52.
Il loro ingresso a palazzo era stato pieno di festeggiamenti.
Regina era entrata a testa alta, tra l'ovazione della corte, mentre Emma le stringeva la mano.
Sarebbe diventata la sovrana del regno umano.
Eppure non si sentiva così: tutte quelle grida di gioia erano false.
Si guardava intorno e l'unica cosa che riusciva a sentire era che la gente aveva decisamente ancora molta paura di lei e della figlioletta.
Era come se fosse un animale finalmente catturato, un trofeo di caccia da esporre e che tutta quella gioia fosse per Emma che finalmente tornava a casa con la sua preda.
Il suo passo era sicuro, eppure avrebbe solo voluto mollare tutto e tornare indietro, dove si sentiva apprezzata, amata per quello che era.
La sua unica ancora era Emma, che non aveva la minima intenzione di farlo: non l'avrebbe mai lasciata, perché la sua anima era parte di lei.
Regina si guardò alle spalle un'ultima volta prima di attraversare la soglia del palazzo.
Non c'erano catene, non era una gabbia, eppure sentiva dentro di lei, appena le porte ben curate si chiusero, che fosse tutt'altro che una casa.
Regina aveva guardato gli abiti con disappunto, appena aveva finito di fare il bagno.
Non avrebbe mai portato qualcosa di così pessimo gusto a suo avviso.
"Posso indossare il mio vestito da tradizione?" aveva chiesto.
"Ma certo" le aveva risposto Snow facendolo portare immediatamente.
"L'incoronazione deve essere rispettosa della tua cultura"
Regina aveva preso l'abito indossandolo in pochi secondi grazie alla magia.
Il suo abito aveva un lungo strascico, nero come la notte, piume rosse rivestivano l'interno, i suoi capelli erano acconciati una coda, ben stretta dal copricapo, il trucco era deciso, le sue labbra rosse.
Ora la strega aspettava davanti all'enorme portone della sala principale.
Sarebbe stata incoronata regina del regno contro il quale aveva combattuto fino a pochi mesi prima.
Sua figlia sarebbe stata battezzata.
Era in attesa del momento in cui la sua vita sarebbe cambiata per sempre: era un giorno gravido di cambiamenti, di possibilità, ma anche di emozioni contrastanti.
Regina attraversò la navata appena venne fatto il suo nome.
Sentiva gli occhi della folla su di sé, occhi sconosciuti, non quelli della sua famiglia.
Il cuore le batteva all'impazzata proprio come il giorno del suo matrimonio, ma questa volta non c'erano solo gioia e commozione a farle compagnia.
C'era un presentimento, un campanellino d'allarme. C'era la paura.
"Sovrana del regno oscuro" l'avevano chiamata.
Sensuale ed elegante nei movimenti, la strega si diresse verso sua moglie, verso la donna che avrebbe sposato per la seconda volta, questa volta senza suo padre al suo fianco, senza sua madre accanto ad Emma dall'altra parte, per ripetere le promesse e sposarsi di nuovo di fronte a tutti.
La corte la guardava con diffidenza mascherata da un'espressione attenta alla cerimonia.
Emma allungò la mano verso di lei sorridendo e Regina mise da parte i suoi dubbi per un momento.
Sua moglie sarebbe stata accanto a lei.
"Sei nervosa?" chiese Emma.
"No" affermò Regina.
Guardò sua figlia mentre veniva portata da suo nonno in braccio, avvolta in un vestitino da cerimonia della cultura umana.
Re James aveva un sorriso dolce sul volto, ma quel sorriso mascherava la paura che provava verso la sua stessa nipote.
Regina lo sapeva eccome.
Il vescovo la immerse nell'acqua, per poi sollevarla.
Eleanor guardava le sue mamme spaesata, mentre Snow le metteva la collana di famiglia per poi essere portata via.
Il battesimo era sinonimo di purificazione: stavano purificando Eleanor dalle sue origini, come a dimostrare al popolo che non ci fosse nulla da temere perché la regina e il frutto del suo ventre si erano piegate al potere umano.
Eppure Regina non poteva più tornare indietro, non poteva deludere Emma ed i doveri che aveva verso il suo popolo.
La principessa bionda l'aveva affiancata in battaglia, lasciandosi alle spalle la sua famiglia e il suo popolo per servire quella che non era la sua gente; meritava da lei lo stesso sforzo.
