Capitolo 15 - Nothing Else Matters
Pixie fluttuava osservando quella pigra città che si nascondeva tra le fronde degli alberi, oltre la foresta, oltre l'oscurità.
"Ti aspettavo, credevo che non lo avresti mai lasciato... Il tuo nido sicuro, le sue braccia... Sento che hai portato con te il suo cuore, il suo battito lento e regolare rimbomba assieme al tuo. Vi ho unito io, lo hai scordato?"
Micaela si bloccò sfiorando il cassettone.
"Quando lo hai capito?"
Pixie sorrise "Non ho mai avuto dubbi. Soltanto un Custode di storie poteva spezzare le mie catene. Il Cacciatore pensava che nessuno avrebbe potuto liberarmi, ma io sapevo, che eri là. Conoscevo i tuoi genitori, conosco molte cose su di te..."
"No... Non ti ho chiesto questo" lo interruppe bruscamente Micaela. Aveva accantonato quella lettera, l'aveva messo da parte, l'aveva messa via e non avrebbe riesumato dal profondo della sua mente.
"Ma è legato a chi tu sei veramente... Sei un'aliena in questo mondo di mortali, tu viaggerai spostandoti tra i mondi, come me... Potrai intessere vite, non solo trascriverle come il Cacciatore. Potrai..."
"Giocare con delle vite come hai fatto con William e Samuel? So che sei stato te... Hai gettato William in pasto a delle anime, poteva morire e non ti sarebbe importato. Hai dirottato quel personaggio su Samuel per colpire me, ma soprattutto per far soffrire William e per cosa? Per continuare il tuo gioco? Per dimostrare ancora una volta che il suo cuore può sanguinare? Tu e il Cacciatore pensate di poterlo usare come un burattino, di poterlo cancellare quando non vi sarà più utile ma non ce la farete. È una tigre, un combattente e io lotterò assieme lui con tutte le armi che riuscirò a trovare."
Il folletto la osservava etereo e impalpabile. "Credi davvero di poter contrastare il Cacciatore senza di me?"
"Lo scopriremo..."
Micaela si voltò e scese le scale lasciando che il folletto fluttuasse via verso le tenebre.
William la attendeva in piedi all'inizio delle scale. "Ho parlato con il Cacciatore..." le disse con sguardo deciso.
Lei annuì, lo sapeva già, lui l'aveva portata con se, aveva seguito i suoi pensieri.
Micaela trasse un profondo respiro "Non la daremo loro vinta... Sono andata da Pixie, volevo chiedergli perché ha cercato di ucciderti ma... Alla fine lo sapevo già... forse dovevo capire quanto fossi simile a lui..."
William la osservò in attesa.
"Sì, sono come lui... Solo che sono inutilmente incapace di usare quel dono..."
"No..."
Micaela lo osservò, William era avvolto dalla penombra. "Non sei come lui, né come il Cacciatore... Nessuno è come te... Troveremo la nostra strada"
Micaela si avvicinò per stringersi a lui. "Questo hai detto al Cacciatore?"
"Lo stesso che tu hai detto a Pixie..."
...
Micaela si fermò per prendere fiato con una mano sul fianco dolente.
"Quindi avevo ragione! Quel benedetto folletto non la diceva tutta...Lo sapevo, non ho mai creduto alle sue menzogne... Non voglio dirvi TE L'AVEVO DETTO ma..."
William si soffermò alla panchina per un po' di stretching mentre Micaela imprecava contro sé stessa per aver accettato di seguirli per una rinvigorente corsa mattutina. Non era rinvigorente e non la stava aiutando a chiarirsi le idee.
"Ma quindi tu sei... I tuoi genitori... Ma davvero non ne sapevi nulla?"
William si voltò verso Micaela e la vide irrigidirsi, non avevano affrontato l'argomento. Lui non aveva osato aprire quella porta e lei lo aveva guardato supplichevole.
Lascia stare ti prego, so che non è giusto che tu sappia così poco di me mentre io... Di quello che hanno scritto per te so quasi tutto... Più di quanto vorresti aver mai detto... Ma ti prego non chiedere...
E lui si era rinchiuso dentro le sue domande. La parte che emergeva dal suo passato comprendeva, forse era questo che li aveva uniti.
