32
Non nego di avere una discreta ansia all'idea di conoscere i genitori di Zack. Ho cambiato abito non so quante volte per optare alla fine, con l'aiuto di Carly, per un classico tubino nero, non troppo formale, ma sufficientemente elegante per quella che credo sarà una cena impegnativa, almeno dal punto di vista emotivo.
Quando esco dal dormitorio per andare incontro a Zack lo trovo in jeans e camicia. Rimango di sasso e se ne accorge.
«Perché non mi hai detto che ti vestivi normale?» sbotto.
«Pensavo non ce ne fosse bisogno. Non sono abituato a mettere la cravatta per incontrare mia madre», mi dice alzando le spalle.
Mi guardo improvvisamente imbarazzata. «Penseranno che sia una stupida», borbotto.
«Oppure che volevi far colpo su di loro», mi corregge lui.
«Faccio in tempo a cambiarmi?» domando storcendo la bocca.
«Ti aspetto qui», sorride Zack.
Corro dentro e mi precipito su per le scale fino in camera mia. Non mi capitava di sentirmi così in agitazione da non so quanto tempo. Mi sfilo il vestito dalla testa e lo lancio sul letto, mentre spalanco l'armadio per prendere un paio di jeans.
«Ci avete ripensato?», chiede Carly sbucando dalla porta.
«Mi devo cambiare», urlo io saltellando per la stanza e litigando con la lampo. «Chissà cosa mi ero messa in testa», sbuffo.
Carly si siede sul mio letto. «Quindi fa davvero sul serio?» chiede.
«Non sono in vena di affrontare questo tipo di conversazione», rispondo infilando la maglietta dalla testa. «Non è proprio il momento adatto per assillarmi con i tuoi dubbi», sono scortese, forse, ma lei e Olivia non fanno altro che guardarmi come se queste giornate fossero solo un'illusione.
«Metti le scarpe con tacco», mi suggerisce ignorando la mia critica.
La ascolto senza pensarci e corro fuori, infilandomi in auto quasi di lancio.
«Molto meglio», dice Zack baciandomi la punta del naso.
Non ho il coraggio di guardare in che stato sono i miei capelli.
Arriviamo a destinazione e quasi mi slogo una mascella nell'ammirare la casa della famiglia del mio ragazzo. Certo, l'appartamento dei nonni è super chic, immenso ed elegante, ma qua ci troviamo in una villa con piscina, boschetto privato e pista di atterraggio per gli elicotteri sul tetto.
«Seriamente?» è l'unica cosa che riesce a uscirmi dalla bocca.
«Benvenuta dai Mason», scoppia a ridere Zack.
Scendiamo dalla macchina e saliamo la scalinata che ci porta al portone. Vista da fuori sembra una di quelle ville inglesi di altri secoli, e vista da dentro mi sembra un museo. È bellissima. Mobili antichi di legno spesso e super lucidi. Lampadari di cristallo. Tappeti pregiati sulla scalinata.
La cameriera ci accompagna in un salottino dove ci accoglie Ivy, la mamma di Zack, in un impeccabile tubino bianco e capelli perfetti. Sono castani, a caschetto, ma s'intonato alla perfezione con la forma del suo viso.
«Tesoro!» esclama venendoci incontro. Stringe Zack in un abbraccio impacciato, di quelli da "attenzione, ho appena messo lo smalto alle unghie." «E tu devi essere Rachel», dice rivolta a me.
«Sì, signora. Piacere di fare la sua conoscenza», balbetto.
Lei abbraccia anche me. «Conosco tua nonna da una vita», dice. «E grazie per averci portato a casa Zachary. Altrimenti non lo vedremmo mai.»
Poi ci fa accomodare. È allora che vedo una coppia seduta poco distante. Lei dev'essere Cassandra, la sorella maggiore. Stessi occhi di Zack, stessi capelli castani della madre. Elegante, raffinata e un po' impostata. Quello che mi viene presentato come Percy, il suo ragazzo, sembra un gufo impagliato.
«Come vanno le cose, ragazzi?» domanda Ivy iniziando una normale conversazione.
«Molto bene, mamma», risponde Zack accettando quello che credo sia un super alcolico.
Io non riuscirei a mandare giù neanche un bicchiere d'acqua.
«Rachel è diventata Direttore del giornale del college», annuncia poi facendomi arrossire.
«Splendido, congratulazioni», sorride Ivy, e mi sembra sincera. «Non vedo l'ora che lo sappia anche John, è sempre molto propenso verso i giovani che si danno da fare.»
Credo che la frecciatina sia rivolta al suo unico figlio maschio, ma per sicurezza non rispondo limitandomi a sorridere. Entro stasera credo mi verrà una paresi.
«La cena è pronta signora Mason», ci avverte una domestica.
Ivy, raggiante, ci precede verso la sala da pranzo. Io aspetto che Cassandra e Percy la seguano e mi accodo.
«Si sposeranno in settembre», mi sussurra Zack nell'orecchio. «Aspetta che rompano il ghiaccio e non sentirai parlare d'altro che di centrotavola e tovaglioli.»
Poi mi prende per mano e li raggiungiamo.