Re James si avvicinò alle due donne, appena celebrato il rito, posando sulla testa di ognuna le corone.
Emma accolse la corona con un sorriso sincero, come se fosse nata per quello.
"Ut sacra tenet, et in hoc sancto coronatur loco, quem tibi offero, Emma sovrana della foresta incantata"
Quando toccò a Regina, la strega chiuse gli occhi.
Quella corona era pesante, piena di doveri verso un popolo che non era il suo e del quale non conosceva le esigenze.
Nonostante le sue paure, accettò quel fardello.
Appena alzò il capo sospirando tesa, Emma l'attirò verso di lei con eleganza, ma baciandola decisa per sigillare l'unione e l'incoronazione tra l'ovazione dei presenti.
"Non conta cosa accadrà, io sarò sempre al tuo fianco" promise sulle sue labbra.
"Nulla si metterà più tra di noi"
Regina annuì con un piccolo sorriso credendo ciecamente a quella promessa.
FINE PRIMA PARTE
SECONDA PARTE
Regina, sovrana del regno oscuro
Emma, sovrana del regno bianco
Eleanor Cassandra
cinque anni dopo
Regina aprì gli occhi accoccolata tra le braccia di Emma.
La moglie bionda dormiva profondamente, stringendola forte a sé.
Regina guardava nel vuoto di fronte a sé, rimettendo a fuoco l'ambiente circostante.
Si voltò poi verso Emma guardando il suo viso contratto in un'espressione imbronciata mentre russecchiava.
Regina ridacchiò leggermente svegliandola.
"Buongiorno" mormorò Emma, accarezzandole il viso.
Regina la baciò posando la testa sul suo petto.
Emma passò le mani tra le sue ciocche scure, lasciando scontrare le loro fronti.
Sentiva come se i loro battiti fossero sincronizzati quando erano vicine ed era la sensazione migliore di tutte.
Le loro anime erano connesse.
Emma non aveva mai smesso di guardare Regina con quegli occhi innamorati e un sorriso gigantesco, sincero, mentre la stringeva tra le sue braccia.
"Hey a cosa stai pensando?" chiese Regina.
"A quanto sono fortunata ad averti" affermò sicura Emma, mentre Regina le portava una ciocca dietro l'orecchio e la baciava ripetutamente.
"Vuoi davvero darmi il buongiorno stamattina mh?" commentò, facendola ridere e mettendosi su di lei.
Regina gemette appena Emma le sfiorò l'orecchio con i baci.
Emma le accarezzò il busto per poi stringerle leggermente i polsi sopra la testa.
Regina gemette nuovamente, questa volta dal dolore ed Emma si fermò immediatamente.
Guardò i suoi polsi notando le piccole cicatrici.
"Scusami non pensavo di farti male" commentò.
Regina scosse la testa. "Sto bene, sono solo ancora indolenzita"
Emma tracciò i segni adiacenti con le punte delle dita, quando Regina scosse la testa.
"È tardi" commentò con un piccolo sorriso, mentre si affrettava ad alzarsi.
Emma la guardava preoccupata, mentre Regina fece scorrere sopra le cicatrici i bracciali che portava ogni giorno, senza mai toglierli.
"Non sapevo ti facessero ancora così male. Li porti senza dire una parola"
"A volte possono dare fastidio, ma è giusto così" commentò, mentre si avvicinò a suonare la campanella per vestirsi.
Emma la guardò preoccupata, posandole dolcemente una mano sul braccio.
"Sai che non mi piace che tu lo faccia" affermò sicura Emma, stringendo la coperta sul suo corpo seminudo.
"Devo" replicò Regina.
"E sai anche bene cosa ha detto tuo padre. Devo portarli per il bene del regno e di Eleanor"
Emma abbassò lo sguardo. "Ne discuteremo al consiglio."
"Come se importasse qualcosa" commentò a bassa voce.
"Regina..."
La donna suonò la campanella cosicché le domestiche potessero lavarla.
Durante il bagno Regina aveva riflettuto tanto.
L'acqua le penetrava la pelle, i capelli, e quel suono le riportava alle mente tanti bei ricordi che in quel momento non avrebbe davvero voluto risollevare.
