaun-una lucertola delle nevi, unico animale che riuscisse a sopravvivere a quelle basse temperature-in quella tormenta, si scoprì a rimpiangerli entrambi.
Sebbene fosse in qualche modo affascinato da quel paesaggio dominato da un bianco accecante.
L'ennesima raffica gelida lo colpì in pieno viso: anche se era perfettamente intabarrato nella veste termica e negli indumenti imbottiti, un terribile brivido di freddo lo percorse: alzò sulla bocca la sciarpa grigia, e spronò la sua cavalcatura.
L'unica cosa che lo consolava era il pensiero di aver quasi terminato la sua ispezione, e di non aver rilevato alcuna forma di vita.
L'Alleanza Ribelle si era stabilita sul pianeta Hoth poco più di un mese prima, e nonostante le temperature ingrate e la sua desolazione, si era rivelato un ottimo nascondiglio per il loro avamposto: la sua superficie completamente ricoperta di neve e di interminabili ghiacciai lo rendeva inospitale a chiunque. In ogni caso, il capo ribelle esigeva sempre e comunque delle ispezioni, affinché fossero certi di essere soli, su quel pianeta.
Proprio mentre formulava quel pensiero, la sua attenzione fu attratta da un oggetto che sfrecciò improvvisamente nel cielo proprio sopra la sua testa, rapido, lasciando dietro di sè una scia di fumo, per poi precipitare poco distante dal punto in cui si trovava, poco dietro una collinetta nevosa.
Il pilota sospirò, colto dalla stanchezza e intirizzito, e il suo fiato si condensò istantaneamente in una nuvoletta di fumo.

E io che mi illudevo di poter rientrare...
Sospirò di nuovo, rassegnato, e fece per dirigersi in quella direzione; ma, prima che potesse spronare il tauntaun, un rumore proveniente dalla sua tasca lo distrasse, seguito da una voce.
-SH a JW. Mi senti, JW?
Il pilota sorrise e represse una risatina, mentre spingeva un pulsante sul comlink, portandoselo alle labbra screpolate.
-... Ti ricevo forte e chiaro, Sherlock-rispose, sottolineando il  nome dell'amico, anche se ormai erano abituati, nelle missioni, a usare le loro iniziali come nomi in codice.
-Ho finito il mio giro da mezz'ora. Perché sei ancora lì fuori?
Dal tono di Sherlock trapelò una sincera preoccupazione, e il pilota si scoprì commosso: da due anni a quella parte, ormai, lui e il contrabbandiere avevano partecipato a innumerevoli missioni per conto della ribellione, fianco a fianco.
E John aveva scoperto che, insieme a lui, persino le situazioni potenzialmente mortali che si erano ritrovati a vivere più di una volta erano quasi... divertenti, in un certo qual modo. Aveva iniziato ad apprezzare maggiormente l'adrenalina che si provava in uno scontro a fuoco, il brivido della caccia alle spie imperiali... ma sempre consapevole della presenza del corvino al suo fianco, pronto a guardargli le spalle. Aveva sempre contato sui soldati della Ribellione, ma mai si era affidato tanto a qualcuno come aveva fatto subito con Sherlock. E la cosa era reciproca: lo leggeva negli occhi di quest'ultimo, nei suoi brevi sorrisi, nelle risate spesso condivise.
Persino per gli altri piloti ribelli era divenuta una consuetudine vederli  durante le missioni: dove c'era Sherlock, c'era anche John.
Inoltre, con grande gioia del biondo, gli incubi sul suo passato come assaltatore si erano fatti sempre più rari, fino a scomparire del tutto.
Certo, aveva anche lui delle bizzarre abitudini: una volta, ad esempio, aveva preso a sparare con la blaster sul muro della loro stanza alla Base, perché "Si stava annoiando". Oppure le sue deduzioni inopportune spesso lo mandavano in bestia.
Ma queste stranezze erano ben poca cosa, rispetto alla fiducia reciproca, alla stima e all'affetto che nutrivano l'uno verso l'altro.
E la preoccupazione per lui nella voce di Sherlock ne era l'ennesima riprova.
-Stavo per rientrare. Anzi, rientrerò tra poco-lo rassicurò dunque, tirandosi ancora più il cappuccio della giacca sulla fronte, nel tentativo di sfuggire all'ennesima raffica.-Ho appena finito il giro. Nessun segno di vita, però...
-Confermo-lo interruppe la voce di Sherlock, resa crepitante dalle interferenze del comlink.-Questo pianeta è più desolato del cervello di Anderson.
-Sherlock!-esclamò il pilota ribelle in tono di rimprovero, trattenendo a malapena una risata.-Perchè non provi ad essere gentile con lui, una volta tanto??
-Lo farò quando si deciderà a fare buon uso della sua materia celebrale: cosa che, per inciso, non accadrà mai.

