1981
La prima parte del brano è copiata dal libro.
-Sono venuto a portare Harry dai suoi zii. Sono gli unici parenti che gli rimangono.-
[...]
La professoressa McGonagall aprí bocca per rispondere, poi cambiò idea, deglutí e disse:-si... Si, lei ha ragione, naturalmente, ma in che modo arriverà qui il bambino?-
D'un tratto guardò il mantelli di Silente come se pensasse che Harry potesse essere nascosto lì sotto.
-Lo porterà Hagrid. -
-E a lei pare... Saggio.... Affidare ad Hagrid un compito tanto importante?-
-Affiderei ad Hagrid la mia stessa vita.-
Disse Silente.
-Non dico che non abbia cuore.- Dovette ammettere la McGonagall, -ma non può negare che sia uno sventato. Tende a.... Ma cosa è stato?-
Il silenzio che li circondava era stato lacerato da un rombo cupo. [...]
Entrambi levarono lo sguardo verso il cielo e dall'aria piove una gigantesca motocicletta che atterrò sull'asfalto proprio davanti a loro.
[...]
-Hagrid, finalmente!-Esclamò sollevato Silente. -Ma dove l'hai presa quella motocicletta?-
(da qui metto fine alla trascrizione e inizio la variazione della storia.)
-Me l'ha data Sirius Black, Professor Silente. Lui e Lupin, le mandano questa.-
Silente scosse la testa intenerito, poteva solo immaginare il dolore della perdita di Sirius Black e Remus Lupin, ma quello non era il momento per le lettere.
-Hagrid...- esitò la McGonagall. -Dov'è il bambino?-
-È spiegato nella lettera, professoressa. Lo hanno Black e Lupin. Mi hanno chiesto di farvi leggere la lettera prima di andare a contestare.-
Silente annuì comprensivo, e aprí la lettera.
"Caro professor Silente,
so, tramite Hagrid che era sua intenzione portare Harry dai suoi zii babbani in Privet Drive, e nonostante la sua saggezza e le sue conoscenze superino di gran lunga le mie, non posso fare a meno che essere in estremo disaccordo con la sua scelta, non perché siano babbani o altro, ma perché, e so che anche lei ne è a conoscenza, che finirebbero per odiarlo.
Ricordo che Lily impiegò giorni interi in lacrime quando sua sorella non la invitò al matrimonio, ricordo il sorrisetto di scherno che James sfoggiava nel raccontarmi che trattano la magia nel nostro sangue come fosse una malattia. E so sulla mia pelle, professore, quanto tossico sia essere cresciuto da una famiglia che non ti ama.
Mentre Hagrid mi raccontava le sue intenzioni, con Harry che ridacchiava tra le braccia di Remus, pensavo di lasciare Harry ai Dursley e presentarmi al pranzo della domenica dei suddetti con tanto di motocicletta volante e marito lupo mannaro.
Ma poi mi sono girato verso la porta professore, ed era ancora tristemente spalancata, e vedevo la ciabatta di James.
Ci sono entrato, io in quella casa, ho sorpassato il corpo del mio migliore amico, mio fratello, la prima persona che mi abbia mostrato amore nella mia vita, e ho visto Remus scostare delicatamente una ciocca di capelli dal volto di Lily, e lei era la sua migliore amica, al primo anno quando ancora non aveva stretto bene con me e Jame, al secondo e al terzo sugli spalti del campo di Quiddich, e poi quando sono diventati prefetti e quando lei ha scoperto che lui era un lupo, e sappiamo entrambi quanto forte fosse il loro legame.
E poi ho visto Harry, che piangeva chiamando Lily, e che quando mi ha visto ha esordito con "Siius".
E so che ci aveva chiesto di non parlarne tra di noi, del custode segreto, eccetera, ma mi ha praticamente chiesto di non parlare con mio marito, quindi in sostanza, mi dispiace, ma non mi dispiace.
Perché sappiamo bene entrambi-devo confessare che in realtà lo ha capito Remus, non io- che è stato il sacrificio dei suoi genitori a salvare la vita di Harry.