Lei amava la sua vita di prima. Ora i bracciali, come delle catene le stringevano i polsi in una morsa dolorosa, proprio come la sua vita tra gli umani le stringeva l'anima.
Dopo essersi asciugata, le sistemarono i capelli in una crocchia perfettamente ordinata, il trucco ben piazzato.
Emma sorrise debolmente, anch'essa pronta, mentre si avvicinava alla moglie, seduta ancora vicino al tavolo della toeletta.
"Sei splendida" affermò baciandole la guancia ed abbracciandola da dietro.
Regina ricambiò il sorriso, accarezzandole la mano.
"Speriamo di convincerli" affermò poi sospirando.
"Non devi preoccuparti. Quello che è successo non ricapiterà mai più, sappiamo bene quanto ci è costato" disse, facendo dei cerchi sulle sue guance con il pollice.
Regina fece scontrare i loro nasi. "Sarà meglio sbrigarsi" commentò.
"Ti amo Regina." disse dolcemente Emma, facendo per baciarla.
Regina si tirò indietro, scuotendo la testa. "Rovinerai tutto il trucco" commentò ridacchiando debolmente.
"Vado a chiamare Eleanor." precisò poi, allontanandosi da Emma.
La sovrana bionda guardò la moglie mentre attraversava la soglia.
Per quanto si sforzasse di mostrare il contrario, Emma sentiva ogni giorno di più quanto Regina si stesse allontanando da lei, lentamente.
Si era creata una bolla attorno a lei, che non si decideva ad abbattere e l'ultima cosa che voleva era perderla.
Avevano faticato tanto per stare insieme, avevano vissuto cinque anni meravigliosi da sposate e adesso per colpa del "problema" la sentiva distante.
Regina si avvicinò alla porta della figlia incerta, per poi bussare.
"Eleanor, tesoro" disse Regina entrando nella sua cameretta.
La bambina si voltò accennando un sorriso.
"Sono pronta" affermò, lisciando le pieghe del suo vestitino con fare composto.
Eleanor Cassandra, la più bella principessa che il regno avesse mai potuto desiderare.
Aggraziata, dolce, di una fresca bellezza ereditata da entrambe le sue madri.
Era però così seria per essere una bambina di appena cinque anni e mezzo.
Non sorrideva mai troppo, cercava di essere sempre, elegante, silenziosa, come una perfetta principessa, come la madre bruna le aveva insegnato.
"Sei bellissima mamma" commentò poi timida.
"Sei molto bella anche tu, piccola" replicò Regina dolcemente accarezzandole il viso.
Regina le tese la mano, mentre Eleanor la strinse.
"La mamma ci aspetta di là" commentò.
Eleanor annuì, camminando con fare composto accanto a lei.
Il loro rapporto era abbastanza formale, un po' distaccato, ben diverso da come era prima.
In cuor suo Eleanor aveva paura della madre bruna e faceva di tutto per compiacerla.
Si sforzava in ogni modo di essere la figlia che lei voleva ed ogni volta che la deludeva si sentiva un fallimento.
Emma le aspettava all'ingresso sorridendo.
"Le mie splendide principesse" commentò Emma facendo fare una giravolta ad Eleanor.
Emma dal canto suo la rassicurava: con lei non si sentiva troppo sbagliata.
"La famiglia reale di Whistledown è quasi giunta a palazzo" ricordò poi loro.
"Bene." affermò Regina camminando verso la sala della colazione con loro.
Nonostante ci provasse così tanto, Eleanor non sarebbe mai potuta essere una principessa perfetta.
Eleanor aveva la magia nel sangue e sforzarsi di vivere ignorandola peggiorava solo le cose.
Dopo qualche minuto Eleanor strinse la mano della madre preoccupata.
"Credo che stia succedendo di nuovo" commentò spaventata tremando.
Aveva provato a resistere da sola, ma era diventato sempre più difficile, era stata costretta a dirlo alla bruna.
Regina si fermò, mentre Emma si voltava verso di loro.
"Va avanti ci penso io, ci vorrà solo un attimo" affermò Regina.
Emma annuì, allontanandosi da loro.
"Va tutto bene. Devi prendere un respiro profondo e combatterlo" le spiegò Regina.
Eleanor annuì chiudendo gli occhi.
Regina le accarezzò la schiena.
"Combatti" affermò severa.
