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8

«Pensi che sia un idiota, vero?» mi chiede Matty qualche giorno dopo a lezione.

«Questo è il motivo per cui mi stai evitando?» domando a mia volta.

Lui arrossisce senza rispondere.

Sto quasi correndo in redazione, sono in ritardo con un lavoro e non ho voglia di sentire le urla di Timothy.

«Eri solo vestito da Superman a una festa al college. Sopravvivrai», dico col fiatone.

«Non voglio che pensi cose strane di me», insiste.

Mi fermo di botto e lo guardo. «Matty, penso che ci stia ogni tanto una stupidaggine e se non dà fastidio a te l'esserti fatto vedere conciato in quel modo da metà campus, perché dovrebbe dare fa-stidio a me? Di certo non ti giudico: una scommessa è una scommessa dopo tutto.» Non so se ha af-ferrato l'ironia.

Sono giorni che mi evita, un paio di volte non mi ha neanche salutata e questo mi ha fatto un po' indispettire. Se ha degli amici fuori di testa, non è certo colpa mia.

«Ci tengo al tuo parere», mi dice a un tratto.

«Perché?» chiedo stupidamente prima di sentir arrivare l'illuminazione. Sgrano gli occhi e scuoto decisa la testa. «No, Matty. Proprio no, dico sul serio.» Riprendo a camminare, questa volta con l'intento di seminarlo.

«Sono un bravo ragazzo, mi conosci», non molla.

«Non sono proprio la persona giusta per te», provo a spiegargli.

«Questo lo dici tu. Ci conosciamo da due anni. Vieni spesso in caffetteria», accampa un altro tentativo.

«Perché fai degli ottimi caffè», sospiro alzando gli occhi al cielo.

«E chiacchieriamo un sacco. Mi hai raccontato un mucchio di cose della tua vita e penso di essere un bravo ascoltatore. Non ti ho mai giudicata per le tue scelte.»

«E ti ringrazio. Ma non potrà mai esserci niente tra di noi. Una buona amicizia, forse, ma non quello che pensi tu.»

Lui mi afferra per un braccio e mi costringe a fermarmi di nuovo. «Dammi una possibilità. Una soltanto», dice.

«Perché vuoi rovinare tutto?» dico io. «Sono la persona più sbagliata del mondo non solo per te ma per chiunque. Se usciamo insieme e te ne rendi conto poi non vorrai neanche più essere mio a-mico, sarebbe tremendamente imbarazzante. Dove lo trovo un altro ottimo caffè se non potrò più venire alla caffetteria?»

«Ti prometto che non succederà niente del genere.» Non vuole proprio capire.

«Matty devo andare, sono in ritardo», provo a schivarlo.

«Solo una possibilità» e mi stampa l'indice davanti agli occhi. «Usciamo e mangiamo qualcosa lontano da qui, via dal campus. Una chiacchierata come sempre e se non scatterà comunque niente da parte tua torneremo a essere quello che siamo senza alcun tipo di rancore. Te lo prometto. Sono un ragazzo intelligente e non mi umilierei così per poi cancellarti per orgoglio ferito.»

Chiudo gli occhi e inspiro paziente. Credo che non mi libererò di lui tanto facilmente.

«E va bene», cedo. «Ma voglio chiarire che non si tratta di un appuntamento o roba del genere», questa volta l'indice lo alzo io come segno di ammonimento. «Usciamo a mangiare un boccone, scambiamo due chiacchiere e mi riporti a casa. E guai a te se provi a baciarmi o simili.»

Scoppia a ridere. «Sarai tu a saltarmi addosso, signorina», dice lui facendo una faccia da latin lo-ver mancato.

«Allora trova un posto dove servano del buon vino», lo metto al suo posto.

Quando entro in redazione Timothy sta fissando un foglio con le mani tra i capelli. La stanza è semivuota tranne un paio di ragazzi alle scrivanie.

«Rachel!» mi chiama appena m'intercetta.

Ho tempo solo di togliermi la borsa di spalla prima che sia sopra di me.

«Sei in ritardo con le consegne», dice senza giri di parole. «Se non puoi prendere seriamente questo impegno, allora dimmelo con un bel foglio di dimissioni sulla mia scrivania e terrò conto di cercare qualcuno che voglia lavorare sul serio.»

«Entro stasera avrai i tuoi articoli», rispondo ignorando tutta la parte delle minacce. Ha questo brutto vizio di credere che l'aria da generale della Gestapo gli procurerà il rispetto da parte della re-dazione, ma non capisce che così facendo nessuno lo sopporta.

«Dobbiamo vedere anche un altro lavoro. Il rettore mi ha chiesto di creare una breve rubrica con alcuni dei pezzi storici del nostro giornale. Ne ho già selezionati alcuni, ma vorrei visionarli con te. Saranno tre uscite, noi dobbiamo solo selezionare gli articoli.»

«Perché vuoi che decida con te? Io sono un correttore di bozze», dico.

«Non dire idiozie!» sbotta con una smorfia. «Sei una competente, e non posso sempre fare tutto da solo.»

«D'accordo, allora, vedrò di organizzare la settimana per trovare un po' di tempo tra una lezione e l'altra.»

«Questa sera verrò da te e cominceremo subito a lavorare», m'interrompe.

«Scusa?»

«So già dov'è il tuo dormitorio non c'è bisogno di darmi l'indirizzo.»

«Tu non verrai al mio dormitorio», quasi rido.

«Non voglio perdere tempo.»

«Il mio dormitorio è pieno di ragazze e vederti provocherebbe un sacco di pettegolezzi. Non vo-glio che si sparga la voce che vado a letto col mio capo.»

«Spiegheremo in maniera chiara che non è questo il nostro scopo e se hanno proprio così tanta voglia di parlare potranno rendersi utili in qualche modo. Adesso svelta, mettiti al lavoro!»

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