«Buonasera famiglia», saluta John Mason raggiungendoci pochi istanti dopo. «Rachel, è un piacere», dice poi rivolto a me.
Mi alzo in piedi di scatto e impacciata, gli tendo la mano e gliela stringo nel modo più deciso mi riesca. «Piacere mio, signore.»
«Edward ed Elinor stanno bene?»
«Splendidamente», annuisco col capo.
«Sai, John, Zachary prima ci ha annunciato che Rachel è diventata il direttore del giornale», annuncia la moglie.
Lui mi fissa per un lungo istante prima di sollevare un calice di vino. «Alla tua salute allora, ti auguro di avere successo nella vita.»
«Grazie», rispondo col cuore che batte frenetico.
«Si può sapere dov'è mia sorella?» chiede Zack.
«Lo sai che finché non la chiami venti volte non si degna di comparire a tavola», sbuffa Ivy rassegnata.
Zack si alza ed esce dalla stanza.
Improvvisamente cala il silenzio. Si sentono solo il rumore delle posate sui piatti e il ronzio nella mia testa. Nessuno mi guarda, nessuno mi sorride, nessuno m'interpella. Poi Ivy e Cassandra cominciano a parlare dei preparativi del matrimonio come fossero loro due sole e il signor Mason alza lo sguardo su di me. Un brivido mi attraversa la schiena perché sembra quasi mi stia studiando, ma non leggo benevolenza nei suoi occhi quanto diffidenza, se non altro.
«Ciao», mi volto di scatto.
Zack torna a sedersi e di fronte a me prende posto una ragazzina.
«Ciao», rispondo. Ma per quanto mi sforzi di sorridere e dimostrarmi affabile, qualcosa dentro di me gela. È truccata pesantemente, forse è alle prese con la scoperta della propria identità, ma quegli occhi mi danno quasi uno schiaffo in faccia. Sono scuri, profondi, penetranti. Devo essermi imbambolata a fissarla perché a stento sento il tocco di Zack sul mio braccio.
«Che problemi ha?» gli chiede la sorella infastidita.
«Scusami», balbetto confusa. «Solo che per un attimo ho pensato... » Che cos'hai pensato Rachel? Sii seria. Mary Mason avrà quindici anni, ti è chiaramente ostile e forse detesta anche tutta la sua famiglia, comportamento tipico dell'adolescenza. Il fatto che abbia gli occhi scuri non la ricollega in nessuna maniera a...
Scuoto la testa e bevo un sorso d'acqua. «Posso sapere dov'è il bagno?» domando alzandomi.
Ivy me lo spiega gentile ed io mi dileguo più veloce che posso. In verità, non appena ripasso davanti al salottino, m'infilo per la porta finestra che vedo aperta e prendo una boccata d'aria che non è per niente fresca dato la stagione, ma mi dà un senso di libertà rispetto l'aria soffocante di quella famiglia. Inspiro ed espiro con calma, cercando di darmi un ritmo. Mi sfilo anche i tacchi per provare altro sollievo. Poi, quando è passato un tempo ragionevole affinché nessuno si prenda la briga di venirmi a cercare, torno in sala da pranzo per trovarla vuota, eccetto Mason.
«Ivy ha sequestrato Zachary per qualche minuto. Ha approfittato della tua assenza per discutere del matrimonio di Cassy. È il testimone, ma passa talmente tanto poco tempo a casa che bisogna cogliere l'attimo», dice finendo il dessert.
Non chiedo dove sia finita Mary, probabilmente si è rintanata nella sua cripta lontano dal mondo. Riprendo il mio posto e guardo il mio piatto intatto.
«Rachel Anderson», sento dire il signor Mason.
Sollevo lo sguardo verso di lui.
«Ricordo molto bene lo scandalo che hanno dovuto affrontare i tuoi nonni ai tempi dei tuoi genitori. Edward era distrutto al pensiero di dover rinnegare il suo unico figlio ed erede», dice.
«Adesso le cose si sono appianate», mi limito a dire.
«E non posso che esserne contento», mi asseconda. «Nel nostro mondo i figli acquisiscono un peso maggiore. Moltissime aspettative, troppe responsabilità.»
«Sono sicura che di qualsiasi cosa stia parlando, Zack si dimostrerà all'altezza», rispondo a disagio. Sta cercando di mettermi in guardia?
«Sai, quando ci siamo incontrati per quell'intervista ho capito subito che avevi un piglio diverso. Mi sei stata anche simpatica: decisa, determinata. Ho pensato che sapessi il fatto tuo.» Pausa. «Ma ti avevo sottovalutato.» Mi limito a fissarlo aspettando che scopra le carte. «Di ragazze intorno a mio figlio ne ho viste a decine e non credo di svelarti niente di sconosciuto», continua con la sua solita flemma calma e quieta. Sta spacciando tutto questo come una normale conversazione. «Tutte galline dalla testa vuota. Pronte a starnazzare in attesa di deporre l'uovo che, sono molto felice, non è ancora arrivato», ridacchia compiaciuto. «Poi arrivi tu, con quella tua aria da quindicenne smarrita, lo sguardo velato di tristezza. T'improvvisi giornalista passando dal correggere bozze a gestire addirittura una rivista. L'ho sempre detto che quel Timothy Hunt non valeva niente. E guarda caso, conquisti mio figlio.» Applaude.
