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«Mi dispiace», gli dico molto dopo, stretta a lui.«Eri talmente arrabbiata che alla fine mi sono arrabbiato anch'io», ammette.«Significa che se non ti avessi mandato il messaggio non mi avresti cercata più?» sgrano gli occhi e mi tiro su a guardarlo.Lui aspetta un attimo a rispondere. «Rachel, sapevo che tua nonna stava organizzando questa festa da prima che lo dicesse a te. Mi sarei piazzato fuori dalla porta e ti avrei implorata fino a quando non avresti accettato di festeggiare insieme a me.»Scoppiamo a ridere. Mentre ci rivestiamo, mi rendo conto di essere in ritardassimo e che nonna sarà furiosa. «Quindi... », mi dice Zack mentre saliamo sul taxi. «Biografia?»«John te l'ha detto?» domando.«Sì, in maniera del tutto casuale, pensava che tu fossi corsa a riferirmelo.»«Mi dispiace», ripeto.«Hai intenzione di continuare a dirlo tutta la sera?»«Tutto il tempo che ce ne sarà bisogno.»Mi prende le mani. «Rachel la colpa è mia che non ti ho detto che conoscevo Connor. Ma la nostra conoscenza era così superficiale che avrei solo aumentato il tuo dolore. Avresti voluto riempirmi di domande e allo stesso tempo non farmene nemmeno una per paura di offendermi.»È vero. Da quando Mary mi ha detto quelle cose, la mia curiosità è cresciuta a dismisura. Mi piacerebbe conoscere Connor attraverso i loro occhi.«Tuo padre mi ha mostrato una foto. Mi ha spiegato un po' di cose.»«La cosa potrebbe anche sembrare spaventosa. Adesso sei serena?»«Per quanto possa esserlo una ragazza che si occuperà della biografia scandalosa di suo suocero», dico.«Suocero?»Arrossisco. «Non intendevo... », biascico. «Insomma lo sai quello che intendevo.»Zack non dice niente e gliene sono grata. «E a te come vanno le cose? Com'è Stanford?» cambio discorso.«Com'è sempre stata tutte le altre volte che ci sono andato», alza le spalle. «Adesso ho capito perché papà mi ci ha mandato. Stanford è un'ottima gavetta per cominciare. Sono praticamente sempre in riunione per imparare e farmi spiegare com'è la situazione. Sommerso di liste di conti.»«Sembra stressante.»«Veramente è appassionante. Sono il capo. Arrivo in ufficio e c'è già il mio caffè preferito, qualcuno che mi gestisce gli appuntamenti e le conference call, le partnership. Mi diverto.»Ne sono felice. «E la tua segretaria?» chiedo ridendo.«Si chiama Andy, è molto bella.»Mi sgonfio come un palloncino. «Sul serio?»«Sì, non vedo perché negartelo dato che me lo hai chiesto.»«Mi aspettavo mi rispondessi che si chiama Mildred e ha la barba», faccio la faccia offesa.Zack scoppia a ridere forte. «Se vuoi te lo dico», dice ridendo. «Ma non riesco proprio a immaginare Andy con la barba.»«Che tipo è?»«Vuoi sapere se è una possibile rivale? Se il nostro rapporto da professionale diventerà da intrattenimento extra ufficio?»Non rispondo.«Andy ha una bambina, è appena rientrata dalla maternità, ed è sposata con un marine, cosa che apprezzo e ammiro molto. Suo marito è un uomo solido e la adora. Peccato che trascorra metà dell'anno lontano da casa in qualche missione. La scrivania di Andy è disseminata di fotografie di famiglia.»Continuo a non rispondere.«Non andrò a letto con Andy, perché amo te», dice infine dandomi un bacio sulla fronte. «E se non mi amassi?»«Non sarei venuto fin qui e sì, probabilmente me ne fregherei del maritino e farei sparire quelle foto per avere più spazio sulla scrivania.»Zack è fatto così. Dice le cose come stanno ed è per questo che mi fido così ciecamente di lui. Arriviamo dai nonni che tutti sono già presenti. Quando varchiamo la porta dell'ascensore, nonna si precipita verso di noi con uno sguardo assassino.«Dove diavolo ti eri cacciata?» mi sibila nascondendo lo sdegno in un sorriso falso.«Colpa mia Elinor», s'interpone Zack. «Avevo detto a Rachel che non avrei fatto in tempo, ma all'ultimo sono riuscito a prendere l'aereo e lei è voluta venirmi a prendere a tutti i costi», mente.Nonna stringe le labbra. La giustificazione è plausibile, anche se non tollera un ritardo. Ma essendo stato Zack a parlare se lo fa andare bene.