La dolorosa consapevolezza di non riuscire mai ad aprirsi del tutto... Eppure... Parte di lui sperava di poter andare oltre, superare quelle barriere. Ma sapeva che non serviva forzare quell'apertura, non serviva... però era doloroso. Voleva aggrapparsi a lei, e voleva farlo subito, prima che la morte lo trascinasse via.
La sentiva insinuarsi dentro di sé ogni giorno di più da quando gli spettri avevano bacchettato con la sua carne.
Quando la mano di William si sfiorò il fianco a stento trattenne un gemito di dolore, la maglia era umida, le dita si stavano sporcando del suo sangue, si sentiva venire meno mentre le voci di Micaela e Samuel diventavano echi lontani.
Ringraziò di aver scelto un abito nero, cercò Samuel con lo sguardo che stava ancora blaterando sui possibili poteri di Micaela, su quanto potessero durare le vite dei Custodi e se fosse possibile procreare con un umano e quando sollevò lo sguardo su William aspettandosi una battuta sferzante da parte sua si impietrì imprecando tra i denti. William ringraziò che Micaela parve non comprendere.
"Mic... accidenti" Esclamò improvvisamente Samuel "Ti prego... potresti tornare alla macchina? Ho scordato l'insulina... e... non ce la faccio a tornare indietro... e... Ti prego vai tu?"
Lei lo guardò incredula ma sbuffando e maledicendo la sua sbadataggine si avviò.
Quando fu scomparsa oltre l'orizzonte Samuel si precipitò da William che si afflosciò sulla panchina.
"Cavolo... Posso sapere perché..." ma le sue parole gli si bloccarono nella gola quando sollevando la maglia vide quanto sangue il ragazzo doveva aver perso. La ferita gemeva, come se fosse stata appena inflitta. William tremava pallido. I punti erano svaniti, come se qualcosa nel sangue di William li avessero sciolti. Delle tracce di liquido argenteo emergevano nel sangue.
"Quelle creature... Ti hanno iniettato qualcosa... che impedisce al tuo corpo di guarire... Quanto potrai andare avanti?" Samuel aveva aperto il suo zaino e William a rise quando l'amico estrasse un kit di pronto soccorso.
"Che c'è? Sono previdente a differenza tua" borbottò Samuel.
"Sto morendo Samu... Hanno iniettato la morte in me... sta strisciando verso il mio cuore, lo sento..."
Samuel si bloccò e sollevò lo sguardo sul volto dell'amico "Magari Micaela potrebbe..."
"Ti prego non dirle nulla... Non voglio che... Non conosce il suo potere... Non voglio che scenda a patti con nessuno per salvarmi e... Non voglio che si incolpi per la mia morte..."
Samuel terminò la medicazione al fianco e passò alla spalla. "Tu non morirai..."
"Samu... non dirlo a Micaela"
Samuel sospirò, la voce di William era tremante e flebile, sembrava così giovane in quei momenti, quando la sua anima spezzata emergeva e lo fissava con occhi da bambino. In parte lo era, come se la sua vita fosse iniziata in quel primo respiro fatto nel loro mondo.
La sagoma di Micaela si intravide in lontananza e Samuel si affrettò a terminare prima di passargli una felpa per colpire la maglia zuppa. "Per quanto credo che tu sia un grosso stupido idiota, tranquillo, non le dirò nulla, ma tu dovresti..."
...
William imprecò afferrando altre garze mentre Samuel blaterava al telefono di premere con forza. "Sto premendo maledizione... Ma non serve a niente..."
Si era rinchiuso in bagno quando aveva sentito la ferita prudere e pungere. Aveva fatto a tempo prima di vederla gemere di nuovo e sanguinare copiosamente.
"Vieni in ospedale, come minimo avrai un solo globulo rosso che sta lavorando per mille, ti serve una trasfusione... Alza il deretano e vieni... O devo mandarti un'ambulanza?"
William lo fulminò con lo guardo.
"Sai... le intimidazioni non servono, nemmeno negare l'evidenza..."
"Sto benissimo... devo solo tamponare questa lieve emergenza, e potrò rimettermi a lavorare sui libri. Se ci sanguino sopra è difficile far credere a Micaela che stia bene..."