Eleanor strinse i pugni: vedeva bene quella orribile bestia che la guardava dritta negli occhi, che pregava di comandare il suo corpo.
Sentiva il richiamo della sua natura stringerle la gola, in attesa di essere liberato.
Eleanor non poteva fare altro se non respingerlo con tutte le sue forze.
Avrebbe tanto voluto abbracciarlo con gioia e sentirsi potente, ma non poteva lasciarsi vincere.
E così anche questa volta riuscì nell'intento.
Regina sentì Eleanor rilassarsi, i suoi occhi tornati al colore normale.
"Meglio?" chiese premurosa.
Eleanor annuì, sentendosi molto debole.
"Sarò brava oggi lo prometto. Non voglio deludervi"
Regina le baciò la guancia. "Lo so piccola. Sono sicura che non lo farai"
Eleanor sospirò tenendo a bada le sue emozioni.
Non conosceva quella parte di lei, sapeva solo di doverne avere paura.
Regina entrò nella sala insieme alla moglie e alla figlia.
"Vostre Maestà" commentò la regina Uberta inchinandosi al loro cospetto.
Regina annuì, salutandola con eleganza.
"È un onore essere qui al castello" affermò poi.
"È un piacere per noi avervi qui" le fece eco Emma.
Eleanor guardava timida il principe accanto alla sovrana.
Il figlio della regina Uberta, Derek, non era troppo convinto della principessina che sua madre intendeva presentargli.
"Le lodi alla principessa non rendono giustizia alla sua bellezza" commentò Uberta.
Eleanor accennò un sorriso, stringendo la mano di Regina.
La piccola assomigliava davvero molto a Regina: aveva i suoi capelli castani e il suo naso, ma il profilo e gli occhi erano decisamente quelli di Emma.
Ben presto i sovrani si accomodarono intorno al tavolo per conversare con la famiglia proveniente da un reame così lontano.
Eleanor si distrasse immediatamente dai noiosi discorsi degli adulti, seppur abbastanza più matura per la sua età. Balli di primavera, questioni politiche non facevano certo per una bambina e anche il principe Derek sembrava della stessa opinione, pur avendo tre anni più della piccola.
"I fiori saranno splendidi quest'anno." affermò sicura Regina, per poi notare che la magia di Eleanor fosse instabile.
"Questa principessina sarà splendida per aprire le danze insieme a Derek" propose.
Eleanor alzò lo sguardo verso la sovrana.
Regina sorrise ad Eleanor acconsentendo. "Si credo sia una bella idea"
"Sei un po' pallida cara" commentò Uberta.
Eleanor scosse la testa, mentre Regina agitò la campanella facendole portare la sua medicina alla svelta prima che perdesse i sensi.
Combattere la sua natura era nuotare controcorrente per Eleanor, specialmente per una specie come la loro e un futuro da signora oscura alla fine dei tempi di Rumplestiltskin.
"Oh è davvero un peccato" commentò spontaneamente la sovrana.
Regina alzò lo sguardo verso di lei. "Come?"
"Insomma... è così bella e delicata... se non fosse per la sua malattia avrebbe il mondo tra le sue mani"
"Eleanor non è malata. È una strega" disse Regina sentendo il suo orgoglio colpito.
"Non è di certo una benedizione. Siete dei genitori coraggiosi"
"Crediamo nei nostri principi. Le streghe non sono pericolose, siamo alleati adesso da molto tempo"
"E guardare cosa ha portato alla vostra bambina fare accordi con questa gente. È stato un dono maledetto"
Eleanor non si era mai sentita più ferita. La "medicina" che Regina le aveva fatto dare le aveva dato forza e adesso nulla le impediva di cedere.
"È la figlia migliore che potessimo mai desiderare. Non è un fardello o una maledizione per noi, è un dono tanto voluto."
"Avete mai pensato potesse esserci stato uno scambio? Non voglio mal pensare delle loro intenzioni, ma se non è stata maledetta di proposito e la sua... magia si è mostrata dopo è molto probabile che abbiano scambiato i bambini. Per lo sarebbe un onore avere un'umana, invece che una... creatura capace di chissà cosa"
Regina sentiva i bracciali stringerle forte i polsi, così cercò di calmare la sua ira per resistere al dolore.