E può continuare quanto le pare e le piace con la storia di Petunia, professore. Ma io e Remus terremo il bambino.
Io e Remus terremo il bambino, perché lo so io, lo sa lei, lo sanno tutti all'Ordine della fenicie, e lo sa anche il Dannato lupo in Rem, io e lui moriremo per Harry. Come saremmo morti per Lily. Come saremmo morti per James.
Come un tempo saremmo morti per Peter.
Può trovarci in casa nostra, professore, Harry è con noi lì.
Ma la prego ( e Remus disapprova questa parte), non si palesi prima di metà novembre.
È la Seconda scelta di Merda che rischia di fare, professore.
Lasciare scegliere a Jame il custode.
E provare ad affidare mio nipote ai Dursley.
E finché avrò vita non permetterò che compia questo secondo errore.
Amaramente suoi,
Sirius e Remus Black-Lupin.
-Comprendo la loro amarezza.- annuí Albus. -Andrò a visitarli nell esprime settimane di dicembre. Un mese dovrebbe bastare per schiarirsi le idee, vero Minerva?-
La donna annuì e sorrise ad Hagrid. Lei avrebbe obbedito agli ordini.
Se le fosse stato detto "prendi Harry", avrebbe preso Harry.
Hagrid no, Hagrid lo aveva lasciato a un Sirius in lacrime sul botto di una casa ormai distrutta, e Remus che già cantava una ninna babbana al piccolo Harry che un po' troppo irrequieto, batteva le manine e esclama "Emus! Emus!", la sua personale versione del nome dello zio.
Minerva guardò Hagrid, gli sorrise sincera per la prima volta.
Si rimangiò tutte le sue incertezze, una a una.
Perché aveva visto, giorno per giorno, Quei quattro ragazzi crescere.
Aveva visto James passare da bullo a salvatore, Remus fare amicizia con persone uguali e di verse da lui. Aveva visto Sirius e Remus innamorarsi, Lily respingere James, per poi cadere tra le sue braccia.
Le si bloccò un nodo in gola, se Remus e Sirius erano insieme, allora...
Pettigrew non poteva averlo fatto.
Nonostante Silente mantenne la sua parola, Minerva McGonagall non si fece problemi a citofonare alla quarta casetta in una stradina desolata della periferia della Londra babbana, ma abbastanza vicino a Diagon Halley.
Stavano prendendo una bella tazza di the caldo, quando la radio nell'angolo aveva passato la notizia ufficialmente: Voldemort era stato sconfitto, e Peter Pettigrew era stato arrestato per aver venduto Lily e James Potter al signore oscuro.
Aveva visto la tazzina tra le mani di Sirius tremare, una lacrima spuntare dall'occhio destro del moro, prima che Remus potesse intrecciare la mano alla sua, e che Sirius si poggiasse sulla sua spalla, lasciando la tazzina sul tavolino basso tra il divano e la poltrona.
Remus aveva sorriso con circostanza a Minerva.
-C'è la caveremo, professoressa, non su preoccupi.- aveva detto Remus, mentre la accompagnava alla porta, una ventina di minuti dopo, mentre Sirius cambiava il pannolino ad Harry al piano di sopra.
-Certo che si, Remus.- sorrise calda lei. -Ma in caso aveste bisogno di qualcosa, una qualsiasi cosa, allora non esitate a chiamare. Non siete soli. Non permetterò che nessun'altra venga lasciato da solo.-
Strinse i denti, ma sorrise.
Remus sorrise anche, e fece una cosa che non aveva mai fatto in tutti quegli anni. Remus la abbracciò.
-Grazie Minerva.-
Ma quel Minerva suonava tanto come "mamma".
Quando Silente, agli inizi di dicembre, arrivò per farli ragionare, venne accolto da un Remus con un festone natalizio a mo' di sciarpa, Harry in braccio e da un caloroso:
"buon giorno, professore, entri pure!"
Aveva sorriso, mettendosi di lato per farlo entrare in casa.
