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Capitolo 03 - Topolini in soffitta

Per  Micaela era strano camminargli accanto, soprattutto perché per stare al  suo passo doveva quasi correre. Maledisse mentalmente le sue gambe  corte un sacco di volte, ma non gli chiese di rallentare.
"Perché mi chiami William e non... Bill o Billy, come fanno tutti da dove vengo?"
Micaela non finiva di sorprendersi del freddo distacco che William  continuava a mostrare, era quasi certa che stesse per esplodere da un  momento all'altro invece la osservava pacato.
"Perché dovrei storpiare il meraviglioso nome che fu del maestro  Shakespeare? William è un bellissimo nome, Bill... Billy... Non sei mica un  cane no? Però se preferisci..."
"No William va benissimo... è solo strano, non ci sono abituato... Ma in fondo magari è quello che ci vuole... un nuovo nome..."
Micaela avrebbe voluto fargli presente che William era il suo nome, solo  che non lo aveva mai usato per intero, ma rimase in silenzio.
William la osservò come se le leggesse nella mente. "Mi piaceva Billy,  mi piaceva la storia che avevo..." William si interruppe con un sorriso  amaro stampato in volto. "Avevano... Avevano costruito per essa..."
"Comunque se vuoi mi sforzerò di..."
"No, davvero, William va bene..." la interruppe lui con un mezzo sorriso, stavolta divertito.
"Non so se tu e Pixie mi leggiate nel pensiero o cosa..." sbottò Micaela.  Da quando li aveva incontrati si era sentita scansionata, trasparente.
William rise e Micaela si appuntò mentalmente di indurlo più spesso alla  risata, a costo di diventare un giullare. Le piaceva la sua risata  sincera, rilassata. Invidiava il suo spirito di adattamento, come se  ogni problema fosse rimasto in quello schermo. Come se la prospettiva di  essere una lavagna vuota su cui scrivere quello che voleva gli piacesse  più di qualsiasi cosa al mondo. O era un bravissimo attore... Non lo  escludeva del tutto ma sperava di poterlo fare.
"Forse perché quello che pensi ti si stampa praticamente in faccia... Devi  essere un disastro a poker... O ... Nella strategia in generale..." proseguì  William.
Micaela si sentì avvampare, vero... alle volte scordava. Solo che era da  tempo che nessuno le prestava cos' tanta attenzione, era strano.
"Già... forse mi sono disabituata ad avere a che fare con le persone..." borbottò.
La vita dopo il 2020 faticava a tornare la stessa... Le persone si erano  cos' tanto rinchiuse nelle proprie isole digitali da scordare che vi era  un mondo reale e tangibile al di fuori della propria finestra.
5 anni... Non pensava che potesse durare tanto.
William la osservava in attesa. "Devo farti un riepilogo degli ultimi  forse sei... otto anni... qui tutto è cambiato... neanche fosse passato lo  schiocco di Thanos..." allo sguardo perplesso di William Micaela sospirò.  "E devo anche farti un riassuntone di molte altre cose..."
Il viale alberato era ancora immerso nella penombra, albeggiava e la  flebile luce del mattinino faticava a filtrare attraverso le folte  fronde degli alberi. Tronchi pallidi che spiccavano nelle tenebre.
La grande casa gialla spiccava nella vegetazione. Si ergeva a un passo  dal bosco, sul confine della città. Micaela ricordava di aver adorato la  casa dal primo sguardo, si era sentita a suo agio dal primo giorno e  adesso sarebbe rimasta lì da sola, ora che Cristina se ne andava via.
Osservò attentamente William. "Non è che ti andrebbe di..." cercò un modo  migliore di chiedergli se volesse sistemarsi come un topolino nella sua  soffitta polverosa, ma prima che riuscisse a formulare la frase un  gemito la bloccò.
Vicino al cancello arrancava, strisciando una creatura. Micaela si chinò  incredula. Riconosceva quell'esserino, proveniva da una dei tanti  volumi che popolavano i suoi scaffali. Che fosse uno di quelli rapiti  dal potere di Pixie?
"Scusa non dovevo uscire..." Micaela balzò in piedi, William invece non si era scomposto.
"Pixie... che diavolo..." Micaela aveva quasi rimosso la fuga dalle storie,  tanto era stata presa dal parlare con William, ora la realtà le era  davanti agli occhi.
"Lui è stato qua... "Sussurrò il folletto fluttuando incorporeo come una nuvola di fumo sopra le loro teste.

