Capitolo 04 - Shine On You Crazy Diamond
Il pallido volto del cacciatore si intravedeva appena velato da un cupo cappuccio mentre osservava la grande casa gialla. Ciocche di capelli scuri velavano i suoi occhi, uno smeraldo, uno nero come la notte. Scrutava divertito lo spettacolo che gli si profilava davanti.
La piccola vita che aveva reciso era tornata al luogo a cui apparteneva, ma nel frattempo aveva svolto il suo compito, l'umana e il suo compagno si erano mostrati. E persino il suo antico compagno di viaggio.
L'uomo alto se ne stava spavaldo a fianco della ragazza, un'altra creatura fuggiasca. Il Cacciatore lo stava scrutando quando lo vide voltarsi e piantare i suoi occhi scuri nella sua direzione. Il Cacciatore ebbe la netta impressione che potesse vederlo, i suoi occhi, neri come la notte stessa, lo sguardo tagliente come una lama e quel sorrisetto. Una sfida? Davvero pensava di essere all'altezza? Il Cacciatore socchiuse, lasciandolo sperare fino all'ultimo di essere libero. Solo allora gli sarebbe calato addosso, decorandogli il prezioso volto di nuovi segni, prima di strappargli il cuore dal petto. Era solamente una storia, nient'altro, doveva estirparlo da quel mondo come un'erbaccia e rigettarlo la dove sarebbe morto altre infinite volte, un interminabile ciclo sanguinoso. Era il suo destino, non importava quanto quello stupido di suo fratello sperasse il contrario, non era possibile dare veramente vita a delle creature di fantasia, quella non era vita, era una mera illusione. Il loro compito, in quanto custodi delle storie non era quello di portare doni e realizzare desideri. Dovevano trascrivere... Solo quello... E lui avrebbe rimesso ogni cosa al suo posto. Ma di certo non si sarebbe negato un po' di divertimento. La creatura si credeva diversa? Pensava di aver infranto il velo della narrazione, si credeva un vivente, glielo leggeva nei suoi occhi neri.
Il Cacciatore sorrise, si sarebbe preso il suo tempo, li avrebbe braccati, mostrando loro cosa li avrebbe attesi e poi avrebbe chiuso l'ultima storia, quella di quella creatura dagli occhi scuri, William.
Micaela sbuffò frustrata quando si accorse di aver letto lo stesso rigo per la milionesima volta, così poggiò la testa sul tavolo. Era così stanca...
Aveva mostrato a William la soffitta, che sarebbe diventata la sua caotica nuova dimora dicendogli di sistemarsi come volesse. Aveva trovato tempo prima una serie di valigie, forse vecchi affittuari che avevano dimenticato lì le loro cose.
Per sua fortuna uomini e per sua fortuna avevano dimenticato molti indumenti o non avrebbe saputo cosa dare a Williamo. Lui si era seduto su quel vecchio letto scricchiolante per guardare cosa gli venisse offerto e Micaela aveva deciso di lasciargli il suo spazio e di recarsi alla vicina biblioteca dell'Università per cercare di studiare un po'.
Una vocina dentro di lei le chiedeva se fosse saggio lasciarlo da solo, ma si era risposta che se non avesse voluto dargli fiducia non avrebbe dovuto invitarlo a restare da lei e nemmeno incuriosirsi tanto alla sua storia.
Si sollevò e il suo sguardo cadde sul suo segnalibro. Era un'immagine di William, ne aveva stampate diverse. Le aveva fatto piacere sentire quelle immagini vicine, all'epoca non l'aveva trovata una cosa strana, era solamente un personaggio inventato, adesso era reale. Le aveva fatto compagnia in infinite notti di studio, o di lavoro, e malgrado si fosse presa in giro più volte non poteva negare che alle volte osservando quegli occhi neri immortalati in un momento si era messa a parlargli, come se fosse stato là con lei a accompagnarla lungo quelle noiose ore.
Un colpetto di tosse le rivelò la presenza di qualcuno alle sue spalle. Un colpo di vento. L'odore della notte gli si era come attaccato addosso.
"Credo di aver capito da dove iniziare le ricerche..." disse a mezza voce. Era cauto, rispettoso di quel luogo, nonostante la sola lettrice fosse Micaela.
Micaela sobbalzò e chiuse di scatto il libro, quando si voltò William stava ridacchiando, di certo aveva visto la foto. Si era messo una maglia nera con una grande scritta, una canzone dei Pink Floyd sotto la sua nera giacca di pelle, dei jeans scoloritigli, a anche gli stivaletti erano sempre i suoi. Forse non aveva trovato delle scarpe della sua misura, o forse semplicemente amava quegli stivaletti da militare.
Shine on you Crazy Diamond diceva la maglietta.
I suoi occhi neri dardeggiavano, la caccia era iniziata e William fremeva impaziente, Micaela lo percepiva.
"Hai ancora i miei occhiali..." le chiese improvvisamente abbassando lo sguardo su di lei.
Micaela sussultò e si portò la mano alla tasca della giacca, li prese e glieli porse. "Sì scusa... ho scordato di renderteli..."
Non riusciva ad abituarsi a quel tono confidenziale che William aveva con lei.
Pixie fluttuava sopra le loro teste, a malapena visibile.
Micaela sollevò lo sguardo su di lui, si era aspettata che il folletto movesse dei dubbi sulla scelta di donare a William un desiderio, o quantomeno che mettesse in dubbio le sue capacità... Invece aveva accettato di buon grado. Anzi, lo osservava con un mezzo sorriso incuriosito. Lo studiava, voleva capire quanto del suo personaggio avrebbe mostrato e quanto di nuovo sarebbe sbocciato da William, ora che si era aveva compreso che quello che creda fossero ricordi non erano altro che ombre proiettate su un muro di un mondo ben più vasto. Ora che era consapevole di essere uscito dai binari della sua narrazione.