"posso offrirle qualcosa? Mi scuso per il trambusto ma siamo decorando casa, nel modo più sicuro possibile, Harry è un po' irrequieto."
Quando arrivarono in salotto, Silente trovò Sirius, seduto lateralmente sulla scopa, come si sedevano le streghe con la gonna, mentre appendeva festoni rosso e oro -un po' grifondoro e un po' natalizi- alla parete. Da un giradischi nell'angolo suonava un disco babbano di quelli che ricordava avevano invaso la sala comune di grifondoro dopo l'arrivo di Black e della McKinnon.
-Professore!- venne giù allegro. -Come va, possiamo offrirle un The? Si sieda pure.-
E Silente, grand'uomo qual'era, si sedette, gli chiese come si erano organizzati con le lune di Remus e il lavoro dell'uno e dell'altro, e l'istruzione di Harry, ricevendo risposte chiare e concise da Remus o da Sirius che fosse.
E non obbiettò, né suggerí di rinunciare al bambino. Silente era un uomo saggio, l'aveva vista la determinazione, e l'amore negli occhi dei due uomini.
Una brillante chiacchierata sulla scelta dell'asilo e delle elementari per il piccolo Potter venne allegramente interrotta dal trillo del timer del forno.
-Cucinate qualcosa di buono?-, aveva chiesto piacevolmente curioso mentre Remus si alzava di scatto esclamando "No, sono io che devo andare a lavoro."
Si tolse il festone da intorno al collo, facendolo passare per la testa di Black, incastrando i capelli scuri sul collo e spennacchiandogli la codina ribelle, prima di scattare a cercare il suo giubbotto nell'armadio, mentre Sirius sorrideva al professore.
-Harry ha distrutto la sveglia scambiandola per una palla di gomma, in pezzetti talmente piccoli che ci abbiamo besso una mezz'ora buona a raccoglierli tutti. La magia ha rovinato gli ingranaggi.- spiegò Sirius divertito.
-Ok, io vado!- Remus spuntò dall'altra stanza, stretto in un cappotto scuro, mollando un bacio sulla guancia a Sirius, e scompigliando i capelli di Harry con una mano, prima di salutare Silente con un cenno del capo.
-Di ciao a zio Moony, Har.- esclamò Sirius, sistemando Harry in braccio per indicare il marito.
-Ciao ciao.- Aprí e chiuse il pugnetto un paio di volte, prima che Harry lo imitasse, facendo sorridere sia Remus che Silente. I due uomini, rimasti in casa, continuarono un po' a chiacchierare.
-Mi dispiace per come mi sono rivolto a lei in quella lettera,- Esordí Sirius ad un certo punto. -Ma ero parecchio scosso.- Silente gli sorrise mesto .
-Ho fatto molte domande riguardo Harry, Sirius. Ma voi come state?-
Sirius gli sorrise indietro, un po' malinconico.
-Bene, credo. Ci mancano James e Lily.
Ieri non ricordavo dove avessi nascosto i festoni, e Remus era fuori casa, così ho provato a chiamare James. La settimana scorsa Remus cercava delle informazioni per una richiesta di lavoro che voleva presentare ma non sapeva bene in che libro cercare, così io sono entrato in cucina con Harry in braccio, e alla domanda "ehy tesoro, che fai?" mi ha risposto con "mando una lettera a Lils" -
Silente strinse le labbra -Ne sono dispiaciuto.-
Sirius scosse la testa -Non è il primo lutto che affrontiamo, professore. La verità è che ci è andata bene.-
Silente aggrottò le sopracciglia curioso. -bene?- chiese, e Sirius annuì.
-Poteva restarne sono uno, di noi due, come Dorcas. Se lo ricorda l'urlo che ha lanciato, professore? Se lo ricorda? Era ovvio che io sarei sopravvissuto a Jame o Jame a me, ma con Remus è tutta un altra storia professore.
E non posso fare a meno di pensare, che se non avessi seguito il mio istinto, se non gli avessi chiesto solo "senti, sei tu il custode segreto? Io non lo sono. E non voglio che mi ripeta il loro indirizzo, ma ho una sensazione orrenda, e devo sapere se sei tu, perché io non sono", se non mi fossi buttato in uno di quei miei monologi, forse ora non saremmo ancora insieme.