"Abbiamo ospiti"
Non l'aveva vista uscire dalla porta, Micaela sobbalzò quando udì la  voce di Cristina e cercò con lo sguardo la creatura agonizzante che fino  a poco prima giaceva a terra ma stava svanendo sbriciolandosi come un  cumulo di cenere.
Cristina era sulla porta, con al fianco una valigia.
Micaela rimase a bocca aperta, stava andando via? Così... La salutava per sbaglio?
Entrarono in casa, Cristina pareva visibilmente a disagio.
"Lo sai che non sopporto gli adii... Si fa tutto più difficile..." Micaela distolse lo sguardo. Tipico, doveva sempre giustificarsi.
"Ma vedo che non sei sola..." proseguì Cristina mentre William si  appoggiava alla parete dell'ingresso, le lunghe gambe distese, le  osservava guardingo.
"Allora chi è questo..." enunciò Cristina squadrando William da capo a  piedi, soffermandosi a lungo sull'intricata rete di cicatrici che  segnavano il suo volto. Micaela avrebbe voluto ricordarle di non essere  tanto indelicata ma il panico le avvolse la mente, Che le poteva dire?  Possibile che non lo riconoscesse? Ovvio che no... Quando mai aveva  davvero prestato attenzione a ciò che reputava inutile?
"Il topolino" Esclamò Micaela "Ho trovato il topolino per la nostra soffitta... la mia soffitta...".
William inarcò le sopracciglia perplesso. Evidentemente nessuno lo aveva  mai appellato così. Di certo il suo aspetto non ricordava un timido  topolino.
Cristina non sembrava del tutto convinta così Micaela aggiunse "È un nuovo collega di Hans, mi ha detto che non aveva ancora una sistemazione, a me serviva un coinquilino e... eccolo... topolino trovato..."
Cristina sorrise, più che un sorriso sembrava una smorfia. Non  approvava, ovvio. Di certo avrebbe voluto metterle lei in casa la  persona giusta. Micaela ringraziò William di essere piovuto dal cielo.
Pixie però era svanito, per sua fortuna, ci mancava solo che la sua  pragmatica amica, l'essere più razionale del mondo vedesse un essere  evanescente fluttuarle sulla testa.
Cristina doveva aver una gran fretta, perché afferrò la borsa, si  soffermò appena di fronte a William incerta se dargli o meno la mano e  poi passò oltre.
"Ci sentiamo Micky, promesso"
Micaela rimase in silenzio finché la porta non si chiuse alle spalle dell'altra.
Una vita, legate a doppio filo e adesso, ciò che più era stato vicino a  una famiglia se ne andava. Quasi aveva scordato della presenza di  William o di Pixie e quando il folletto apparve di fronte a lei con un  sonoro crack.
"È andata via? Perché dovremmo proprio... proprio... Parlare..."

Micaela trovò tutto molto strano.
William che sorseggiava un caffè con espressione assente ma tranquilla. E  Pixie che la osservava fremente con grandi occhi di cielo sgranati.
"Il fatto è che... Potrei aver omesso alcune cose"
Micaela sorrise divertita. Già... Ovvio.
"Io... e ... l'altro... il Cacciatore, non siamo di questo mondo. Noi ci  spostiamo tra le realtà, trascriviamo le storie. Solo questo dovremmo  fare. Non siamo i soli... Pensate che ci sono popoli interi che vivono per  questo scopo... Noi ecco... Non posso dirvi molto ma siamo... nati per  questo. Io però volevo altro, non mi bastava trascrivere... Io volevo  creare... Così LUI mi ha... rinchiuso, come punizione. E quando..." Pixie si  fermò e osservò Micaela. "Quando mi hai liberato ero così... Avevo bisogno  di liberare tutto quell'energia che trattenevo da... Troppo... E i tuoi  desideri erano così forti... Come il suo volto così chiaro da essere vero.  Ma il Cacciatore lo ha scoperto, sono stato stupido a pensare... sperare...  Dobbiamo trovarli..."
Micaela se ne stava seduta a braccia conserte. Come? Come potevano fare?
"William tu... Tu potresti... In cambio Pixie potrebbe donarti qualsiasi cosa... O la faccenda dei desideri era tutta una balla"
Il folletto scosse la testa "Giuro è vero... Io... Ti sarò debitore per la  vita, mi hai liberato e, esaudirò tutto quello che vorrai, è la mia  natura... Non potrei fare diversamente"
Micaela era tentata di ridere, di fronte a quei grandi occhioni di cielo sgranati.
"Ti credo... Solo che... La prossima volta aspetta che li esprima a voce alta..."
Pixie sorrise divertito "Anche se così è meno divertente... prometto..."
Micaela si voltò verso William, era rimasto immobile, lo sguardo velato.  Micaela avrebbe voluto sapere cosa vorticava nella sua mente in quel  momento, ma poi lui si scosse e annuì.
"Bene, abbiamo un accordo... Che la caccia abbia inizio..."
Micaela era felice, ma voleva anche dire che la sua permanenza sarebbe stata legata alla ricerca e poi?
Ma in fondo era anche giusto, era più tempo di quanto lei avrebbe mai immaginato.
Pixie fluttuò via, come se avesse percepito una voce, o avesse avuto  l'impellente bisogno di cambiare stanza. Micaela pensò a tutti quei  personaggi che i suoi involontari desideri avevano strappato alla  propria storia, solo perché Pixie voleva realizzare tutto quello che  fosse passato dalla sua mente. Come rendere reali dei personaggi della  fantasia o, donarle poteri soprannaturali. Non poteva fare a meno di  chiedersi cosa sarebbe mai successo se nella sua mente ci fossero stati  desideri normali, sensati. Come quelli che probabilmente si trovavano in  quella di Cristina. Che aspirava a fare carriera, avere soddisfazione e  lei invece, lei Micaela ancora si perdeva in creature di inchiostro e  celluloide. Come William... Eppure, lui adesso era reale, la sua mano, che  le stava sfiorando la spalla era vera, percepiva va sua presa, lui per  un attimo la guardò, i suoi occhi scuri erano di nuovo due pozze di  oscurità, Micaela vi vedeva qualcosa, una domanda che lottava per  emergere che svanì nel tempo di un battito di ciglia. Dopo poco  sorrideva sornione e divertito. "Topolino?" le chiede ridacchiando. Lei  lo osservò perplessa prima di ricordare lo scambio di battute avuto con  Cristina, ma prima che potesse dire qualcosa William sorrise e riprese a  parlare. "Quindi immagino che volessi chiedermi se ero interessato a...  vivere qua?  Beh... abbiamo un accordo mi pare?"
Micaela annuì. Già avevano un accordo, forse solamente quello.

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