Il biondo emise un leggero sbuffo divertito, mentre il suo sguardo veniva nuovamente catturato dall'oggetto visto poco prima.
-Qualcosa è caduto poco lontano dalla mia posizione attuale-proseguì, lo sguardo fisso su una piccola spirale di fumo nero che si era levata oltre la collinetta.-Forse è solo un meteorite, ma preferisco controllare. Potrebbe essere qualcosa mandato dall'Impero.
-... D'accordo. Ma sbrigati-replicò il contrabbandiere, con però uno strano tono di voce, palesemente diverso da quello di poco prima, quasi freddo, che portò l'altro ad aggrottare la fronte.
-Sherlock, va tutto bene?-gli domandò infatti, preoccupato: ormai, aveva imparato a comprendere il tono e gli atteggiamenti dell'amico meglio di chiunque altro. Il suo modo ironico di porsi col generale Lestrade, i commenti sprezzanti verso Anderson, le frecciatine a suo fratello Mycroft... ed ultimo, ma non meno importante, il modo in cui si rivolgeva a Molly.
Era qualcosa che era nato poco a poco, ma di cui lui non aveva potuto evitare di accorgersi: la senatrice Hooper era l'unica, a parte il capo della ribellione, che rispondesse a Sherlock per le rime, soprattutto quando sfoggiava il suo solito atteggiamento superiore e borioso.
Tra loro era un continuo beccarsi, e Sherlock sembrava persino godere di quella sorta di sfida: poi, pian piano, quello scambio di battute era diventato uno scambio di sguardi, e poi di sorrisi, in un modo così accennato che John dubitava che qualcuno, a parte lui, se ne fosse accorto. Anche se Sherlock-alla stessa stregua di un bambino testardo-insisteva a ripetere che non ci fosse nulla, tra lui e la senatrice.
Ma agli occhi del pilota era comunque palese un radicale cambiamento nel contrabbandiere: più volte l'aveva visto sorridere e ridere, addirittura, in modo assolutamente spontaneo e rilassato, quando si trovava in loro compagnia.
Anche lui si era trovato a stringere, in quegli anni, un legame sempre più forte col generale Lestrade e con Molly; addirittura anche con Mycroft Holmes, sebbene meno profondo: era sempre e comunque il capo dell'Alleanza, dunque poco incline al cameratismo.
Sorrise, al pensiero anche della signora Hudson, l'anziana donna che Sherlock gli aveva presentato molto tempo prima: anche lei era entrata a far parte, in qualche modo, di quel gruppo eterogeneo e sgangherato che erano.

Ma, in quel momento, la voce dell'amico suonò strana, al suo orecchio: fredda, distante, priva di quel calore che, col passare del tempo, l'aveva tinta. Sembrava essere di colpo tornato di nuovo l'uomo freddo e indifferente che aveva conosciuto a Mos Eisley. E non ne era certo, ma gli era parso di avvertire addirittura una punta di tristezza.
-Niente, John-replicò Sherlock dopo una pausa sin troppo lunga, e non era certo che fosse dovuta alla cattiva ricezione del comlink.-Solo... sbrigati a tornare, d'accordo? E fa' attenzione. Le temperature caleranno in fretta.
Dopo quell'ultima raccomandazione, chiuse il collegamento.
Anche John spense il comunicatore, ma l'espressione sul suo viso rimase cupa e pensierosa, mentre dirigeva la lucertola delle nevi verso il fumo.
Di sicuro, Sherlock aveva qualcosa che non andava: non appena fosse tornato alla Base, avrebbe dovuto...
Di colpo, senza alcun apparente motivo, il tauntaun si impennò, facendolo quasi cadere di sella, ed emettendo un verso decisamente impaurito: il pilota strinse le redini, carezzandolo poi piano sul muso, nel tentativo di calmarlo; ma l'animale si dimenò ancor di più.
-Hey, bella, calmati!-esclamò, tenendo saldamente entrambe le redini, mentre la bestia si agitava frenetica, sorda al suo richiamo.-Si può sapere che ti pren-...!?
Un'ombra scura calò all'improvviso su di lui: si girò di scatto, una smorfia di sorpresa, poi di paura, sul volto, non appena si rese conto del pericolo.
Ma non ebbe neppure il tempo di estrarre il blaster, che un colpo violento alla testa lo mandò a terra, svenuto, insieme alla sua cavalcatura, mentre un ruggito terrificante e primordiale rompeva il silenzio di quel desolato pianeta di ghiaccio.

Bạn đang đọc truyện trên: Truyen247.Pro