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[17] Oscurità respinta

Una settimana prima, giorno 8 —
>> Vanitas' P.O.V. <<

È notte fonda. Continuo a vagare in questo deserto senza fine, alla ricerca di pace.
Non smetto di camminare, ma sento che i Nesciens hanno smesso di seguirmi e dall'inusuale ordine che percepisco nel mio cuore, penso di sapere il perché.
Per questo mi ritrovo a fermarmi. Alzo la testa al cielo: è cosparso di stelle, nonché altri mondi.
Sollevo la mano che dalla distanza pare toccarne una. Cosa potrà mai esserci al di fuori di questa vuota landa?
Non ne ho idea. Davanti a me non vedo nient'altro che l'oscurità.
Ciò che mi distrae dai miei pensieri sono i Nesciens che hanno ripreso a circondarmi, alcuni in fase di creazione subito dopo che ho ricominciato a pensare in negativo.
Forse, sebbene siano dei semplici mostri immaturi, ho ancora molto da imparare da loro. Sento che non ho ancora il controllo su di loro, sulle mie emozioni.
Nel momento in cui mi sono voltato a osservare le mie creature, una ripida roccia a pochi passi di distanza suscita in me un senso di curiosità. Il mio sguardo si getta spontaneamente sulla cima, e confrontandola rapidamente con le altre, pare che sia una delle più alte.
Mi domando come abbia catturato la mia attenzione.
Avanzo in direzione della roccia, e quando la raggiungo, la mia mano la tocca senza che me ne renda conto.
《Ven?》 chiama di punto in bianco una voce, la voce di una ragazzina. Con essa, mi sembra di aver udito un eco. Senz'altro dev'essere frutto della mia immaginazione, ma un sentimento d'incertezza mi invoglia comunque a girarmi alle mie spalle, quando questa parla una seconda volta. Mi fermo, perché questa volta mi sembra di sentirla verso la roccia. 《Ven, guarda! Credo proprio che anche stavolta ho vinto io. Da qui la vista è la migliore, smettila di cercare!》
《Hey, non è giusto! Sei stata velocissima!》
un'altra voce — questa volta maschile — si unisce all'altra, che comincia a ridere.
《Mi spiace, sarà per un'altra volta. Intanto siediti, e dimmi com'è.》
《...Wow... è...》

