[4] Lotta per la sopravvivenza
>> Rosa's P.O.V. <<
《Ehi, tutto bene? Riesci a sentirmi?》 sento una voce parlare, oltre che delle braccia che scuotono ripetutamente il mio corpo. Non riesco a muovermi, e né tanto meno darmi un'immagine della persona accanto a me che, non ricevendo una risposta, comincia a chiamare aiuto: 《Terra!》
《Che c'è?》 risponde da lontano un'altra voce, più roca della prima, e dei passi si fanno sempre meno distanti. Da quel momento, posso dire che la presa delle braccia che mi sostengono si stia indebolendo, e subito dopo vengono a sostituirle altre due più forti, evitando così che cadessi.
《L'ho trovata sdraiata qui mentre stavo perlustrando questa parte della valle. Per quanto ci stia provando, però, non dà segni di convalescenza.》
《Ehi. Sveglia.》
A scuotermi ora sono le braccia di chi senz'altro è appena arrivato sul posto, ma anche questa volta, il mio corpo non è in grado di reagire. 《Niente... Non risponde.》 dice con un sospiro di arresa, alleggerendo la presa sotto le mie spalle.
Un momento... chi sono queste persone? E che cosa vogliono da me?
Allarmata da queste domande che continuano a ronzarmi in testa, faccio uno sforzo immane per aprire gli occhi, stringendoli prima di iniziare a sbattere le palpebre: all'inizio la mia visuale è sfocata abbastanza da non permettermi di dar freno ai miei dubbi, ma provando e riprovando, ne ottengo una a livello decente, con cui finalmente riesco a vedere ogni cosa nitida come dovrebbe essere.
La prima cosa che suscita la mia curiosità sono quei due. Alzo lo sguardo fino ai loro volti. Ma... perché non riesco a vederli...
Di colpo, quel che adesso ho visto chiaro sta cominciando a diventare di nuovo scuro. Quel fenomeno non fa che allarmarmi ancor più. Inoltre, noto qualcosa di altrettanto strano nelle loro facce, le quali sembrano trovarsi in una fase di mutazione o una roba del genere.
Per un attimo mi era parso di scorgere un ragazzo e una ragazza, ma da quando ho ricominciato a vedere il mondo attorno a me oscuro, perfino le loro intere figure sono cambiate.
Non ci posso credere. Tutti, ma non loro.
《!》 la prima azione che mi viene istintiva è scrollarmi di dosso le mani che sostengono la mia schiena, intenzionata a spiccare un balzo all'indietro per allontanarmi dal pericolo. Quando sono sul punto di farlo, però, uno scoppio al braccio mi irrigidisce sul posto, costringendomi a portare una mano sulla benda che avvolge il punto interessato. Da quell'attimo, ricordi della notte scorsa giungono nella mia mente.
Mi guardo intorno, spaesata. Dopo il solito mondo in cui non ho trovato traccia di rifugio, il mio sentiero oscuro mi ha condotta in questo luogo sconosciuto, e a giudicare dal sole giornaliero e il braccio inzuppato d'acqua, devo essermi appisolata e di conseguenza inciampata ai piedi del ruscello alle mie spalle.
I miei avversari mantengono una distanza di sicurezza da me, mettendosi sull'attenti.
Facendomi forza, sprono il mio corpo a rialzarmi con tutto il peso che ho addosso a seguito della mia tortuosa "avventura" da un mondo all'altro. Fortunatamente me la cavo abbastanza da potermi mettere sulle ginocchia da sola e poco a poco in piedi, barcollando un po'.
Faccio un ulteriore sforzo per rimanere composta, letteralmente incollando gli stivali sulla terra. Poi, osservo le loro espressioni indifferenti, restando in silenzio come una tomba.
Eppure pensavo di essere passata inosservata, dovunque io sia andata.
E adesso, non sono soltanto le figure di quelle persone ad essersi svelate, ma anche il resto del luogo che ci circonda. È come successo con uno schiocco di dita: prima mi trovo in un luogo verde, azzurro e radioso... ma ora, sono nell'ultimo posto in cui voglio tornare.
Quella maledetta landa deserta. Quella maledetta notte.
《Che succede?》
Per qualche istante ho la sensazione che più di una voce mi stia rimbombando nella testa. Scuoto il capo, cercando assolutamente di restare a contatto con la realtà, coprendo le orecchie con le mani. Non so come ci sia finita lì di nuovo, ma una cosa è certa: me l'avrebbero fatta pagare, tutti e due.