«La prossima volta sei pregata di inviare un messaggio», sibila.Poi torna nel salone e annuncia a gran voce il mio arrivo. Stringo mani, sorrido, rispondo ad auguri, domande e curiosità. Navigo tra i tavoli imbanditi per l'occasione, mi faccio trascinare da nonna a destra e sinistra solo per compiacerla un po'. Ho giusto un secondo per scorgere mia madre tra la folla, mio padre in terrazza e Carly con Timothy che mi guarda con aria interrogativa.«C'è qualcosa che vuoi dirmi?» riesce a chiedermi non appena sono libera.«Si è presentato alla porta.»«Ero sicura che la storia dell'aeroporto fosse una fesseria», mi strizza l'occhio. «Tutto passato?» domanda ancora.«Tutto passato», rispondo guardando Zack, poco più in là intento in una conversazione.«Un attimo di attenzione prego», dice nonno a un tratto richiamando tutti dentro e costringendoli al silenzio. «Vi giuro che sarò breve», sorride. «Non ho preparato alcun discorso, volevo che la cosa fosse più naturale possibile», comincia. «Ringraziarvi per la vostra presenza al compleanno di mia nipote è d'obbligo, ma sono sicuro riuscirà molto meglio a mia moglie, è lei la padrona di casa in queste cose.» Qualcuno ridacchia. «Quello che voglio fare adesso, è dire a mia nipote quanto sono sinceramente felice che la vita ci abbia concesso una seconda possibilità. Avresti potuto odiarci per come ci siamo comportati negli anni, ma hai genitori intelligenti che ti hanno cresciuta splendidamente e di questo sono lieto.» Mamma e papà si lanciano un'occhiata interrogativa. «Mi sono perso molte cose della tua vita, cose sulle quali tua nonna mi teneva aggiornato, ma sono troppi i momenti in cui non ci siamo stati. I momenti di difficoltà che hai dovuto sopportare. Per questo è mio intento contribuire in tutto e per tutto a far sì che le tue preoccupazioni future siano ridotte al minimo. Ti vedo diventare una donna indipendente, determinata, che si barcamena nelle difficoltà della vita e del tuo giovane cuore.»Alza il calice nella mia direzione e tutti si voltano a fissarmi. Zack mi poggia una mano sulla schiena, prima di alzare il calice a sua volta.«Nel regalarti i miei migliori auguri per i tuoi ventuno'anni, t'informo che ti ho nominata mia erede in azienda, firmeremo la cessione nei prossimi giorni», annuncia. «E che in questa busta ci sono tutte le informazioni per l'accesso al fondo che io e tua nonna avevamo aperto quando sei nata e della quale adesso sei l'unica intestataria.»Uno scroscio di applausi accoglie la notizia, mentre io spalanco gli occhi e cerco di capire cosa sia appena successo. Mi avvicino e lo abbraccio, perché è quello che devo fare soprattutto finché tutti i presenti se lo aspettano. Poi abbraccio anche nonna, al culmine del compiacimento. Prendo la busta che mi porge e appena posso mi allontano nella mia stanza, mi chiudo la porta alle spalle e mi siedo sul letto col cuore che batte all'impazzata.Sento i rumori della festa, ma è come se fosse un mondo a parte. Quando sento bussare alla porta penso sia Zack e mi sorprendo di vedere mamma e papà.«Lo sapevate?» chiedo.«Da quando i nonni mi tengono informato di qualcosa?» mi domanda papà sedendosi dietro di me.«Ma cosa significa?»«Credo significhi che hai appena occupato il mio posto nelle loro aspettative», alza le spalle.«Ma io voglio fare la giornalista», balbetto.«Sono sicura che nonno non sia impazzito», s'inserisce mamma.«L'ha fatto solo per stupire i presenti?» chiedo perché è una cosa alla quale ho pensato.«No, papà no. Su mia madre avrei avuto qualche dubbio. Certo sarà stata lei a dirgli di farlo davanti a tutti, ma la decisione è del nonno.»Strappo la busta e leggo i documenti. «Sono ricca», sibilo portandomi una mano alla bocca.Il fondo a mio nome, alla fine di un elenco infinito di cifre meticolosamente stilate, cita una cifra da capogiro.Papà mi stringe una spalla con la mano mentre mamma incrocia le sue dita alle mie. Rimaniamo in silenzio, attoniti, io completamente fuori di me. Un milione di dollari sono una cifra esorbitante della quale non avevo idea. Pensavo che l'appartamento di Manhattan fosse sufficiente come regalo di diploma. «Dividerò questa somma con voi», annuncio. «Non mi sono meritata questi soldi e voi ne avete più bisogno di me.» Guardo entrambi. «Puoi usarli per Andrew», dico a papà. «O finire di pagare la casa», dico a mamma. Entrambi mi guardano commossi, ma so che non accetteranno mai. «Buon compleanno, tesoro», dice mamma baciandomi la fronte.

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