Le mie labbra cominciano improvvisamente a muoversi da sé come se posseggano una volontà propria, cercando di dettare l'ultima parola. 《...---.》
Metto una mano sulla bocca. Non di certo dallo stupore, eppure c'è qualcosa che mi oscura la mente, un vuoto che mi impedisce di sentirla o perfino comprenderla, nonostante le labbra abbiano fatto un movimento. È come se non la conosca per niente.
Ma anche se fosse, avrei comunque dovuto udirla.
Mi allontano dalla salita con occhi quasi sgranati. È stata un'esperienza a dir poco strana. Per un momento mi sono sentito come se fossi nei panni di quel ragazzo. Di Ventus.
Il mio sguardo si ritrova sulla cima della roccia. Coi Nesciens alle mie spalle e un salto semplice la raggiungo e mi guardo intorno, destra, sinistra, giù: ogni cosa da qui sembra più minuscola, compresi i mostri. Guardo in alto, e il mio sguardo si fionda su una forte luce.
Questa non è che la luna, e stelle che brillano alte nel cielo. Da qui la loro luminosità è sempre più accesa, qualcosa che non ricordo di aver mai visto rispetto all'oscurità.
Abbasso la testa, i miei occhi si posano sui miei stivali. Osservando la piana superficie che mi sostiene su quest'altezza, mi pizzica l'idea di sostarmi qui, e così faccio.
Lascio le gambe sospese nell'aria, mani appoggiate a terra dietro la schiena. Guardando in modo assente il cielo, ripenso a quanto è successo sin dal primo giorno, quando mi è stata conferita una forma materiale al di fuori del corpo di quel ragazzo.
Mi chiedo che succederà una volta che sarò diventato abbastanza forte per raggiungere il mio scopo, e cos'altro ancora avrà in serbo per me il mio Maestro.
Qualunque cosa sia, non promette bene.
Un rumore alle mie spalle mi distrae dalle mie riflessioni, seguito da dei passi che si avvicinano.
《Ah, sei qui.》
Le mie labbra formano un sorriso quando mi accorgo chi è arrivato.
Restiamo in silenzio per un po', e in questo lasso di tempo, non mi giro a guardarlo neppure mezza volta.
《Perché non mi dici cosa nascondi?》 gli domando, irrompendo in quella pace destinata a durare poco. Soltanto dopo mi volto per affrontarlo nello sguardo. 《Pare che qui io sia il tuo unico allievo, ma in realtà c'è qualcun altro, vero? E non mi sto riferendo a lui.》
La sua espressione non cambia di una virgola, come se sappia già come comportarsi di fronte alla situazione.
《Come sospettavo.》 sussurra, avanzando fin quando si ritrova in piedi di fianco a me a contemplare il paesaggio. 《Riesci a percepire e vedere tutto ciò che circonda colui con cui un tempo possedevi un legame, e in questo caso, le persone che gli stanno intorno. E ora dimmi, Vanitas. Cosa suscita in te l'immagine di lei? Rabbia? Invidia? Tristezza?》
Il suo sorriso accresce a ogni singola parola che gli esce di bocca. I miei occhi si sgranano: come? Non conosco del tutto il tipo di uomo che è, eppure per lui sembro un libro aperto.
Non che io e quel biondino abbiamo qualcosa in comune.
《Ho ragione.》 osserva. 《Tornando alla ragazza, c'è una ragione per la quale adesso non è qui.》
Resto taciturno, aspettando che si decida a continuare.
《In parole povere, ho dovuto prendere la drastica decisione di mandarla in una falsa missione poiché sapevo che non sarebbe stata d'accordo se avesse saputo che in caso Ventus avesse fallito mi sarei ritrovato costretto ad estrarre con la forza la sua oscurità. La conosco da troppo tempo ormai, e so che non la prenderebbe bene se dovesse vedere in circolazione la sua metà oscura.》 comincia. 《Lei ti odia, Vanitas.》
Percepisco chiaramente una sensazione molto simile a una pugnalata, le mie emozioni si smistano furiosamente dentro di me. Mi rendo conto che è vero, non avrei dovuto essere separato da quel ragazzo, eppure quelle parole non fanno che procurarmi dolore. Ancora una volta mi sento per un momento come se fossi lui, e quando torno me stesso, rimango in uno stato di apparente indifferenza su quanto dichiarato dal Maestro.
《Si rifiuta di accettare che anche nel suo amico risiede l'oscurità nell'antro più recondito del suo cuore, ed è per questo che sapevo che non mi avrebbe mai permesso di portare a termine il mio compito. La sua presenza sarebbe stata solo d'intralcio per nei miei piani. Ma ciò che dovrai tenere a mente, è che non smetterà di nutrire odio verso di te. Scoprire chi sei e qual è la tua vera natura non farà che ferirla, e il suo dolore arriverà a te.》 prosegue. 《Penserà inoltre che se la sua vita e quella di Ventus non sono più come quelle di un tempo, la causa non è altro che tua, perché non potrà mai accettarti per quello che sei.》
Non ci ho mai pensato. Ai suoi pensieri sull'oscurità di Ventus. Dai ricordi che ho "ereditato", quei due sono sempre andati d'accordo; E io che sono la sua parte oscura, non ho solo la vita più complicata. Ma sono anche disprezzato.
Altri Nesciens si stanno formando dalla mia schiena, generati da rabbia, tristezza e invidia, le stesse emozioni dettate dal Maestro, che si mescolano tra loro con la sensazione che possano scoppiarmi fuori dal petto da un momento all'altro. Le mie dita si stringono in un pugno così saldo da far tremare la mano per un possibile sanguinamento.
Nonostante questo, il Maestro continua a parlare.
《Non vi avrei comunque addestrati insieme, una volta tornata. Ti sarà solo d'intralcio.》 sono troppo consumato dalla frustrazione per dire anche una sola parola. 《Devi continuare per la tua strada. La solitudine ti renderà più forte, così come scatenare le tue emozioni rafforzerà le tue creature.》
Detto questo, si gira per andarsene. Guardo il vuoto sotto di me, ripensando ai suoi discorsi.
Mi duole ammetterlo, ma ha ragione.
Ancora, il rumore dei soliti varchi che l'anziano usa per andare e venire qui mi fa capire che sono di nuovo rimasto da solo. Mi rialzo in piedi, Nesciens alle mie spalle, guardando il cielo.
La vista è di colpo appannata, e un qualcosa come un nodo alla gola mi irrita sempre di più ogni minuto che passa.
Rosa... Difficilmente scorderò questo nome.

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