《Statemi alla larga...》 sussurro monotonamente con tono ed espressione privi di emozioni, distendendo le braccia. Una nube oscura ricopre i miei arti, in cui cui compaiono gli stessi Keyblade con cui li ho affrontati la scorsa volta.
Loro fanno lo stesso, preparandosi al combattimento. Digrigno i denti di fronte alle loro azioni, e stringo più che posso le dita ai manichi delle mie chiavi. Senza sprecare altro tempo, quindi, corro verso i due a una velocità supersonica, cercando di assestare un colpo frontale all'anziano con quella arancione.
Quando sono sul punto di colpirlo, tuttavia, il giovane apprendista mi ostruisce la via con il suo Keyblade rosso e nero, e nonostante stia mettendo tutta me stessa per spingere la mia arma in avanti e attaccarli, la sua forza è tale da impedirmelo. Approfitto della situazione, utilizzando l'altro Keyblade — dello stesso colore dell'oscurità — per colpirlo alla spalla con un movimento fulmineo che molto probabilmente non può prevedere.
Ma mi sbaglio, infatti, lo blocca appena in tempo con la mano libera. La fluidità e la rapidità la nei riflessi di questo ragazzo è impressionante. Ancora non riesco a credere di aver trovato qualcuno con una velocità pari alla mia.
Restiamo per dei minuti a spingerci l'un l'altro all'indietro e viceversa, finché, con un aumento improvviso di potenza, affonda il piede nel terreno e si serve di questo per gettarmi al lato opposto, il mio Keyblade ruota su sé stesso a mezz'aria mentre sto per cadere, esposta agli attacchi nemici.
Faccio in tempo a prevenire la mia caduta con una mano, usandola come appoggio per fare un balzo roteante che mi fa rimettere in piedi. Ansimo, scrutando il misterioso ragazzo e il Maestro alle sue spalle, il quale non ha ancora mosso un dito.
Mi mordo l'interno della guancia, e anche se sto rischiando di lacerarmela, poco m'importa. Sono alle strette. Non ho più i miei Keyblade, e non posso far altro se non giocarmela d'astuzia.
Mi getto a terra e faccio una capriola, nel tentativo di confondere il ragazzo mascherato per correre il più velocemente possibile nella direzione dov'è precipitato il mio Keyblade arancio. Lui però non perde tempo e punta la sua chiave verso di me, prendendo la mira mentre un'essenza bianca e azzurra come il ghiaccio comincia a formarsi lentamente alla punta. In un batter d'occhio, l'attacco viene scagliato a tutta velocità ancor prima che possa recuperare ciò che mi serve.
Fisso per dei brevissimi istanti il colpo che sta venendo da me, ma senza farmi prendere dalle distrazioni, raggiungo il mio Keyblade con un'altra capriola e lo punto all'avversario, generando rapidamente lo stesso attacco, il primo che mi è venuto in mente per contrastare il suo.
Lo scontro fra i due Blizzard crea un potente scoppio che espande una nube bianca lungo parte del campo di battaglia, oltre a dei luccichii che scompaiono abbastanza presto. Ma in mezzo a quella nebbia, il giovane riparte immediatamente all'offensiva, tentando un attacco diretto che schivo per un soffio, delle ciocche di capelli volano via dopo che la sua chiave ha rischiato di lacerarmi la guancia.
Continua ad attaccarmi ininterrottamente mentre io mi limito ad evitare i suoi colpi, ma quando è vicino a danneggiarmi la spalla, lo devio prontamente. L'impatto tra le due armi crea uno sfregamento metallico e nessuno dei due vuole cedere. Continuiamo di nuovo a spingerci l'un l'altro all'indietro per fare in modo di sbilanciare l'avversario, ma stavolta è ancor più forte.
Accidenti. Se solo avessi l'altro Keyblade.
《Vi ho detto di starmi alla larga!》 urlo istericamente, gettando le braccia in avanti. Questa volta il ragazzo sembra trovarsi in difficoltà, ma non cede comunque, e cerca di tenermi a bada in tutti i modi.
Per adesso credo di star ottenendo maggior controllo sulla battaglia. Quando lo penso, però, un forte colpo alla nuca mi coglie alla sprovvista, e perdo immediatamente la presa della mia chiave. Gemendo di dolore, cado in avanti, la mia visione si sfoca nel processo e sento un forte senso di stordimento.
Chiudendo gli occhi contro la mia volontà, l'ultima cosa che percepisco della realtà è che sono inciampata su qualcosa, forse una spalla. Anche se quella non mi pare la spalla di un ragazzo, ma sono troppo stordita per capirlo, e dopo uno sprazzo di luce, la mia visione è ora completamente nera.
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