Perché lui aveva la stessa sensazione, il lupo aveva la stessa sensazione.
Ed era la mattina del trenta ottobre, professore. Un giorno prima.
E se non avessi parlato, forse ora non vivrei in questa casa, e Harry non sarebbe tra le mie braccia.
Muoiono tutti, prof. È morta Marle, è morta Dorcas, è morta Mary, è morto Reg. Non abbiamo nemmeno ancora capito se Ali e Frank si riprenderanno mai, professore, e Pete è un bastardo traditore, ed è dentro. E Lily e James non ci sono più, cazzo.- buttò tutto fuori, e Silente lo osservò, prima di chiedere: -Chi pensi sarebbe rimasto solo? Quello che avrebbe resistito più di tutti?-
Sirius sorrise. -Remus, professore. Decisamente Remus. Remus è la fine di un era.-
E allora il professore annui, alzandosi dalla poltrona.
-È stato un piacere rivederti Sirius.- gli strinse la mano.-prenditi cura di Harry.- aggiunse, e un attimo dopo era fuori casa.
Qualche ora dopo, Sirius stava fissando il pensatoio nell'angolo.
Cercava un ricordo di esattamente due anni prima, in casa di Jam e Lily, un ricordo del dicembre del '79.
Erano lui, Remus, James, Lily, Marle e Dorcas, e decoravano l'albero di natale.
Il piano era semplice: l'undici avrebbero decorato quello di Dorc e Marlene, il dodici quello di James e Lily, il tredici quello di Sirius e Remus e il quattordici quello di Peter.
Peter, si era preso la varicella però, e in sostanza aveva detto loro di andare a montare i loro alberi, e che lui si sarebbe accontentato della sua coinquilina.
Marls aveva messo su un disco di David Bowie, senza che c'entrasse qualcosa, e Lily prendeva le tazze, mentre Remus insegnava a Dorcas come fare la cioccolata babbana, e mentre lui e James prendevano le scatole con le decorazioni.
C'era una parte in particolare, in cui cantavano:
-I, I will be king
And you, you will be queen
Though nothing will drive them away
We can beat them, just for one day
We can be Heroes, just for one day.- Aveva iniziato Marlene impugnando la stella di natale come fosse un microfono, prima verso Dorcas, che la aveva osservata divertita e poi verso Sirius, che aveva iniziato a duettare con lei giochicchiando con un festone dorato, che si era avvolto intorno alle spalle.
-And you,-si era aggiunto James sistemando gli occhiali- you can be mean.-aveva indicato Lily
-And I, I'll drink all the time--avevano continuato insieme.
-'Cause we're lovers- Sirius praticamente urlò a Remus.
-And that is a fact.-a questo punto si unì anche Remus, prendendo la mano di Sirius, facendogli fare una piroetta.
-Yes we're lovers,- affermò allora Dorcas, alzandosi dal divano e lasciando Lily da sola.
-and that is that- conclusero, e ci fu un attimo di silenzio, prima che
-THOUGH NOTHING, WILL KEEP US TOGETHER.- Urlarono, anche se non era quello il pezzo che andava urlato, e anche Lily si era alzata in piedi, saltellando verso James e cantando male quei versi.
WE COULD STEAL TIME,
JUST FOR ONE DAY -
E il Sirius del presente poggiò il culo sul divano per guardare Dorcas baciare Marlene tra le note della canzone, e se stesso ballare con Remus, e poi James e Lily. James e Lily, così vivi, così felici.
Così.
-WE CAN BE HEROES,
FOREVER AND EVER.- Urlarono I sei ragazzi e Sirius lo canticchiò.
Avrebbero potuto essere eroi, sempre e per sempre. Lo erano. Cazzo se lo erano.
-What d'you say?- canticchiò di nuovo e sorrise tristemente.
Lui diceva di no.