"Credo che già sappia che non stai bene, hai un colore che può sembrar giusto solo su vampiro... E dato che non lo sei, fidati, si nota che hai problemi..."
"Parli in senso figurato? Sì in effetti si nota..." cercò di scherzare William.
"Mettiti una giacca e vieni in ospedale, adesso!"
"Smettila di fare la mamma, sto bene..." concluse riattaccando prima che Samuel potesse dire altro.
Il sangue sembrava rallentare, forse lo stava davvero esaurendo, si mise un nuovo cerotto, abbasso la maglia e si osservò allo specchio. Cereo, come una statua, perfetto per una lapide.
Uscì dalla stanza e intravide Micaela seduta in salotto.
Leggeva i libri che lui le aveva mostrato in soffitta, dei trattati sui viaggi intra dimensionali, di creature in grado di rendere reale la fantasia e dei Custodi delle storie. Micaela cercava informazioni che il precedente proprietario della casa si era lasciato alle spalle. Forse uno studioso, forse un altro Custode di storie.
Qualunque cosa pur di acquisire un vantaggio sul Cacciatore e su Pixie.
William si avvicinò al divano, era immersa nella lettura.
"Ci deve essere un indizio... Se la persona che viveva qua era una Custode, perché non ha liberato Pixie? Forse sapeva quanto fosse pericoloso... Oppure temeva il Cacciatore... Troverò qualcosa, devo..." borbottò la ragazza.
William la osservava, i capelli rossi arriffati legati con un elastico di fortuna, la sua felpa la avvolgeva, troppo grande per lei. "Micky... Se anche non trovassi nulla non sarebbe colpa tua, lo sai vero? Ci stai provando..."
"Se stai cercando di convincermi a desistere... Sappi che è fiato sprecato..."
"Sto cercando di dirti che potrebbe essere inutile... Ma che quel che mi accadrà non sarà colpa tua, quel che è successo non è colpa tua e quello che sta accadendo, le mie ferite io..."
Micaela lo osservò, non vi era sorpresa nel suo sguardo, lui le sorrise quasi sollevato dalla consapevolezza che intravedeva nei suoi occhi.
"Lotterò contro quel veleno, poi contro il cacciatore, contro Pixie contro chiunque... Non ti lascerò scivolare via..."
"Ok..." rispose William con un mezzo sorriso.
Rimasero in silenzio per un po' mentre Micaela cercava il coraggio di porgergli la domanda che si covava dentro da tempo. "Quanto sono gravi?"
Lui distolse lo sguardo, voleva indorarle la pillola ma sarebbe stato solo stupido. "Continuano a sanguinare, come se me le avessero inferte da poche ore, assieme al sangue esce questa sostanza... Samuel non sa cosa sia... lo chiama veleno spettrale... Magari ha ragione..."
"Qualunque cosa sia troverò una soluzione..."
William si rannicchiò sulla poltrona e chiuse gli occhi, era stanco, era sempre più stanco da quando gli spettri avevano iniziato a divorarlo. Poteva sentire i loro denti penetrare nella sua carne, continuamente. Ogni volta si portavano via parte della sua vita. Percepì il cuore di Micaela avvicinarsi a lui prima ancora di sentire le sue braccia avvolgerlo per trarlo a sé.
"Quando sei arrivato... Quando sei apparso..." Si corresse Micaela carezzandogli la testa, affondando le dita tra i corti capelli che iniziavano a infoltirsi. Scure ciocche che scivolavano tra le dita. "Avevo da poco ricevuto una lettera, ci sarebbe dovuto essere l'indirizzo, un indizio di dove i miei veri genitori fossero... Ma la lettera era strappata, ne restava solo un involucro vuoto... Solo adesso comprendo perché non fa più male, perché ci sei tu e il passato non ha più alcuna importanza, non può darmi risposte, né sollievo. Finché posso sentire il battito del tuo cuore non mi importa di nient'altro."
Il suono dell'ambulanza li fece sobbalzare e William scoppiò a ridere quando sentì battere alla porta "Samuel, serio? Hai davvero mandato un'ambulanza?"
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