Giuro lo fa davvero.
«Ammiro le donne intraprendenti, che sanno porsi degli obiettivi e li raggiungono. Qual è la tua prossima mossa?»
«Tutto questo monologo per dirmi che crede io stia con suo figlio per la sua posizione?» domando fingendo una sicurezza che non ho. Sto tremando.
Annuisce.
«Mi dispiace deluderla, signore», dico allora marcando sull'ultima parola. «Non sono venuta qua questa sera per convincervi di niente. Zack aveva piacere che conoscessi la sua famiglia in previsione della cerimonia di laurea, dove ci incontreremo e sarebbe imbarazzante far finta di non vederci. Poi, il tempo e il mio comportamento le proveranno che quello che ha appena detto sono una marea di sciocchezze.» Sospiro.
Ma dove diavolo è andato a finire Zack? Voglio andarmene via subito.
«Quindi vuoi farmi credere che il futuro direttore del giornale non aspiri a lavorare per me? Mi sembra di aver sentito più volte tua nonna buttare questa frecciatina. Tu stessa me lo avevi affermato in maniera diretta e decisa al nostro incontro. Hai cambiato idea?»
«No, signore», dico. «Ma non voglio che lei mi assuma perché sto con suo figlio. Voglio che lei lo faccia perché sono brava nel mio lavoro. Se non saprà riconoscerlo lei per questo elenco di pregiudizi nei miei confronti, sono sicura che comunque saprà farlo qualcun altro.»
«Qualcun altro non è John Mason», una ruga compare sulla sua fronte.
«Giusto. Ma non posso obbligarla a ritenermi degna se mette davanti alla mia professionalità un opportunismo che non esiste.»
Cala il gelo. Ci guardiamo in faccia per secondi che sembrano ore, come se nessuno dei due volesse abbassare lo sguardo.
«Zachary partirà per Stanford alla fine dell'estate», annuncia poi. «Ho deciso che è arrivato il momento di farlo entrare a pieno titolo nella mia azienda, deve rendersi conto di cosa avrà in mano un domani. Stanford è un'ottima succursale e ho bisogno che lui stia lì a gestire certi affari di famiglia. Spero che la distanza non sia un problema.»
Sgrano gli occhi stupita.
«Lui lo sa?» chiedo.
«Avrò modo di dirglielo prossimamente.»
Lo sta facendo apposta. Ci sta allontanando consapevolmente.
«Scusa ancora per tutto il tempo che ci ho messo», mi dice Zack in macchina mentre raggiungiamo la festa. «Mia madre quando vuole sa essere pesante. Ha voluto aggiornarmi su tutto, come se mi potesse interessare il colore del vestito delle damigelle o il menù. Io devo solo firmare e sorridere al fotografo, santo cielo.»
Sono ancora scossa. Una parte di me crede che Ivy abbia allontanato Zack di proposito per consentire al marito di avere una conversazione privata con me.
«Sono sicura che sarà una bellissima cerimonia», borbotto distratta.
«Certo, perché tu verrai con me», Zack mi prende la mano.
«Come?»
«Ho detto a mia madre di includerti tra gli invitati. Sei la mia ragazza, giusto?»
Lo dice come fossimo al liceo. Due ragazzini alla prima cotta. Zack è così diverso da suo padre. Non è calcolatore, subdolo e perfido. È genuino, forse un po' arrogante e superficiale, ma sono difetti centellinati nell'insieme. Per il resto è adorabile.
Arriviamo alla festa e ci dividiamo in cerca ognuno dei nostri amici. So che lo rivedrò più tardi.
«Com'è andata la cena dai suoceri?», mi chiede Carly appena li raggiungo.
«Parliamo d'altro per favore.»
«Uh Uh, suocera arpia?» interviene Olivia.
«Credo di stare nettamente antipatica a entrambi. Suo padre mi ha detto in faccia che pensa sia un'arrampicatrice sociale», sbotto.
Olivia si morde la lingua.
«Cosa c'è?» sbuffo.
«Niente. Sei ancora sicura di sapere cosa stai facendo vero?» riparte all'attacco.
«Finché Zack continuerà a guardarmi in quel modo, non ho bisogno dell'approvazione di un pallone gonfiato miliardario.»
«Se lo dici tu», alza le spalle.
Timothy e Matty ci raggiungono con le birre. Matty molto cavallerescamente mi cede la sua ma rifiuto. Credo che avrà bisogno di molto alcol per reggere il fine serata. Vederlo con Olivia mi spezza il cuore. So che lei vorrebbe che la serata non terminasse mai, ma so anche che ha preso la sua decisione e che sarà irremovibile su questo punto.
Quando rientriamo al dormitorio, io e Carly ci sediamo in sala comune a guardare un film senza parlare, senza dirci niente. Solo aspettando. E quando Olivia rientra, ci stringiamo in un abbraccio collettivo cercando di contenere le sue lacrime.
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