Perché era uno di quei diciannovenni li, che saltellavano in quella stanza addobbata a metà su un disco di un babbano, nel bel mezzo di una guerra.
Una guerra che sembrava decisa a portarseli tutti via.
E loro combattevano, ma non volevano essere eroi.
Lo si alzavano in piedi, ma non volevano essere re e regine.
Loro erano innamorati, e sempre lo sarebbero stati.
Lo volevano essere vivi.
Non sempre e per sempre.
Solo il più a lungo possibile.
Aspettò giusto un secondo, prima di sentire Rem sussurrargli all'orecchio "ti amo, cazzo" e poi tornò su.
Remus lo fissava sbigottito dal bordo del letto.
Nessuno due disse niente, Sirius glie ne fu grato. Fu grato di aver chiesto, di aver parlato, di aver disobbedito. Perché Remus era ancora li, erano ancora innamorati.
Lo bació e "Ti amo cazzo", disse, una frecciatina all'adorabile vecchio Remus che naturalmente era ancora lì.
Remus sorrise. -Ti amo anche io. Metto Harry a dormire e vengo.- sussurrò, ma Sirius lo buttò sul letto.
-IO metto a letto Harry, TU ti riposi.- Remus gli sorrise grato, le occhiaie pre-luna piena erano più che visibili. Sarebbe stata le prima luna con Harry e loro sapevano come fare.
Anche se comportava un Remus solo chiuso in cantina. Prese Harry dal lettino e gli cambiò la tutina.
-we can be heroes.- canticchiò al bambino.
-Just for today.- lo mise giù nella culla, nell'altra stanza.
-And you Will be a hero.- improvvisò, spostandogli di poco i capelli dalla fronte, scoprendo la piccola saetta -Forever and ever.
What d'you say?- sussurrò mentre il bambino chiudeva gli occhi, e Sirius avrebbe potuto puntare tutto sulle sue sue abilità da divinatore, per quanto ci aveva preso quella volta.
Quattro o cinque giorni dopo, era la prima luna di Remus con Harry.
Sirius sapeva quanto doloroso fosse per il ragazzo non avere nessuno durante le trasformazioni, e chiuso nella cantina della loro casetta Sirius lo sentiva trasformarsi.
Avevano muffliato le pareti esterne, ma all'interno della casa, i lamenti di Remus erano ben udibili. Il biondo gli aveva consigliato di silenziare la stanza per intero, in modo da avere più silenzio, ma Sirius voleva sentire. Voleva essere sicuro che nel suo impeto omicida, il lupo non si sarebbe tagliato una qualche arteria, o che avrebbe ferito Remus irreparabilmente. Voleva ascoltare.
Le lacrime gli solcavano le guance dal modo in cui sentiva Remus urlare. Gli si spezzava il cuore, la voce, l'anima, mentre sussurrava "va tutto bene" più a sé stesso che a Harry.
Quasi nove ore dopo Harry dormiva nella culla, e una voce flebile chiamava Sirius dalla cantina e il moro fú felice di non aver lasciato Remus silenziarla per intero.
Era dagli inizi, da quando non sapevano ancora trasformarsi in animali, che non vedeva così tanto sangue sul corpo del biondo.
-Remus!- esclamò, prima di correre e buttarsi accanto a lui, stringendo a sé, e Remus giurava di sentire il dolore passare, calmarsi.
Sirius aveva disinfettato le due ferite, chiuso quello che poteva con la magia e bendato il resto, mollando un bacetto delicato sulla stoffa bianca, ogni volta, dopo aver fissata, facendo sorridere Remus.
E poi erano andati a dormire, Remus poggiato sul petto di Sirius, dolorante, mentre il moro lo coccolava, piano.
Quando Harry si era messo a piangere quella sera, dopo avergli cambiato il pannolino, Sirius non lo aveva riportato nella culla però.
E quando il mattino era Sorto aveva trovato un ragazzo dai capelli neri steso sul letto, un biondo pieno di cicatrici accoccolato al suo fianco e un bambino tra di loro.
Ed erano ufficialmente una famiglia.
La famiglia di Harry.
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