William sogghignò soddisfatto come se lo aspettasse "Tranquilla puoi tenerli, ero solo curioso..."
A Micaela scappò una mezza risata, ecco, ora lo riconosceva. Quel pizzico di superbia era adorabile.
William avanzava a passo svelto e Micaela si ritrovò a corrergli dietro, si sentiva dannatamente un cagnolino che gli trotterellava dietro. William si arrestò.
Quando sei pronta... alle tue spalle... cerca di lanciare più fuoco che puoi... Aspetta il mio segnale.
Micaela sbiancò. La voce di William le era rimbombata nella mente.
"Pixie..." imprecò tra i denti la ragazza.
Il folletto sorrise imbarazzato.
Era davvero incapace di non impastare la realtà che gli si mostrava davanti?
"So che sei qua, so che ci stai seguendo... E non sono disposto a fare il tuo gioco ancora a lungo" scandì William voltandosi con uno sghembo sorriso. Nei suoi occhi Micaela lesse la certezza che quello fosse il segnale, fissava qualcosa dietro di lei a testa alta, allargando le braccia, con un ghigno beffardo di sfida rivolto a qualcosa alle sue spalle pronto ad attaccarlo.
Pixie fremette e si adagiò a terra con un fremito di terrore.
Il tempo rallentò mentre una lama sfrecciava diretta verso il petto di William.
Micaela la vedeva muoversi pigramente nell'aria come se ogni suo respiro si dilatasse all'infinito e potesse vedere oltre il tempo mentre si conficcava nel petto di William gettandolo a terra.
La afferrò sorprendendosi della propria velocità e la sentì divenire rovente nel palmo della sua mano mentre la furia infiammava del suo petto. Si voltò e si lanciò quella scheggia dardeggiante al mittente.
Uno scampanellio, il fruscio delle fronde di un albero e un grido, la lama era andata a destinazione e il Cacciatore si afflosciò a terra con un'ala di smeraldo lacerata e fremente.
Appariva come un ragazzino con al massimo venti anni, lunghi capelli scuri arruffati dal vento e uno sguardo furioso. Uno dei due occhi pareva una gemma di giada, l'altro un abisso di tenebra. Micaela non riusciva a guardarlo. Non era come i vitali occhi di William, così intensi, profondi. In cui ci si poteva perdere, dolcemente naufragare. Quell'occhio oscuro era vitreo, morto e fissarlo le faceva temere di perdere la ragione.
Un ghigno furioso deformava quel bel volto. "Ben fatto..." sibilò sollevando lo sguardo su Pixie che cadde a terra con un tonfo. Era improvvisamente diventato concreto. Il folletto non riusciva a guardare l'antico compagno negli occhi, terrorizzato cercava rifugio nella propria mente, come se negare l'evidenza bastasse ad allontanarlo.
"Non sei il solo a poter giocare con la realtà..."
Alle parole del Cacciatore Pixie si portò le mani alle orecchie "Non puoi farlo, non tu... Tu non puoi..."
Il Cacciatore si sfiorò il volto, indicando il nero occhio morto e ringhiò "Questo era prima..."
Pixie sollevò lo sguardo tremante e Micaela lo vide diventare evanescente come uno sbuffo di fumo. Non era così che probabilmente lo ricordava. Quando le aveva parlato del Cacciatore Micaela aveva percepito timore, ma anche rispetto nella sua voce, quasi reverenza. Adesso vi era solo incredulità nel suo sguardo e orrore.
"Dovrei ringraziarti..." Proseguì il Cacciatore. "In fondo mi hai insegnato il valore del dolore e dell'odio... Adesso posso abbracciare il cambiamento, accettare la sfida... Rendilo difficile, goditi questa vittoria... Non puoi riscrivere la loro storia, per nessuno di loro... Ma per ora... Continua pure a illuderti".
Una folata di vento si sollevò dal suolo, un fruscio di fronde, Micaela chiuse gli occhi un secondo e quando li riaprì il Cacciatore era svanito. Al suo posto una lieve bruciatura sul terrendo e una strana foglia essiccata. William avanzò la raccolse e la sbriciolò tra le dita. "Ti aspetteremo..."
William sorrise e alzò la mano, Micaela sollevò lo sguardo. Un ragazzino li stava scrutando affacciandosi da un vicolo, aveva capelli scuri, era basso e paffuto e stringeva al petto un libro in pelle chiara con il rilievo un simbolo a Micaela molto familiare. Due serpenti che si avviluppavano tra loro.
"Pixie... Va da lui... Bastiano deve essere molto spaventato... Rimandalo a casa..."
La ragazza osservò il folletto fluttuare verso il bambino e William le si avvicinò. Lei si voltò e gli rifilò un pugno fiammeggiante sulla spalla. "Sei un'idiota, potevi dirmelo"
Lui si massaggiò il braccio divertito "Sapevo che mi avresti coperto le spalle... Sai l'ho... sentito..."
Micaela alzò gli occhi al cielo. Già il nuovo dono di Pixie, lo stava dimenticando. La ragazza sospirò sperando che non fosse qualcosa di permanente. Non era certa di voler scambiare pensieri con William... Almeno non in un ciclo continuo.
"Come sapevi che il cacciatore ci avrebbe usato per arrivare agli altri personaggi?"
William si strinse nelle spalle "Io al suo posto lo avrei fatto..."
"Per la cronaca non sei invitato nella mia testa, quindi evita... Se non vuoi finire sulla graticola"
Lui rise e la osservò sornione. Il suo mezzo sorriso era chiaro.
Sicura?
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