Le emozioni di Eleanor erano fuori controllo, la sua rabbia la agitava fino alle membra senza freni, amplificata dal suo istinto, mentre Regina avvertì la sua magia.
"Nellie" commentò a bassa voce.
Eleanor scosse la testa non volendo più controllarsi.
Il nostro in lei aveva avuto il sopravvento: era esausta.
Il tavolo venne scaraventato dall'altra parte del salone, i suoi capelli si sollevarono e un forte vento fece spaccare i vetri delle grandi finestre.
I suoi occhi verdi, dapprima gentili, ora erano rossi come il fuoco.
"Eleanor basta!" urlò Regina severa.
Uberta protesse il figlio in un abbraccio, mentre la principessa tornava alla realtà rapidamente come aveva lasciato la sua natura primeggiare.
Eleanor tremava spaventata per quell'improvviso attacco.
Eleanor quando aveva lasciato il suo istinto fare da padrone aveva visto decisamente qualcosa: in lei si erano riaccesi dei ricordi, di una bellissima valle in cui giocava, in cui si sentiva libera e sé stessa.
Eleanor tuttavia non poteva sapere fossero ricordi ormai persi, il suo corpo rammentava solo le sensazioni che le avevano portato una calma mai provata prima.
Una voce l'aveva guidata, mentre si lasciava andare a quelle sensazioni, la stessa che ora la rimproverava ferocemente.
"Sei impazzita?" commentò Regina severa, tirandola per un braccio nella sua stanza arrabbiata.
Eleanor ansimò ancora senza fiato, per poi cercare di raccogliere le parole giuste.
"Tu non capisci. Sentivo qualcosa... sentivo un richiamo" affermò Eleanor.
"Che sciocchezza è mai questa" commentò Regina.
"Ho visto qualcosa, te lo giuro!"
"Non mi interessa" sbottò la madre urlando.
Eleanor in quel momento comprese decisamente di essere nei guai.
"Capisci la gravità della situazione? Pensano che tu sia pericolosa! Sanno che non sai controllare la tua dannata magia."
Eleanor guardò la madre dispiaciuta. "Io...Pensavo che..."
"Non ti stavo difendendo perché ci credo, stavo difendendo il nostro regno dalla catastrofe e da una possibile caccia alla strega. Abbiamo un'alleanza da mantenere"
La figlioletta la guardò con le lacrime agli occhi.
"Quindi tu non pensi quello che hai detto prima?" chiese con un fil di voce.
"Certo che no" affermò sicura, mettendosi le mani nei capelli.
"Le streghe non sono ben viste dal nostro popolo, la politica non conta nulla, il potere centrale dev'essere forte, noi dobbiamo essere forti"
Eleanor abbassò lo sguardo, cercando di non piangere. "Mi dispiace di averti delusa"
"Lo credo bene. Tua madre sta cercando di risolvere la situazione ora" commentò sospirando.
"So che può essere difficile all'inizio, ma lo faccio per il tuo bene. Posso capire bene il tuo stato d'animo" cambiando tono.
"TU NON PUOI CAPIRMI!" esclamò furiosa Eleanor all'improvviso per le orribili parole che la madre le aveva detto poco prima.
"Dici che puoi farlo, ma non è vero. Tu non sei come me, non sai cosa provo, non sei una strega va bene?! E non potrai mai farlo" disse con le lacrime agli occhi.
Regina scosse la testa, distogliendo lo sguardo dalla figlia piangente.
"Starai rinchiusa nella tua camera per un po'. Rifletterai su quello che è accaduto e sulle tue responsabilità" affermò sicura freddamente.
Appena la porta si chiuse separandole, Regina si sforzò di non gridare.
Tutto quello in cui credeva, la natura che condivideva con Eleanor sin dalla sua nascita non potevano palesarsi.
Sua figlia doveva essere protetta dopo l'incidente.
Regina si lasciò scivolare nella sua camera da letto, guardandosi i polsi segnati dalle cicatrici rilasciate dal veleno dei bracciali che bloccava la sua magia.
Non sarebbe mai più potuta essere una strega ed Eleanor non avrebbe mai dovuto saperlo se voleva ancora proteggerla.
Regina adesso doveva comportarsi come un'umana ed Eleanor doveva per sempre rimasta all'oscuro della vera natura della sua famiglia.
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